Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
ven 22 nov. 2024
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Archivio Partito radicale
Sciascia Leonardo - 6 marzo 1980
Mafia: Replica sulla mozione
Intervento di Leonardo Sciascia alla Camera nel corso della discussione sulla mozione del gruppo parlamentare radicale (primo firmatario Franco De Cataldo) nella quale si chiede l'attuazione delle proposte formulate dalle Commissioni parlamentari d'inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia.

SOMMARIO: Constata che il dibattito sulla mafia svoltosi in parlamento è stato finora un dibattito sopratutto "di filologia e di sociologia"; ma se le cose stanno così, che ci si richiami a "buoni" testi di filologia e sociologia: ne ricorda, infatti, alcuni. Ricorda anche i suoi rapporti epistolari con un mafioso detenuto che non si capacitava del perché un reo mafioso dovesse stare in carcere mentre un deputato, assieme al quale aveva compiuto l'illecito, stava fuori. Preannuncia il voto radicale sui documenti in discussione.

(Atti Parlamentari - Camera dei Deputati - VIII LEGISLATURA - DISCUSSIONI - SEDUTA DEL 6 MARZO 1980)

PRESIDENTE. L'onorevole Sciascia ha facoltà di replicare per la mozione De Cataldo n. 1-00072, di cui è cofirmatario.

SCIASCIA. Poco fa, da un certo banco, sono state fatte delle illazioni su una »emme maiuscola che sarebbe caduta in una mia nota sul Corriere della Sera. Illazioni alquanto gratuite. La parola »mafia si è trovata scritta con la »emme maiuscola semplicemente perché quella nota era stata dettata per telefono. Il mio giudizio sulla mafia non era in nulla mutato: semmai c'era una dimostrazione di rispetto nordico da parte dello stenografo del giornale.

Detto questo, giacché si parla di maiuscolo, debbo constatare che il dibattito si è svolto, come era prevedibile, tra filologia e sociologia, e allora tanto valeva di farne di buona. Infatti, la maggioranza degli intervenuti sembra convenire sulla tesi - vecchia tesi - secondo la quale la mafia insorge nel vuoto dello Stato; invece, insorge nel pieno dello Stato. Questa è la constatazione preliminare indispensabile da fare.

La buona sociologia, la buona filologia è stata fatta, a cominciare dal procuratore generale di Trapani nel 1837 - mi pare - che in una relazione descriveva la mafia così come l'abbiamo conosciuta noi, ed era una mafia di procuratori del re, di segretari comunali e di preti.

Dopo don Pietro Callalau Ulloa ci sono stati altri che hanno cercato di definire bene la mafia, ma soprattutto dobbiamo ad un inglese la definizione della mafia che io considero l'uovo di Colombo, e cioè che la la mafia è - dice lui - la sola possibile rivoluzione borghese che poteva avere la Sicilia. Allora, prendiamo atto che questa rivoluzione è stata fatta e che questa borghesia è al potere.

Stamattina il collega Lombardo ricordava un mio articolo sul Corriere della Sera in cui parlavo di una corrispondenza che avevo avuto con un mafioso confinato e poi incarcerato, tale Giuseppe Sirca. Dal momento che il mio mestiere è più quello di raccontare che di argomentare vorrei ricordare come si è svolta questa vicenda. Il Sirca mi scriveva lunghe lettere dal carcere e ad un certo punto mi inviò anche un disegno sull'antimafia, una bellissima allegoria - debbo dire - una bella donna con una capigliatura di tentacoli che afferravano i pesci piccoli mentre i pesci grossi navigavano intorno. Sirca non riusciva a spiegarsi certe cose perché viveva effettivamente come Enner Hess - autore di un saggio tra i più notevoli sulla mafia - descrive la situazione del mafioso che non sa di essere mafioso. Ad un certo punto Sirca mi diceva che con lui al confino c'era Rosario Mancino, che non si dava pace in quanto era imputato per aver comprato un terreno insieme ad un deputato democristiano, poi diventato ministro.

Quindi, Sirca non si spiegava come Mancino fosse finito al confino e il deputato fosse stato promosso ministro. Il poveretto aveva molti di questi problemi per cui c'è rimasto »secco , come si direbbe in un romanzo americano. Infatti, come lei sa, è stato ucciso mentre usciva o mentre rientrava al carcere dell'Ucciardone.

Ora lei, signor ministro, dice che bisogna combattere su tanti fronti; io mi contenterei si combattesse soltanto sul fronte interno.

Detto questo, annunzio, a nome del gruppo radicale, che voteremo il dispositivo della mozione delle sinistre, oltre la nostra, e che voteremo anche la mozione che riguarda il Belice, che riteniamo molto fondata.

 
Argomenti correlati:
de cataldo franco
intervento
sicilia
stampa questo documento invia questa pagina per mail