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Sciascia Leonardo - 11 febbraio 1981
INTERVISTE: C'E' DEL MARCIO QUI IN ITALIA. NON C'E' PIU' LO STATO, E' RIMASTO IL POTERE. IL TERRORISMO NASCE DALLA REALTA' ITALIANA. DIETRO I SANTUARI CI SONO GLI "INTOCCABILI".
INTERVISTA A LEONARDO SCIASCIA.

SOMMARIO: Itervista sul caso Moro, il caso D'Urso, ecc.: lo "Stato" in Italia non esiste, c'è al suo posto "il potere", "una sorta di specchio rotto nel quale ogni frammento riflette uno stesso frammento dello Stato"...;"il terrorismo è una realtà italiana" in cui "si possono inserire fattori esterni"; le BR avevano già deciso di non liberare Moro, mentre per D'Urso "l' intenzione era di liberarlo; gli scandali riducono la convivenza civile a una guerra per bande"; la pena di morte è un "imbarbarimento dello Stato"; "non voglio andarmene" dall'Italia: "siamo legati a questa terra"...

(NOTIZIE RADICALI, 11 febbraio 1981)

Roma, 11 febbraio '81 - N.R. - "Sì, certo, c'è del marcio in Italia, come nel regno di Danimarca direbbe Amleto". Lo afferma Leonardo Sciascia, scrittore e deputato radicale, rispondendo alla domanda, appunto, se vi sia, in Italia, del marcio. L'intervista verrà pubblicata dal settimanale genovese "Il buongiorno". "Notizie Radicali" riporta il contenuto dell'intervista.

Domanda: "C'è del marcio allora in Italia, come nel regno di Danimarca... Cominciamo dal caso Moro. Cos'è costato allo Stato?"

Sciascia: "Allo Stato nulla... e poi parliamo impropriamente di Stato..."

Domanda: "In che senso?"

Sciascia: "Ne parliamo come se ci fosse questo Stato, in realtà non c'è, non esiste..."

Domanda: "Cosa c'è al posto dello Stato allora?"

Sciascia: "Allo Stato si è sostituito il potere, una sorta di specchio rotto nel quale ogni frammento riflette uno stesso frammento dello Stato".

Domanda: "Perché si parla di santuari del terrorismo?"

Sciascia: "Con la parola santuario si dovrebbe indicare un luogo che non si può violare. In questa accezione parlare di santuari in riferimento all'estero non ha senso; in Italia può avere invece un certo significato, ammettendo però che ci si riferisce a luoghi e persone intoccabili".

Domanda: "Ci sono questi intoccabili?"

Sciascia: "Possono anche esserci".

Domanda: "Lei sembra escludere che il terrorismo italiano sia pilotato dall'estero..."

Sciascia: "Il terrorismo nasce dalla realtà italiana. E' però facilmente arguibile che in questo panorama si possano inserire fattori esterni".

Domanda: "Allora Sciascia, chi ha ucciso Aldo Moro?"

Sciascia: "Moro è stato ucciso dalle BR. Non penso che trattando si poteva salvare il leader democristiano. Guardiamo il fumetto pubblicato da "Metropoli", che io ritengo sia nato da informazioni attendibili: ebbene, questo fumetto fa svolgere l'interrogatorio a Moro da carcerieri a viso scoperto e questo perché la decisione di ucciderlo era già stata presa al momento del rapimento. Ben altra cosa la vicenda D'Urso: il giudice ha detto di essere stato interrogato da persone incappucciate, quando non lo era lui stesso. La volontà quindi era quella di liberarlo".

Domanda: "Lei esclude quindi che se quel giorno al Consiglio Nazionale Fanfani avesse detto qualcosa, Moro sarebbe ancora vivo?"

Sciascia: "La decisione delle BR non sarebbe mutata nemmeno dopo un eventuale intervento ufficiale di Fanfani".

Domanda: "Si è detto che lo Stato ha trattato con le BR durante il caso D'Urso. Durante il caso Moro c'è stato un tentativo di trattativa, al di là di quello socialista?"

Sciascia: "Posso solo dire che c'era un no ufficiale, ma c'era anche una certa inquietudine e quindi una certa flessibilità anche fra chi si dimostrava ufficialmente più intransigente".

Domanda: "Ma non era più destabilizzante Moro vivo?"

Sciascia: "Non si può dire cosa sarebbe successo se Moro fosse stato liberato. Si può invece vedere come è ridotta oggi la DC, dopo la morte di Moro".

Domanda: "Ma perché tutto è cambiato con D'Urso?"

Sciascia: "Perché sono le BR che sono entrate nella fase trattativistica. Il caso D'Urso già in partenza era diverso, la decisione era quella di liberarlo. Che senso avrebbe avuto ucciderlo?"

Domanda: "Lei fa parte della commissione Moro. Se dà per scontato che il leader DC non si poteva salvare cosa ci si può aspettare dai lavori di questa commissione?"

Sciascia: "Non tutti la pensano come me, sopratutto dopo la conclusione della vicenda D'Urso. Per molti colleghi un minimo di cedimento poteva salvare Moro... Si vedrà allora quale carenza e quali eventuali responsabilità ci siano state in relazione alla possibilità di trattare e di salvare la vita a Moro.

Domanda: "Perché le BR hanno scoperto il problema del carcerario in modo così violento?"

Sciascia: "Perché con trecento di loro in galera e con la possibilità che anche quelli ancora fuori ci finiscano non potevano che scoprire questo problema, tanto più che, come ho già detto, sono proprio le BR stesse che sono diventate trattativiste".

Domanda: "Sciascia, c'è del marcio nel palazzo, gli scandali si susseguono ormai con frequenza quotidiana..."

Sciascia: "Gli scandali, dici: non solo servono a dare un certo tipo di giustificazione alle BR, si pensi alla gente sui tram o suoi treni che troppe volte dice 'hanno ragione le BR', ma sono più destabilizzanti del terrorismo stesso".

Domanda: "Perché?"

Sciascia: "Riducono la convivenza civile ad una guerra per bande".

Domanda: "Sono gli intoccabili i protagonisti di questi scandali?"

Sciascia: "Forse: c'è comunque una certa vicenda, nel senso che si è messo in moto un certo meccanismo per cui presto o tardi tutti vengono toccati da questi scandali".

Domanda: "Imbarbarimento dello Stato. Perché potrebbero avere successo iniziative come quelle per la pena di morte?"

Sciascia: "Perché la gente si sente insicura..."

Domanda: "Vuole vendicarsi, insomma..."

Sciascia: "La pena di morte è sempre una vendetta conseguita atrocemente con mezzi legali".

Domanda: "Leonardo, che rapporto c'è fra la crescente sfiducia della gente nello Stato e la violenza terroristica?"

Sciascia: "Sono due cose che esistono in collegamento e in proporzione diretta. Anche se non esistessero le BR, comunque, la sfiducia sarebbe di per sé pericolosa".

Domanda: "Sciascia, lei trascorre parte dell'anno in Francia, nella sua casa di Neuilly, nella periferia di Parigi. Il fatto di vivere parte dei suoi giorni all'estero non le ha mai fatto dire come all'ex ministro Giannini: "Me ne andrei dall'Italia", non le è mai venuta la voglia di non tornare più?"

Sciascia: "Non voglio andarmene. Sì, astrattamente si può anche dire.. Però siamo legati a questa terra, a questo paese e allora si finisce per restare volentieri..."

 
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