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Pannella Marco, Guce - 25 ottobre 1979
FAME NEL MONDO

SOMMARIO: il Parlamento Europeo discute della drammatica situazione alimentare dei paesi del Terzo Mondo. Pannella interviene per stigmatizzare il comportamento irresponsabile della classe politica europea che nulla fà per combattere lo sterminio per fame, nè a livello nazionale nè a livello europeo (25-10-1979).

Pannella. - Ho constatato che i servizi segnano i minuti e non i secondi. E' dunque certo, signor Presidente, che Capanna non ha diritto a trenta secondi?

Presidente. - Grazie, onorevole Pannella. Controlleremo il tempo.

Ha facoltà di parlare l'onorevole Pannella.

Pannella. - Signor Presidente, c'è una cosa che mi ha impressionato in questo dibattito, ed è questa: da parte di nessuno di coloro che hanno parlato fino adesso - dico nessuno, signor Presidente - ho sentito un accento autocritico. Nessuno, signor Presidente, fino a questo momento ha detto di avere sbagliato, magari un poco. Va bene, c'è lo sterminio; il Commissario Cheysson anche lui lo chiama in questo modo. Lo chiamiamo tutti in questo modo. E' uno sterminio che in un anno accolla alla nostra generazione, lo ripeto fino alla nausea, quanto rimproverate voi - non lo rimprovero più, io - a Hitler e a Stalin messi assieme.

Ma non ci sono colpevoli. Eppure, signor Presidente, qualche colpevole per dolo o per colpa ci dovrà pur essere. No! Le buone coscienze a buon mercato dilagano nella nostra Assemblea. Che cosa devo pensare? Ho riflettuto e visto che voi - voi uomini del potere, dei partiti di potere della nostra Europa - quasi tutti, magari del potere, all'Europa dell'Est, o del potere, all'Europa dell'Ovest, siete così sereni sulle responsabilità passate, tant'è vero che criticate gli altri ma per quel che vi riguarda dite: dobbiamo insistere e continuare. Ebbene, probabilmente avete ragione voi e ho torto io.

Signor Presidente, mi consenta di dirle che grazie a questo dibattito che facciamo come ladri, di notte e tra pochi intimi, grazie all'articolo 28 del Regolamento per il quale la prego di felicitare la Presidente, di felicitare i presidenti dei gruppi - tutti assenti - della maggioranza che hanno voluto quest'articolo, ho scoperto una cosa che, se tanto mi dà tanto, l'autore dello sterminio sono io, siamo noi radicali, siamo noi antimilitaristi, noi non violenti, noi che abbiamo il nostro segretario nazionale, in questo momento, in carcere a Parigi,nelle prigioni militari, perché sette anni fa, essendo uno dei più giovani ingegneri elettrotecnici eletti e dei più stimati, a causa di una commessa militare, si dimise, fece obiezione di coscienza. Oggi è lui in carcere; Tindemans è qui, il Tindaro! Ma Tindemans chi è, signor Presidente, se non il rappresentante dell' Europa, quale è stata e delle sue scelte politiche? Collega Tindemans, se qualcuno te lo riferisce, mi felicito con te. Hai indovinato tutto: siam

o noi che abbiamo sterminato, siamo noi che abbiamo assassinato! Fate bene a metterci il bavaglio dell'articolo 28, perché le nostre parole non salveranno le vostre, non salveranno mai nessuna vita, mentre le vostre parole, riportate da queste televisioni, assassine di verità, invece forse salveranno coloro che stanno per morire.

Signor Presidente, Commissario Cheysson, io credo che noi dobbiamo riconoscere, Commissario Cheysson, un rigore e un'onestà che il Parlamento e le forze politiche non hanno il diritto di riconoscere a se stesse. Ma devo anche dirle che io credo che lei avesse il diritto, signor Cheysson - non dico altro - il diritto di non dirci qui solo questa sera: voglio qualcosa in più per lavorare. Infatti, signor Cheysson, se lei ci chiedeva cinqanta, invece di dieci, forse avrebbe avuto sessanta. Costoro avrebbero capito. Se lei invece di dieci chiede tredici, le daranno nove, perché qui gli uomini e le donne di buona fede, quelli che stanno qui a quest'ora - non i capi che stanno altrove - l'onorevole Bersani e gli altri, la collega che ha finito adesso di parlare, gli uomini di buona fede disarmati che stanno qui, armati di buona fede che rischia di divenire ingenuità; costoro, signor Presidente, avranno pure il diritto o il dovere di chiedersi, prima o poi: che cosa poi si farà alla commissione per i bilanci, che c

osa si farà in bilancio, quanti soldi si daranno per cinquanta milioni di morti? Ebbene devo dire, commissario Cheysson, con immenso rispetto, e devo dirti, amico Bersani se me lo consenti veramente con molta fraternità e con molta stima: o noi cambiamo tiro e diciamo tutti: abbiamo sbagliato; anch'io personalmente, perché da non violento gandhiano dovevo digiunare fino alla fine dieci anni fa, perché dieci anni fa, già percorrevo le strade dell' Europa con gli obiettori di coscienza, dicendo: per ognuno di questi soldi che date all'esercito, ci sono dieci morti, ovunque! Quindi sono colpevole come voi, perché io sono un non violento e quindi avevo il dovere di mettere in causa la ma vita. Voi non siete non violenti, siete altre cosa.

Ebbene la ringrazio, signor Presidente della sua tolleranza. Volevo solo dire qui che, se nessuno ha sbagliato, signor Presidente, allora vuol dire che hanno sbagliato le decine di milioni di donne e di uomini di questo mondo, che non si sono rivoltati contro l'Europa assassina e che hanno aspettato dall'Europa la vita, mentre le abbiamo dato lo sterminio e la morte di classe!

 
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