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Sciascia Leonardo, Arias Juan - 23 novembre 1979
Sciascia dalla parte di Amendola
Intervista di Juan Arias a Leonardo Sciascia

SOMMARIO: Lunga intervista politica, sull'ipotesi di una terza guerra mondiale, sul terrorismo, sulla possibile fine della prima repubblica ("Forse, non è mai cominciata") ecc. Secondo Sciascia, la prima cosa da fare sarebbe "mettere ordine nella scuola", anche attraverso l'introduzione del "numero chiuso". Si considera uomo di "sinistra", anche se odia "i cretini di sinistra" così come non ama il "ceto medio" che "sta bene, spende, è spensierato", ecc. Ritiene che la libertà sia "una regola di buona educazione" non "corporativa", e che la verità sia "qualcosa di ineffabile", una "circolarità assoluta". Con Ortega y Gasset, pensa che la creatività sia in crisi. Della donna, dice che è "il completamento dell'uomo": infine, stima sia un bene che il PCI non vada ancora al governo.

(IL MATTINO, 23 novembre 1979)

D.: Anche lei crede che la terza guerra mondiale sia possibile e vicina ?

R.: »So che c'è in giro abbastanza follia per farla esplodere, ma penso ci siano anche tanta paura e saggezza capaci di evitarla .

D.: Il terrorismo continua la sua strada, la gente si sente sempre più lontana dalla classe politica. Lei sostiene ancora il suo slogan; né con lo Stato né con le Brigate rosse?

R.: »Non ho mai detto proprio questo slogan. Forse se proprio si vuole usare uno slogan lo si potrebbe correggere così: contro le Brigate rosse ma non con lo Stato. Lo Stato per me non è una idea mistica, ma i servizi che funzionano: scuole, poste, ospedali. Una specie di grande imprenditore dei servizi pubblici. Ma allora mi chiedo dove è questo Stato. In Italia .

D.: Pensa che sia finita la Prima Repubblica?

R.: »Forse non è mai cominciata .

D.: Cosa farebbe Sciascia domani se diventasse presidente della Repubblica ?

R.: »Non basta un presidente. Anzi, è molto pericoloso. Pertini è diventato molto popolare, un po' per certi gesti; ma ciò non basta; bisogna partire da altre basi .

D.: Da quali, allora?

R.: »Per prima cosa mettere ordine nella scuola. La scuola in Italia non esiste più; bisogna farla funzionare, magari con molte libertà lasciando che coloro che vogliono studiare possano crearsi essi stessi le scuole. C'è una gran massa che non vuole studiare, vuole il pezzo di carta, la licenza. Ma ci sono ragazzi che vogliono studiare. Ora è necessario che dal basso nasca questa esigenza della scuola, che lo Stato dia mezzi per chi vuole veramente studiare .

D.: Lei è sostenitore del numero chiuso?

R.: »Sono necessariamente per il numero chiuso. Una istruzione generica si potrà aprire per tutti. Chi vuole studiare che ne abbia la possibilità .

D.: Ma la sinistra è stata sempre di altre idee al riguardo.

R.: »La sinistra da noi non ha fatto che demagogia. Questo è il guaio. Ora la sinistra è incapace di controllare la spinta sindacale come non può più controllare le scuole .

D.: Dove si colloca lei politicamente?

R.: »Nella sinistra, perché è la sinistra che vuole cambiare le cose mentre la destra preferisce non cambiare nulla, anzi cerca di tornare indietro. In questo senso mi considero di sinistra. Ma ci sono anche i cretini di sinistra .

D.: Chi sarebbero?

R.: »Sono dei credenti di tipo cattolico trasferiti nella sinistra. Nel fatto politico per il credente, cattolico o protestante che sia, esiste l'aldilà: mentre per la sinistra esiste solo l'aldiquà ed è qui che la sinistra non cretina deve fare i conti, razionalmente, criticamente, non per fideismo. Invece loro sono dei fideisti. Ritengono che Marx, Lenin e Stalin siano tutta la verità rivelata, che le cose muteranno così come dopo la notte viene il giorno .

D.: In quale percentuale esiste secondo lei in Italia questo cretino di sinistra ?

R.: »Il cretino di sinistra esiste a mio avviso a partire dal ceto medio in su. Non esiste a livello popolare. A livello popolare si è più critici, in una parola più democratici. La definizione più bella di democrazia che io abbia trovato è quella di un americano che dice che per quanto ignorante un uomo possa essere sa se la scarpa gli va stretta al piede. Nel popolo questa costrizione della scarpa si sente. Nel ceto medio molto meno. Sta bene, spende, è spensierato. I ristoranti sono sempre pieni, non si ha l'idea che l'Italia sia in crisi economica. Ma la gente che deve fare i conti con la casa che non trova è scontenta. Questa è la gente che vorrebbe più giustizia nelle retribuzioni, più ordine nelle cose. Così si spiega il calo dei voti della sinistra. La perdita non viene dal ceto medio dove c'è l'idea che questa baracca non si aggiusta se al governo non vanno i comunisti. Il ceto medio vuole un certo tipo di ordine, cioè un certo tipo di repressione, ma la gente che deve fare i conti con la vita quoti

diana, che non ce la fa, si distacca dalla sinistra. Penso che, se si votasse domani, la sinistra, il Pci, andrebbero ancora più giù .

D.: E la classe intellettuale?

R.: »Esiste anche fra gli intellettuali una percentuale alta di cretini di sinistra, ma anche della gente che mantiene una certa lucidità, però in isolamento. Un uomo molto lucido sulla realtà italiana è sempre Moravia, ma è un isolato. Anch'io mi sento isolato. Sto dentro il partito radicale; abbiamo tante cose in comune, avvertiamo gli stessi pericoli, però in quanto scrittore e intellettuale, come si usa dire, mi sento molto isolato .

D.: Cos'è la libertà per lei?

R.: »A questo punto, una regola di buona educazione. Tutto sommato significa questo: non esiste più. Ormai abbiamo delle libertà corporative. Ognuno si prende la libertà senza badare a quella degli altri, mentre la libertà è il badare alla libertà degli altri .

D.: Dove comincia e dove finisce la libertà per uno scrittore?

R.: »Nel dire quello che voglio e nell'essere ascoltato in quello che dico anche nel dissenso. Invece questo non c'è. Posso essere un buono o cattivo scrittore a seconda se sono più o meno vicino al PCI. Bisognerebbe fare il giornale delle piccole notizie. L'altro giorno ho letto un trafiletto in un solo giornale, di uno sciopero di un compartimento ferroviario perché un ferroviere era stato imputato di avere aperto un pacco e di aver rubato. E loro scioperano. Ecco tutto il contrario della libertà. Non si può scioperare perché uno della corporazione commette un reato. Io credo che questa è una notizia se non più almeno ugualmente spaventosa delle tangenti per il petrolio. Significa la corruzione della coscienza di questo Paese .

D.: Come si è arrivati secondo lei a questo punto?

R.: »Grazie alla demagogia delle sinistre e dei sindacati per cui ci sono solo diritti e nessun dovere. Tutto sommato l'Italia usciva dal fascismo in condizioni migliori di quelle di oggi. Il fatto stesso che il fascismo fosse fallito era già una grande carica ed una grande speranza. Ora questo patrimonio è stato distrutto .

D.: Cos'è per lei la verità?

R.: »E difficile dirlo. La verità si sente. Pilato non può rispondere a Cristo che cosa è la verità. Qualcosa di inneffabile. Leggendo le lettere di Moro, per esempio sentivo di essere vicino alla verità .

D.: Non erano lettere di un drogato?

R.: »Ah, no. Assolutamente. E si vedrà col tempo le cose utili che ci sono .

D.: Dove trovare i criteri per la verità?

R.: »La verità è proprio una follia, una via senza uscita, una circolarità assoluta. Comunque, innanzitutto ci sono i fatti. I fatti sono veri o per lo meno contengono delle verità. Già la premessa ai fatti è importante per questo processo di avvicinamento alla verità. Invece, per esempio, anche nel campo della storia, nel modo di scrivere la storia, si perdono di vista i fatti. C'è una meditazione dei fatti senza che venga mai fuori il fatto. E già questo è sospetto. Poi c'è l'interpretazione dei fatti e lì entriamo nella capacità di analisi, entra la ragione, la valutazione, il sistema di discussione e di accettazione che ci avvicina ancora alla verità .

D.: C'è un fatto recente in cui ha sentito più vicina la verità?

R.: »Il sequestro di Moro. Il fatto che mi ha dato una apertura di verità è stato che alla vigilia del rapimento di Moro c'erano difficoltà nella formazione del governo; c'era la possibilità che non si facesse, dopo invece fu approvato immediatamente .

D.: E vero che la creatività è in crisi?

R.: »Sì perché come diceva lo scrittore spagnolo Ortega y Gasset, oggi viviamo immersi "nell'oceano del rumore". Un rumore dal quale non si sfugge neanche diventando palombari. Ci perseguita ovunque. Dopo la caduta dell'impero romano alcuni sono riusciti a scappare verso il silenzio ed hanno continuato a creare, cominciando dai monaci. Oggi non esistono più rifugi di silenzio .

D.: Che cos'è la donna per uno scrittore che è anche siciliano?

R.: »Quello che sempre è stata per me: il completamento dell'uomo .

D.: Credo che le femministe si scandalizzerebbero di questa sua affermazione.

R.: »No, perché anche l'uomo deve essere il completamento della donna. Io penso che sia enormemente importante che la donna raggiunga tutti i diritti e che entri nella vita pubblica. In fondo gli uomini hanno provato a creare una civiltà e non ci sono riusciti. Chi sa che le donne non ci riescano meglio .

D.: Qualcuno l'ha chiamata il nuovo Voltaire italiano. Cosa scriverebbe sotto la parola »Dio ?

R.: »Vedremo. Se esiste, ne discuteremo. Certo lui non potrà chiedermi conto della mia vita. Ma io a lui sì e come! lo mi sento abbastanza religioso pur non potendomi dire interamente cristiano e meno ancora cattolico. In questo senso sono poco siciliano perché io ritengo che i siciliani siano assolutamente refrattari al fatto religioso. Questa è la regola che non impedisce che in Sicilia ci siano anche delle persone seriamente religiose .

D.: Il suo ultimo libro »Dalla parte degli infedeli è stato considerato come »anti-Vaticano .

R.: »E un libro invece più contro la Democrazia cristiana che contro la Chiesa. La Chiesa si muove contro questo vescovo, sulla base delle indicazioni democristiane. Certo la Chiesa è quello che è, ma la DC è ancora peggio .

D.: Tutti parlano di un arrivo dei comunisti al governo. E d'accordo?

R.: »Loro si sentono già al governo. La Democrazia cristiana però chiede al PCI solo una mano per la repressione. Nient'altro. Io questa prospettiva non la vedo con ottimismo. Io oggi per l'Italia, preferirei un governo di destra di tipo giscardiano con tutti i suoi difetti .

D.: E una provocazione?

R.: »No, è per dare tempo alla sinistra di organizzarsi, pensare e preparare una prospettiva futura di alternanza. Oggi la sinistra italiana non è matura né unita. L'unica cosa saggia sarebbe che il partito comunista diventasse un grande partito liberale. Amendola lo ha capito. Secondo me lui ha una visione molto chiara delle cose. Io ho polemizzato due anni fa con lui, ma in questo momento riconosco che lui è nella verità .

D.: Sta per cominciare l'inchiesta parlamentare sul caso Moro. Chi lo ha ammazzato?

R.: »Le Brigate Rosse .

D.: Ma quale colore hanno veramente?

R.: »Rosso, rosso. Io non credo che l'America abbia interesse a destabilizzare oggi l'Italia .

(A cura di Juan Arias »Mattino 23.11. 79 )

 
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