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Ajello Aldo, Aiello Aldo - 29 settembre 1979
Il dibattito a Montecitorio
I deputati di fronte al problema fame

di Aldo Ajello

SOMMARIO: L'iniziativa radicale ha ottenuto già che il governo s'impegni a raddoppiare l'ammontare dell'aiuto italiano allo sviluppo, passando dal mortificante 0.06% del PIL allo 0.13, a raggiungere in tempi brevissimi la media dei paesi industrializzati dello 0.32%, ad attuare in tempi brevi la risoluzione ONU n·2626 del 1970 che pone il traguardo dello 0.70%. Ma l'ordine del giorno approvato dalla Camera a larghissima maggioranza impegna altresì il governo a modificare la filosofia stessa dell'aiuto allo sviluppo, instaurando con i paesi del Terzo Mondo un rapporto paritario nel comune interesse e per il reciproco vantaggio, piuttosto che l'attuale rapporto ineguale ispirato a una logica di sfruttamento e di rapina. Tuttavia, sulla questione dell'intervento straordinario e urgente, è ancora serrata la polemica soprattutto da parte dei comunisti. Si è detto che questa iniziativa corrisponde a una logica assistenziale della quale ci siamo liberati e che gli stessi paesi beneficiari rifiutano: è l'errore dei

chierici che si muovono nel solco della tradizione considerano eresia tutto ciò che esce da questo solco. La verità è che gli strumenti tradizionali non servono più; ci vuole coraggio e fantasia per far fronte ad una situazione divenuta ingovernabile. E' questa la forza dell'esempio contenuta nella proposta radicale: come ha detto Riccardo Lombardi, occorre scuotere le coscienze della comunità internazionale, e dare un colpo di frusta con un'iniziativa anomala e nello stesso tempo esemplare. Basta pensare per un momento alla forza di choc che avrebbe un esercito disarmato impegnato in un'operazione di salvataggio, e di costruzione di infrastrutture di emergenza. E' un'ipotesi di lavoro affascinante per i suoi possibili risultati e per la forza simbolica che contiene: l'uso dell'esercito non per la morte ma per la vita, la connessione tra riduzione delle spese militari e lo sviluppo, la verifica nei fatti della necessità di riconvertire le strutture militari per scopi di pace.

(NOTIZIE RADICALI N. 146, 29 settembre 1979)

L'iniziativa radicale è partita all'inizio dell'anno con il primo digiuno di Marco Pannella (non si può celebrare l'anno del fanciullo lasciando morire di fame diciassette milioni di bambini sotto i cinque anni), la costruzione del Comitato per la vita, la pace e il disarmo, la marcia di Pasqua da Porta Pia a Piazza S. Pietro.

Con il dibattito al Senato e alla Camera, l'iniziativa ha fatto un salto di qualità. Non è più solo radicale o di pochi democratici sensibili alla immensità della tragedia, ma di centinaia di parlamentari di varie forze politiche e in primo luogo di democristiani che hanno fatto proprio il messaggio pasquale del papa.

Il Governo non è stato latitante come lo fu allora ma si è impegnato a raddoppiare subito l'ammontare del nostro aiuto pubblico allo sviluppo passando dal mortificante 0.06 per cento allo 0.13, a raggiungere in tempo brevissimi la media DAC pari allo 0.32 per cento e in tempi brevi lo 0.70 per cento raccomandato dall'ONU con la risoluzione 2626.

Ma l'ordine del giorno votato dalla camera a grandissima maggioranza contiene anche un impegno per il Governo a modificare la filosofia stessa dell'aiuto allo sviluppo, instaurando con paesi del terzo mondo un rapporto paritario nel comune interesse e per il reciproco vantaggio, piuttosto che l'attuale rapporto ineguale ancora ispirato ad una logica di sfruttamento e di rapina.

Il Governo italiano, accettando l'ordine del giorno della Camera si è, di fatto, impegnato ad assumere nelle varie sedi internazionali (CEE, UNCTAD, ecc.) una posizione più favorevole alle legittime richieste dei paesi in via di sviluppo sulle principali questioni controverse, a cominciare dalla questione fondamentale della "interdipendenza" che a Manila ha dominato tutto il negoziato.

C'è infine la questione dell'intervento straordinario che era al centro dell'iniziativa radicale e sulla quale più serrata è stata la polemica specie dei comunisti.

Questa iniziativa, si è detto, corrisponde ad una logica assistenziale dalla quale ci siamo liberati e che viene rifiutata dagli stessi paesi che dovrebbero esserne beneficiari. E' l'errore tipico dei chierici che si muovono nel solco della tradizione e considerano eresia tutto ciò che esce da questo solco.

La verità è che gli strumenti tradizionali non servono più.

E infatti, il frutto più amaro del colonialismo è di avere imposto ai paesi del terzo mondo dei modelli occidentali basati su una industrializzazione forzata, su spese di prestigio, specie militari, sulla dilatazione di consumi necessari. Enormi risorse sono andate sprecate, impianti industriali spesso a basso tasso occupazionale e con tecnologie troppo sofisticate sono stati concentrati in poche aree urbane, mentre la stragrande maggioranza della popolazione rurale è sopravvissuta o è morta di una agricoltura eufemisticamente definita di sussistenza.

E' opinione ormai largamente diffusa che questi modelli vadano cambiati; che i mezzi tradizionali di intervento non funzionano più; che ci vuole coraggio e fantasia per far fronte ad una situazione diversamente ingovernabile. Questa è l'importanza della iniziativa radicale. Essa è riuscita a scuotere le coscienze molto di più di dieci convegni di esperti. Il Governo si è vantato dei successi ottenuti ad Ottawa alla Conferenza del CAM. Ebbene senza l'iniziativa radicale questi successi non ci sarebbero stati. L'Italia sarebbe stata rappresentata dal nostro ambasciatore in loco come è sempre accaduto, e al posto dei "successi" avremmo avuto un diligente rapporto per la delizia di pochissimi "cultori della materia".

Da anni gli esperti più avvertiti chiedono a livello burocratico e a livello politico un più consistente contributo italiano allo sviluppo. I partiti della sinistra tradizionale hanno premuto perché l'Italia programmasse con un piano poliennale il raggiungimento della media DAC. Io stesso presentai un emendamento in tal senso in occasione dell'approvazione della legge 38 sulla cooperazione allo sviluppo. Non fu possibile indurre il governo ad accettarlo. E si trattava di una legge estremamente importante e nuova, e il governo era rappresentato dal sottosegretario Radi, fra i più preparati e sensibili ai problemi della cooperazione. C'è voluta l'iniziativa radicale per costringere il governo ad assumere impegni ai quali in passato si era sempre sottratto. Ebbene l'intervento straordinario si muove in questa logica. Scuotere le coscienza sopite della comunità internazionale, dare un colpo di frusta con una iniziativa anomala e al tempo stesso esemplare come ha detto Riccardo Lombardi alla Commissione Esteri de

lla Camera. Pensate per un momento alla forza di schoc contenuta nella proposta radicale di utilizzare l'esercito disarmato in una operazione di salvataggio e di costruzione di infrastrutture di emergenza. E' una ipotesi di lavoro fantasiosa ma affascinante per i suoi possibili risultati concreti e per la carica simbolica che essa contiene: l'uso dell'esercito, strumento di marte per salvare la vita, la connessione fra la riduzione delle spese militari e lo sviluppo; la verifica nei fatti della necessità di riconvertire le strutture militari per scopi di pace.

Certo è un'ipotesi che fa storcere la bocca agli esperti, che viene liquidata con un sorriso e considerata irrealizzabile (nessuno accetterà di ricevere un corpo di spedizione. I paesi interessati non vorranno, i loro "protettori" non consentiranno) e tuttavia rimane una ipotesi suggestiva sulla quale vale la pena di lavorare per aprire un dibattito su scala internazionale non convenzionale e non rituale. Per raggiungere questo obiettivo Pannella ha ripreso a digiunare. Questa volta il destinatario del suo messaggio non è più soltanto il governo italiano ma i paesi sviluppati e in particolare la CEE, il parlamento europeo. A Strasburgo l'iniziativa verrà ripresa e rilanciata. Il Governo italiano nel frattempo dovrà elaborare un piano operativo per dare copro al suo impegno. Si è impegnato a salvare alcuni di coloro che dovrebbero morire per fame nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. I termini sono perentori e l'apertura di credito che gli abbiamo fatto al Senato e alla Camera scade in tempi brevissim

i.

 
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