di Silverio CorvisieriSOMMARIO: L'ex leader di Avanguardia Operaia eletto nelle liste del Pci critica la "raffica" dei referendum radicali "contro il regime" che avrebbero come unico scopo quello di attaccare frontalmente la sinistra. E' tempo quindi di individuare i nemici della democrazia: »Pannella e i suoi dieci referendum mirano a confondere le idee della gente, a stabilire segni di identità laddove esiste contrapposizione, ad assolvere chi andrebbe perseguito e a punire chi andrebbe premiato .
(LA REPUBBLICA, 11 aprile 1980)
Questa volta i referendum radicali sono dieci. C'è da chiedersi in base a quale logica politica i referendum siano dieci anziché cinque, o quindici o centocinquanta. I radicali non lo spiegano. Né perdono tempo a chiarire se, per caso, ci sia un nesso tra l'abolizione dell'ergastolo e l'abrogazione di alcune norme della legge sull'aborto; inutile speranza quella di ricevere qualche delucidazione sul perché il divieto della caccia sia stato ritenuto più importante del divieto di tenere vuote le case o di speculare sui prezzi.
E' stato un redattore di Lotta Continua a mettere il dito nella piaga in un intervento che suona polemico nei confronti del suo stesso giornale: Checco Zotti, questo il nome di quel redattore, non prende sul serio l'idea di arrivare in breve tempo, con una raffica di referendum, ad un'Italia senza ergastoli e senza guardie di finanza in divisa, senza centrali nucleari e piena di uccellini che cantano in veri campi dove ondeggia, rigogliosa, la marijuana.
Di molto serio nell'iniziativa pannelliana c'è un'altra cosa, c'è l'attacco frontale alla sinistra così ben emblematizzato dal manifesto in cui si vedono, stretti in un sol fascio, Almirante e Craxi, Curcio e Berlinguer, con altri segretari di partito. La parola d'ordine e "fermali con una firma". Si chiede ad anziane e gentili signore di firmare per l'abrogazione della caccia e già si e pronti a conteggiare questa firma in calce alle tesi più spinte del partito radicale sul fascismo degli antifascisti e sul non-fascismo di Almirante.
Non è una forzatura polemica: il recente balletto televisivo tra Pannella e il segretario del Msi ha lasciato sconcertati soltanto quanti non conoscono i precedenti tentativi del leader radicale di accattivarsi le simpatie missine per renderle più produttive nell'attacco al "regime", e in particolare alle sinistre.
Lo schema è molto semplice. La repubblica nata dalla Resistenza altro non sarebbe che l'attuale versione del fascismo, inteso come regime negatore della libertà: il fatto che all'interno di questa repubblica esistano forze molto differenziate per ideologia, linea politica, base sociale, non conta niente. Così come non conta niente il fatto che il movimento operaio sia riuscito a costruire, con decenni di lotte, un protagonismo delle masse popolari quale mai si era manifestato in Italia e che regge bene il confronto con qualsiasi altro paese. C'è solo una sconcia "ammucchiata" sulla quale sparare senza misericordia. Tutti quelli che stanno fuori, ivi compresi i fascisti, sono utilizzabili in questa crociata perché tutti sono "diversi", "perseguitati", "emarginati".
So bene che il fenomeno radicale e in particolare la sua crescita elettorale hanno cause molteplici e non facilmente liquidabili. Gli stessi errori della sinistra nel triennio '76 - '79 forniscono soltanto una spiegazione parziale, perché le motivazioni più di fondo vanno ricercate nella crisi di valori e di prospettive della società tardocapitalistica e di tutti i modelli finora realizzati di "socialismo reale".
Il partito radicale ha aggregato gente diversa, sulla base di motivazioni molto differenziate, con suggestioni propagandistiche e, talvolta, anche con l'individuazione di obiettivi validi, in una miscela originale. E' giunta l'ora di una riflessione seria. Quando ci si trova davanti ad un manifesto come quello del "fascio" Curcio-Berlinguer occorre avere il coraggio di assumersi tutte le responsabilità di una lotta serrata su una questione che è discriminante: l'individuazione dei nemici della democrazia. Pannella e i suoi dieci referendum mirano a confondere le idee della gente, a stabilire segni di identità laddove esiste contrapposizione, ad assolvere chi andrebbe perseguito e a punire chi andrebbe premiato.
In questo polverone può passare di tutto, dalla giustificazione morale del terrorismo brigatista fino alla sollevazione antidemocratica attorno ad un "uomo forte" (o magari ad un ayatollah laico).
Sono molti i radicali che possono unirsi alle altre forze della sinistra in una battaglia comune per trasformare questa società pur conservando una loro distinta fisionomia culturale e politica; essi però devono comprendere di quale strumentalizzazione siano vittime quando si rassegnano a vedere l'albero del loro impegno particolare dimenticando la foresta che dirigenti intoccabili stanno costruendo.