di Marco PannellaSOMMARIO: Il timore di un intervento militare sovietico in Polonia, come dodici anni fa a Praga, è stato chiarmente espresso dai massimi rappresentanti polacchi. In Urss, si è rafforzato il potere centralista, burocratico e militare: un pericolo per l'umanità. Gli Stati occidentali hanno oggi la stessa ideologia che fu della Società delle Nazioni negli anni Trenta, fallimentare contro regimi che hanno in sè la necessità della violenza e della guerra. Il Nord Est e il Nord Ovest concorrono alla politica d'investimento folle in armamenti, e creano lo sterminio per fame, e per guerre locali, di decine di milioni di persone ogni anno.
(L'AVANTI, 21 agosto 1980)
(Abbiamo chiesto a Marco Pannella la sua opinione sui fatti polacchi di questi giorni. Ecco, qui di seguito, il suo articolo.)
Dodici anni fa, in queste ore, i carri armati sovietici si apprestavano a entrare a Praga, erano già in marcia. Contro la democrazia, contro il socialismo, contro la cosiddetta indipendenza nazionale, contro l'autodeterminazione dei popoli. In queste ore, in Polonia, il timore e la minaccia di analogo intervento sono stati implicitamente ma chiaramente presenti negli stessi interventi ufficiali dello Stato e del Partito polacchi.
Nel frattempo la struttura totalitaria e violenta dell'URSS si è ulteriormente rafforzata e la logica di oppressione, di aggressione, di guerra domina la sua politica: innanzitutto quella interna, e quella internazionale, come Afganistan - con i suoi morti russi e afgani - dimostra.
Ad oltre un quarto di secolo dall'inizio della destalinizzazione lo stalinismo (non necessariamente le forme più rudimentali e barbare con cui si è espresso in Russia) è trionfante. Il potere burocratico e militare è senza più limiti né alibi.
Rappresenta un pericolo, il pericolo per l'umanità.
La scelta iper-nucleare, nel civile ancor più che nel militare, condiziona ormai per decenni lo sviluppo delle strutture industriali, economiche e politiche dell'impero sovietico, del nord russo, e sollecita nella stessa direzione quelle del mondo intero.
Il mondo cosiddetto libero (quello anche della Bolivia, del Cile, delle alleanze più barbare in tutto il terzo e quarto mondo), risponde accettando il ricatto, il modello di sviluppo che la follia sovietica, follia strutturale e istituzionale, ideologica e politica è costretto a esigere dal permanere al potere del gruppo dirigente. Nelle sue punte più »avanzate , »responsabili , più »democratiche e »tolleranti , gli Stati occidentali, di democrazia politica, hanno come bandiera la stessa ideologia e la stessa politica che fu propria della Società delle Nazioni e emblemizzate dai Deladier (e Laval) e dai Chamberlain di Monaco. La non-resistenza alla violenza, il dialogo costante con i titolari di strutture statuali e produttive che portano in loro la necessità e la fatalità della guerra, degli stermini, della paura della libertà e della pace. Assieme al Nord-Est e il Nord-Ovest concorrono a sterminare ogni anno, per poter investire somme folli in armamenti, decine di milioni di persone per fame, centinaia di
migliaia per »guerre »locali . Ieri si rispondeva a Hitler e Mussolini ignorando come fatalità o marginalità i campi di sterminio, le aggressioni nazionalistiche o imperialistiche, strutture antiliberali e antipacifiche. Oggi sembra che si risponda anche associandosi nelle barbarie, per meglio controllarla.
I nonviolenti integrali, gli antimilitaristi, gli unilateralisti, gli internazionalisti e socialisti umanisti e libertari non possono ormai che rifiutare ogni complicità e tolleranza con questa politica. Nell'anniversario di Praga, e di fronte ai nuovi fatti di Danzica (dopo quelli degli anni '30 e '60), denunciano da soli i pericoli e la realtà di questa politica.