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Zucconi Guglielmo - 12 novembre 1979
I radicali sono diventati molti ed ecco che scoppia la rissa
di Guglielmo Zucconi

SOMMARIO: Ora che hanno diciotto deputati, i radicali non sembrano più "i giganti" che erano apparsi quando, in quattro, sembravano dare a tutti "qualche lezione di tecnica delle comunicazioni". Oggi, il Congresso radicale "si è frantumato in una innumerevole sequenza di risse" e la grande vocazione unitaria "si è aggregata questa volta nel dire di no a Pannella". Comunque, per un partito troppo cresciuto, vale il teorema per il quale un gruppo "egualitario" non può avere più di sedici membri...Adesso, essi si disputano il miliardo e mezzo del finanziamento pubblico, sul "come ripartire quegli sporchi quattrini". Alla fine, ai radicali si aprono due vie: o fare la fine dell'"Uomo Qualunque" o "organizzarsi, disperdere i dissidenti, stabilire una disciplina e fare i conti con la spietata realtà di tutti i giorni". Oppure, anche, potrebbero "tornare a quattro soli deputati". Ma, in tal caso, dovrebbero rinunciare al finanziamento pubblico...

(»La Discussione 12 novembre 1979 - ripubblicato in "I RADICALI: COMPAGNI, QUALUNQUISTI, DESTABILIZZATORI?", a cura di Valter Vecellio, Edizioni Quaderni Radicali/5, 1981)

Confessiamolo: qualche volta Pannella ha suscitato anche in noi sottili inquietudini, dubbi, ripensamenti. Non sulla proposta politica del Pr (quale?) ma sulle accuse veementi agli altri partiti tradizionali, al loro modo di parlare, di gestire il potere, ai rapporti con le istituzioni, con gli iscritti e la gente. Ricordiamo il dibattito sull'aborto: le cose che dicevano Pannella, Mellini, la Bonino e la Faccio erano inaccettabili, ma le dicevano così bene che ci domandammo se non si dovesse prendere da loro, umilmente, qualche lezione di tecnica delle comunicazioni. Durante quei giorni e quelle notti di fuoco, la quadriglia radicale dominava dall'alto dei suoi scanni la vuota arena della Camera.

Gli altri deputati, distrutti dall'insonnia, ciondolavano per i corridoi o russavano sui divani, qualche gruppetto, nella penombra di angoli discreti, tentava cori malinconici. Ma i quattro radicali tenevano, da soli, le loro Termopili. I loro occhi erano arrossati, le loro voci ridotte a un rauco sussurro, i loro visi esangui, ma parlavano, rampognavano, irridevano.

Ogni tanto chiedevano soccorso ad una boccata di caffè, ad un goccio di acqua minerale, a una simpamina, come ciclisti in una tappa di montagna. Ma, pur soffrendo, continuavano a pedalare. Sono dei giganti abominevoli, ma giganti, pensammo allora: dovremmo prendere esempio. Infatti il 3-4 giugno '79 un milione e mezzo di italiani condivisero la nostra ammirazione e li votarono.

I quattro giganti divennero così diciotto, diciotto deputati: giovani, combattivi, decisi, spregiudicati, moderni. Che intelligenza, che pulizia, che forza! Distaccati dalle vili questioni di denaro, insofferenti delle pastoie di partito, irridenti verso tutto ciò che è vecchio, ipocrita, ripetitivo. Selvaggi e giocondi come il vento di aprile.

Così, i giovani di sinistra, stanchi delle lentezze burocratiche della rivoluzione, le casalinghe frustrate dalle assenze domenicali del marito tifoso, gli architetti costretti a insegnare disegno nelle medie dell'obbligo, i maestri di sci umiliati dall'assenza estiva della neve, gli inventori incompresi del moto perpetuo, i »fricchettoni , i diversi, gli ecologisti del prato altrui e, insomma, l'innumerevole schiera di coloro che chiedono alla politica di farsi carico della loro personale infelicità, credettero davvero fosse giunto il momento di aprire il cassetto dei loro sogni.

Ma a Genova il Congresso radicale si è frantumato in una innumerevole sequenza di risse che, purtroppo, la Tv non ha potuto riprendere benché sul banco della presidenza campeggiasse un cartello che diceva: »Vogliamo una Tv obbiettiva . La grande vocazione unitaria del velleitario mondo radicale, che si riduce alla capacità di dire no a qualcosa o a qualcuno, si è aggregata questa volta nel dire di no a Pannella, padre del »no e l'ha scardinato dal suo piedistallo.

Ma che cosa è successo? Com'è potuta fiammeggiare una così repentina rivoluzione? E' semplice: i radicali sono troppi! Dice un teorema escogitato e dimostrato da uno studioso americano, l'ingegner Yona Friedman: nessun gruppo egualitario, composto di esseri umani, può avere più di 16 membri. L'egualitarismo (che è uno dei punti qualificanti del Pr) ha funzionato negli apostoli, nei paladini di Carlo Magno, nei, cavalieri della Tavola rotonda. Ma erano tutti meno di sedici. Dunque, se i radicali vogliono tornare a proporsi come modello, devono cacciar via almeno due dei loro deputati e una folla sterminata di elettori.

Un secolo fa, la stessa crisi afflisse il gruppo degli anarchici che, in ossequio agli insegnamenti di Bakunin, sognavano la rivoluzione degli eguali. Ma essi, almeno, agivano in nome dei bisogni, limitati e impellenti: mangiare, non andare scalzi e ignudi, mantenere i figli.

Oggi i radicali, in base alle dottrine di Foucault, seguono la rivoluzione del corpo contro il potere, della gioia contro l'organizzazione. Sono gli anarchici del desiderio e il desiderio, si sa, non ha limiti. Non a caso, la rissa più grave al Congresso radicale si è scatenata attorno a quel miliardo e mezzo che la legge sul finanziamento dei partiti ha assegnato ai Pr, in base ai voti ottenuti a giugno. Quella stessa legge, cioè, contro la quale i radicali ci costrinsero a votare, ricordate?, definendola iniqua e vergognosa.

La rissa - sia chiaro - non è avvenuta su come cercare nuove e più sicure strategie per abolire la legge ma su come ripartire quegli sporchi quattrini. La vendetta dei bisogni del partito (e un partito, di bisogni, ne ha tanti), sugli innumerevoli desideri della base, non poteva essere più emblematica. Ed è penoso e vano che Pannella accusi i suoi oppositori di tirargli addosso, scusate, »pezzi di merda : quella tal sostanza infatti è la sola che abbondi quando un gruppo si ingrossi.

Perciò ai radicali ora si aprono due sole vie: o fare la fine dell'»Uomo Qualunque (che cessò di esistere quando, dopo aver detto di no a tutto, avendo assunto dimensioni e organizzazione politiche, fu costretto a dire di sì a qualcosa), oppure organizzarsi, espellere i dissidenti irrecuperabili, stabilire una regola e una disciplina e, in una parola, fare i conti con la spietata realtà di tutti i giorni. Insomma, diventare un partito come gli altri, probabilmente peggiore.

Ci sarebbe una terza via: quella di tornare a quattro soli deputati, a un gruppo cioè davvero egualitario, secondo il teorema di Friedman. Ma allora anche la somma del finanziamento partitico si ridurrebbe a poca cosa. E questo il Congresso non lo vuole. Morale: che il Pr si dimostri un partito come gli altri, certo non migliore di altri. Ma almeno, santo cielo, ci liberi dai dubbio che solo i radicali siano dei superuomini. Sono uomini anch'essi e Pannella, come si è visto, se ne è accorto.

 
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