di Marco Pannella("Quaderni Radicali" n. 2 marzo 1978)
SOMMARIO: Una raccolta di scritti sull'antifascimo libertario dei radicali: riconoscere il fascismo vuol dire capire quello che è stato e soprattutto quello che può essere. Troppo spesso dietro l'antifascismo di facciata si copre la complicità con chi ha rappresentato la vera continuità con il fascismo, la riproposizione di leggi e di metodi propri di quel regime.
("NOI E I FASCISTI", L'antifascismo libertario dei radicali
a cura di Valter Vecellio, prefazione di Giuseppe Rippa - Edizioni di Quaderni Radicali/1, novembre 1980)
"Lo stesso giorno in cui veniva resa nota la sentenza dei magistrati romani sul processo contro "Ordine nuovo", a caldo, Marco Pannella scriveva in fretta le seguenti righe e le inviava a "Lotta continua" pregando i compagni della direzione di quel quotidiano di pubblicarle comunque, magari come lettera. Dopo alcune ore, appreso che Lc non intendeva pubblicarle, Pannella ne lasciò alcune copie in sala stampa di Montecitorio. Non un rigo della dichiarazione fu ripreso da un qualsiasi giornale. L'episodio, pur marginale è sintomatico di certi persistenti ritardi e errori, pur in una situazione di grande progresso e interesse, in Lotta continua. Perché censurare quell'intervento? Per una sorta di "paternalismo" di compagni nei confronti di chi essi sanno bene, e da anni, non perde occasione per rendere le lotte della sinistra sempre più rigorose e che, per questo, non di rado si è esposto ad essere linciato dal conformismo, presente a sinistra e nell'estrema sinistra? Pannella ci ha dichiarato che, sicuramente,
se avesse dovuto o potuto esprimere con più calma e estensione il suo giudizio su quell'episodio, avrebbe probabilmente cercato di calibrare ulteriormente quel suo intervento, necessariamente sommario e quindi inadeguato e fonte di possibili equivoci.
Ma che senso ha il "dialogo" se deve aprirsi solamente in momenti sterilizzati e "culturali" e non in quelli magari torbidi e "politici" dell'azione e dell'intervento?"
Partiti e organizzazioni sindacali, sindaci e organi di stampa che ora lanciano grida belluine e di dolore contro la sentenza di assoluzione dal reato di ricostituzione del Partito fascista imputato a 113 individui (fra i quali numerosi sono gli assassini, i teppisti, gli uomini di mano o i protetti di servizi di stato nazionali e stranieri), sono gli stessi partiti e organizzazioni sindacali che da almeno vent'anni trovano normale che la Repubblica italiana sia inchiodata a leggi e ordinamenti fascisti, dal codice penale Rocco ai codici militari, al Concordato, e che li aggravano e usano oggi come strumento di governo e di persecuzione di militanti e di cittadini democratici, di repressione sociale e di pretesa "tutela" dell'"ordine pubblico".
Questi partiti, queste organizzazioni sindacali queste associazioni burocratizzate e di comodo ex-combattentistiche e reducistiche sono gli stessi che hanno taciuto ieri, o hanno esultato, dinanzi al colpo di mano della Corte Costituzionale che ha colpito quanto di realizzato della Costituzione pur di difendere dalla condanna popolare le peggiori, più barbare, ignobili e violente leggi del fascismo.
Costoro ora insorgono, esemplari eroi o maramaldi di regime, contro un Tribunale che ha probabilmente impiegato tre giorni per giungere alle conclusioni cui ormai perfino cultura e storia di regime stanno arrivando: che nulla in comune hanno o possono avere i Concutelli e i suoi pari con i Giovanni Gentile e gli Alfredo Rocco (massimo giurista e legislatore "repubblicano", di questa Corte Costituzionale e dei nostri ineffabili Parlamenti), con i Vittorio Emanuele III e i Benito Mussolini.
Si parva licet... gli eredi di chi riuscì a massacrare libertà, giustizia, democrazia, stato di diritto, e alla fine, l'Italia intera, per oltre un ventennio, (e non gli impossibili "ricostitutori": dopo 33 anni!) sono, semmai, oggi i Paolo Rossi, gli Aldo Moro, gli Amintore Fanfani, non altri; e se alcuni di costoro furono, nel passato remoto, per qualche anno e non oltre 33 anni fa, antifascisti anche in questo seguono la tradizione: Benito Mussolini, 7 anni prima di andare al potere, era anche lui uno dei più prestigiosi e amati leader socialisti. I Dumini (assassini di Matteotti) e i Concutelli, infatti possono vivere e operare ovunque e sempre: non migliori di loro sono stati gli agenti di partito e delle polizie segrete che hanno torturato, massacrato, sterminato milioni e milioni di operai e contadini, comunisti e socialisti, anarchici e democratici nel mondo contemporaneo.
Come già con Avanguardia Nazionale, oggi con Ordine Nuovo si è tentato di imporre alla Repubblica l'uso fascista di leggi fasciste, con l'alibi della persecuzione "antifascista" dei "fascisti". La si è coinvolta in processi grotteschi e indegni, nel corso dei quali si è rischiato di dare patenti di martirio a delinquenti che non si osa spesso processare e condannare per i misfatti che hanno effettivamente compiuto non di rado su diretta commissione di alti ambienti di regime.
Queste leggi, che con il pretesto di qualche processo bidone, servono poi a legittimare processi reali e di massa, contro militanti di classe, democratici e davvero antifascisti.
Per questo non mi unisco al linciaggio di regime contro il Tribunale che ha tolto alibi ideologici e dignità civile a gente che non ne merita, oltre che assolvere probabilmente anche qualche cittadino pienamente innocente. Nei nostri codici c'è il reato di associazione a delinquere (anche se né l'Inquirente né la Corte Costituzionale hanno mostrato di saperlo in occasione del "processo" Lockheed"); e sono dei reati anche quelli della manovalanza nera non più e non meno di quelli dei personaggi al di sopra di ogni sospetto che li hanno usati e protetti. Si condanni per questi reati.
Ci si risparmi la cialtronata di processi di ricostituzione del Partito Nazionale Fascista da parte di chi ha sacralizzato le sue leggi, imponendole all'Italia per 33 anni quando il fascismo era riuscito a mantenerle per molto meno; o di chi non ha visto che "mine vaganti" e "lacerazioni" nei referendum costituzionali abrogativi del fascismo reale e vivente delle leggi, nel fascismo dei governanti.
Da parte antifascista si smetta dunque con lo spettacolo indecente delle lacrime di coccodrillo, con i lamenti e le imprecazioni, per iniziare subito la campagna per la vittoria del "sì" nel referendum abrogativo della infame legge Reale; la legge, cioè, del confino politico fascista, della licenza d'assassinio, atto preparatorio necessario per far passare anche il fermo di polizia e le altre aberrazioni giuridiche siglate da Cossiga e Bonifacio, per conto dei "sei partiti" dell'"arco costituzionale".
Marco Pannella