SOMMARIO: Dichiara di non vedere mai la TV: "non mi interessa". La TV è per lui "il vuoto", e anche quando partecipa ad una trasmissione non si rivede mai. Insomma, per lui la TV è davvero "l'oppio dei popoli". Sopratutto, poi, l'informazione non può in TV essere obiettiva. Anche nei giornali esiste conformismo, il solo "Le Monde" si avvicina, "con buona approssimazione", all'oggettività. "La notizia va analizzata...ma partendo dal fatto", e questo capita raramente...
(NOTIZIE RADICALI, 9 gennaio 1980)
Roma 9 gennaio 80 - N.R. - Lo scrittore e parlamentare radicale Leonardo Sciascia ha rilasciato un'intervista al quotidiano romano "Paese Sera", che pubblichiamo integralmente.
D.: "Che cosa pensa della televisione uno dei più grossi scrittori italiani?"
R.: "Non la vedo mai. Da anni per me non esiste, non mi interessa. Neppure i telegiornali. Non vado molto nemmeno al cinema; non riesco a stare fermo al buio, per ore, davanti allo schermo. Mi innervosisco, le immagini mi danno fastidio. Ho la nausea di tutte queste immagini che mi circondano. L'anno scorso, eccezionalmente, ho acceso, dopo tanto tempo la televisione per un vecchio film di Lubitsch "Vogliamo vivere", un film comico sulla resistenza che avevo visto tanti anni fa e che volevo rivedere."
Per me la televisione è come scrivere un libro sull'acqua: il nulla, il vuoto: ho un rifiuto totale a vederla. Partecipo, raramente, a qualche trasmissione, ma non mi sono mai visto. Tutte le volte, poi, che parlando con la gente, con gli amici, si discute di programmi, di quello che hanno visto la sera prima, io domando, mi incuriosisco, vorrei cercare di capire perché tutti stanno lì davanti, incollati allo schermo, nessuno mi sa mai dire niente... Anche quando ho partecipato io a qualche trasmissione e ho chiesto ai miei amici: "Beh, che ne pensate, che ne dite?", loro non mi hanno saputo spiegare. Forse avevano guardato solo la mia faccia, cioè l'immagine, senza afferrare quello che dicevo, cioè la parola.
La televisione ha un enorme potere deleterio: è esattamente l'oppio dei popoli. L'unica trasmissione che posso citare, perché dicono sia fatta bene è "Dossier", ma io non la cerco mai. La TV non dà né informazione né contributo alla formazione".
D.: "Secondo lei, esiste un'informazione obiettiva?"
R.: "In televisione? Assolutamente no".
D.: "E nella stampa? I giornali sono forse obiettivi?"
R.: "Nemmeno per sogno, in Italia di oggettivo esiste solo il conformismo. E con grande abilità, tutti i giornali, senza nessuna eccezione, se ne servono, sono grandi maestri di conformismo oggettivo".
Le "Monde", invece, con buona approssimazione, si avvicina a quella che per me è informazione oggettiva, all'obiettività. Che intendo per buona approssimazione? Dare l'informazione così com'è, nuda, oggettiva, semplice, senza equivoci, senza manipolazioni. La notizia va analizzata e commentata, ma partendo da fatto, per via deduttiva, non prescindendone. Forse sembrerà ovvio e semplicistico questo mio insistere sul racconto del fatto, non è casuale, esaminando il panorama della stampa italiana. L'evento, il caso non è mai raccontato, è regolarmente gonfiato, o sgonfiato a seconda della necessità..." Il giornalismo è proprio come la Cassazione, una forma vuota, non entra mai nel merito di niente. Non so per quanto tempo ancora continuerò a leggere i giornali: sono tutti assolutamente uguali, forse come la televisione, comincerò a non comprarli più".