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Pannella Marco, G.U.C.E. - 25 settembre 1979
PROGRAMMI COMUNITARI SUGLI ARMAMENTI

SOMMARIO: di fronte alle argomentazioni dei rappresentanti francesi (tra cui G. Marchais, leader del partito comunista francese) che difendono il settore degli armamenti perché fonte di lavoro e mezzo per garantire la difesa nazionale, Pannella sottolinea che tale logica fa il gioco dei produttori e trafficanti d'armi, ovvero degli Stati europei, esportatori di armi e morte nel mondo (25-09-1979).

Pannella. - Signora Presidente, mi consenta di esprimere la mia solidarietà al personale che, dal momento che la chiusura dei lavori era stata fissata per le 21, pensava di potere smettere di lavorare alle 21 e invece sta lavorando anche a quest'ora.

Cio' premesso, signora Presidente, vorrei sottolineare che lo schieramento tardo-giacobino e vetero-nazionalista che in quest'Aula unisce il presidente Debré al segretario del partito comunista francese, Georges Marchais, non può credere alla verità dell'argomento giuridico che invoca, anche perché mi auguro che da parlamentari quali sono, il giorno in cui la maggioranza di questa Assemblea violasse la legge costitutiva dell'Assemblea stessa, essi non si limiterebbero a qualche protesta - come hanno fatto - ma ci impedirebbero di compiere una illegalità. Dal presidente Debré a Georges Marchais essi sanno che giuridicamente facciamo quello che possiamo e dobbiamo fare; le loro obiezioni le hanno portate avanti in modo tale da dimostrare che non ci credono, perché, un parlamentare di minoranza che ritenesse che la maggioranza viola la legge costitutiva e i limiti costitutivi di un parlamento, avrebbe il diritto e il dovere di ribellarsi e di non consentire alla maggioranza di violare questi limiti.

Mi sembra sia giunta l'ora di denunciare certi accenti che qui si presentano come di sinistra a nome dell'indipendenza nazionale, signora Presidente. Quale indipendenza nazionale ? Ma il compagno collega Marchais è abilissimo a spiegare i Parigi che il vostro governo, signora Presidente, non rappresenta altro che un comitato d'affari capitalista, un comitato d'affari della borghesia, perfino un'aristocrazia del sangue della borghesia e del capitalismo. E dopo di che vuol difendere i comunisti e i lavoratori francesi ed europei difendendo l'indipendenza nazionale che ha come contenuto, signora Presidente, se non vado errato, un comitato di affari di estrema destra che è dedito alla violazione delle regole costituzionali e che vive del profittoper imporre nella logica della società francese la logica del profitto. Allora, signora Presidente, vecchi per vecchi, antichi per antichi, io preferisco da uomo di sinistra dire che dinanzi ai fabbricanti d'armi io posso usare la vecchia convinzione di un tempo: i fabbr

icanti di cannoni, i mercanti di cannoni - che adesso sono anche gli Stati - sono i nemici dei lavoratori, dei socialisti, dei comunisti; non dispiaccia al signor Marchais, questa è la realtà. Io sono invece felice di avere qui la possibilità di iniziare un controllo della realtà europea e degli armamenti e riconosco al commissario Davignon che in termini istituzionali la Commissione si è tenuta perfettamente nei suoi limiti. Siamo contro la vostra posizione, siamo contro la vostra politica ma non abbiamo bisogno di truccare le carte, per il momento voi state giocando secondo diritto e vi rispettiamo. Signora Presidente, volevo solo coneludere ricordando che in realtà queste industrie delle armi, le quali possono essere facilissimamente convertite, non sono altro, non dispiaccia a Mìrchais e a Debré, non sono altro oggi che degli ignobili esportatori di morte. In questo settore, anche gli Stati nazionali, la Francia e l'Italia, non sono altro che degli ignobili esportatori di morte con la vendita di armi in

tutto il mondo. E' in nome dell'Europa, dei bretoni, dei corsi, dei parigini, degli italiani, dei tedeschi che noi diciamo tranquillamente in questo dibattito che con questi Stati nazionali che hanno come contenuto l'ignobile mercato delle armi nel Terzo e nel Quarto mondo per poi affamare e assassinare con questa politica 50 milioni di uomini, non vogliamo avere nulla a che fare. Se questo, il comunista Marchais, ritiene essere l'interesse del proletariato francese, io credo davvero che siamo arrivati alla fine di una tragicommedia, perché c'è più della commedia che della tragedia in questi atteggiamenti.

 
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