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Sciascia Leonardo - 16 gennaio 1981
ORGANIZZIAMO LA SOPRAVVIVENZA
di Leonardo Sciascia

SOMMARIO: Commenta la notizia che il 12% degli elettori francesi sembra pronto a votare per il comico Coluche, e deplora gli intellettuali francesi che da sinistra "sono accorsi a dichiarare appoggio" a questa candidatura: "sul sistema democratico si ride da destra, la sinistra non è mai riuscita a riderne e a ridersene". Tra gli intellettuali è anche Felix Guattari il quale sostiene che la candidatura del comico e il consenso che incontra servono a dire esplicitamente che "l'elezione presidenziale è una farsa".

Se Guattari dichiara che "in Francia c'è altrettanto bordello che in Italia" Sciascia teme che ve sia anche di più, come testimonia appunto la vicenda Coluche: il che, tuttavia, non deve consolarci. Ricorda infine una commedia di Eduardo De Filippo, "La paura numero uno". Il protagonista è ossessionato dalla paura dello scoppio della guerra. I parenti organizzano allora una trasmissione radiofonica in cui lo scoppio della guerra viene appunto annunciato: a questo punto l'uomo, con lucidissima iniziativa, "comincia ad organizzare la sopravvivenza". Altrettanto, secondo Sciascia, dovremmo fare noi.

(NOTIZIE RADICALI, 16 gennaio 1981)

Roma, 16 gennaio '81 - N.R. - Leonardo Sciascia ha scritto un articolo, "Organizziamo la sopravvivenza", che viene ospitato dal quotidiano "Il Giornale di Sicilia".

"Il 12% degli elettori francesi pare abbia intenzione di votare, alle prossime elezioni presidenziali, per il comico Coluche. Se si considera che Georges Marchais probabilmente andrà oltre il 14 e Mitterand oltre il 18, la percentuale di voti che i sondaggi prevedono per Coluche è un fatto - impolitico nei momenti, nei mezzi, nel linguaggio - di considerevole e allarmante portata politica. Bisognerà non solo spiegarselo, ma farne conto; e più se ne deve fare conto - e cioè temerlo - per la sinistra che per la destra. Perché il fenomeno batte a sinistra ma è per sua natura di destra. Ed appare nuovo negli strumenti, nei modi, nel protagonista; però sostanzialmente nuovo non è: e dispiace che gli intellettuali francesi che da sinistra sono accorsi a dichiarare appoggio alla candidatura di Coluche non si siano soffermati a questa elementare riflessione: che sul sistema democratico si ride da destra, che la sinistra non è mai riuscita a riderne e a ridersene. La sinistra intendo, marxista e rivoluzionaria. Chi è

riuscita a riderne e a ridersene è stata quella eversione interna al sistema democratico che è il fascismo: e il linguaggio dannunziano-mussoliniano non è nella sostanza molto lontano da quello di Coluche, anche se meno triviale e più ornato e sonante. Coluche sta lì, a dire che le elezioni sono inutili, come Mussolini diceva, che erano "ludi cartacei": e intanto si prevede che raccoglierà il 12% dei voti: il che costituisce una novità, una rottura, la verifica di una possibile mobilità all'interno del sistema. Come diceva Churchill: la democrazia è il peggiore dei sistemi possibili, a parte tutti gli altri (che sono dunque il peggio del peggio, il peggio che proverbialmente non ha mai fine).

Felix Guattari che dall'estrema sinistra è tra i promotori del manifesto a favore di Coluche degli intellettuali francesi, dice che la candidatura del comico e il consenso che l'accompagna sono sintomi che rivelano "lo scarto immenso che c'è tra quello che la gente pensa e il discorso politico" e che servono a dire esplicitamente che "l'elezione presidenziale è una farsa".

Ma poiché nulla, in teoria, si oppone a che Coluche venga eletto presidente della Repubblica francese, la Francia non avrebbe in Coluche il presidente capace di realizzare "quello che la gente pensa" e, al tempo stesso, di mettere fine alla farsa periodica (i "ludi cartacei") e instaurandone una continua e totale? Non riesco a immaginare nulla di più triste di un attore comico al vertice della cosa pubblica, retrospettivamente considerando che di una certa vocazione al comico (e seppe intuirla Charlie Chaplin) Mussolini e Hitler non erano privi.

Dice ancora Guattari che in Francia "c'è altrettanto bordello che in Italia, e non è dir poco". Eh, sì, non è dir poco. Ma sarei tentato di dire che in Francia ce ne è di più, sotto apparenze diverse e nel funzionamento che ancora resiste, almeno nei servizi, della macchina burocratica. Ce ne è di più, e per il fatto stesso che una candidatura come quella di Coluche può arrivare a raccogliere il 12% dei voti: che è quella che in Italia permette al PSI di essere arbitro di tutta la situazione politica.

La constatazione che ce ne è di più in Francia, per nulla consolante, può soltanto aiutarci a fare il punto sulla nostra situazione. Che è arrivata ad un punto tale per cui non si può più essere pessimisti. Per cui, voglio dire, non si può che essere biologicamente, fisiologicamente, ottimisti: nel senso cioè, della sopravvivenza, della volontà di sopravvivere.

Trent'anni fa - esattamente nel 1950, poiché mi pare di ricordare che vi si parla di quell'Anno Santo - Eduardo de Filippo scrisse e rappresentò una commedia mai più ripresa (e non l'aveva più ripresa, mi disse l'anno scorso, perché gli era venuta a mancare Titina), "La paura numero uno". La qual paura era quella, implacabilmente ossessiva, nel protagonista, di una guerra che stesse per scoppiare. A fugare quella preoccupazione che lo rendeva inattivo e quasi delirante, a guarirlo di quel male, i familiari, escogitarono un rimedio: combinano una falsa trasmissione radiofonica, gli fanno sentire dalla radio l'annuncio che la guerra è scoppiata: una strana guerra in cui tutti sono in guerra contro tutti; una guerra endemica, stabile, perpetua. Ed ecco che a quell'annuncio, di colpo, quell'uomo, ossessionato e inattivo diventa lucido e attivissimo, comincia ad organizzare la sopravvivenza.

Ora a noi basta aprire la radio o la televisione, gettare un'occhiata ai titoli dei giornali, per sapere che siamo in una guerra di tutti contro tutti. E se cominciassimo ad organizzare la sopravvivenza, poiché di questo si tratta: di sopravvivere? Non sarebbe un modo - particolaristico ed egoistico quanto si vuole - di cominciare a finirla con questa guerra, di tutti e contro tutti?"

 
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