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De Cataldo Franco, Pinto Domenico, Teodori Massimo, Spadaccia Gianfranco, Stanzani Sergio - 1 marzo 1981
LA PELLE DEL D'URSO: (23) La visita dei parlamentari radicali al carcere di Trani (La relazione scritta sarà consegnata dai parlamentari ai presidenti delle due camere il 22 gennaio)

SOMMARIO: L'azione del Partito radicale per ottenere la liberazione del giudice Giovanni D'Urso rapito dalle "Brigate rosse" il 12 dicembre 1980 e per contrastare quel gruppo di potere politico e giornalistico che vuole la sua morte per giustificare l'imposizione in Italia di un governo "d'emergenza" costituito da "tecnici". Il 15 gennaio 1981 il giudice D'Urso viene liberato: "Il partito della fermezza stava organizzando e sta tentando un vero golpe, per questo come il fascismo del 1921 ha bisogno di cadaveri, ma questa volta al contrario di quanto è accaduto con Moro è stato provvisoriamente battuto, per una volta le BR non sono servite. La campagna di "Radio Radicale che riesce a rompere il black out informativo della stampa.

("LA PELLE DEL D'URSO", A chi serviva, chi se l'è venduta, come è stata salvata - a cura di Lino Jannuzzi, Ennio Capelcelatro, Franco Roccella, Valter Vecellio - Supplemento a Notizie Radicali n. 3 - marzo 1981)

LA VISITA DEI PARLAMENTARI RADICALI AL CARCERE DI TRANI

(La relazione scritta sarà consegnata dai parlamentari radicali ai presidenti delle due camere il 22 gennaio)

Questo resoconto puntuale della visita al carcere di Trani non include valutazioni e giudizi collettivi o singoli che ne sono scaturiti.

Di fronte alla inaudita procedura di un ministro che nomina una commissione d'inchiesta su questa visita dopo aver dichiarato pubblicamente che essa è stata irregolare, abusiva o comunque non corrispondente alle finalità ed alle modalità di legge, i parlamentari radicali ritengono utile e necessario fornire essi - con l'autorità della loro qualifica e della loro funzione e delle loro prerogative - una verità non assoggettata o condizionata da ingiunzioni o speculazioni personali o di parte. Testimoni della esattezza e della sostanziale compiutezza sono tutti coloro che vengono citati: autorità carcerarie, agenti di custodia, magistrati e detenuti.

Ciascuno può trarre da questo nudo racconto, sol che lo voglia, elementi di giudizio, di allarme, di dubbio e anche di preoccupazione, in qualche caso molto gravi, su quanto era già accaduto al momento della visita sulla situazione in atto, e su quelle che possono scaturirne.

Chiunque abbia compiuto visite in base all'art. 67, sa che la ``delegazione'' radicale è riuscita a comprimere ben al di sotto del consueto il naturale dialogare, da parte dei detenuti di tutte le carceri, specie se di diritto comune, dall'economia delle visite ispettive a quella della esposizione dei propri problemi, delle proprie storie, delle proprie attese, della propria vicenda giudiziaria.

La speculazione e le aggressioni su questa visita mostrano ignoranza, cinismo, irresponsabilità, quando non svelino chiaramente il tentativo di trarre dalla falsificazione occasione per distruggere ulteriormente anche quel che resta dello spirito e della lettera della riforma penitenziaria.

Sabato 3 e domenica 4

Un orientamento di massima era già stato espresso per una visita di parlamentari nel carcere di Trani nel corso delle giornate di sabato 3 e domenica 4, dopo le prime denunce giunte a Radio Radicale e pubblicate da alcuni giornali (in particolare da ``Repubblica'') su pretesi maltrattamenti subiti dai detenuti di Trani dopo che era stata sedata la rivolta di fine anno.

In particolare questo orientamento era stato rafforzato dopo la telefonata della familiare di uno dei detenuti di Trani, qualificatasi come Daniela, telefonata ricevuta nel corso del ``filo diretto'' di Radio Radicale con i radioascoltatori nel pomeriggio di domenica 4.

Lunedì 5

Dopo la conoscenza del comunicato n. 8 delle BR relativo agli sviluppi del caso D'Urso avviene una prima riunione di parlamentari radicali presso la sede di Radio Radicale la sera di domenica 4 gennaio alle ore 22. Una seconda riunione dei gruppi parlamentari avviene alle ore 9 di Lunedì 5 presso la sede del Gruppo Parlamentare della Camera, con la partecipazione del segretario del partito, del presidente del consiglio federativo e del deputato europeo Marco Pannella. Essendo tutti i presenti interessati alla visita, si conviene di limitare il numero di coloro che la comporranno.

In questa riunione viene presa formalmente la decisione di considerare - "ai fini interni" - ``delegazione'' i parlamentari che andranno a Trani, come viene anche esaminata la eventualità di recarsi, ma in un secondo tempi, presso il carcere di Palmi.

Vengono scelti per comporre la ``delegazione'' per Trani i deputati Franco De Cataldo, Domenico Pinto e Massimo Teodori e i senatori Gianfranco Spadaccia e Sergio Stanzani Ghedini.

Scopi della visita

Scopi della visita della ``delegazione'':

1 - accertare nell'ambito rigoroso dell'art. 67 della legge 26 luglio 1975 n. 354, le condizioni del carcere e quelle dei detenuti dopo la rivolta sedata dall'intervento dei GIS il 28 dicembre 1980;

2 - rendersi interpreti, se fosse rilevata la necessità, delle voci dei detenuti, nel rigoroso ambito della norma citata.

A causa degli impegni dei due senatori nel dibattito in corso presso le commissioni affari costituzionali e giustizia riunite in seduta comune, si decide che la visita sarebbe iniziata, a Trani, la mattina del 6 gennaio.

La delegazione parte per Bari con l'ultimo aereo della notte del 5 gennaio 1981.

Lunedì 5 gennaio Carcere di Trani

La ``delegazione'' fa ingresso al carcere di Trani alle ore 10,30 circa. All'ingresso si trovano numerosi giornalisti. La ``delegazione'' li avverte che probabilmente la visita non sarà breve. Compatibilmente con le esigenze di riservatezza, per ragioni di cortesia si avvertono i giornalisti che li si informerà sullo svolgimento della visita intorno alle ore 14/14,30 e alla fine del pomeriggio.

La ``delegazione'' viene ricevuta dal direttore dr. Siciliano inviato quel giorno stesso in missione in sostituzione del direttore dr. Brunetti, messosi in aspettativa per ragioni di salute. Il dr. Siciliano è direttore del carcere di Lecce. Insieme al dr. Siciliano si trovano il vicedirettore dr. Delli Santi e il giudice di sorveglianza dr. Gabrieli.

La direzione del carcere è stata evidentemente preavvertita della visita dei parlamentari radicale (del resto la decisione di visitare il carcere di Trani era stata comunicata il giorno precedente alla stampa). La ``delegazione'' informa la direzione del carcere degli scopi della visita, e della propria intenzione di mantenersi nell'ambito dell'art. 67 della legge penitenziaria. Segue una franca spiegazione fra la direzione del carcere e i parlamentari radicali sull'ambito delle facoltà concesse dall'art. 67. Sia dal direttore sia dal giudice di sorveglianza, viene sottolineata la necessità, in caso di colloqui con i detenuti, della presenza di responsabili della direzione, oltre al personale del corpo degli agenti di custodia; viene altresì sottolineata la necessità che tali colloqui non interferiscano con le istruttorie in corso riguardanti ciascuno dei detenuti in attesa di giudizio, e neppure con l'istruttoria in corso riguardante le responsabilità degli stessi detenuti nella rivolta di fine dicembre.

I parlamentari informano la direzione della prassi cui si sono sempre attenuti nelle numerose visite di deputati e senatori radicali nelle carceri italiane: quella di non consentire colloqui su singoli casi giudiziari, e di sospendere in tal caso i colloqui presso le celle, proseguendo oltre nella visita.

La ``delegazione'' precisa inoltre, ad evitare ogni equivoco, che avrebbe potuto essere suscitato dal comunicato n. 8 delle BR, errate notizie di stampa o da qualsiasi altra causa, che non rientra nei suoi compiti alcuna negoziazione o trattativa riguardante il caso D'Urso, con i detenuti appartenenti alle BR.

Sempre a questo proposito avviene alle ore 11 circa una prima telefonata del deputato De Cataldo con il Procuratore della Repubblica De Marinis.

Direttore e vicedirettore del carcere presentano i marescialli del corpo degli agenti d custodia in servizio presso il carcere di Trani.

Poiché una parte dei detenuti non è ancora rientrata dall'ora d'aria e subito dopo si deve provvedere alla distribuzione dei pasti, i parlamentari radicali precisano che non intendono turbare in alcun modo i ritmi ordinari della vita del carcere e il lavoro degli agenti di custodia. Si decide pertanto, di comune accordo, con il direttore e il vice direttore, di iniziare la visita nelle celle dove si trovano i detenuti intorno alle ore 13 e di mantenerla nei limiti di un'ora e mezza, due, per consentire l'ordinario avvicendamento dei pasti agli agenti di custodia e in un primo pomeriggio l'altra ora d'aria ad un gruppo di detenuti dello stesso braccio di massima sicurezza. Nel frattempo vengono raccolte informazioni sulle condizioni del carcere e dei detenuti e viene visitato lo spaccio.

``La delegazione'' informa il direttore e i marescialli che intende avere, durante la visita, un incontro con una delegazione di agenti di custodia.

Colloquio con direttore e vice-direttore sulle condizioni della sezione speciale di massima sicurezza e circostanze relative al dopo rivolta

Il direttore e il vice-direttore informano che ci sono attualmente nel carcere dei feriti e contusi che si sono verificati durante l'intervento dei GIS. Tutte le celle sono state aperto con il plastico ed i detenuti, ad operazione conclusa, sono stati individualmente presi, perquisiti e condotti in basso dal I dal II piano dove si trovavano. A questa operazione hanno provveduto carabinieri ed agenti di PS mentre i detenuti hanno rifiutato di farsi perquisire. A domanda di un parlamentare radicale su chi fossero i capi della rivolta, il direttore risponde che la direzione del carcere è convinta che si tratta della linea delle BR e che non è detto che coinvolge quelli del 7 aprile.

In uno sguardo retrospettivo sulla vita del carcere i responsabili precisano che i detenuti della sezione speciale avevano - prima della rivolta - la possibilità di riunirsi una volta la settimana in una stanza comune esistente ad ogni piano di ogni braccio della sezione speciale (tre piani, due bracci ogni piano) per le attività ricreative come indicato dalla legge carceraria dopo la riforma.

La direzione precisa che dopo la rivolta e l'intervento dei GIS è stata data la possibilità a 6 familiari di vedere 6 detenuti a distanza attraverso i cancelli al fine di verificare le condizioni di salute. Molti detenuti hanno rifiutato di farsi ricoverare in infermeria dopo essere stati visitati da una guardia medica ed infermieristica.

Il dottor Tarantino, uno dei medici del carcere, presente in carcere al momento dell'intervento dei GIS, si è dimesso il giorno successivo all'intervento dei GIS.

Ore 11,30 circa Visita e colloquio avvenuto nella infermeria in attesa di entrare nella sezione di massima sicurezza

Il medico espone ai parlamentari l'esistenza fra i detenuti della sezione di massima sicurezza coinvolti nella rivolta di molte fratture alle mani (falangi e metacarpo) ed alle costole, nonché ferite e contusioni varie.

Subito dopo l'intervento dei GIS, a partire dalle ore 17 circa c'è stato un pronto soccorso a cui sono ricorsi una quarantina di detenuti a cui hanno fatto seguito anche nelle giornate successive accertamenti radiografici.

Mentre i parlamentari visitano l'infermeria, in cui si trova un detenuto che afferma di essere incriminato di ``banda armata'', senza essere interrogato espone le condizioni in cui si trovano i detenuti nella sezione di massima sicurezza, tutti affastellati in cameroni in cui dormono per terra, molti dei quali in cattive condizioni di salute. Afferma: c'è un detenuto (Filippo Mastropasqua) con due mani rotte e 14/15 punti in testa che è stato inviato al centro clinico di Bari e subito rimandato indietro. Queste ferite a lui come ad altri sono state volontariamente procurate. Si lamenta anche della proibizione di acquistare cibo allo spaccio del carcere, come latte biscotti e formaggio, che sarebbe necessario perché il vitto e immangiabile.

Il vice direttore presente precisa che è stato richiesto al ministero di ricoverare 15 detenuti in ospedali esterni ma che non c'è stata risposta. Per il così detto ``sopravitto'' (acquistare cibo) il ministero ha dato disposizione di bloccare i fondi di tutti i detenuti coinvolti nella rivolta.

Alla richiesta avanzata di trasferire un certo numero di detenuti dopo la rivolta il ministero non ha risposto, essendo palese la volontà di non trasferire da Trani detenuti coinvolti nella sezione della rivolta.

Il medico dr. Falco mostra ai parlamentari il libro in cui sono annotate le condizioni dei detenuti feriti. Si lamenta delle condizioni generali in cui l'assistenza medica è costretta ad operare e si riferisce anche alla non collaborazione dei centri ospedalieri esterni. Per esempio un detenuto con sospetta frattura costale e con schegge metalliche nell'avambraccio è stato rimandato subito indietro all'ospedale di Bari. "Lo dovrò operare io - afferma il medico - ma operare in queste condizioni significa affidarsi al padreterno".

Il medico e il paramedico non hanno un rapporto di lavoro tutelato con l'amministrazione del carcere. Perfino se si infortunano sul lavoro, devono pagare direttamente le loro cure. Esiste, in carcere, un vero e proprio sfruttamento del lavoro medico. Alla richiesta se i detenuti siano informati di quello che avviene all'esterno del carcere il vice direttore precisa che le notizie corrono assai veloci dentro il penitenziario. Abbiamo, per esempio, appreso dell'assassinio del generale Galvaligi dall'urlo che si è levato nella sezione speciale di massima sicurezza. Alla obiezione di come si possibile per i detenuti attualmente privi di mezzi di informazione perché coinvolti nella rivolta, il vice direttore precisa che i detenuti nella sezione di massima sicurezza che non hanno partecipato alla rivolta possono disporre di radio e televisione. E dato che due interi piani sono inagibili, attualmente al piano terra vivono a stretto contatto sia coloro che sono stati coinvolti nella rivolta sia coloro che si trovano

precedentemente al piano terra (piano rimasto estraneo alla rivolta).

Del resto la richiesta di fare dei trasferimenti avanzata al Ministero è stata respinta. Perché altrimenti, con un certo numero di trasferimenti e di ricoveri in ospedale, la situazione si sarebbe normalizzata.

Il vice direttore riferisce anche sulle ormai precarie condizioni di lavoro in cui gli stessi responsabili del carcere operano, guadagnando tra l'altro, egli stesso, circa 600 mila lire al mese.

Ore 11,30 Telefonata al ministro Sarti

Durante la visita in infermeria, i parlamentari vengono informati di una telefonata del ministro Sarti che cercava di De Cataldo pervenuta all'ufficio del direttore.

E' stato lasciato un numero diretto in cui è possibile rintracciare il Ministro.

De Cataldo si allontana dall'infermeria accompagnato dal direttore alla ricerca di un telefono da cui poter chiamare il numero di Roma lasciato per rintracciare il ministro. Nonostante numerosi tentativi non riesce a mettersi in contatto con il ministro che aveva lasciato un'indicazione di tempo non esatta. La conversazione con il ministro avviene successivamente.

Nel corso della telefonata il ministro chiese a De Cataldo le sue impressioni sulla situazione esistente all'interno del carcere. De Cataldo gli riferì, alla presenza del direttore Siciliano che assisteva alla telefonata, che era sua impressione che la situazione fosse ancora molto delicata, che vi erano state palesi omissioni nell'assistenza e nei ricoveri dei detenuti negli ospedali nei quali erano stati smistati, che sulla reale partecipazione di alcuni detenuti alla rivolta sarebbe stato opportuno approfondire le indagini.

Rimase d'accordo con il ministro che si sarebbero visti la mattina successiva a Roma per approfondire il discorso sui temi sopra enunciati.

Visita al primo ed al secondo piano della sezione di massima sicurezza

In attesa che tutti i detenuti al piano terra della sezione di massima sicurezza fossero rientrati regolarmente nelle celle dopo il tempo d'aria, i parlamentari vengono portati a visitare il primo e secondo piano della sezione di massima sicurezza. Questi due piani (primo e secondo) sono quelli che sono stati occupati durante la rivolta.

Al momento della visita sono in corso lavori intensi di restauro. Si tratta di stanze con 4 o 5 letti con bagno annesso e di celle singole.

Si presentano per lo più deteriorate in particolare negli arredi fissi (armadietti) negli impianti di riscaldamento (termosifoni) ed in quelli igienici. Alcune parti delle sezioni presentano tracce di allagamento.

Il lavoro di restauro è diretto particolarmente alle serrature dei cancelli delle celle e dei bracci fatti saltare - così è stato riferito - con il plastico per aprire le celle.

In alcune celle singole vi sono scatoloni con dentro raccolti oggetti e carte in parte deteriorate. In un grande stanzone (del primo e del secondo piano) sono raccolti una serie di oggetti personali mal ridotti entro teli che servono a identificare e separare le provenienze delle diverse camere.

Il Ministero ha poi autorizzato (8 gennaio) la restituzione degli effetti personali, trovati nei due piani danneggiati, previa selezione e sequestro di eventuali corpi di reato.

Visita alla sezione di massima sicurezza al pianoterra - lato sinistro Cella n. 2

Viene aperta da parte degli agenti di custodia, senza nessuna richiesta specifica, la porta della prima cella a sinistra denominata n. 2. Rimane chiuso il cancello ad inferriate strette. I parlamentari si dispongono fuori dal cancello guardando dentro la cella dove si trovano 6/8 detenuti che si dispongono intorno al cancello. Da notizie attinte alla direzione si conoscerà poi che la cella è occupata, fra gli altri, dai detenuti Abbatangelo, Damore, Meloni e Seghetti. Nel corridoio intorno ai parlamentari vi sono molti agenti di custodia, il direttore, il vice direttore ed il giudice di sorveglianza, dr. Gabrieli.

Un parlamentare informa i detenuti della composizione della ``delegazione'' e degli scopi della visita secondo l'art. 67 della legge penitenziaria.

Un detenuto che si presenta come Seghetti inizia a parlare e sarà l'unico della cella a prendere la parola, salvo brevi interventi di integrazione o d assenso da parte degli altri. In un quasi soliloquio il detenuto Seghetti afferma: l'intervento dei GIS non è servito a nulla; è stato il primo atto contro i proletari prigionieri. Non interessa chi è stato a promuovere la rivolta e i prigionieri non c'entrano nulla con il sequestro D'Urso.

La rivolta è stata pacifica non essendo stato fatto male a nessuno durante il sequestro. E' stato presentato un documento in 8 punti, quello che poi è stato in parte diffuso dalle BR a Roma. Nel documento diffuso mancavano tre punti:

1. la liberazione di Faina;

2. lo smantellamento del lager femminile di Lecce;

3. l'avvicinamento a casa come previsto dalla riforma.

Nella rivolta si è cercato di restituire la guardia ferita ma non l'hanno voluto ritirare. Hanno fatto il possibile per impedire il rilascio degli ostaggi. Noi non avevamo nessuna intenzione di sostenere un braccio di ferro. Ma hanno voluto fare un blitz che tuttavia non serve a nulla perché la lotta continua dopo la battaglia di Trani. Si è risposto anche fuori dal carcere mentre dentro hanno fatto un massacro. Risponderemo ancora. Con i 18 agenti potevamo andare avanti con una trattativa pacifica per diversi giorni rilasciandone uno ogni ora o due.

Un parlamentare chiede se avessero richiesto durante la rivolta l'intervento di Franco De Cataldo e Giacomo Mancini. Seghetti risponde che l'avevano richiesto nel corso della mattinata del 28 dicembre 1980. Il detenuto afferma ancora che volevano rilasciare la guardia ferita ma che non l'hanno voluta. Aggiunge un altro detenuto: siamo stati messi nell'impossibilità di rilasciare gli ostaggi.

Il detenuto spiega ancora che esistono due diversi organismi. Un "comitato di lotta" che è un "organismo clandestino di detenuti che si riconoscono e fanno riferimento alle organizzazioni comuniste combattenti" di cui non si conoscono gli appartenenti, e poi una "delegazione unitaria di tutte le componenti della popolazione carceraria".

Una volta avuto notizia del sequestro D'Urso il "Comitato di lotta" ha consegnato un documento (definito n. 1) alla direzione del carcere. E' chiaro che la soluzione della vicenda D'Urso "non dipende da noi: il nostro contributo per salvare la vita di D'Urso è il comunicato n. 2".

Mentre pronuncia queste parole il detenuto Seghetti stende la mano attraverso il cancello per porgere un foglietto piegato più volte. Il gesto non trova accoglienza e viene quindi ripetuto una seconda volta. Il deputato De Cataldo che si trova con gli altri parlamentari proprio di fronte a Seghetti, prende quindi il biglietto e lo mette in tasca. Intorno, oltre ai parlamentari ci sono il direttore, alcuni graduati degli agenti di custodia ed il giudice di sorveglianza.

Il deputato De Cataldo precisa che i parlamentari radicali sono nel carcere di Trani solo per svolgere una visita che rientra nelle loro funzioni e chiarisce che non interessa discutere di alcunché che abbia a che fare con condizioni per la liberazione di D'Urso.

Un secondo detenuto si lamenta perché il comunicato n. 1 del comitato di lotta non è stato reso pubblico; precisa che non bisogna confondere la struttura clandestina del comitato di lotta con la delegazione unitaria e che la conferenza stampa richiesta durante la rivolta sarebbe stata l'inizio di una fase e che avrebbe evitato la battaglia di Trani.

Proseguendo nel discorso il detenuto Seghetti mostra di conoscere solo genericamente il comunicato n. 8 delle BR e ripete più volte: la vita di D'Urso "non dipende da noi". Poteva forse dipendere ``da noi'' se si svolgevano trattative durante la battaglia del carcere. Afferma che non c'è nulla da trattare e che la consegna del comunicato n. 2 del comitato di lotta è quello che interessa loro. Mostra di conoscere la decisione dei giornali di non pubblicare comunicati delle BR e ripete spesso la parola "black-out".

Da parte di un parlamentare radicale si fa presente che la ``delegazione'' non è a Trani per trattare alcunché, né tanto meno a fare da tramite o da postino. Il documento che è stato consegnato sarà portato subito a conoscenza della magistratura e della amministrazione. Sarà quindi valutato da parte radicale se e come renderlo pubblico e di questa decisione, una volta presa nel corso della visita, sarà data notizia a chi ha consegnato il documento per il comitato di lotta.

Un altro parlamentare informa che la ``delegazione'' intende trattenersi per una visita prolungata e dettagliata del carcere e quindi che è probabile una ulteriore visita al braccio.

Complessivamente la sosta davanti alla cella n. 2 è durata non più di 10 minuti. Nessuno dei detenuti della cella si è mostrato interessato a parlare delle proprie condizioni di vita e di detenzione. Hanno parlato genericamente di ``pestaggi'' ma come una cosa normale in una ``battaglia''.

Cella n. 24

Viene quindi aperta la porta metallica della prima cella a destra del braccio denominata n. 24. Si apprende direttamente e, poi, sulla base di notizie della direzione che nella cella sono trattenuti in 15 tra cui Vesce, Ferrari Bravo, Baumgartner, Spanò, Casiello, Sacco e Falcone. I detenuti cominciano subito a parlare e, tra essi, soprattutto in due. Vesce afferma: noi non c'entriamo nulla con la rivolta. Siamo del tutto estranei. Ci siamo trovati in mezzo come con il terremoto. E' lo Stato che ci ha messo qui dentro e la rivolta dalla quale rivendichiamo la estraneità ci ha colto come un evento naturale da cui siamo stati sovrastati. Quando siamo stati portati al piano terreno a forza di spintoni e di botte, abbiamo lasciato le celle intatte. C'è da chiedersi chi ha devastato le celle. Quando siamo stati riuniti nel cortile all'aperto alla fine dell'intervento dei GIS abbiamo sentito sopra di noi, provenienti dai bracci del primo e secondo piano rumori di chi stava sfasciando le celle con grida del tipo "v

i piacciono questi rumori" ed insulti.

Un secondo detenuto oltre a ribadire la completa estraneità dalla rivolta afferma di non aver visto documenti delle BR interni al carcere e quindi non poter esprimere alcuna valutazione politica. Con le BR non abbiamo nessun contatto dialettico o politico. Per quanto riguarda D'Urso non ci interessa e non possiamo interessarcene. Ma noi auguriamo dall'esterno che il magistrato possa uscirne vivo. Con i comunisti siamo per la vita. Le sole trattative unitarie che conduciamo e che vogliamo condurre con gli altri detenuti sono quelle che riguardano il ripristino delle condizioni preesistenti del carcere perché si vive in una maniera assolutamente disumana. Vengono visibilmente mostrati segni delle fratture e delle ferite di molti dei detenuti della cella.

Continua a più voci il racconto delle vicende della rivolta. Eravamo in un camerone con alcune guardie, poiché tutte le nostre celle erano state aperte. Quando sono arrivati i GIS ci hanno fatto mettere faccia a terra e ci hanno colpito con i calci dei mitra dopo aver sentito sopra di noi il crepitare delle pallottole dentro il carcere. Uno ad uno ci hanno fatto alzare con violenza, a qualcuno mettendo la canna del mitra in bocca, ed a calci e pugni i carabinieri ci hanno fatto scendere le due rampe di scale fino al piano terreno (la rotonda). Qui hanno proceduto alla identificazione mentre si cominciava a sentire tanto rumore che proveniva dai piani superiori. Il servizio sanitario ha cominciato a funzionare subito con molto impegno per far fronte come possibile a tutte le rotture e ferite provocate nelle due ore successive all'intervento. Quindi siamo stati sospinti verso l'aperto, nel cortile, dove abbiamo passato la notte all'addiaccio. Nel cortile sono continuati a pervenire rumori di devastazioni dai p

iani superiori dove si trovavano le nostre celle.

Cella n. 21

Viene quindi aperta la porta metallica di un'altra cella sul lato destro del braccio. Si apprende che vi si trovano circa 15 detenuti fra cui Toni Negri, Fragale e Monaco.

Si avvicina al cancello Negri che parla per primo e quindi alterna interventi con altri. Viene affermato che Brunetti (il direttore) ha ordinato il massacro che è stato eseguito dalle guardie. Il detenuto Martino ha otto fratture. Alcuni compagni hanno fatto il sequestro degli ostaggi, ne hanno assunto la responsabilità e l'hanno gestita integralmente. Si è determinata una situazione in cui tutte le camerate sono rimaste implicate. Ma l'unica responsabilità che avevamo era quella di mantenere e salvaguardare l'integrità degli agenti in ostaggio. A nessuno di costoro è stato torto un capello. C'è stato chi ha dichiarato che si sarebbe messo in mezzo se fosse stato fatto qualsiasi tipo di male alle guardie. Si è spinto al massimo perché le trattative andassero a buon fine. Abbiamo formato una delegazione di 6 detenuti ed alle ore 15 si può dire che la trattativa era sul punto di concludersi. Abbiamo chiesto la presenza all'interno del carcere di Giacomo Mancini e di Marco Pannella. Con la rivolta noi non c'ent

riamo nulla. Abbiamo fatto un progetto di salvezza degli ostaggi. C'è stata una risposta terribile con il blitz da parte dello Stato. Accusiamo un brigadiere di essere responsabile della squadretta fascista di agenti coperti da passamontagna che ci hanno pestati in basso e quindi di tentato omicidio plurimo. Se la trattativa fosse stata accettata alle 17 sarebbe finito tutto. I GIS hanno sparato a zero in tutte le direzioni. Ma non c'è stata alcuna resistenza. Ci sono state molte provocazioni: prendevano uno, lo mettevano al muro e gli sparavano sopra la testa. I GIS ci hanno poi affidato a polizia e carabinieri locali. Abbiamo visto gente con la testa fracassata dai calci di fucile. Ci hanno fatto sfilare davanti al direttore fra una trentina di persone mascherate. E' stato un massacro incredibile. Ci sono ancora le macchie di sangue sui muri del piano terra.

Cella n. 22

Viene quindi aperta la porta metallica della seconda cella sul lato destro del corridoio (connotata con il n. 22). Come le precedenti, l'individuazione delle celle di cui aprire le porte metalliche è opera dei responsabili del carcere e degli agenti di custodia senza alcuna indicazione da parte dei parlamentari. Si saprà poi dalla direzione che fra i detenuti vi sono Mastropasqua, Monaco, Waccher e Lapponi. Anche questi detenuti lamentano pestaggi ripetuti nelle ore successive all'intervento sia nei piani secondo e primo ad opera dei carabinieri e degli agenti di PS che al piano terreno. E' possibile vedere un detenuto, che viene indicato in Mastropasqua, con entrambe le mani e gli avambracci ingessati.

Anche questi detenuti si dichiarano estranei alla rivolta. Affermano di essersi attivamente interessati soltanto per tutelare la vita degli ostaggi e la loro integrità fisica.

Ore 14,30 circa Riunione ufficio direttore

Lasciata la sezione di massima sicurezza alle ore 14 circa perché nel braccio si doveva procedere alle normali incombenze della vita carceraria, la delegazione dei parlamentari si riunisce nell'ufficio del direttore in presenza del dr. Siciliano, del vice direttore Delli Santi e del giudice di sorveglianza dr. Gabrieli e di graduati del corpo di agenti di custodia.

Il direttore chiede la consegna del documento consegnato da Seghetti a De Cataldo e che non è conosciuto da nessuno. I parlamentari radicali obiettano che i detenuti l'hanno consegnato a loro pur dichiarando subito che non intendono sottrarsi alle esigenze della giustizia. Pertanto viene dapprima scorso ad alta voce il documento e quindi ne viene fatta una fotocopia che viene chiusa in cassaforte in busta sigillata mentre l'originale è trattenuto da De Cataldo con l'impegno di mostrarlo l'indomani a Roma al ministro Sarti con il quale ha già fissato un appuntamento nel corso della telefonata avuta in precedenza.

L'intesa con l'autorità amministrativa e con il procuratore della Repubblica interpellato telefonicamente è che i parlamentari avrebbero fatto conoscere al ministro le loro determinazioni sull'uso del documento a seguito di una lettura approfondita è che ne avrebbero dato comunicazione alle autorità di Trani, ciò che puntualmente è avvenuto il giorno 8 gennaio.

Ore 15 circa incontro interlocutorio con i giornalisti in attesa fuori del carcere

Due parlamentari si recano all'ingresso del carcere dove sostano i giornalisti. Si scusano per il ritardo rispetto all'appuntamento fissato. Informano che per esigenze di funzionamento del carcere hanno potuto visitare le celle del braccio di massima sicurezza in fine mattinata. Informano di aver raccolto notizie dalla direzione del carcere, dal medico, e di aver constatato le condizioni dei detenuti e parlato con molti di loro.

Informano che si ripromettono di tornare nel braccio di massima sicurezza nel corso del pomeriggio e di ritenere necessaria una protrazione della visita anche per i giorni successivi dati i lenti ritmi instaurati per non intralciare i normali ritmi della vita carceraria. Non forniscono ulteriori informazioni e neppure notizia sul comunicato ricevuto da Seghetti.

Ore 15,30 circa Visita alla mensa

Dietro ripetuta insistenza dei responsabili del carcere la ``delegazione'' parlamentare visita le cucine e quindi la mensa degli agenti di custodia dove viene offerto un pranzo improvvisato a cui partecipano anche il direttore, il vice direttore, il giudice di sorveglianza ed alcuni graduati del corpo degli agenti di custodia. Nel corso del pranzo si intavola una conversazione centrata sulle condizioni materiali della vita carceraria ed in particolare di quella del personale di custodia e degli agenti.

Due parlamentari lasciano la mensa per recarsi a telefonare al Gruppo parlamentare radicale a Roma dal quale sono stati nel frattempo chiamati. La comunicazione avviene con il capo gruppo della Camera, Aglietta, e con il deputato europeo Pannella ai quali viene sommariamente riferito lo svolgimento della visita.

Ore 16,30-17,30 Sosta ufficio direttore

Il Direttore, dott. Siciliano, comunica ai cinque parlamentari radicale di avere informato il Procuratore della Repubblica di Trani De Marinis sullo svolgimento della prima visita. In seguito a questa informazione il Procuratore De Marinis ha tratto la convenzione che i colloqui avvenuti nel corso della mattinata abbiano comportato interferenze con l'istruttoria in corso riguardante la rivolta ed ha espresso avviso negativo sul proseguimento della visita. Il deputato De Cataldo cerca telefonicamente il Procuratore De Marinis. In attesa di rintracciarlo, compito che viene affidato al centralino del carcere, avviene un nuovo colloquio con il direttore, il vice direttore e il giudice di sorveglianza. I parlamentari ribadiscono che a loro non interessano dati concernenti l'istruttoria o interferenti con l'istruttoria. Ribadiscono i criteri di comportamento ai quali si atterranno, si impegnano a sospendere i colloqui stessi, qualora i detenuti pretendessero di non attenersi o di oltrepassare nei fatti tale criter

io. Invitano il direttore ad intervenire in qualsiasi momento in caso di irregolarità. Chiariscono che se il Procuratore della Repubblica intendesse riferirsi in particolare al comunicato, la consegna di una fotocopia per esigenze di giustizia è la migliore prova che non esiste nessuna volontà di interferenza.

Nel corso della sosta continuano scambi di informazioni fra i responsabili del carcere e la ``delegazione'' parlamentare radicale. Si rende conto che fin dall'inizio del mese di ottobre da parte della direzione del carcere (direttore dr. Brunetti) furono avanzate una serie di proposte al ministero tese a sfoltire la sezione di massima sicurezza ed a dividere i vari gruppi di detenuti, per esempio quelli già condannati a lunghe pene e dichiaratisi ``prigionieri politici'', cioè BR ed assimilati, e quelli invece in attesa di giudizio. Questa proposta è stata poi seguita da una serie di altre proposte tese ad abbassare la tensione del carcere ed a non coinvolgere in un'unica situazione detenuti in posizioni chiaramente diversificate. A tali proposte e suggerimenti, il Ministero non ha mai risposto.

Si raccolgono anche altre informazioni sulla situazione della sezione di massima sicurezza. Vi sono assegnati 157 detenuti di cui attualmente assenti 37 per ragioni di giustizia (processi) di cui giudicabili 77, appellanti 29, ricorrenti 22 e definitivi 47.

Alle 17,40 circa il colloquio telefonico di De Cataldo con il procuratore De Marinis, dopo consultazioni da parte della direzione del carcere con il Ministero. La ``delegazione'' quindi, in base al colloquio con il procuratore ed alle consultazioni ministeriali, può rientrare nella sezione di massima sicurezza.

Ore 17,30 Braccio sinistro - detenuti comuni

La ``delegazione'' rientra nella sezione di massima sicurezza alle 17,30 circa e decide, per accelerare la visita a tutte le celle, di distribuirsi in due gruppi separati.

Due parlamentari visitano il braccio sinistro dove viene comunicato che sono trattenuti detenuti comuni. Vengono aperte successivamente tre celle designate con il n. 26 in cui si trovano, fra gli altri, i detenuti Giglio, Rinaldi e Filogamo, con il n. 28 dove sono fra gli altri Melato e Perna, con il n. 32 dove si trovano fra gli altri Sciuto, Colia e Ciulla.

In un alternarsi di voci tutti i detenuti con solo una eccezione affermano di non avere nulla a che fare con la rivolta e con i detenuti per reati ``politici''. Si lamentano di dover subire una situazione molto precaria di detenzione, senza la possibilità di conoscere le ragioni per le quali non possono parlare con gli avvocati, non avendo ricevuta alcuna comunicazione giudiziaria. Non capiscono perché non possono vedere i congiunti ed i figli, non possono acquistare cibo allo spaccio e non ricevono notizie dall'esterno. Tra di essi vi sono alcuni feriti o contusi ed alcuni con ingessature alle mani. Chiedono a gran voce che siano ristabilite le condizioni di vita normali nel carcere e di sapere i motivi di un trattamento che per loro non ha alcun fondamento. Molte esposizioni di casi personali di detenuti che si trovano nel periodo terminale della pena e che desiderano quindi arrivare in fondo per uscire dal carcere.

In fondo al braccio vi sono una serie di celle singole o doppie di detenuti che vi si trovavano anche prima della rivolta (e quindi estranei a ciò che è avvenuto al primo e secondo piano) e che possono usufruire di radio e televisione.

Braccio destro - Celle n. 2 e 3

Una parte della ``delegazione'' parla di nuovo con i detenuti della cella n. 2 in cui si trova Seghetti portavoce del ``comitato di lotta''. I parlamentari ribadiscono quanto già detto nel corso della mattinata: che, cioè la ``delegazione'' si riserva di valutare il documento consegnato secondo i propri criteri di opportunità insieme con le organizzazioni loro vicine, il Partito Radicale ed il gruppo parlamentare.

Viene aperta la porta metallica della cella n. 3 nella quale si trovano, fra gli altri, secondo le informazioni della direzione, i detenuti Ricciardi, Piccioni, Grimaldi, Turrini, Piunti, alcuni dei quali noti come già appartenenti alla colonna romana delle BR.

Questi detenuti hanno un atteggiamento non dissimile da quello della cella n. 2. Mostrano di conoscere e fanno riferimento al comunicato del ``comitato di lotta'' consegnato durante la visita del mattino, che sembrerebbe possano aver contribuito in qualche modo a stilare. Chiedono di renderlo noto mentre i parlamentari ribadiscono quanto già affermato di fronte alla cella n. 2 ed alle altre celle. Quindi i detenuti a più voci esprimono alcuni loro convincimenti ed impressioni.

Durante la rivolta si è cercato di preservare il maggior numero di vite degli ostaggi. E' stato deciso un braccio di ferro con il potere ed in questo scontro valgono solo i fatti cioè i rapporti di forza che si instaurano. L'obiettivo della campagna in corso è quello di cambiare le condizioni di vita nelle carceri. Il contributo alla vita di D'Urso è la pubblicazione dei comunicati che escono dalle carceri. "In realtà noi non abbiamo più alcuna forza contrattuale dopo la rivolta e quindi non possiamo anche per questo decidere su D'Urso". "Se fossimo arrivati ad una trattativa con il campo (di Trani) in mano, avremmo avuto tutto l'interesse a rilasciare D'Urso". "Con il blitz non abbiamo più peso politico". L'unica possibilità è dare pubblicità ai documenti. Tutto ciò che ci interessa (gli obiettivi) è espresso nel documento n. 1 (consegnato alla direzione del carcere). Dalle valutazioni espresse sulla ``battaglia di Trani'' le BR possino decidere che la campagna carceri è positiva e quindi può essere facilit

ato un esito positivo per D'Urso. C'è stato un ciclo di lotte che è passato attraverso Fossombrone, Nuoro e Trani.

Le BR si assumono la rappresentanza dei detenuti e a Trani il comitato di lotta assume la direzione politica di tutti i proletari prigionieri. A Trani c'è stato un movimento reale ma ora la palla torna in mano alle BR ed è per questo che noi vogliamo che i prigionieri si esprimano. Il tempo è breve ed occorre allungarlo. L'unica cosa che può far prendere tempo è la pubblicazione da parte dei giornali che rappresenterebbe un segno chiaro ed inequivocabile. Noi abbiamo dato un documento e quindi abbiamo rimesso anche ad altri lo sviluppo della vicenda. Ora c'è da muoversi. Le nostra valutazioni sulla campagna carceri sono positive ma non ci appartiene la decisione che è nelle mani di una organizzazione esterna di cui non siamo parte.

Altre celle

Davanti a ogni cella i parlamentari ribadiscono i limiti della loro visita, rivolta ad accertare le condizioni del carcere e dei detenuti, senza interferire sulle istruttorie in corso, neppure quelle riguardanti la rivolta. I parlamentari pregano i detenuti di voler rispettare tali limiti, chiarendo che sarebbero altrimenti costretti a interrompere i colloqui. Successivamente a queste reiterate precisazioni per esplicita ammissione del direttore, tali limiti sono stati rigorosamente rispettati.

La proposta di un incontro di una delegazione viene per la prima volta avanzata dai detenuti della cella n. 22, in particolare da detenuti che nel corso della visita precedente si erano dichiarati estranei alla rivolta o avevano dichiarato di essersi interessati unicamente a garantire l'incolumità degli ostaggi. Gli stessi detenuti chiariscono, con una dichiarazione contrastante con quella dei detenuti brigatisti e con il così detto Comitato di lotta, che ad essi interessa unicamente discutere le loro condizioni attuali e le condizioni e i tempi del ritorno alla normalità del carcere; aggiungono che a loro non interessa parlare della rivolta, se non con il giudice, ed anzi lamentano che ad essi non sia stato ancora notificato nulla. Interviene il direttore affermando che un incontro, in questi limiti, può essere effettuato, e che non ha nulla in contrario a consentire la formazione di una delegazione rappresentativa di tutti i detenuti.

Il discorso viene ripreso con i detenuti di molte celle, il direttore suggerisce che nel corso della mattinata dell'indomani i detenuti delle diverse celle si consultino per designare i loro rappresentanti. Assicura che sarà consentito alla delegazione di riunirsi prima dell'incontro. Viene anche definito l'oggetto dell'incontro: condizioni igieniche, numero di docce a settimana; cibo a pagamento ``sopravvitto''; tempi di ripristino dei piani in corso di restauro; condizioni dei feriti e dei contusi, etc.

Non vengono fatte obiezioni alla partecipazione dei parlamentari radicali, i quali dal canto loro assicurano la loro disponibilità a presenziarvi insieme al giudice di sorveglianza.

I detenuti della cella n. 2 mostrano di accettare la proposta di un incontro di una delegazione di detenuti con la direzione ma non appaiono particolarmente interessati né tanto meno sono fra i promotori della richiesta.

Ore 21 Incontro con i giornalisti di Trani

Terminata la visita i parlamentari escono dal carcere e si recano all'Hotel Holiday di Trani dove sono in attesa da tutta la giornata numerosi giornalisti ed inviati speciali.

Un porta voce della ``delegazione'' fornisce una breve e stringata dichiarazione senza fornire particolari sulla visita al carcere ed annuncia il proseguimento della visita per il giorno successivo.

Mercoledì 7 Rientro a Roma di De Cataldo e Stanzani

Con un volo da Bari alle ore 11 circa, i parlamentari radicali De Cataldo e Stanzani rientrano a Roma.

Mercoledì 7 gennaio - ore 11

I parlamentari Pinto, Spadaccia e Teodori rientrano, come convenuto con i responsabili, nel carcere per proseguire la visita.

Il direttore dr. Siciliano informa che nel corso del pomeriggio si riunirà la delegazione di tutti i detenuti come richiesto in precedenza e poi avverrà l'incontro, alla presenza anche del giudice di sorveglianza. Aggiunge che parteciperà personalmente il dr. Noviello, dirigente dell'ufficio del giudice di sorveglianza per il circondario di Bari-Trani.

Sconsiglia una nuova visita nel braccio, al fine di consentire ai detenuti di parlare tra loro e di consultarsi all'interno di ciascuna cella al fine di designare i loro rappresentanti. Contrariamente a quanto è stato affermato ripetutamente da diversi organi di stampa, non risulta in alcun modo ai parlamentari radicali che sia mai stata consentita ed effettuata alcuna assemblea all'interno del carcere.

Il direttore si scusa per non potersi soffermare a parlare con i tre parlamentari radicali, perché deve provvedere a stilare, insieme al vice direttore Delli Santi, un dettagliato rapporto per il ministero sulla visita del giorno precedente. Del resto via telex il ministero era stato ripetutamente messo al corrente delle varie fasi della visita nel carcere. Annuncia che nel pomeriggio dovrà assentarsi per alcune ore per esigenze di servizio.

La mattinata viene occupata per chiedere ulteriori notizie sulle condizioni dei detenuti feriti e contusi, e sulle condizioni degli agenti presi in ostaggio; e per una visita alla cucina dei detenuti. Tutto questo ai fini della conoscenza specifica della conduzione carceraria.

Ore 14 - intermezzo

Alle ore 14 circa, i tre parlamentari radicali lasciano il carcere. Si fermano a Trani per la colazione. Hanno alcuni colloqui telefonici con il loro gruppo parlamentare. Fissano telefonicamente ai giornalisti che si trovano presso l'Hotel Holiday un appuntamento per lo stesso albergo per le ore 20,30.

Ore 16 - Visita al carcere

Alle ore 16 circa i tre parlamentari fanno di nuovo ingresso al carcere dirigendosi nell'ufficio della direzione e sostando in una stanza adiacente. Alle ore 16,30 il vice direttore, dr. Delli Santi, comunica che i detenuti delle diverse celle hanno designato una rappresentanza di 6 detenuti composta da Colia, Giglio, Martino, Seghetti, Strano e Turrini.

Alle ore 17 arriva il magistrato dr. Noviello. Dopo le presentazioni avviene una conversazione fra i giudici e i parlamentari sulle condizioni degli istituti penitenziari e delle carceri giudiziari del circondario. Il giudice esprime giudizi positivi sulla legge penitenziaria, pur lamentando la carenza delle strutture e l'insufficiente numero di agenti di custodia. Fornisce dati sul funzionamento degli istituti dopo l'entrata in vigore della legge penitenziaria, in particolare sui semipermessi, la semilibertà e gli affidamenti, dati che dimostrano lusinghieri risultati conseguiti con la loro applicazione nel circondario. Il giudice lamenta che la legge penitenziaria nel suo complesso e in particolare questi istituti, che dichiara di considerare strumenti di governo della popolazione carceraria al fine della risocializzazione e del reinserimento dei detenuti nella vita civile, siano solo superficialmente conosciuti dall'opinione pubblica, dalla classe politica e dagli stessi parlamentari: conoscenza superfici

ale - aggiunge - che porta a giudizi sommari e indifferenziati che non corrispondono alla realtà.

Alle ore 17,30 il vice direttore Delli Santi annuncia che è iniziato il trasferimento dei detenuti dalle celle nel luogo dove si riuniranno fra loro.

Con il vice direttore e con il giudice si parla del luogo dove deve avvenire l'incontro. I responsabili del carcere indicano come il luogo più conveniente per l'incontro il parlatorio nel quale non vi sono vetri divisori.

Alle ore 18 i parlamentari radicali vengono accompagnati presso il parlatorio al cui centro c'è un blocco di sedili fissi diviso a metà da un vetro infrangibile che arriva agli occhi di una persona seduta. Gli sgabelli da una parte e dall'altra sono fissati a terra.

Attesa di circa mezzora perché si prolunga la riunione dei detenuti. Alle ore 18,30 comincia l'ingresso dei detenuti che vengono portati singolarmente a distanza di alcuni minuti l'uno dall'altro. Si spiega che la lentezza delle operazioni dei trasferimenti è dovuta alle perquisizioni e agli accompagnamenti.

Alle ore 19 circa inizia il colloquio con la presenza di 6 detenuti, tre parlamentari, il giudice di sorveglianza, il vice direttore del carcere e numerosi agenti di custodia. Prende la parola un detenuto per precisare che si tratta di incontro di una "delegazione di tutta la popolazione carceraria con la direzione del carcere", presenti i parlamentari radicali.

Quattro richieste

Viene letto un documento riguardante le condizioni di vita nel carcere. In esso si dice che nella nuova situazione del post-rivolta ci sono quattro richieste, del resto già avanzate alla direzione:

1. garanzia dei tempi di riapertura delle sezioni devastate;

2. a) ripristino della socialità interna;

b) richiesta di una commissione medica esterna che verifichi le condizioni di salute dei detenuti;

3. restituzione degli effetti personali ai detenuti;

4. riattivazione dei rapporti con l'esterno, e in particolare la corrispondenza, i giornali nonché la possibilità di fare la spesa per il cibo e di effettuare le docce.

I detenuti precisano quindi che la rappresentanza è abilitata ad esporre solo questioni riguardanti problemi determinatisi dopo la rivolta con la relativa situazione eccezionale e che la richiesta centrale è quella del ritorno e del ripristino delle condizioni normali. Seghetti precisa che si tratta di richieste immediate di tutta la popolazione detenuta alla direzione del carcere su obiettivi generali non politici e che la delegazione unitaria è estranea a qualsiasi altra rivendicazione che ogni componente dei prigionieri fa per contro proprio.

Nel corso del colloquio viene precisato dai detenuti che uno dei punti (le docce) può ritenersi superato perché la mattina si è già provveduto dalla direzione a far fare la doccia ai detenuti nel braccio di massima sicurezza. Per quanto riguarda il sopravitto il vice direttore Delli Santi precisa che l'amministrazione del Ministero di Grazia e Giustizia ha provveduto a bloccare i soldi depositati dai detenuti a garanzia del risarcimento dei danni provocati dalla rivolta. Aggiunge che ciò avviene indipendentemente dal successivo accertamento dei danni e delle responsabilità (i detenuti affermano infatti anche in questa sede di non aver provocato danneggiamenti ai due piani occupati durante la rivolta). I detenuti lamentano alcune incongruenze. Si consente l'acquisto di sigarette e di vino mentre non è stato consentito l'acquisto di formaggi e la distribuzione di latte. Il vice direttore contesta l'affermazione riguardante il latte. A questo riguardo i detenuti ammettono che il latte si è cominciato a distribu

ire.

Quanto ai fornelli per riscaldare i pasti e alla possibilità di acquistare caffettiere (moka), il vice direttore afferma che in seguito alla rivolta, è stato disposto che non possono essere consentiti fornelli dello stesso tipo di quelli prima in possesso dei detenuti perché i ferri di cui erano composti sono stati trasformati in punteruoli; lo stesso per le ``moka'' che sono servite per fare delle bombe rudimentali del tipo ``molotov''. Si stanno cercando fornelli che non si prestino ad essere trasformati in armi sia pure rudimentali, e saranno consentite solo caffettiere di tipo ``napoletana''.

La richiesta di una commissione medica esterna viene prevalentemente rivolta ai parlamentari, i quali affermano che se ne interesseranno presso il Ministero se ne esisteranno le condizioni.

Quanto alle operazioni di restauro il vice direttore informa che i lavori proseguono con speditezza e che il primo piano dovrebbe essere pronto per la fine della settimana, mentre il secondo dovrebbe essere ultimato - così almeno afferma di sperare - entro la metà della settimana successiva.

I parlamentari ricordano che a questo punto si è parlato delle modalità del rientro dei detenuti nei due piani.

Segue uno scambio di battute fra i detenuti e i parlamentari sui carceri di massima sicurezza. Uno dei parlamentari afferma, senza provocare reazioni, che si ha quasi l'impressione che le BR con la loro azione, pur proclamando di voler combattere il sistema delle ``carceri speciali'' mirino invece a determinare un situazione che costringa a mantenerle come habitat a loro più idoneo per mantenere la loro unità anche operativa e comunque di comunità anche all'interno del carcere. Si afferma che sembra che le BR non siano scontente del fatto che lo Stato dopo aver sconfitto le brigate fuori si preoccupi poi di ricostituirle in carcere. Nessuno reagisce.

Durante tutto il colloquio il giudice di sorveglianza si limita ad assistere senza mai intervenire.

Il giudice Noviello afferma poi, al termine del colloquio, di non aver scontrato alcun sconfinamento dai limiti che si erano posti al colloquio stesso.

Ore 20 - Colloquio con Roma

I parlamentari hanno un colloquio telefonico con Aglietta la quale informa che è stato apprestato un comunicato congiunto del Gruppo e del Partito Radicale.

Viene concordato di fissare per le ore 14 del giorno successivo (giovedì 8 gennaio) due conferenze stampa contemporanee - l'una al Gruppo radicale a Roma e l'altra all'Hotel Holiday di Trani - nelle quali si comunicheranno le decisioni del Gruppo circa la pubblicazione del documento consegnato in carcere ed i risultati della visita al carcere.

L'orientamento di massima è per la pubblicazione del documento.

Trani - ore 20,30 Incontro con i giornalisti

Alle 20,30 incontro con i giornalisti. Comunicano che è giunta da Palmi, trasmessa dal telegiornali, la notizia che Curcio indica dal carcere alle BR la liberazione di D'Urso. Si chiede se qualcosa di simile è avvenuto a Trani. Si risponde che nulla di simile è avvenuto. Si fissa la conferenza stampa l'indomani e si forniscono le informazioni essenziali sull'incontro con la delegazione dei detenuti e sui contenuti di questo colloquio.

Giovedì 3 gennaio - ore 11,30 Carcere di Trani

La ``delegazione'' di quattro parlamentari fa di nuovo ingresso al carcere verso le 11,30. In programma è l'incontro con gli agenti di custodia e il proseguimento della visita.

Si cominciano a raccogliere le informazioni sulle condizioni degli agenti di custodia e quindi si compie una ulteriore visita allo studio medico per raccogliere notizie più precise se basate sui documenti.

Dal registro dell'infermeria risulta che nelle ore successive all'intervento dei GIS sono ricorsi alle cure mediche 41 detenuti. Di questi 5 sono stati inviati per le loro condizioni gravi ad ospedali esterni al carcere ma tutti, meno uno, sono stati subito (fra le 24 e le 48 ore) rinviati al carcere per lo più senza cure. E' stato trattenuto all'ospedale di Bari il detenuto Piras, ferito da un colpo di arma da fuoco esploso dai carabinieri.

Dai documenti medici risulta che in 17 detenuti si sono riscontrate fratture e negli altri ecchimosi, ematomi, contusioni, escoriazioni e ferite lacero contuse.

Fra le 12 e le 12,30 in un corridoio di accesso alla sezione speciale adiacente ed in vista dello studio medico sono consegnati a 65 detenuti, individualmente, gli ordini di cattura emessi dalla procura della repubblica di Trani, per la rivolta.

Fra le 13,40 e le 14 i parlamentari effettuano un rapido giro nel braccio di massima sicurezza. Nella cella 2 Seghetti mostra di essere a conoscenza delle notizie diffuse da Palmi. Ricorda ciò che aveva precedentemente affermato: che la pubblicazione del documento consegnato in precedenza è il contribuito di Trani alla vita di D'Urso.

I parlamentari comunicano stringatamente di aver deciso di consegnare il documento alla stampa, cosa che sarà fatta immediatamente dopo nel corso di due conferenze stampa a Trani e a Roma.

Contemporaneamente ad altri parlamentari viene consegnato dai detenuti della cella n. 24, prospiciente quella n. 2, un documento in duplice copia originale firmato da Baumgartner, Ferrari Bravo, Falcone, Lapponi, Negri, Spanò e Vesce ed una lettera di Spanò. Vesce, che consegna ai parlamentari il documento che annuncia la dissociazione dalla rivolta, rimette esplicitamente i modi ed i tempi della pubblicazione alla valutazione dei parlamentari radicali.

Una copia del documento originale viene consegnata all'uscita dal carcere alla direzione che provvede a custodirlo.

Il giorno 11 gennaio viene inviato al gruppo parlamentare radicale il seguente telegramma: "aggiungi Lucarelli al documento grazie per importanti chiarificazioni fatte sempre per la vita e per la pace Vesce".

Il documento viene reso noto tramite agenzie il 13 gennaio.

Ore 14,15 - Conferenza stampa a Trani

Presso l'Hotel Holiday di Trani alle 14,15 viene tenuta da Pinto, Spadaccia, Stanzani e Teodori una conferenza stampa nella quale si dà notizia del comunicato del Comitato di lotta con le osservazioni sullo stesso fatte dal Partito e dal Gruppo radicale e viene esposto un resoconto dettagliato della visita al carcere e delle condizioni dei detenuti nel dopo-rivolta.

Altra conferenza stampa è tenuta a Roma (in allegato il testo integrale della conferenza stampa).

Ore 16,30 - Carcere: incontro con gli agenti di custodia

Rientrati in carcere alle 16,30 circa i parlamentari radicali hanno un incontro di alcune ore con una larga delegazione del corpo degli agenti di custodia, comandante, graduati e agenti precedentemente avvertiti.

Durante la riunione un intenso scambio di opinioni e di informazioni. Gli agenti di Trani lamentano una serie di condizioni che li riguardano in quel carcere che del resto sono comuni anche a tutti gli altri penitenziari.

Sono in numero troppo limitato, c'è mancanza di adeguato riposo, le retribuzioni sono assurde con le ore di straordinario pagate a loro mille lire e 500 lire per le festività.

A fronte di circa 35mila detenuti attualmente presenti nelle carceri italiane il corpo degli agenti di custodia ha un organico di 17mila uomini, di cui effettivi 11mila - mentre un rapporto adeguato sarebbe per lo meno quello di un agente per un detenuto. Inoltre quando gli ausiliari vogliono divenire effettivi, anche se idonei al servizio militare non vengono riconosciuti idonei alla custodia se non in casi speciali. La selezione fra gli allievi non tiene neppure contro dei risultati dovuti alle conoscenze acquisite durante il periodo di formazione. Per di più gli ausiliari non possono assumere le stesse responsabilità degli effettivi in quanto in caso di pericolo non danno le stesse garanzie di ``tenuta''. Ci sono sperequazioni di ogni tipo, fra la condizione dell'agente e quella delle vigilatrici, fra quella degli appartenenti al corpo e quella dei carabinieri in servizio all'esterno dei penitenziari.

Le pensioni per coloro che hanno raggiunto i limiti di età, e sono molti, sono risibili.

Per quanto riguarda la rivolta di Trani, i 18 agenti sequestrati non sono stati maltrattati; anzi, uno di loro, quello ferito con un punteruolo al ventre all'inizio, è stato curato dal detenuto medico Baumgartner insieme a due agenti sequestrati che in precedenza avevano svolto funzioni infermieristiche. Su questo punto risultano numerose deposizioni di fronte al giudice che conduce l'indagine sulla rivolta.

Nella riunione si discute lungamente della necessità ed urgenza di procedere alla riforma del corpo e viene lamentata la sordità della maggior parte dei politici e del parlamento.

Da parte dei parlamentari radicali vengono ricordate le azioni ripetutamente intraprese, fra cui il digiuno di Adelaide Aglietta, Emma Bonino e Gianfranco Spadaccia nel 1977, la proposta di legge presentata nella VII e nella VIII legislatura e vine quindi ribadito l'impegno dei radicali sulla questione di fronte al parlamento e al paese.

Il comunicato integrativo

Mentre è in corso l'incontro con gli agenti di custodia viene comunicato ai parlamentari che il detenuto Seghetti consegna un testo di 11 righe che costituisce ``cappello integrativo'' da premettere al comunicato precedentemente consegnato.

Ore 20 - Hotel Holiday - Trani

All'uscita dal carcere i parlamentari si recano all'Hotel Holiday di Trani dove danno notizia ai giornalisti ivi presenti del ``cappello'' integrativo consegnato poco tempo prima. Contestualmente comunicano telefonicamente all'avvocato Di Giovanni a Roma la consegna ed il testo del ``cappello'' come richiesto dai detenuti.

Venerdì 9 gennaio - Rientro a Roma

I quattro parlamentari radicali rientrano a Roma con il primo aereo del mattino da Bari per partecipare al dibattito della Camera sul terrorismo.

 
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