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Sciascia Leonardo - 16 gennaio 1980
COMMISSIONE MORO: UNA INTERVISTA A LEONARDO SCIASCIA, RAPPRESENTANTE RADICALE DELLA COMMISSIONE DI INCHIESTA: "MI ASPETTO SOPRATTUTTO DAI LAVORI DI QUESTA COMMISSIONE DI ARRIVARE A DELLE RESPONSABILITA' E AL TEMPO STESSO ALLA VERITA"'.

SOMMARIO: Dalla Commissione di inchiesta si aspetta la possibilità di vedere documenti e di sentire gente che ha avuto parte nella vicenda. Pensa che l'inefficienza di polizia, carabinieri, magistratura sia stata tale da "coinvolgere delle responsabilità". Come caso limite ricorda l'episodio di "Gradoli", la segnalazione per la quale non si capì che indicava una strada romana (e non un paese). Pensa che il Presidente Pertini debba dare spiegazioni sulle motivazione per le quali nel suo messaggio di fine d'anno ha affermato che "la centrale del terrorismo in Italia risieda all'estero,...legata a potenze straniere". Anche se finora è stata colpita un'area che fungeva da "humus" delle B.R. piuttosto che le B.R. stesse, dopo il delitto Moro le B.R. sono "finite", sono divenute "una monade chiusa" senza nessi con la realtà.

(NOTIZIE RADICALI, 16 gennaio 1980)

Roma, 16 gennaio '80 - N.R. - Abbiamo intervistato lo scrittore Leonardo Sciascia, a proposito dei lavori della Commissione di inchiesta sul "caso Moro", di cui egli è rappresentante per il Gruppo Parlamentare radicale:

Domanda: "Cosa di aspetti dai lavori della commissione di inchiesta?"

Risposta: "Mi aspetto di vedere dei documenti e di sentire della gente che ha avuto parte in questo caso e cercare di arrivare a delle responsabilità e al tempo stesso alla verità. Certo è una aspettativa che rischia di non essere coronata dagli effetti però bisogna pure andarci con questa intenzione".

D.: "La commissione ha davvero la possibilità di sentire le persone che hanno avuto dei rapporti con il "caso Moro"?"

R.: "La possibilità ce l'ha, ha i poteri di un giudice d'istruzione credo e quindi dei poteri abbastanza ampi per arrivare a ricostruire il caso ed accertare delle responsabilità e forse anche di poter arrivare a una verità, se non è una verità ufficiale profanata conclamata ad una verità buona direi sul piano della coscienza di ciascuno".

D.: "Quando si parla di verità, si allude a tutta una serie di punti oscuri nella vicenda di Moro. I più significativi secondo te quali possono essere?"

R.: "Io ritengo che l'inefficienza di polizia, carabinieri, magistratura sia stata tale da coinvolgere delle responsabilità. Non si può parlare di pura inefficienza, io credo che ci siano anche delle responsabilità, a un certo punto l'inefficienza diventa responsabile. Prendiamo l'episodio di via Gradoli: c'è stata quella segnalazione, Gradoli, si è andato a cercare un paese, non si è fatto caso che c'era una strada con questo nome proprio nell'area in cui l'on. Moro era stato rapito. Ora tutto questo ha dell'inverosimile. Bisogna accertarlo sui documenti, sulle testimonianze come sono andate effettivamente le cose".

D.: "Le lettere sono in fondo qualcosa che è rimasto, al di là della confusione tragica del sequestro di Moro. L'uso politico-strumentale delle lettere usate da un settore politico contro un altro è stata una inconfutabile realtà. Tu cosa ne pensi?"

R.: "Io continuo a pensarla così come l'ho detto nel libro "L'affaire Moro". Il mio punto di vista è che le lettere erano di un Moro autentico e che sono state strumentalizzate contro di lui, mai a suo favore. L'affare è parecchio complesso, ritengo il caso Moro uno dei nodi da sciogliere della storia italiana per poter andare avanti perché si vive come in una dimensione da giallo senza soluzione e bisogna in qualche modo dare una soluzione a questo giallo se si vuole andare avanti".

D.: "Nel suo discorso di fine d'anno il Presidente Pertini riprendeva una tesi che è circolata sulla stampa e negli ambienti politici sulla possibilità che la centrale del terrorismo in Italia risieda all'estero, centrale legata a potenze straniere. Tu che ne pensi?"

R.: "Io ne ho il sospetto, ho l'opinione che il terrorismo italiano sia manovrato da fuori, però senza avere nulla in mano. Ora immagino che, quando un Presidente si rivolge al Paese e fa simili affermazioni abbia in mano più di quanto possa avere in mano io, semplice cittadino. Quindi sono d'accordo con Pertini, ma così per intuito, per sospetto, è lui che deve chiarire agli italiani questo punto. Insieme al Presidente il Governo e anche la magistratura ci devono illuminare. Perché ci troviamo di fronte a questo assurdo: che il Presidente nel messaggio al popolo italiano fa una affermazione, sia pure a titolo personale, ma bisogna vedere fino a che punto un Presidente della Repubblica può fare affermazioni sul piano personale e queste affermazioni contrastano con quelle finora fatte dal Governo e dalla magistratura che tendono ad escludere l'intervento straniero nel fatto terroristico".

D.: "Tu pensi che il lavoro della Commissione sarà anche quello di indagare quali informazioni ha avuto il Presidente per fare simili affermazioni?"

R.: "Certo, la commissione dovrà cercare di chiarire anche questo punto, di sapere attraverso quali canali di informazione il Presidente è arrivato a maturare quella convinzione".

D.: "Quindi chiederesti alla Commissione di sentire Pertini su questo aspetto del problema?"

R.: "Non credo che si possa "sentire" il Presidente della Repubblica, non so se è possibile. Ma indubbiamente si dovranno sentire i suoi consiglieri, quei canali cioè da cui Pertini può aver ottenuto l'informazione".

D.: "A proposito di terrorismo, quale credi che sia la situazione attuale delle Brigate Rosse?"

R.: "Io penso che politicamente le BR siano finite nel momento in cui hanno rapito Moro e ancor di più di quello in cui hanno deciso di ucciderlo. Non possono aver nessuna eco di consenso in questo Paese. Sì, recluteranno ancora dei giovani disperati, ma, appunto, in nome della disperazione e non della politica. Però non sono finite. Questo no. Evidentemente perseguono un obiettivo folle di cui loro stessi non riescono a valutare l'impossibilità che si realizzi. Io penso che siano ormai una monade chiusa senza più nessi con la realtà. Se poi sono manovrati, questa loro cecità si spiega: perseguono determinati effetti di cui ci accorgeremo più tardi, e quindi continuano ad esistere. In effetti non è che siano poi tanto scalfite, tanto danneggiate da queste ultime azioni della polizia e della magistratura. Si è colpita, secondo me, fino ad ora, una area che stava come humus delle BR, non mai le BR e la loro organizzazione.

 
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