SOMMARIO: L'azione del Partito radicale per ottenere la liberazione del giudice Giovanni D'Urso rapito dalle "Brigate rosse" il 12 dicembre 1980 e per contrastare quel gruppo di potere politico e giornalistico che vuole la sua morte per giustificare l'imposizione in Italia di un governo "d'emergenza" costituito da "tecnici". Il 15 gennaio 1981 il giudice D'Urso viene liberato: "Il partito della fermezza stava organizzando e sta tentando un vero golpe, per questo come il fascismo del 1921 ha bisogno di cadaveri, ma questa volta al contrario di quanto è accaduto con Moro è stato provvisoriamente battuto, per una volta le BR non sono servite. La campagna di "Radio Radicale che riesce a rompere il black out informativo della stampa.
("LA PELLE DEL D'URSO", A chi serviva, chi se l'è venduta, come è stata salvata - a cura di Lino Jannuzzi, Ennio Capelcelatro, Franco Roccella, Valter Vecellio - Supplemento a Notizie Radicali n. 3 - marzo 1981)
Il settimo comunicato delle BR (1· gennaio)
ORGANIZZARE LA LIBERAZIONE DEI PROLETARI PRIGIONIERI
SMANTELLARE IL CIRCUITO DELLA DIFFERENZIAZIONE
COSTRUIRE E RAFFORZARE I COMITATI DI LOTTA
CHIUDERE IMMEDIATAMENTE L'ASINARA
Abbiamo giustiziato Galvaligi
La lotta dei proletari prigionieri continua. Il giorno 31-12-1980, alle ore 19,45 un nucleo armato della nostra Organizzazione ha giustiziato il generale dei carabinieri Enrico Galvaligi dell'ufficio di coordinamento dei servizi di sicurezza delle carceri.
a) Avevamo detto che non avremmo accettato nessun tentativo di reprimere le legittime richieste dei Comitati di Lotta con la forza dei sicari dei corpi speciali. La borghesia squassata dalle lotte tra le due diverse fazioni ed il suo stato in pezzi non hanno saputo e voluto dare alcuna risposta politica ai proletari prigionieri in lotta nel kampo di Trani. Accettare anche solo di discutere con i prigionieri in lotta significava ammettere una realtà ormai storicamente consolidata: che il proletario prigioniero - a pieno titolo inserito all'interno del proletariato metropolitano - da anni conduce una lotta irriducibile per affermare i suoi bisogni, per conquistare il suo programma immediato, per costruire ed organizzare la sua liberazione contro i piani della borghesia imperialista che vuole strangolarlo ed annientarlo.
La censura sui Comitati di Lotta che il governo ha sempre imposto non è soltanto la volontà di reprimere la loro voce, di impedire che il loro programma rivoluzionario raggiunga pienamente il suo naturale referente dentro e fuori delle carceri, ma il ridicolo tentativo di negare e quindi ignorare la loro stessa esistenza. Ma la lotta di classe non si cancella a piacere, perché è costruita materialmente giorno per giorno dalle lotte che tutti i proletari conducono per organizzarsi a conquistare i propri bisogni.
I Comitati di Lotta non sono un'appendice organizzativa di una qualche organizzazione combattente nelle carceri; ma, come dicono i prigionieri di Trani, sono gli organismi di massa che raccolgono le tensioni, le spinte e la volontà e capacità di lotta di uno strato di classe rinchiuso nelle carceri. La loro forza e la loro capacità offensiva nascono dal loro essere interni allo strato di classe a cui appartengono.
Questo è il significato delle battaglie che negli ultimi tempi hanno distrutto alcuni kampi, delle azioni di lotta che hanno impedito il trasferimento dei prigionieri nell'ex-lager dell'Asinara, della battaglia di Trani. Di fronte a quest'ultima battaglia che ha visto il Comitato di Lotta conquistare con la lotta il controllo del kampo ed il proporsi come interlocutore diretto dell'esecutivo in dialettica con la battaglia iniziata all'esterno con la cattura del boia D'Urso. Il governo ha concentrato - con calcolo e spettacolarità criminali - tutta la potenza dei suoi mercenari-robot più addestrati, ha messo la potenza di un esercito - con l'approvazione di tutte le forze politiche - contro un comitato di lotta che portava avanti precise richieste per soddisfare i bisogni di classe dei proletari prigionieri, allo scopo di affermare di un governo forte, senza esitazioni ed efficiente. Un'immagine tutta tedesca, che doveva mettere in ombra le ormai evidenti contraddizioni nelle file della borghesia e dentro lo
stesso governo e snaturare, ridimensionare, una prima vittoria che lo avevano raggiunto con la chiusura definitiva dell'Asinara. Per queste "superiori" esigenze di regime la borghesia imperialista non ha esitato a scatenare i suoi sgherri contro i proletari del kampo di Trani. Questa scelta può essere sembrata vincente, ma solo per un giorno. Alla distanza è destinata a rivelare tutta la sua cecità politica. Questo è già chiaro oggi: lo hanno dimostrato le forze rivoluzionarie giustiziando il generale dei CC Enrico Galvaligi.
Carabinieri esercito antiproletario
2) Nella Risoluzione della Direzione Strategica '80 abbiamo affermato che i CC sono oggi un vero e proprio esercito antiproletario e che il loro vertice è già lo stato maggiore di un apparato per la guerra civile. La strategia di guerra in mano ai militari è oggi affidata in larga e decisiva parte ai CC, che hanno in mano il controllo della "struttura speciale" a cui è affidato il compito di condurre la lotta contro le Organizzazioni Comuniste Combattenti e le forze rivoluzionarie. Questa struttura speciale è una struttura integrata composta da militari, magistrati selezionati, che lavorano a temo pieno contro la guerriglia. Esso è il cuore strategico-militare dello stato imperialista e contro di esso va esercitato ogni sforzo per annientarlo. Accettare la guerra nell'attuale congiuntura significa passare all'offensiva - senza accettare lo scontro frontale - praticando il livello della guerra sui terreni scelti della guerriglia. Significa quindi che la guerriglia deve creare la capacità di operare una selett
ività a partire dai ruoli e dalle funzioni della struttura speciale predisposta per l'antiguerriglia. Perché se il potere ha inferto colpi al movimento della classe ed alle sue avanguardie combattenti, non è affatto il momento di stare sulla difensiva, ma al contrario di sferrare colpi dieci volte maggiori e più terrificanti nelle fila della borghesia.
Chi era Galvaligi
3) Chi era il generale dei CC Enrico Galvaligi: era il braccio destro di Dalla Chiesa da tempi molto lontani. Insieme ad suo degno compare aveva organizzato l'Ufficio di coordinamento per i servizi di sicurezza nelle carceri e, in concreto, aveva realizzato e pianificato, le modalità della strategia di guerra nel carcerario. Ai Carabinieri come Dalla Chiesa e Galvaligi, la borghesia ha affidato il compito di reprimere la lotta dei proletari prigionieri, di frenare le spinte rivoluzionarie e di impedire l'attuazione del loro diritto alla liberazione, a loro il compito di garantire l'internamento per sempre, la segregazione e l'annientamento dei prigionieri più combattivi e delle forze rivoluzionarie catturate. Questi "eroici" militari devono garantire la ristrutturazione del carcerario e l'attuazione dei livelli di differenziazione necessari. Ad essi il compito di cingere d'assedio i kampi, di isolarli. Ad essi il compito di comandare le altre forze militari e civili adibite alla repressione nelle carceri.
Questa è la storia dell'Ufficio di coordinamento per i servizi di sicurezza nelle carceri che questi due generali organizzavano, a partire dal 1978, con la delega del Parlamento e l'accordo dei vertici del Ministero di Grazia e Giustizia, dei vari Morlino, Altavista, Sarti. Galvaligi rappresentava la continuità della linea dell'intervento dei CC dentro il Ministero di Grazia e Giustizia e, proprio per questo, il boia D'Urso lo conosceva bene. Erano due facce della stessa medaglia.
4) La battaglia iniziata con la cattura del boia D'Urso continua e nel proseguimento di essa le BR sono incondizionatamente al fianco dei PP in lotta. Continueremo a combattere sul fronte delle carceri al fianco dei Comitati di Lotta. Il loro programma risponde ai bisogni ed alle esigenze del proletariato prigioniero, ed è il frutto di una grande unità e di una grande mobilitazione di massa. Combatteremo perché gli obiettivi di questo programma vengano perseguiti, e perché venga sconfitto il muro di omertà e di censura che il regime sta tentando di costruire intorno ad esso.
"Per il Comunismo Brigate Rosse"
Comunicato n. 7
1· gennaio 1981