SOMMARIO: Scheda sul referendum abrogativo dell'ergastolo.
(NOTIZIE RADICALI, 3 gennaio 1981)
NORME DA ABROGARE
Codice penale:
Art. 17 - Pena dell'ergastolo (comma primo, n. 2)
art. 22 - Ergastolo. (La pena dell'ergastolo è perpetua, ed è scontata in uno degli stabilimenti a ciò destinati, con l'obbligo del lavoro e con l'isolamento notturno. Il condannato all'ergastolo può essere ammesso al lavoro all'aperto).
SCHEDA SULL'ERGASTOLO
I delitti per i quali il Codice Penale prevede la pena dell'ergastolo sono molti e vanno da attentati contro la sicurezza dello Stato (es. art. 243 intelligenze con lo straniero a scopo di guerra contro lo Stato italiano, se si verificano ostilità. Art. 244 atti ostili verso uno Stato estero, che espongono lo Stato italiano al pericolo di guerra, se la guerra avviene), a spionaggio (es. art. 258 Spionaggio di notizie di cui è stata vietata la divulgazione (se il fatto ha compromesso l'efficenza bellica dello Stato), ad attentati terroristici (attenti contro il Presidente della Repubblica, insurrezione armata contro i poteri dello Stato), ai sequestri di persona (quando il sequestrato muore), alle stragi, alle epidemie, all'avvelenamento di acque e sostanze alimentari (se dal fatto deriva la morte di alcuno) all'omicidio aggravato. E' facile notare come in effetti la pena dell'ergastolo ormai in Italia venga data solo per una piccola parte dei delitti per cui sarebbe prevista e come alcune volte (nel cas
o di Seveso quanto l'Icmesa provocò l'inquinamento di una grossa fascia di territorio) sia completamente lasciata da parte.
Nel 1977 (a questa data vi sono i dati esatti) su 12.265 detenuti 356 sono stati condannati all'ergastolo, che rispetto al totale dei detenuti equivale al 2,90%; è interessante vedere la differenza che c'è dal 1946. infatti nel '46 i detenuti erano 18.418 di cui 1068 condannati all'ergastolo, quindi il 5,79% rispetto al totale dei detenuti; vale a dire che dal 1946 al 1977 c'è stato (anche se con qualche irregolarità) un continuo diminuire dei detenuti condannati all'ergastolo; per quanto riguarda gli anni che vanno dal '77 all'80 è possibile avere solo i dati riguardanti le condanne all'ergastolo; e precisamente i detenuti condannati all'ergastolo estratti alla data del 31/12/78 erano 333 di cui 289 in base a sentenza definitiva; quelli estratti alla data del 31/12/79 erano 319 di cui 249 in base a sentenza definitiva; quelli estratti alla data del 30/9/80 erano 305 di cui 232 con sentenza definitiva.
E' interessante sapere che l'art. 176 del codice penale relativo all'ergastolo prevede che il condannato all'ergastolo possa essere ammesso alla liberazione condizionale quando abbia effettivamente scontato almeno ventotto anni di pena.
Dal 1946 al 1964 vi sono stati 397 condannati all'ergastolo di cui 80 graziati, 132 ammessi alla liberazione condizionale, 60 deceduti in espiazione della pena, 125 tuttora detenuti. Dal 1964 al 1980 è possibile sapere solo i provvedimenti di grazia e di liberazione condizionale concessi ai detenuti; le grazie sono state 183 e le liberazioni condizionali 360.
ABOLIZIONE DELL'ERGASTOLO
L'abolizione della pena dell'ergastolo è stata già proposta in una delle passate legislature, con una proposta di legge presentata al Senato e da essa approvata con la riforma del Codice penale; la Camera non lo approvò soprattutto per il mutamento del clima politico e per il diverso atteggiamento dell'opinione pubblica verso la criminalità, sempre più feroce ed agguerrita. Come abolire l'ergastolo quando si invoca la pena di morte?
Il discorso è di fondo. E crediamo in ogni caso di dover rivendicare ai termini del dibattito che è proprio nei momenti di disordine, nei momenti difficili, e non in quelli in cui tutto procede per il meglio e nelle situazioni di tranquillità, che si mettono alla prova i principi in cui si crede o si afferma di credere. Perchè dietro la richiesta della pena di morte non c'è solo la reazione immediata, irriflessa di fronte alla barbarie sanguinosa degli eccidi, c'è anche una cultura che non è solo quella della reazione forcaiola, ma ha anche le sue radici in certa sinistra cui si sono ispirati, in tempi della loro vita, uomini con origini di sinistra come Crispi e Mussolini. Ed allora occorre avere la consapevolezza di non dimenticare Cesare Beccaria o Piero Calamandrei. Sono sicuramente di fronte a questo referendum due civiltà giuridiche, due concezioni della società e dello stato: quella della ragione illuminata che ormai è affidata solo allo sviluppo della conoscenza e della consapevolezza collettiva
e quella de potere, dei suoi apparati, dei suoi filosofi, dei suoi giustificatori per malinteso realismo, cioè di coloro che affermano che in linea di principio, sicuramente .... la costituzione, l'ergastolo no; ma il popolo non capirebbe....
Certamente chi chiede l'abrogazione della pena dell'ergastolo ispira la sua richiesta e le sue motivazioni al superamento della concezione retributiva della pena, della pena come vendetta sociale; superamento che è chiaramente enunciato nell'articolo 27 della Costituzione per il quale la pena non deve contrastare col senso di umanità e deve tendere alla rieducazione del condannato. Sono disposizioni che non hanno un contenuto moralistico. Per il diritto il colpevole non è considerato sotto l'aspetto della moralità, ma sotto quello delle asocialità. La pena allora è rieducativa quanto opera il reinserimento del condannato nella vita sociale. E la pena a vita esclude questa possibilità: ignora del tutto il problema. Il senso di umanità di cui parla la Costituzione non è allora quello pietistico dell'assicurare buone condizioni di vita, ma l'esigenza che il condannato sia considerato come un uomo, e non come un animale ormai "moralmente" perduto, da abbattere. La logica dell'ergastolo è ancora e sempre que
lla della pena di morte; a anche peggiore. E' una tortura che toglie al condannato anche la speranza del ritorno al consorzio civile.
Certe afferatezze, come il recente duplice omicidio nel carcere di Novara, si spiegano solo in tale contesto.
Ma la scelta di questo momento per proporre al paese intero con lo strumento del referendum, l'abolizione della pena del carcere a vita è una scelta ispirata a motivi non di natura ideologica o giuridica, ma di natura politica.
Essa è legata, costituisce la puntuale prosecuzione della denuncia di quanti ritengono che i metodi sinora seguiti dai governi che si sono succeduti nella direzione del Paese per affrontare i problemi dell'ordine pubblico sono totalmente errati, inadeguati, controproducenti. Non è con il rafforzamento delle pene che si combatte la criminalità, ma con la ristrutturazione dei pubblici apparati per metterli in grado di affrontare i problemi di uno sviluppo industriale convulso, delle grandi migrazioni interne, di un urbanesimo caotico, del disancoramento di larghe fasce di popolazione da modi di vita tradizionali. La pena ha efficacia preventiva se è rapida e certa; chi sta per commettere un crimine può esserne dissuaso se sa che sarà sicuramente arrestato e subito condannato. Giustizia, polizia, codici, processi che si celebrano ad anni ed anni di distanza dal momento della commissione dei crimini, una polizia che è stata ristrutturata nel '47 su basi militari per fronteggiare temute sollevazioni di piazza, un
'organizzazione della giustizia ancorata a strutture, anche fisiche, vecchie di decenni. La strada del rafforzamento delle pene e delle misure poliziesche è ormai perseguita da molti anni con l'unico risultato che a scadenze ricorrenti nuove misure sempre più restrittive delle libertà fondamentali entrano nei nostri ordinamenti, senza alcun esito nella lotta alla criminalità, e con le tragiche conseguenze che l'elenco dei morti si allunga anche per le sviste, le disattenzioni, gli stupidi concorsi di circostanze sotto il piombo delle forze di polizia. Mentre indizi sempre più ripetuti e più gravi dimostrano anche come una potente criminalità organizzata non manchi di agganci all'interno delle stesse strutture pubbliche, di cui in non pochi casi ha dimostrato di conoscere in anticipo determinazioni e iniziative.
E' proprio quindi per imporre all'opinione pubblica una discussione generale sulle reali direzioni nelle quali è indispensabile indirizzare l'azione del parlamento e del governo per combattere la criminalità, è proprio per contrastare la pericolosissima tendenza a credere che i problemi dell'ordine pubblico si affrontino rafforzando la pena e concedendo alla polizia la licenza di uccidere e a pacifici cittadini quella di circolare armati trasformandoli in caricaturali pistoleros, che oggi viene proposto questo referendum, in insieme quello sulle recenti norme in materia di ordine pubblico, come a suo tempo fu proposto quello sulla legge "Reale".