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Rippa Giuseppe - 28 giugno 1980
I conti con i referendum
Conclusa la raccolta delle firme, abbiamo raggiunto un potenziale punto di partenza. In che modo le forze politiche faranno...

di Giuseppe Rippa

SOMMARIO: I "10 referendum contro il regime" sono stati sottoscritti da 800.000 cittadini: il primo segno tangibile del successo è nell'articolo di Giovanni Berlinguer (su "Rinascita") che invita a "fare per tempo i conti politici con i referendum". Ma non cambia l'impostazione del Pci: i referendum non possono costituire la via per il rinnovamento della società e dello Stato, e sono "destabilizzanti". Una risposta a questa affermazione: con i referendum si dà un'alternativa di partecipazione e di organizzazione della società civile, rispetto ai "partiti totali": questo è un sostanziale contributo alle istituzioni sempre più in crisi di legittimazione. Ma è proprio il Pci che più teme i referendum, che rendono evidente l'immobilismo di tutta la sinistra storica, per 35 anni, sui reati d'opinione, sui tribunali militari, sull'ergastolo. Giovanni Berlinguer riconosce che fu il referendum sul divorzio a dare il primo scrollone alla Dc. Perché allora non interrogarsi su come quel successo si concretizzò, e sul p

erché dell'atteggiamento del Pci, che fino all'ultimo cercò il compromesso con le forze clericali per evitarlo?

(NOTIZIE RADICALI N. 32, 28 giungo 1980)

Se si considera l'ostilità profonda da sempre espressa dai vertici comunisti verso i referendum, allora c'è da dire che la calibrata e cauta presa di posizione di Giovanni Berlinguer sul n. 27 di Rinascita "Facciamo per tempo i conti politici con i referendum", è da registrare come un importante riscontro politico al successo della battaglia referendaria del pr, ovvero della sua prima fase, quella della raccolta delle firme. Portato a fare i conti con i fatti olitici che incidono sui rapporti di forza e gli schieramenti che da questi si producono, il pci sembra, a giudicare da quanto scritto dalla sua rivista teorica, molto più accorto e in definitiva meno propenso ad assumere di fronte alla prossima scadenza referendaria un atteggiamento di preconcetta ostilità, né tanto meno intende assumere posizioni di attacco per poi rischiare di essere "lasciato solo". "C'è bisogno di una riflessione più puntuale" - dice G. Berlinguer -. Vediamo: prima di tutto - afferma il parlamentare comunista - non è per la via ref

erendaria che si può determinare un rinnovamento della società e dello Stato (vedi anche la relazione di Cossutta al Comitato Centrale); i referendum inoltre hanno un'"effetto destabilizzante". Subito una risposta su questo punto. Il referendum è a nostro giudizio il viatico attraverso cui può passare una salita di tono dell'intera vita politica italiana. Nessuno si illude che il rinnovamento istituzionale possa avvenire nel nostro paese grazie solo ai referendum. Ma c'è intanto l'azione stimolatrice all'immobilismo dei partiti, questo sì. Come pure il consolidarsi della praticabilità dell'istituto referendario può fornire ad una sinistra che si candida ad essere forza di governo un concreto modo per offrire all'avversario di classe un terreno di confronto e di scontro politico che non è quello del ricatto dello strangolamento economico o di un colpo di stato (il cosiddetto pericolo cileno) ma della democrazia e della prassi costituzionale. Anche in questa prospettiva il referendum si conferma non di destabi

lizzazione, ma anzi di correttivo al deterioramento delle istituzioni. Dare alla Dc la possibilità di tenere due o quattro referendum per volta è sicuramente una garanzia di crescita democratica effettiva e tangibile. A questo punto si aggancia il discorso del referendum che in prospettiva può e deve diventare non più un fatto traumatizzante, ma un normale istituto. L'inflazione del referendum va prevista, gestita e in una certa misura auspicata. Si tratta, d'altronde, d'un fatto naturale ed inevitabile. "I referendum sono avviati, e la politica italiana dovrà fare i conti con essi". Questa affermazione di Berlinguer conferma che avevamo visto giusto nelle nostre scelte congressuali. L'essere riusciti ad imporre la centralità delle nostre iniziative in un quadro politico sempre egemonizzato da un sistema di regime partitico su cui si è forzatamente tentato di incardinare la Costituzione materiale contro l'auspicata repubblica costituzionale, legittima il nostro ruolo di forza alternativa. Avevamo affermato c

he in linea generale il referendum, nel quadro istituzionale della Costituzione, è strumento fondamentale di iniziativa politica alternativa, che, in una società industriale matura, non può essere solo un fatto di opposizione parlamentare. Se il problema di fondo rimane quello di realizzare diverse forme di vita e di partecipazione istituzionale dei cittadini al potere, e di trovare il modo per cui queste diverse forme di vita politica siano effettivamente democratiche nel senso che abbiano protagonisti radicalmente diversi e associazioni di cittadini radicalmente diverse da quelle partitiche (i partiti totali, come li definisce Marconi su Mondoperaio n. 6) e allora il referendum è più che mai oggi il più sostanziale contributo alle istituzioni sempre più travolte da una profonda crisi di legittimazione. Altro che processo di tipo destabilizzante! Deve essere comunque rilevata l'indubbia positività dell'atteggiamento socialista nei confronti dei referendum, poiché è anche grazie alla posizione assunta dal ve

rtice socialista che si è rotto il patto di unità di quello che è stato definito il Club dei partiti che in tutti i modi (disinformazione e censura prima di tutto) ha cercato di limitare la portata e l'incisività del referendum proprio perché legale, coinvolgente, privo di delega.

Nel merito poi la posizione del partito comunista di presenta più attenta e articolata di quanto si era potuto registrare prima che le forze fossero state consegnate in Cassazione, quando gli attacchi e gli insulti erano quotidiani e indiscriminati. Sui reati di opinione, i tribunali militari la posizione comunista è di evidente difficoltà poiché il mantenimento nei nostri codici di norme di dubbia incostituzionalità è sicuramente una responsabilità anche dei partiti di sinistra che in 35 anni non hanno fatto nulla per cancellare questa vergogna. Che nella V, VI e VII legislatura il pci abbia presentato proposte di legge per la soppressione dei reati di opinione senza poi farne nulla aggrava e non giustifica la sua posizione rendendo evidente una obiettiva complicità con un disegno autoritario che conservando questi reati in realtà mira a conservare gli strumenti per reprimere ogni forma di dissenso.

Sull'ergastolo si deve registrare, da quando scrive G. Berlinguer, una posizione importante che se sarà mantenuta avrà effetti significativi. "Vi è una lotta di principi, da condurre coraggiosamente". Era ora potremmo dire, se si pensa che in tempi recenti, da sinistra vi è stato un lento assecondare una reazione forcaiola rispondente ai peggiori stimoli di vendetta sociale, e l'abbandono dei valori della civiltà giuridica, dello sviluppo della coscienza e della consapevolezza collettiva per lasciare spazio alla barbarie giuridica che è bene ricordarlo affonda le sue radici anche nella cultura di certa sinistra stalinista e totalitaria. Dopo le violente polemiche contro i radicali e i gruppo protezionistici, polemiche che non hanno risparmiato lo stesso Umberto Terracini, emerge, sotto il peso delle 850 mila richieste di abrogazione della caccia una posizione certamente imprevedibile solo qualche mese fa: "non vedo perché il pci debba costringere a votare pro o contro l'uccisione della selvaggina". Il che de

tto da un partito che pretende di rappresentare tutto dei suoi iscritti e dei suoi elettori non lasciando nessuna libertà di scelta alle singole opzioni che si presentano al cittadino, volendo mediare tutto e tutti non è cosa di poco conto. Credo che in misura significativa in questo caso si confermi la positività dello strumento referendario e la sua capacità di rompere la vocazione paternalistico-manipolatoria con cui la società politica, i vertici dei partiti, pretendono di monopolizzare e lottizzare tutti gli spazi, politici, economici, culturali e sociali in nome di opzioni sempre più generiche e di vere proprie deleghe in bianco.

I referendum sulle centrali nucleari e sull'hashish e la marijuana vengono affrontati in modo problematico senza false certezze il che è già un aspetto importante per avviare un serio dibattito su questi temi fondamentali riguardanti le scelte del nostro futuro e il modo di affrontare i problemi della nostra società.

In margine alcune annotazioni: Berlinguer dice il referendum sul divorzio ha costituito il primo rovescio della DC per responso delle urne. Perché allora non interrogarsi su come quel successo si concretizzò e quale fu l'atteggiamento del pci che fino all'ultimo tentò di scongiurare la consultazione popolare affermando che saremmo andati incontro ad una grave spaccatura nel paese?

L'altra precisazione è sui rapporti tra radicali e socialisti e su questi potranno produrre miglioramenti di rapporti fra tutta la sinistra. Su questo si può affermare che proprio sui dieci temi referendari si potrà determinare nella concretezza e nella importanza che hanno una prima base di discussione su cui misurare la reale volontà di tutte le forze della sinistra per un programma alternativo e di unità di azione di legislatura della sinistra.

 
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