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Sciascia Leonardo - 9 febbraio 1981
INCIDENZE E COINCIDENZE: PARLAMENTO, "SECONDA REPUBBLICA", REFERENDUM, TERRORISMO. NE SCRIVE LEONARDO SCIASCIA.
di Leonardo Sciascia

SOMMARIO: Appunti e riflessioni di un "Block Notes" su vari argomenti: Pirandello e la sua incomprensione del parlamento ("io ci sto dentro da quasi due anni: e ancora non so cosa sia"); sul referendum sulla caccia ("ma anch'io sono stato cacciatore"); sul pentitismo di Maurice Bignami e di altri.

(NOTIZIE RADICALI, 9 febbraio 1981)

Roma, 9 febbraio '81 - N.R. - Parlamento, "seconda Repubblica", referendum, terrorismo. Ne scrive Leonardo Sciascia, un "block-notes" ("Incidenze e coincidenze"), che viene pubblicato dal "Secolo XIX". Ne pubblichiamo il contenuto.

"Uno scrittore che da giovanissimo conobbe e frequentò Pirandello mi racconta di avergli un giorno osato chiedere perché mai fosse fascista. E Pirandello, per tutta risposta: "Lei non sa che cosa è il Parlamento". Che il fascismo di Pirandello stesse quasi interamente nell'antiparlamentarismo, appare evidente anche a chi non sa nulla della sua vita e della sua opera conosce soltanto "I vecchi e i giovani". E lo stesso si può dire di molti intellettuali che allora aderirono al fascismo. Ma è un discorso che è già stato fatto e che si può continuare a fare. Oggi è però la sola battuta di Pirandello al giovanissimo scrittore che mi interessa: "Lei non sa che cosa è il Parlamento". Perché io ci sto dentro da quasi due anni: e ancora non so che cosa sia.

Si torna ogni tanto a parlare di "seconda Repubblica": che starebbe per nascere sulle ceneri della prima o, addirittura, sarebbe già nata senza che ce ne accorgessimo. In questo caso - e cioè se già nata - vuol dire che non differisce poi tanto dalla prima in progressiva usurazione e deterioramento. Se sta per nascere, in soluzione di continuità con la prima, c'è da ricordare quella espressione siciliana che, in tutte le declinazioni di tempo e persona, dice "fare la seconda" per dire il far peggio. Inutilmente e disastrosamente.

A Gardone in Val Trompia, grande festosità per il no della Corte Costituzionale al referendum sulla caccia. Non era un referendum che mi convincesse se non per il fatto che tante specie di selvaggina sono in via di estinzione: ma più per i concimi chimici che per il numero e la mira dei cacciatori (come, per esempio, le pernici in Sicilia; quasi estinte a causa di un concime chimico in grani che mortalmente le inganna). E poi, sono stato anch'io cacciatore. E senza rimorsi: che tanto varrebbe averne per il bue, il maiale e, nonché per la gallina, anche per le uova. Ma leggendo oggi frasi come queste, pronunciate in letizia da industriali e artigiani del fucile, mi rammarico del diniego della Corte Costituzionale e mi convinco che bisogna battersi ancora: "Ci fossero cento Gardone e allora l'Italia sarebbe un'altra cosa"; oppure: "Chi investe da noi investe sul sicuro". Ci meditino sopra anche i più inveterati cacciatori: se a loro il fucile serve soltanto per le lepri e le pernici.

Catturato Maurice Bignami: i giornali si chiedono se si pentirà e parlerà. L'essere presi e pentirsi ormai è tutt'uno. Il pentimento è diventato un riflesso condizionato, un effetto conseguenziale e inevitabile della cattura. Mai uno che si penta un momento prima. Tutti un momento o un mese dopo la cattura. E a riscattare tanti pentimenti condizionati, a operare in quella che i cattolici chiamano "reversibilità" ce ne vorrebbe almeno uno libero, maturato in un covo e non in un carcere.

 
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