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Saviane Sergio - 18 novembre 1979
MA IO GLI VOGLIO SEMPRE BENE
di Sergio Saviane

SOMMARIO: Il XXII Congresso radicale di Genova (31 ottobre, 1, 2, 3, 4 novembre 1979) si apre con due elementi: l'arresto del segretario del Partito Jean Fabre in Francia come obiettore di coscienza e la contestazione interna del gruppo di Giulio Ercolessi e Giuseppe Ramadori. I deputati radicali, rispettando il principio della "separazione" fra membri eletti (che rappresentano la nazione senza vincoli di mandato) e partito, non partecipano al Congresso. La stampa amplifica la contestazione interna parlando di caduta della leadership di Marco Pannella.

Interpellato su quello che è successo a Genova, Saviane risponde che "i giornali scrivono solo che a Genova c'è un gran casino. E per questo io voto radicale. Senza tanto preoccuparmi. I radicali sono abituati a questi errori, a questi casini, a questi trattamenti, a queste contraddizioni, e a questi linciaggi. E anche per questo io li voto".

(L'ESPRESSO n.46, 18 novembre 1979)

Tu che sei radicale, cosa te ne fai adesso del partito?, mi domandano: lo butti al macero o lo voterai ancora? Già, adesso devo anche discolparmi. Ma di quale colpa? Di essere nauseato dello spettacolo che quotidianamente mi fornisce la maggior parte della classe politica italiana? Di guardarla senza paraocchi, questa classe politica, e vedere che peggiora sempre più? O di dirlo. Se oggi la televisione ci fa vedere, nell'ottima trasmissione di Lucchi-Manganiello-Caracciolo-Fattori, il re sciaboletta che passa in rassegna sul Piave le sue truppe, o il duce che trebbia il grano a petto nudo con Starace, non tutti i cittadini si accorgono che gli sciaboletti di oggi, con le loro chiacchiere, le loro cerimonie, le loro inaugurazioni, con le loro promesse mai mantenute o con le loro menzogne, sono ancora più ridicoli e bolsi di quelli di ieri. Ridendo del passato, dimenticano il presente. Eppure oggi l'Italia offre ogni momento quasi lo stesso spettacolo. I cittadini le vedono ogni sera queste pagliette della pol

itica e delle istituzioni che rilasciano interviste, ma solo pochi riescono a svegliarsi dal loro torpore e a scorgerne il lato tragico e ridicolo. Qualcuno tenta di suonare la sveglia. Ma ecco che il regime, con i suoi apparati radiotelevisivi e giornalistici, le lotterie, le processioni, i rosari e le interviste a colori è lì pronto a convincere gli italiani che le cose non sono come le dipingono quelli del ``Male'', certi caricaturisti, certi giornali ancora liberi e "quei cialtroni dei radicali". Invece i cialtroni dei radicali servono proprio per questo. Per suonare la sveglia ai sordi che non la sentono e a quelli che non la vogliono sentire. A volte la sveglia funziona, e così qualche persona, sia pure nel dormiveglia, si accorge che avvengono occupazioni di Rai o di ministri, sit-in, manifestazioni di protesta, che esiste insomma anche un'opposizione. Ma in genere rimangono a letto, non hanno la forza di alzarsi. Non è mica affare loro: è affare di quegli straccioni dei radicali.

Un mese fa viene arrestato a Parigi Jean Fabre, segretario del partito radicale, e la stampa nazionale rimane quasi indifferente. Se avessero arrestato Berlinguer, Zacagnini, Longo, Zanone, Craxi o Spadolini, che gli farebbe anche bene a questi due pollastroni un po' di dieta, si sarebbero mobilitati Camera e Senato, tutta la stampa e la televisione, tutta la diplomazia, Pertini, il papa, i vescovi con la Famiglia cristiana. Ma siccome è stato messo dentro il segretario del partito degli straccioni, nessuno si muove. Anzi, la televisione trasmette addirittura che Jean Fabre è stato arrestato a Parigi non per una precedente accusa di obiezione di coscienza, ma "per aver spacciato marijuana".

L'arresto del segretario di un partito è un fatto senza precedenti, ma anche una grossa carta politica da giocare alla vigilia del congresso di Genova. Il consiglio federativo, organo supremo del partito radicale, vista l'indifferenza della stampa e della televisione sul caso Fabre, dopo aver discusso molti giorni, invece di rinviare il congresso (unica pedina da muovere in quel momento), decide di tenerlo lo stesso e di mandare a Genova solo due parlamentari: Adelaide Aglietta e Marco Pannella. Perché solo questi due? Perché lo statuto del partito radicale, a differenza di quelli di tutti gli altri partiti, obbliga (giustamente secondo me) i parlamentari a non partecipare ai congressi. I congressi sono assemblee per gli iscritti, i delegati, i cittadini, chiunque voglia prendere la parola. I parlamentari, loro, parlano già altrove, sempre. Dunque, al congresso andranno solo in due Adelaide Aglietta andrà a Genova per ascoltare gli interventi; Marco Pannella andrà come rappresentante del Parlamento Europeo,

e per fare il suo intervento su Fabre. Pannella fa il suo intervento, insulta molti delegati, viene fischiato, dice che senza Fabre non si può fare il congresso, invita i compagni a salire sui pullman e andare a Mentone a protestare, quindi parte per Parigi con gli altri parlamentari.

La decisione del consiglio federativo di non rinviare il congresso subito dopo l'arresto di Fabre è l'unico grande errore di Pannella. Era intuibile che gli straccioni, giunti a Genova a proprie spese e con i sacchi a pelo non volessero rinunciarvi. Infatti i pullman per Parigi rimangono vuoti. Così, mentre a Parigi i deputati radicali faranno il sit-in e vengono allontanati con la forza, a Genova il congresso sedotto e abbandonato continua i suoi arruffati lavori.

Parlano a centinaia, delegati, criptodelegati, disperati, iscritti e non iscritti, liberi cittadini, perfino bambini. E' l'Italia degli emarginati. Ma chi raccoglie le loro proteste se non il congresso? E' evidente che i giornali, nella gran confusione, per motivi di partito, o di regime, vanno a nozze e mettono alla berlina i radicali che fanno "un congresso da casino". Infatti i giornali non dicono ai loro lettori perché questo può accadere in un partito che non ha e non può avere paragoni con gli altri partiti, perché è un partito di ``diversi'' di ``matti'', di ``cialtroni'' che non conoscono neanche le regole del gioco e commettono errori madornali. I giornali scrivono solo che a Genova c'è un gran casino. E per questo io voto radicale. Senza tanto preoccuparmi. I radicali sono abituati a questi errori, a questi casini, a questi trattamenti, a queste contraddizioni, e a questi linciaggi. E anche per questo io li voto.

 
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