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Pellicani Luciano - 7 febbraio 1980
Quando il radicale affossa il »liberal
di Luciano Pellicani

SOMMARIO: Il deputato radicale Mellini motiva le ragioni dell'"opposizione ostruzionistica" contro i decreti Cossiga con "eccessiva drammaticità", ma la sua preoccupazione è "comprensibile": il pericolo "più grave" di uno Stato liberale è di "mettere da parte i suoi principi". "Di ciò i terroristi sono perfettamente consapevoli", ed anzi essi vogliono proprio che "la Repubblica calpesti i valori su cui si basa". Ma i radicali "hanno fatto ricorso a un metodo discutibile, sia pur formalmente corretto": l'ostruzionismo doveva servire ad "attirare l'opinione pubblica", poi essi avrebbero dovuto "cercare il dialogo" con le altre forze politiche. Invece "hanno fatto il contrario", con una "strategia al limite dell'irresponsabilità".

(»L 'Europeo 7 febbraio 1980 - ripubblicato in "I RADICALI: COMPAGNI, QUALUNQUISTI, DESTABILIZZATORI?", a cura di Valter Vecellio, Edizioni Quaderni Radicali/5, 1981)

Il deputato radicale Mellini ha così motivato le ragioni ideali dell'opposizione ostruzionistica praticata dal suo partito contro i decreti approntati dal governo Cossiga per debellare il terrorismo: »Fermo di polizia, perquisizione per blocchi di edifici, sono controterrorismo. Si vuole che l'abuso diventi legge; e da questi abusi nasceranno altri abusi, in una spirale perversa. Così si va al suicidio di una civiltà .

Per quanto espressa con eccessiva drammaticità, la preoccupazione di Mellini e più che comprensibile. Il pericolo più grave per uno stato liberale impegnato a estirpare le pratiche terroristiche di una minoranza fanatizzata dall'idea di una rivoluzione palingenetica è che, per acquistare efficacia esso sia tentato di mettere da parte i suoi principi. Diceva Ignazio Silone che uno degli effetti perversi dello stalinismo era l'assunzione dei suoi metodi liberticidi e della sua mentalità manichea e intollerante da parte di chi voleva combatterlo. Di ciò i terroristi sembrano essere perfettamente consapevoli. Vogliono che la repubblica calpesti i valori su cui si basa costringendola ad abolire progressivamente le garanzie formali previste dalla costituzione e dalla legge. Allora sarebbe corroborante il loro teorema di fondo: che il mondo è dominato dalla volontà prevaricatrice del capitale, sicché non c'è che un metodo per porre fine al »tempo della corruzione generale : la lotta armata, senza esclusione di colp

i e senza alcun freno morale.

Certo, governare secondo i principi liberali è cosa assai ardua quando si è coinvolti in un duello esistenziale. E tuttavia è doveroso tenersi ancorati alla pratica garantista e rifiutare con energica determinazione ogni tentazione »controterroristica . Questa è la condizione perché non si perdano per strada le ragioni ideali per cui si lotta e che costituiscono la legittimazione della civiltà in cui e di cui viviamo.

Fatte queste puntualizzazioni, si deve subito dire che, al solito, i radicali hanno fatto ricorso a un metodo discutibile, sia pure formalmente corretto. In punto di principio, l'idea di utilizzare l'ostruzionismo parlamentare è legittima, anzi sacrosanta. Ma l'ostruzionismo avrebbe dovuto essere solo un mezzo per attirare l'attenzione dell'opinione pubblica sulle lesioni che i provvedimenti antiterroristici potrebbero produrre nell'edificio costituzionale. Conseguito tale obiettivo, il senso della misura (accoppiato con la consapevolezza che l'intransigenza mal si sposa con l'»ethos liberale) avrebbe dovuto consigliare di cercare il dialogo con le altre forze politiche. E invece i radicali hanno fatto tutto il contrario. Hanno lanciato raffiche di emendamenti e minacciato bombardamenti di discorsi in numero sufficiente per paralizzare il parlamento per l'intera legislatura in corso.

Una strategia al limite dell'irresponsabilità. E per un motivo assai semplice. Il nostro sistema politico si trova da tempo in un avanzato stato sclerotico; basta quindi assai poco perché si verifichi la sua totale catalessi. Questo i radicali dovrebbero tenerlo presente ogni qualvolta scendono in campo per dare battaglia. E non dovrebbero mai dimenticare che democrazia liberale non vuol dire solo tutela delle minoranze delle eventuali prevaricazioni della maggioranza; vuol dire anche che i contro-poteri non devono essere usati per impedire il funzionamento degli organi attraverso i quali si manifesta la volontà collettiva.

 
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