di Sergio StanzaniSOMMARIO: I radicali hanno ottenuto, con la convocazione straordinaria delle Camere sul problema dello sterminio per fame nel mondo, un'altra vittoria, una vittoria ritenuta difficilmente realizzabile quando fu deciso, da parte del Gruppo Parlamentare radicale, di appoggiare direttamente l'azione di digiuno di Marco Pannella, al quale si sarebbe unito Franco Roccella. Abbiamo ottenuto la conferma della validità di un metodo diverso di far politica, fondato sugli altri, sulla gente, su quelli che sono diversi da noi, forti della chiarezza delle nostre proposte e della convinzione che essa può diventare ed essere la proposta di tutti, di molti, o della maggioranza.
(NOTIZIE RADICALI N. 146, 29 settembre 1979)
(La convocazione del Parlamento è un indubbio successo radicale, ma tutto sarà vano se non si riuscirà a imporre l'attuazione di interventi urgenti. Richieste d'aiuto dal Bangladesh e per il Nicaragua: nei prossimi 3 mesi sono destinate a morire milioni di persone per malattia e inedia. Il governo rispetti gli impegni)
Diciamolo pure: i radicali hanno ottenuto un'altra vittoria, anche se limitata ad un episodio della battaglia che abbiamo ingaggiato contro lo sterminio in atto per fame nel mondo. Quando a Trevi, nella riunione di metà agosto, il Gruppo Radicale decise di sostenere con la propia azione diretta in Parlamento la ripresa del digiuno di Marco Pannella - al quale si sarebbe unito Franco Roccella - per la lotta contro lo "sterminio per fame nel mondo", la convocazione straordinaria delle Camere su richiesta di un terzo dei deputati o dei senatori, era solo una possibilità ritenuta - tra quelle avanzate e discusse - tra le meno facilmente realizzabili, tenuto conto del periodo feriale e dei tempi e delle scadenze da rispettare.
Sicuramente, anche tra di noi, pochi - molto probabilmente, nessuno - pensava di poter conseguire il successo al Senato. Tanto è vero che quando, i giorni successivi, all'Assemblea nazionale del partito, tenutasi a Palazzo dei Congressi (altra "follia" dei radicali, da tutti prematuramente condannata ad un fallimento, puntualmente smentito dalla partecipazione di oltre tremila compagni) Adelaide Aglietta annunciò l'iniziativa dei parlamentari radicali, gli interventi di Assemblea, la stampa, la radio e la televisione parlarono dell'iniziativa dei deputati e solo qualcuno ricordò che anche due senatori radicali avrebbero tentato di raccogliere qualche decisione.
Invece, ancora una volta, i radicali hanno vinto - ripetiamolo, perché non fa certo male ripetere la verità - e hanno attraverso un percorso il più imprevedibile e apparentemente il più impraticabile, a conferma della validità di un metodo diverso di far politica, fondato sugli "altri", sulla gente, su quelli che sono "diversi" da noi, forti della chiarezza delle nostre proposte e della convinzione che la nostra proposta, in quel momento, in quella circostanza, può essere la proposta di tutti o di molti, dei più, della maggioranza, convinti, come siamo, che la lotta democratica non può essere circoscritta e limitata dalla presunzione di possedere la verità che è solo nostra e non di altri e che il successo della sinistra, la conquista del socialismo sono garantiti dal rifiuto di far proprio ciò che è di tutti.
Sono stati 118 i senatori che hanno risposto alla sollecitazione dell'iniziativa radicale e tra coloro che hanno concretamente reso possibile - per la seconda volta nella storia della nostra Repubblica - la convocazione straordinaria del Parlamento contro "lo sterminio per fame nel mondo" sono stati 72 democristiani, 30 socialisti, 6 socialdemocratici, 3 indipendenti di sinistra, 2 liberali, 1 valdostano, 1 sudtirolese e il compagno Terracini, certo non lo sono stati, da soli, i due radicali presenti in Senato. Assenti i repubblicani (tutti) e i compagni comunisti, oltre ai missini.
E' a questa partecipazione determinante degli "altri" che si deve - ancora una volta - la vittoria radicale.
E' stata questa considerazione, o meglio questa fredda constatazione della realtà che ci ha indotto all'ultimo momento, in aula, a non insistere sul far votare la risoluzione radicale e a far confluire anche i nostri voti sulla risoluzione presentata da tutti gli altri gruppi (compresi i repubblicani, nonostante gli strali di fuoco lanciati in aula, contro l'iniziativa, dal senatore Venanzetti) con la sola esclusione del gruppo missino; risoluzione che come prima richiesta al Governo (accolta esplicitamente dal ministro Malfatti) riposta la parte conclusiva della nozione radicale, rafforzata nella precisazione della finalità degli interventi, ""immediati e straordinari"", che il governo dovrà adottare "per la salvezza di quanti diversamente sono destinati, secondo le previsioni ufficiali dell'ONU, a sicura morte nel corso delle prossime settimane e dei prossimi mesi" e in merito ai quali il governo dovrà riferire con la "massima, "adeguata" urgenza".
Sono necessarie poche altre considerazioni per completare, nei fatti, il quadro del successo ottenuto dall'iniziativa radicale in Senato.
I senatori presenti sono stati 140, quanti, con l'eccezione della seduta sulla fiducia al Governo Cossiga, non sono mai stati presenti dalla seduta inaugurale. Tenuto conto che la decisione di convocare la seduta straordinaria per lunedì 17, il Presidente Fanfani l'ha presa nelle ultime ore del venerdì precedente e che l'indicazione prima fornitaci sulla probabile convocazione era per il sabato successivo, 22 settembre, suscita, una volta di più, indignazione il comportamento della stampa, nella massima parte protesa non a dare rilievo alla straordinarietà dell'avvenimento con il quale il Parlamento italiano intendeva proporre anche all'attenzione degli altri Paesi la tragica importanza dell'argomento oggetto della convocazione e del dibattito, ma, anzitutto e soprattutto, a sottolineare l'immagine di un'aula semideserta. Certo non è questo comportamento che desta meraviglia o sorpresa nei radicali che dell'informazione di regime hanno fatto da tempo uno dei temi di lotta prioritaria...
In questa circostanza la stampa di regime ha dimostrato di non tollerare che per la prima volta un dibattito sia stato imposto in Parlamento dall'iniziativa dei singoli parlamentari, e non da quella delle segreterie di partito e dei gruppi parlamentari. Credo che quasi istintivamente questi giornalisti abbiano avvertito la forza sconvolgente che rispetto ai ritmi, alle abitudini, e alle discipline attuali, potrebbe avere un simile precedente nella vita delle nostre Camere.
Certo - come sempre - tra i 140 senatori presenti la sinistra e il Partito Comunista erano presenti in misura più significativa e consistente, rispetto alle assenze democristiane, tuttavia non è questo l'argomento con il quale "tanta parte" della sinistra storica può pretendere di coprire di fronte al Paese i vuoti e le assenze politiche che hanno, anche in questa circostanza, distinto il suo comportamento.
Le dichiarazioni iniziali del Governo - come subito rimarcò Pannella alla stampa - in merito a questa immane tragedia che pervade il mondo, sono state in parte diverse e più positive di quelle fatte alla Commissione Esteri della Camera. Vi è ora da operare perché alle parole seguano, da parte del Governo, con urgenza adeguata alle dimensioni e alla qualità del problema i fatti.
Il dibattito si è sviluppato attraverso 15 interventi, in merito ai quali non è dato qui, in questo momento, riferire. Gli argomenti e le considerazioni svolte da Gianfranco Spadaccia nel suo intervento e nella successiva dichiarazione ne danno una precisa e adeguata immagine.
Infine, va dato atto ai compagni socialisti, la cui adesione all'iniziativa è stata pressoché totale, della responsabilità con cui hanno operato, assieme a una parte consistente e significativa di senatori democristiani, affinché l'assemblea pervenisse a conclusioni il più possibile vicine ed adeguate al senso e ai valori reali dell'iniziativa.
La richiesta di convocazione straordinaria del Parlamento, è stato l'atto iniziale, e non certo conclusivo, del confronto e del dibattito. La risoluzione del senato ci consente ora di ancorare questo confronto con il governo, con le altre forze politiche, con la sinistra, su un terreno più preciso e determinato: quello degli interventi che possono e debbono essere attuati e quello delle vite che possono e debbono essere salvate "nelle prossime settimane e nei prossimi mesi". Già alla Camera tre giorni dopo era lecito attendersi - un passo avanti. Il passo avanti non c'è stato. Tuttavia la conferma del documento approvato dal Senato rafforza l'impegno "al" e "del" governo.