Arresti di Fabre e Bandinelli: vergognoso silenzio della Raidi Valter Vecellio
SOMMARIO: Mentre scriviamo è in corso il processo per direttissima a Jean Fabre e ad Angiolo Bandinelli. Non conosciamo dunque l'esito di un momento fondamentale della lotta radicale per la liberalizzazione delle non droghe (poiché di questo si tratta, ed è più che mai importante distinguere fra questa campagna e il dibattito sulla reale droga, l'eroina). Riportiamo in questa pagina la proposta di legge del gruppo parlamentare, alcune opinioni sui derivati della canapa indiana e un commento sul comportamento degli organi di informazione a proposito dei gesti di disobbedienza civile e degli arresti dei radicali.
(NOTIZIE RADICALI N. 148, 15 ottobre 1979)
INFORMAZIONE
Ora i radicali in carcere, con l'ultimo di Milano, sono tre. Tutti per aver fumato o comunque "spacciato", come dice la legge, droga, cioè nondroga, hascish e marijuana.
La TV ignora, al solito tutto. I mezzibusti e i velinari dei TG sono tutti in agitazione e si scusano sconvolti per il fatto che il servizio sul papa polacco in trasferta americana non va "bene in onda", e commentano pensierosi all'ultima scoreggia di Pietro Longo sull'"Umanità", di Jean Fabre e di Angiolo Bandinelli in carcere, arrestati per le loro azioni di disobbedienza civile, nulla. Una manciata di secondi, preceduti da un logorroico Pajetta che ci spiega perché con l'URSS il popolo italiano è legato da vincoli fraterni, e via, sul Panatta-Barazzutti.
La carta stampata non è che sia molto meglio. E vale la pena, allora di farla, una rassegna stampa sul comportamento dei mezzi di informazione su questo "affare" che sono gli arresti dei radicali per "droga". La faremo: sarà una rassegna stampa istruttiva, oltreché utile, che mostrerà ancora una volta come scrivendo o versando fiumi di inchiostro si riesce a non dire nulla, a manipolare e censurare le cose, un metodo costante di "fare l'informazione" che sarà anche brillante ma che altro non è se non gettare tutto nel folklore e nel ridicolo.
Sul "Popolo" di ieri abbiamo letto le dichiarazioni del deputato democristiano Orsini, e un articolo del DC Foschi. Il primo, dopo aver detto sciocchezze sull'aborto, ora ci prova con la droga. Il secondo dice che è immorale la ricerca del piacere e che i radicali, pervasi da spirito di lussurioso liberismo vanno condannati senza requie. Bene. E' vero quello che ci dicevano ai tempi del divorzio: poi l'aborto, poi la droga. E noi viziosi, ci avevamo creduto tanto a Fanfani in Sicilia che diceva che se il divorzio passava le domestiche sarebbero scappate con le nostre mogli, e che vizio, licenza, turpitudine avrebbero invaso l'Italia. Ci avevamo sperato tutti, e invece niente. Peccato.
Ci sono poi anche gli strilli dell'"Unità". La solita vecchia solfa, che gesti come i nostri sono demagogia e polverone, propaganda strumentale, privi di seguito da parte delle masse. E in attesa delle masse il grande partito non fa nulla, naturalmente. E poi Petroselli, il sonetto di Trombadori, che riesce anche ad essere spiritoso, il comunicato dei gruppi di maggioranza al comune di Roma, il manifesto del PCI...
La faremo questa rassegna stampa sul comportamento dell'informazione in questo "affare", e servirà per dimostrare ancora una volta, come, con significative, rare eccezioni, si sia deviato dal problema per ridurre tutto nella macchietta, dell'Appignani o della ragazza con brividi nel sentire Pannella che parla (come c'informa opportunamente il "Corriere").
E' comunque un dato di fatto: il segretario di un partito e un consigliere comunale vengono arrestati non per peculati come di solito accade nella repubblica delle banane, ma per disobbedienza civile e associano la loro alla sorte di decine e decine di ragazzi arrestati per nondroghe. E già oggi tutto viene ridotto in un affare giudiziario, non più "politico". E i commentatori con licenza, esperti ufficiali di politologia con rubrica fissa, quelli dove sono, che dicono, ci fanno sapere come la pensano? Prenderanno posizione?
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INTERVENTI
"Adriano Buzzati Traverso", biologo e genetista, vicepresidente per le scienze dell'Unesco:
"Oggi la marijuana è l'unica delle cosiddette "droghe" ad avere una diffusione veramente massiccia. Sulla marijuana sono stati condotti negli ultimi anni degli studi molto seri soprattutto negli USA per rendersi conto fino a che punto la marijuana possa essere nociva al singolo e se nociva al singolo possa divenire un fatto negativo per la collettività.
Ora questi studi sono unanimi nel riconoscere che l'uso della marijuana non è nocivo nel senso che non è più nocivo dell'alcool come viene usato dalla maggior parte dei consumatori (cioè senza diventare alcoolizzati), e del fumo del tabacco.
Questa della nocività è per me un discorso molto importante, perché è giusto ribellarsi alle misure che impediscono l'uso di questa sostanza se questo uso non è un fatto negativo. Per la marijuana c'è un volume di Lester Grinspoon, medico psichiatra dell'Università di Harvard che esamina il problema della marijuana nella società contemporanea dando un quadro riassuntivo di tutti gli studi fatti che sono pressoché unanimi nel riconoscere l'innocuità.
Sotto la pressione di questi studi, sempre più documentati, il presidente degli USA Nixon, ha nominato la Commissione Nazionale di ricerca Schafer, che ha fornito una completa serie di dati concreti, obiettivi e specifici. Dal momento che secondo questi dati l'uso di marijuana non è più nocivo di altre droghe per le quali non esiste quasi nessuna limitazione - dico quasi nessuna perché in alcuni stati americani permangono notevoli restrizioni nei confronti dell'alcool. La Commissione raccomandava di eliminare qualsiasi elemento che impedisse al singolo di utilizzare marijuana e di passarla senza mercede in privato.
Davanti alle conclusioni di un gruppo di scienziati così autorevole, mi sembra sciocco continuare ad avere questo atteggiamento assurdo che consente l'uso di certe droghe come l'alcool a quelli che hanno una certa età e ne proibisce altre (non meno innocue), a quelli che hanno un'età diversa (i giovani)".
"Guido Martinotti", dell'Istituto di sociologia dell'Università degli studi di Milano:
"L'atteggiamento repressivo proibizionistico verso la marijuana, e verso le cosiddette droghe in genere incrementa, anzi crea fenomeni di criminalità connessi all'esistenza di un mercato nero. Proibizionismo significa creazione di un mercato nero; proibizionismo repressivo significa che, aumentando i rischi, aumenta però anche il prezzo e il mercato stesso offre maggiori profitti. Perciò entrano in gioco grosse organizzazioni. Siccome il pubblico del consumatori di hashish è piuttosto vasto e ci sono metodi relativamente poco rischiosi di procurarselo privatamente, non esiste una "mafia del hashish". E' una legenda quella degli spacciatori davanti alle scuole.
Il consumatore di marijuana, non è assuefatto, ma tende in genere a non farsi agganciare nemmeno da manovre più raffinate, come la socializzazione e l'integrazione nel sistema produttivistico-consumistico. Non a caso a livello americano, la più forte organizzazione dello spaccio internazionale delle droghe pesanti è la CIA, come dimostra la documentazione prodotta dal professor A. McCoy nel suo libro "The politics of Heroin in South Asia". Si tratta di meccanismi intimamente legati.
Sulla base di una serie di considerazioni di questo tipo, sui rischi eccezionalmente violenti della criminalizzazione dell'uso delle droghe, mi sembrano ovvi i criteri che dovrebbero ispirare eventuali proposte di riforma delle leggi contro la marijuana".
"Ignazio Majore", psicanalista
"Che cos'è la droga? Ci sono sostanze che ingerite in dosi particolari che ingerite in dosi particolari fanno male. Anche i cibi, la stessa acqua; noi oggi siamo tutti drogati dai medicinali, da sostanze che respiriamo nell'atmosfera. Io direi che oggi i psichiatri sono i più grandi spacciatori di droghe, perché somministrano sostanze che fanno perdere la coscienza. La "droga" nell'accezione comune, significa: sostanze che possono far male ma che insieme hanno un effetto che viene in qualche modo considerato piacevole.
Ma a questo punto è essenziale distinguere fra sostanze realmente tossiche (eroina, morfina, anfetamina) e sostanze relativamente innocue come i derivati della canapa ed eliminare la comune denominazione di stupefacenti per rendere il pubblico cosciente degli effettivi pericoli.
Io ritengo che la liberalizzazione delle cosiddette droghe leggere dovrebbe portare un grosso vantaggio soprattutto perché smitizzerebbe la droga in un senso e nell'altro presso larghi settori di popolazione".
INIZIATIVE LEGISLATIVE
"I deputati e i senatori radicali hanno presentato alla Camera e al Senato una proposta di legge per la completa liberalizzazione dei derivati della canapa indica (marijuana e hashish).
Proponendo si sopprimere dalla legge 685 del 1975 ogni riferimento alla cannabis, i radicali affermano che non possono applicarsi alla nondroghe le norme che disciplinano penalmente le droghe. Con questa proposta i parlamentari radicali danno puntuale sbocco legislativo alla campagna per la liberalizzazione della cannabis condotta dal PR con l'azione nonviolenta di disobbedienza civile che ha causato l'arresto del segretario nazionale Fabre e del consigliere comunale di Roma Bandinelli. La proposizione di un'iniziativa legislativa deve subito porre termine ai provvedimenti restrittivi della libertà personale di quanti sono in carcere per uso di nondroghe. In questo senso si sollecita il governo a prendere le opportune iniziative presso le Procure Generali delle Corti di Appello, portando a loro conoscenza l'esistenza di iniziative legislative e sottolineando l'opportunità che nelle more non siano presi provvedimenti restrittivi della libertà perché i detenuti per questo tipo di reato vengano posti in libertà
provvisoria. I parlamentari radicali mentre indicano l'urgenza di un intervento sulla questione delle nondroghe, si riservano di prendere ulteriori iniziative legislative per ciò che riguarda la disciplina dell'intera materia delle droghe leggere e pesanti.
TESTO DELLA PROPOSTA DI LEGGE
ART. 1. - E' soppresso il n. 2 del primo comma dell'art. 12 della legge 22-12-1975, n. 685 (tabella II). Sono altresì soppresse all'art. 26 della medesima legge le parole "di pianta di canapa indiana". E' altresì soppresso ogni altro riferimento alla tabella II del titolo 8 e in ogni altra disposizione contenuta nella legge suddetta.
ART. 2. - E' vietata l'esportazione, l'importazione, il transito ed ogni altra attività diretta a procurare, trasferire, vendere in paesi dove ne sia vietato l'uso o il commercio, cannabis indica e i prodotti da essi ottenuti. Il Ministero della Sanità può autorizzare l'importazione per il commercio e l'uso di tali sostanze. La violazione dei divieti di cui sopra, è punita ai sensi dell'art. 71 della legge 22-12-1975, n. 685.