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Bobbio Norberto - 20 luglio 1979
Un'altra anomalia del sistema italiano
di Norberto Bobbio

SOMMARIO: Il successo radicale suggerisce "osservazioni" sulla "anomalia del sistema partitico italiano". Prendendo a parametro la collocazione che un partito ha nell'arco "che va da sinistra a destra" e l'"immagine che il partito ha di sé stesso", si dovrà dire che il partito radicale è un'"espressione sotto certi aspetti esasperata della sinistra liberale" e dunque è "un partito di terza forza", mentre esso invece "pretende di collocarsi alla sinistra dei partiti della sinistra storica". In altri paesi, il partito radicale è "un partito di centro". Per ciò che riguarda il partito socialista, va osservato che le sue posizioni si sono, rispetto al partito radicale, rovesciate: è stato il partito socialista a presentarsi come "partito di terza forza": oggi, i socialisti cercano l'aggregazione delle forze collocate tra il partito comunista e il democristiano, mentre il partito radicale "sembra volersi attribuire il progetto" della "unificazione delle sinistre".

Cosa significa questa "collocazione anomala"? Probabilmente il partito radicale interpreta "l'ala libertaria...dei movimenti di sinistra" ma, insieme, ha assunto la responsabilità di veri e propri "gesti di rottura" rispetto al tema della laicità dello Stato, che la sinistra non vuole più compiere.

(»Rinascita del 20 luglio 1979 - ripubblicato in "I RADICALI: COMPAGNI, QUALUNQUISTI, DESTABILIZZATORI?", a cura di Valter Vecellio, Edizioni Quaderni Radicali/5, 1981)

Il successo del Partito radicale suggerisce alcune osservazioni sulla singolarità, o, come altri dice, con parola più forte, »anomalia del sistema partitico italiano. Naturalmente si può parlare di anomalia soltanto se si assume come criterio di giudizio un sistema, reale o ideale, cui si attribuisce il carattere di norma o di modello. Di solito si assume come norma o modello il sistema bipartitico. I sistemi partitici possono essere considerati sotto molti altri aspetti oltre quello del numero dei partiti, e sotto ciascuno di questi aspetti possono essere distinti in normali e anormali. Prendo in considerazione un carattere cui non mi pare si sia posta ancora l'attenzione dovuta, e che pure offre qualche buon argomento per confermare l'anomalia del sistema: il collocamento dei partiti nell'arco che va dalla sinistra alla destra o viceversa. Mi limito ad una sola osservazione: la prima distinzione da fare è tra la collocazione reale che un partito ha nel sistema e l'immagine che esso ha di se stesso o cerca

di far valere. Mi pare che in base a questa distinzione si possa formulare una prima regola per determinare la maggiore o minore normalità di un sistema: un sistema partitico è tanto più normale quanto più l'immagine che il partito ha di se stesso, e tende a far valere di fronte ai suoi elettori e rispetto agli altri partiti, corrisponde alla sua collocazione reale nel ventaglio dei partiti. Per fare l'esempio più clamoroso, il sistema partitico italiano è caratterizzato da un partito di permanente maggioranza relativa che occupa quasi tutto lo spazio reale della destra e che pure continua ad avere di se stesso e a presentare agli altri l'immagine di un partito di centro.

Ma anche indipendentemente dal divario fra l'immagine e la realtà il sistema politico italiano presenta, rispetto alla disposizione dei partiti, delle particolarità che lo distinguono dagli altri sistemi. Una di queste è a mio parere, la collocazione del Partito radicale. Non è il caso di fare la storia del radicalismo in Europa. In Italia l'attuale Partito radicale nasce dal ceppo del Partito liberale. Della tradizione liberale ha assunto e fatti propri i due grandi temi della difesa ad oltranza dei diritti civili e della laicità dello Stato. Non vedo come possa essere ridefinito se non come un'espressione sotto certi aspetti esasperata della sinistra liberale. Come tale, il Partito radicale è di fatto un partito di terza forza. Eppure l'immagine che esso ha dato di se stesso ed è stata prevalentemente accolta in queste ultime elezioni è l'immagine di un partito di estrema sinistra, che si colloca o pretende di collocarsi alla sinistra dei partiti della sinistra storica.

Si può osservare ancora che in altri paesi dove esiste una lunga e autorevole tradizione di radicalismo, come in Francia, il Partito radicale è un partito di centro, che si colloca alla destra e non alla sinistra dei partiti del movimento operaio. In generale dovunque sono nati partiti operai i radicali, sono stati sospinti verso il centro. Nel passato, anche in Italia.

Questo fenomeno è tanto più interessante quanto più venga confrontato col fenomeno inverso della collocazione del partito socialista. Si può dire che nel nostro sistema fra Partito radicale e partito socialista è avvenuta una vera e propria inversione di ruoli. Generalmente il Partito radicale è un partito di centro, e il partito socialista è un partito di sinistra anzi in molti casi è il partito di sinistra per eccellenza. Orbene, nelle ultime elezioni, mentre il Partito radicale si è sempre presentato ed è stato certamente accolto dai giovani che l'hanno votato come un partito di rottura della sinistra storica, il partito socialista ha condotto la propaganda elettorale come partito di terza forza, cioè come partito che agisce nello spazio occupato abitualmente, dove esiste, dal Partito radicale. A elezioni avvenute, mentre il partito socialista sembra proporsi lo scopo di costituire il polo d'attrazione dell'area intermedia costituita appunto dai partiti che stanno in mezzo fra il partito comunista e il de

mocristiano, fra i quali è compreso sì e no, più no che sì, almeno sino a oggi, il Partito radicale, questo sembra volersi attribuire il progetto di procedere verso l'unificazione delle sinistre, che è di solito ed è stato sino a ieri anche in Italia il compito precipuo del partito socialista.

Altro è constatare un fenomeno, altro è darne una spiegazione. Il problema della varietà di sistemi di partiti, nonostante alcune costanti, del loro maggiore o minore frastagliamento, e della diversa proporzione fra un partito e l'altro nei diversi sistemi, è un problema su cui sinora si sono rotte le ossa i politologi. Per quel che riguarda la spinta del partito socialista verso il centro, addirittura la sua autoidentificazione con la terza forza, la spiegazione risiede nella presenza in Italia di un forte, anzi fortissimo, partito comunista. Col suo 30 per cento dei voti il partito comunista occupa nel nostro sistema politico il posto che negli altri sistemi pluripartitici europei occupa in media il partito socialista.

Più difficile dare una spiegazione della collocazione anomala del Partito radicale. Mi limito a queste due osservazioni.

Rispetto al partito comunista che rappresenta storicamente la sinistra autorizzata ("absit iniuria verbo") sia quanto all'organizzazione del partito sia per quel che riguarda il tipo di Stato che i partiti comunisti hanno istituito, il Partito radicale può aver assunto il ruolo di rappresentare l'ala libertaria, che è sempre esistita, dei movimenti di sinistra. Inoltre, per la presenza di un partito democristiano egemone, il problema della laicità dello Stato, e delle riforme che discendono dal naturale processo di secolarizzazione delle idee e dei costumi, ha assunto in Italia una forma particolarmente acuta, ed è sembrato non potesse essere risolto se non con gesti di rottura. La prima osservazione serve a spiegare perché il Partito radicale si collochi a sinistra; la seconda, perché sia diventato un partito estremista cui l'area intermedia dei partiti laici può sembrare un po' troppo stretta.

 
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