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Brigate Rosse - 1 marzo 1981
LA PELLE DEL D'URSO: (16) Il quinto comunicato delle BR (28 dicembre)

SOMMARIO: L'azione del Partito radicale per ottenere la liberazione del giudice Giovanni D'Urso rapito dalle "Brigate rosse" il 12 dicembre 1980 e per contrastare quel gruppo di potere politico e giornalistico che vuole la sua morte per giustificare l'imposizione in Italia di un governo "d'emergenza" costituito da "tecnici". Il 15 gennaio 1981 il giudice D'Urso viene liberato: "Il partito della fermezza stava organizzando e sta tentando un vero golpe, per questo come il fascismo del 1921 ha bisogno di cadaveri, ma questa volta al contrario di quanto è accaduto con Moro è stato provvisoriamente battuto, per una volta le BR non sono servite. La campagna di "Radio Radicale che riesce a rompere il black out informativo della stampa.

("LA PELLE DEL D'URSO", A chi serviva, chi se l'è venduta, come è stata salvata - a cura di Lino Jannuzzi, Ennio Capelcelatro, Franco Roccella, Valter Vecellio - Supplemento a Notizie Radicali n. 3 - marzo 1981)

Il quinto comunicato delle BR (28 dicembre)

ORGANIZZARE LA LIBERAZIONE DEI PROLETARI PRIGIONIERI

SMANTELLARE IL CIRCUITO DELLA DIFFERENZIAZIONE

COSTRUIRE E RAFFORZARE I COMITATI DI LOTTA

CHIUDERE IMMEDIATAMENTE L'ASINARA

1. A tutto il movimento rivoluzionario. Ai Proletari Prigionieri, agli Organismi di Massa Rivoluzionari del Potere Proletario dentro le carceri.

In questi giorni abbiamo ascoltato opinioni e giudizi, sul sistema carcerario e sui kampi speciali; sembra che tutti o quasi abbiano qualcosa da dire sulle squisitezze del sistema carcerario italiano. Tutti meno gli unici che hanno il diritto di dire la loro: i Proletari Prigionieri. Eppure sono loro che vivono sulla propria pelle l'infame politica dell'annientamento imperialista; sono loro che subiscono l'isolamento verso l'esterno, la differenziazione interna, le sevizie e le torture dei sadici aguzzini. Gli unici che hanno diritto di parola, e gli unici che devono essere ascoltati sono i Proletari Prigionieri. Questo diritto se lo sono conquistato in anni ed anni di lotta e di combattimento. Noi abbiamo riconosciuto nel grande movimento delle carceri una parte essenziale del movimento rivoluzionario, nei contenuti delle sue lotte un grande patrimonio della lotta armata per una società comunista. Da anni l'esplosione della rabbia proletaria contro le carceri ha cessato di essere sporadica ed episodica e si

è trasformata in programma lucido e cosciente. Proprio la lotta per il perseguimento degli obiettivi immediati di questo programma ha fatto si che il criminale progetto che la borghesia imperialista ha per le carceri non ha avuto successo ma stia affogando nella sua stessa infamia. Il programma dei Proletari Prigionieri ha potuto essere così incisivo ed efficace perché sono sorti gli organismi che lo hanno guidato. Gli organismi di Massa Rivoluzionaria, che in ogni kampo dirigono la mobilitazione e i momenti di scontro, sono per noi le irrinunciabili articolazioni del potere proletario armato. Mentre stiamo combattendo questa battaglia, sappiamo che essa non ha come interlocutori la banda democristiana ed i suoi lacchè, ma solo il movimento dei Proletari Prigionieri. Ad essi ci rivolgiamo e agli organismi del potere proletario armato dentro le carceri, perché sono state queste le uniche voci che ci interessa ascoltare.

La nostra iniziativa di partito è in stretto rapporto con il Programma dei Proletari Prigionieri e poiché ad esso ci riferiamo, rivolgiamo un appello al movimento dentro le carceri e alle sue espressioni organizzate perché esprimano, con chiarezza e la forza che gli è abituale, i termini del loro programma. Le BR, agendo da partito, sapranno uniformare l'attacco al cuore dello stato imperialista ai bisogni e alle aspirazioni del Proletariato Prigioniero.

Sapremo combattere contro il regime della repressione carceraria e batteremo l'ostinata politica di censura che non ci è possibile tollerare in alcun modo. La forza proletaria ha già legalizzato nei fatti un potere antagonista a quello della borghesia, e negarlo col black-out dell'informazione è solo prova di inutile ottusità.

L'infame lager dell'Asinara, ciò che significa nel progetto politico del nemico, è già stato demolito pezzo per pezzo dai colpi dell'iniziativa dei Proletari Prigionieri. Ogni azione di combattimento di questi anni, condotta dentro le carceri, ha contribuito a distruggere l'Asinara come cardine del progetto di annientamento. Adesso bisogna cancellarla anche materialmente. Questo luogo di tortura non deve più esistere, nessun proletario deve più esserci rinchiuso.

Leggiamo che da più parti si dichiarano cose strane su questo argomento: che il kampo dell'Asinara a questo governo non piace, che ha sempre pensato di smantellarlo, che è un pezzo che ha deciso di non utilizzarlo più, ecc. Le ipocrisie e le ridicole mistificazioni con cui si vuole inzuccherare il rospo che la lotta delle forze rivoluzionarie costringe la borghesia ad ingoiare non ci riguardano.

Sentiamo anche parlare di ``decisioni amministrative'', di buone intenzioni in ``tempi brevi'' a ``condizione che...''. Abbiamo già imparato cosa valgono le promesse dello Stato imperialista. Abbiamo già sperimentato cosa vale la parola di questo regime, allorché liberammo Sossi quando era nostro prigioniero, mantenendo fede alla nostra parola.

Se c'è chi nei covi del potere crede che sia possibile fare trucchi e giocare cinicamente con i comunicati equivoci, costui si sta sbagliando e si scotterà le dita.

Siamo inguaribilmente materialisti e ci interessano solo le cose concrete; e l'unica cosa concreta che riguarda l'Asinara è: la sua chiusura immediata e definitiva.

PER IL COMUNISMO

BRIGATE ROSSE

"Comunicato n. 5

28 dicembre 1980".

 
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