di Massimo L. SalvadoriSOMMARIO: I radicali sono "folklore politico" oppure "gli intransigenti tutori delle nostre libertà"?. Essi parlano ormai come "ispirati profeti" "a fronte di un sistema politico" corrotto. Questo è ormai il loro "stile inconfondibile". In verità essi non sono né quello che gli altri dicono di loro né quello che essi dicono di sé: essi hanno incarnato una "protesta autentica", ma non sono i "custodi autentici delle pubbliche virtù". Sono, piuttosto, i "figli degli aspetti meno positivi della società" che criticano. Concepiscono la vita pubblica come "spettacolo teatrale", e ciò spiega il loro comportamento in Parlamento, l'ostruzionismo, ecc. Una riforma del regolamento parlamentare è dunque "pressante".
(»Il Mondo 27 febbraio 1981 - ripubblicato in "I RADICALI: COMPAGNI, QUALUNQUISTI, DESTABILIZZATORI?", a cura di Valter Vecellio, Edizioni Quaderni Radicali/5, 1981)
Che cosa rappresentano i radicali? Sono un fenomeno di folclore politico oppure gli intransigenti tutori delle nostre libertà?
Marco Pannella, Emma Bonino, Adelaide Aglietta e tutti gli altri della schiera dei moschettieri radicali parlano sempre più come ispirati profeti a una massa di ciechi e custodi delle pubbliche virtù a fronte di un sistema politico da essi visto come Sodoma e Gomorra. E i profeti e i custodi di virtù, si sa non sentono altro vincolo che quello del proprio giudizio interiore e altro imperativo che quello della propria missione. Devono farsi sentire a ogni costo, sopra tutti i rumori dei peccatori. E' ormai questo, il loro stile inconfondibile. Non si può negare che quella radicale è una presenza significativa nella società e nella politica nazionali. Ma che cosa significa questa presenza?
I radicali non sono né quello che dicono quei loro avversari i quali li riducono a fenomeno di mero e poco tollerabile folclorismo politico e culturale, né quello che i radicali fanno credere di sé. Non sono riducibili a un fenomeno folcloristico, poiché rappresentano la protesta autentica di strati importanti del paese che non si sono più riconosciuti nelle altre forze politiche. Ora questa protesta ha avuto una funzione ormai storica nelle battaglie per mantenere vivi importanti diritti civili e conquistarne di nuovi. E' il loro grande merito, correlativo alle carenze dei partiti tradizionali e soprattutto dei governi.
Ma essi non sono neppure quello che pensano. Per essere custodi autentici delle pubbliche virtù dovrebbero avere il comportamento di una forza politica in grado di affrontare i problemi complessi dell'organizzazione statale e sociale in un momento di crisi. Avere un senso di responsabilità commisurato ai meccanismi istituzionali democratici. Essi, invece, sono appieno figli degli aspetti meno positivi della società che pure criticano, di cui rappresentano come una sorta di scarlattina politica. Concepiscono la vita pubblica come spettacolo teatrale. Amano le affermazioni roventi, senza misura, le accuse violente, il chiasso delle gazzette, che ha per loro il valore di una musica corroborante. Il loro leader, imitato dai seguaci che ne subiscono il carisma, parla sempre come un innocente esponente della folla umiliata essendo in realtà un professionista della tribuna.
Tutto ciò consente di capire la logica, ormai consolidata, del loro comportamento in parlamento. Anche quando potrebbero contribuire a migliorare una legge in concreto, riferiscono un'affermazione di principi a ogni costo, anche senza sbocco. Quel che conta è denunciare con un fiume di parole le congiure degli stupratori della costituzione e delle libertà. Una tale foga hanno messo da ultimo in tale vocazione allo spettacolo da determinare la crisi del rapporto con il Psi, finora il partito più sensibile al nucleo positivo delle esigenze da loro avanzate.
L'ostruzionismo che hanno condotto in parlamento contro il fermo di polizia dice tutto, nel bene e nel male, dei radicali. Hanno giustamente criticato una norma che poteva essere migliorata con il concorso di altre forze politiche. Hanno però preferito gettare via l'acqua con il bambino. I radicali hanno calcato la scena fino a esserne esausti. Il fermo di polizia è passato senza miglioramenti. La gente guarda con diffidenza ancora crescente al parlamento inefficiente. E in questo clima l'urgenza della riforma del regolamento parlamentare si è fatta più che mai pressante.