di Lucio Lombardo RadiceSOMMARIO: Probabilmente, gli "assassini delle brigate Rosse" "disprezzano Marco Pannella, non lo considerano loro "compagno". Invece, Pannella "si sta comportando... come un fedele compagno degli assassini". Nelle sue "concioni" radiofoniche il concetto di fondo è stato che "D'Urso è condannato a morte non dalle BR ma dai giornali e dai giornalisti che si rifiutano di pubblicare i comunicati" brigatisti... Tutto ciò va rifiutato: sulle BR e soltanto su di loro "ricade la responsabilità delle esecuzioni capitali... decretate". Con la sua "rozza sofistica", "il compagno - loro, non nostro - Pannella" compie un "rovesciamento propagandistico": "E' Scalfari, sono i giornalisti gli assassini!". "Tutto viene stravolto". L'a. pensa sia del tutto vano un "appello umanitario" agli "uomini delle Brigate Rosse", che sono "fuori della logica e dei sentimenti umani", ma un appello umanitario non può che cominciare con le parole "Comunque non uccidete!". Nella vicenda D'Urso "tutte le parole e i gesti di Marco Pannella" s
ono stati "spregevoli". Dobbiamo dunque "colpirlo" con la "condanna morale alla esclusione dal dialogo con chi ha sensi di umanità".
(»L'Unità 13 gennaio 1981 - ripubblicato in "I RADICALI: COMPAGNI, QUALUNQUISTI, DESTABILIZZATORI?", a cura di Valter Vecellio, Edizioni Quaderni Radicali/5, 1981)
Non so se gli assassini delle Brigate rosse considerino loro compagno Marco Pannella. Probabilmente no, lo disprezzano come disprezzano tutti i »riformisti , tutti i »borghesi , lo utilizzano cinicamente come un »utile idiota . Invece, Marco Pannella, si sta comportando nei fatti come un fedele compagno degli assassini. Nelle tragiche quarantotto ore dell'»ultimatum brigatista, il concetto centrale delle interminabili concioni non-stop del leader radicale alla sua radio è stato quello che il giudice D'Urso è condannato a morte non dalle Br ma dai giornali e dai giornalisti che si rifiutano di pubblicare i comunicati dei »proletari prigionieri delle carceri di Trani e di Palmi. Ora, questo è esattamente ciò che i boia delle Br vogliono.
Sono essi che, nel loro ordinamento »giuridico praticano il processo senza accuse, senza prove, senza difensori, senza appelli, sono essi, che hanno reintrodotto quella pena di morte, che la Repubblica italiana si gloria di aver eliminato con il fascismo; su di loro, e soltanto su di loro, ricade la responsabilità delle esecuzioni capitali da loro, e soltanto da loro decretate. Ebbene, questa elementare verità di fatto deve essere rovesciata propagantisticamente: non i »tribunali dell'arbitrio e i loro boia, ma coloro che non ne riconoscono l'autorità avrebbero sulla coscienza le condanne e le esecuzioni delle Br. Di questo rovesciamento propagandistico si incarica il compagno - loro, non nostro - Marco Pannella, colla sua rozza sofistica, il suo gusto per la volgarità violenta, i suoi patologici complessi di superiorità. »Alla gogna Eugenio Scalfari , blatera il compagno dei terroristi, è Scalfari, sono i giornalisti gli assassini! E così, i veri, gli unici e soli assassini restano coperti e in definitiva
giustificati.
Tutto viene stravolto. Sarebbe umanitario non chi si rivolge alle Br perché comunque, non uccidano, come fece Paolo VI nel suo scritto umanamente più alto e bello, quello rivolto agli »uomini delle Brigate rosse , ma chi scarica la responsabilità di un assassinio su chi non cede alle richieste degli assassini, ben sapendo che se lo facesse, la strage continuerebbe, e anzi l'ondata di morte verrebbe esaltata.
Io sono tra coloro che ritengono del tutto vano un appello umanitario agli »uomini delle Brigate rosse , che attraverso un processo di disfacimento vero e proprio del pensiero e della personalità, sono ormai al di fuori della logica e dai sentimenti umani. Ma comprendo benissimo che altri credano invece giusto fare alle Br un appello umanitario.
Il fatto è però che un appello, per chiamarsi umanitario, non può che cominciare colle parole: Comunque non uccidete!
Nel caso particolare del giudice D'Urso, un sincero umanitario, poteva anche (io non sono d'accordo, ma poteva) proseguire facendo presente che molte delle richieste delle Br erano state soddisfatte. Una posizione sbagliata, ma non spregevole. Non spregevole come tutte le parole e i gesti di Marco Pannella e dei suoi più fedeli - non dico, non voglio dire dei radicali in genere - nella vicenda D'Urso. A costoro non è bastato aver reso possibile la diffusione dei comunicati dei »Collettivi di lotta di Palmi e di Trani, che tutta Italia conosce nei loro concetti essenziali, che sono pubblici ormai anche se non da tutti pubblicati. Potevano fermarsi qui e ricordarsi che mentre i giornalisti da loro messi sotto accusa non hanno ammazzato nessuno, questi comunicati esaltano come »tempestiva e precisa rappresaglia un'altra atroce condanna a morte, quella del generale Enrico Galvaligi: e preannunciano nuove ribellioni dentro le carceri, nuovo terrore fuori. Lo dicono loro, che comunque andranno avanti sulla loro
via di morte!
Mancava loro un compagno. Lo hanno trovato.
E' giusto che Marco Pannella sia protetto dalla immunità parlamentare, non invoco davvero processi penali e condanne contro di lui. Possiamo però e dobbiamo colpirlo con una condanna non cruenta ma non perciò meno dura: la condanna morale alla esclusione dal dialogo con chi ha davvero sensi di umanità.