di Giuseppe GalassoSOMMARIO: Le sorti della legislatura e gli equilibri politici si giocheranno in gran parte sul "fronte radicale", sia per il maggior numero di deputati acquisito sia per il "tipo di presenza politica" alimentato da un radicalismo, quello attuale, assai diverso da quello storico. Esso ha fatto leva sui "diritti civili" e i "bisogni della gente": sul primo tema la tradizione democratica ha elaborato "un gran patrimonio di principi e di ideali"; il secondo tema, invece, è "qualcosa tuttora in piena gestazione": quali sono i "bisogni", nella società di oggi? Comunque i radicali non avrebbero trovato l'ascolto che hanno se non fossero capitati in un momento di "forte crisi di identità dei partiti tradizionali". Ma Pannella , se ha colto un successo elettorale, alla fine ha "reso anonime e generiche, ha tolto pregnanza e calore alle spinte originarie del movimento". Quando un movimento politico ha acquisito una certa forza deve dare "indicazioni di vie e strumenti" validi: "quale politica economica"?, "quali provv
edimenti monetari"?, ecc. I radicali hanno "titoli di merito innegabili" ma il loro "spazio di libera iniziativa" si sta restringendo.
(»Il Mattino 19 agosto 1979 - ripubblicato in "I RADICALI: COMPAGNI, QUALUNQUISTI, DESTABILIZZATORI?", a cura di Valter Vecellio, Edizioni Quaderni Radicali/5, 1981)
Ben pochi dubbi possono ormai esservi sul fatto che le sorti dell'attuale legislatura e gli equilibri politici italiani del prossimo futuro si giocheranno in gran parte sul »fronte radicale .
A fare in modo che sia così non è soltanto il successo elettorale conseguito dal partito di Pannella. Certamente, con diciotto deputati alla Camera, la presenza radicale potrà essere assai più determinante di quanto, con quattro soli deputati, non sia stata fra il '76 e il '79. Basti pensare alla possibilità, già accennata nella discussione per la presentazione del governo Cossiga, che i deputati radicali parlino tutti, ogni volta, per il solo tempo concesso dal regolamento. Ne conseguirebbe un allungamento dei lavori, ed eventualmente anche una frammentazione del dibattito, che darebbe ai radicali la possibilità di negoziare con buona probabilità si successo sia l'articolazione e lo svolgimento dell'ordine del giorno dei lavori dell'assemblea, sia il testo dei provvedimenti volta per volta in discussione. Ma non è tanto - come dicevamo - nella consistenza quantitativa risieda il rilievo della presenza radicale oggi e, prevedibilmente, domani. Ma non è tanto - come dicevamo - nella consistenza quantitativa r
isieda il rilievo della presenza radicale oggi e, prevedibilmente, domani nella vicenda politica italiana. Questo rilievo consiste, infatti, piuttosto nel tipo di presenza politica che il radicalismo italiano di oggi alimenta. In ciò esso non si ricollega, invero, alla tradizionale etichetta radicale.
Il radicalismo italiano di oggi è infatti del tutto diverso da quello storico, e si capisce che faccia una ostentazione veramente minima dei suoi precedenti. Il terreno su cui è nato è stato quello della lotta per i diritti civili, da un lato, e per le esigenze e i bisogni della gente nella società italiana dopo il »miracolo economico e dopo il definitivo passaggio ad una civiltà industriale avanzata, dall'altro lato.
Per il primo di questi due aspetti, di orientamento abbastanza sicuro nel radicalismo, aveva una guida, un polo nella tradizione democratica moderna, che, a partire dalla integrità e dalla libertà della persona umana, ha elaborato in un paio di secoli un grande patrimonio di principi e di ideali. I profeti del pessimismo hanno sempre affermato che questi principi e questi ideali sarebbero stati schiacciati dall'avvento di una società industriale completamente democratizzata, per non parlare di altri tipi di regime di massa. Ed in effetti le loro profezie si sono rivelate assai spesso fondate. Il riscontro che ne ha dato il nostro secolo, specie dopo la prima guerra mondiale, è, anzi, stato spesso anche peggiore delle previsioni. Ma i principi e gli ideali in questione sono costantemente rinati dalle ceneri della loro negazione e del loro conculcamento. Alla fine, proprio nelle società capitalistiche più avanzate e più democratiche si sono visti aumentare più che mai gli spazi e la domanda di libertà.
Per quanto riguarda le esigenze ed i bisogni della gente, ci si trova, invece, dinanzi a qualcosa tuttora in piena gestazione. Di che cosa può avere bisogno la gente nella società dei consumi opulenti, della miseria superata, dell'imborghesimento generale nella convivenza, negli atteggiamenti, comportamenti e tendenze di un'epoca senza precedenti nella storia della vita materiale dell'umanità?
E' comprensibile, perciò, che sul primo versante i radicali italiani abbiano detto molte più cose che su secondo; ed è comprensibile pure che sul secondo versante la loro lotta, che per il primo aspetto ha nel »potere comunque atteggiato, un facile obiettivo, non riesca sempre a subentrare a un obiettivo giustificato e giustificante, l'approssimazione del discorso sui problemi, ad esempio, della droga e della libertà sessuale, ne è una evidente dimostrazione.
Tuttavia, in nessun caso i radicali avrebbero trovato l'ascolto che hanno trovato, se la loro azione non fosse caduta in una fase della vita politica italiana come quella attuale, una fase dominata da una forte crisi di identità dei partiti tradizionali, da un forte logoramento del potere e delle istituzioni democratiche, da una forte accentuazione dei contrasti politici e sociali che hanno messo in causa la sicurezza pubblica ed hanno varcato in una frangia cospicua la soglia del terrorismo, da un forte deterioramento della qualità e della regolarità dei servizi pubblici e da una crescente insicurezza delle prospettive economiche, a cominciare dalla crisi dell'occupazione per finire all'inflazione ed ai problemi della spesa familiare. L'affermazione di Pannella come indiscutibile leader ed il successo della ricchezza di fantasia e di iniziativa con cui egli ha ispirato e guidato il movimento, sono stati dovuti, in gran parte, alla percezione di tali circostanze.
Ciò significa, però, che nel solco della loro azione i radicali hanno trasportato fenomeni e fermenti che con i diritti civili e con i bisogni della gente in una società occidentale avanzata hanno poco a che fare. Lo stesso sforzo radicale di coprire non solo ogni area, ma ogni angolino oltre che della protesta, anche del disagio sociale, è uno sforzo che ha incontrato il successo elettorale e propagandistico, ma ha reso anonime e generiche, ha tolto pregnanza e calore alle spinte originarie del movimento. E quando si vede che giornali, uomini, gruppi della più varia inclinazione ostentano, come va accadendo negli ultimi mesi, interesse ed approvazione per il verbo bandito dai radicali e per la loro azione, questo solo in parte può essere giudicato come un allargamento della loro forza di penetrazione e di influenza. In altra parte deve essere giudicato come una generalizzazione che (disinteressata o meno che sia) attutisce e ottunde il taglio della lama radicale. Lo stesso discorso che Sciascia ha fatto nel
suo debutto alla Camera dei deputati, bello nella essenziale patina letteraria, è stato politicamente privo si senso concreto: al massimo, una denuncia senza possibilità di sviluppi politici.
Sono - si potrà dire - fatti dei radicali, che hanno diritto di atteggiarsi nel modo da loro ritenuto più congruo a ciò che sono e vogliono essere. E' giusto. Ma quando un movimento politico acquista il peso che nel Parlamento italiano, nella società hanno acquistato i radicali, non può essere considerata illegittima la richiesta che da questo movimento vengano fuori indicazioni di vie e di strumenti suscettibili da aiutare a portare il Paese più avanti e, comunque, fuori dalle strette attuali. Piaccia o non piaccia ai radicali, il momento eroico della poesia per essi e per il loro movimento è passato. Occorrerà in futuro molta prosa, sempre più prosa. Occorrerà dire a quale politica economica, a quali provvedimenti monetari, a quali iniziative sociali, a quali strumenti tecnici e legislativi si può pensare di ricorrere per affrontare i problemi che stanno sul tappeto della società italiana oggi e che non sono soltanto quelli della marijuana e del regime carcerario. Occorrerà dire e scegliere quali ceti e gr
uppi sociali, al di là delle generalizzazioni sociologiche a cui si è potuto finora indulgere (come quella »emarginazione ), si intende assecondare o combattere. E così via.
Il radicalismo italiano ha acquistato titoli di merito innegabili nel promuovere, nell'Italia di questi anni, un incremento e una difesa più aggiornati e rigorosi nello spirito democratico. E' stato, inoltre, una vera fortuna per il Paese e per la democrazia che gran parte dell'ondata protestataria di questi anni abbia potuto essere incanalata da uomini sicuramente legati alla causa della libertà e oppositori e negatori della violenza. Tutto lascia credere, però, che lo spazio di libera iniziativa radicale si stia velocemente restringendo. Se ora non ne venisse fuori una capacità di presenza tutta diversa, se invece di assorbire e trasfigurare la protesta se ne restasse prigionieri, non prenderebbe corpo solo il rischio di un esaurimento del radicalismo italiano. Prenderebbe corpo anche la possibilità di suoi esiti assolutamente indesiderabili (e certo non desiderati dai suoi leaders) o di sue strumentalizzazioni per questo o quell'imprevedibile avversario della libertà che può sempre nascondersi dietro l'an
golo.