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Partito Radicale - 1 maggio 1981
LA VERITA' SUL REFERENDUM RADICALE PERCHE' VOTIAMO SI'

(Il testo del volantino duffuso dal Partito radicale in occasione del referendum per la completa depenalizzazione dell'aborto promosso dal Pr)

Il coraggio di dire sì

Contro le indicazioni nette del partito (no ai due referendum per l'aborto), una comunista dichiara il suo appoggio alla proposta radicale. E spiega perché.

LAURA CONTI, comunista, già consigliere regionale del Pci in Lombardia.

DA PANORAMA (6 APRILE 1981, PAGG. 60/61)

"Non ho nessun dubbio. No al referendum del Movimento per la vita ma sì, con tutto il cuore, a quello dei radicali". Laura Conti, ecologa e scrittrice, uno dei maggiori esperti del Pci sui problemi dell'inquinamento e della salute, in prima fila ai tempi di Seveso nella lotta per tutelare la popolazione, non è d'accordo con il suo partito sul discusso e attualissimo tema dell'aborto. "In realtà il referendum radicale, se passasse, risolverebbe la maggior parte dei problemi delle donne in questo campo" sostiene battagliera Laura Conti, fino a un anno fa deputato regionale comunista in Lombardia. "Ma non passerà certamente, per la disinformazione e il caos che lo circondano".

Domanda. E di chi è la colpa, secondo lei?

Risposta. Prima di tutto dei radicali stessi. Mi sembrano uguali a quei passanti che dicono "prenda la prima a sinistra" e intanto indicano la destra con la mano. Si ha l'impressione che il testo del referendum sia stato preparato da alcune persone competenti, ma che poi il partito nel suo complesso non abbia capito il senso di quello che chiedevano di modificare.

D. Può spiegarsi meglio?

R. Ecco, i radicali che gridano più forte danno l'impressione che il loro sia un no totale all'aborto assistito e gratuito. E invece non è così. Se ci si prende la briga di leggere il testo, si vede che con il referendum l'aborto pubblico e gratuito non viene minimamente a cadere né a essere messo in discussione. Quel che cade è solo la condanna a tre anni di reclusione per chi abortisca o faccia abortire privatamente, oltre al divieto per le minorenni e ad altri punti minori. Insomma, il referendum radicale non elimina, come molti credono, la legge 194 ma solo alcuni articoli. Non la cancella, la migliora.

D. Comunque la situazione non è semplice come la descrive lei. La 194, come sa bene chiunque si sia occupato d questa realtà, è una legge malvista, che funziona solo se c'è una forte spinta da parte delle donne a farla applicare. Con la liberalizzazione questo diventerebbe molto più difficile.

R. E' un curioso ragionamento. Sarebbe come dire: proibiamo di fare nelle cliniche private la resezione gastrica, così tutti i malati di stomaco, costretti a far l'operazione negli ospedali pubblici, premeranno perché finalmente il servizio sanitario diventi efficiente.

D. Ma l'aborto, lo si voglia o no, non è la resezione gastrica e nemmeno l'operazione delle tonsille.

R. Ecco questo è il punto. La 194, che pure è un grande passo avanti rispetto al passato, è una legge da cui traspare l'angoscia di chi l'ha fatta, preoccupato di non andare troppo in là nell'infrangere il millenario tabù dell'aborto. E' una legge di tolleranza, fin dal primo articolo, in cui si afferma che l'interruzione di gravidanza non è un mezzo di controllo delle nascite.

D. E allora perché, secondo lei, la sinistra si è schierata in modo abbastanza compatto contro il referendum radicale, appoggiata anche da buona parte delle femministe?

R. Proprio perché il referendum radicale butta a mare l'atteggiamento di tolleranza, laicizza l'aborto. E questo è molto difficile da accettare, per molti è quasi insopportabile. Ma dobbiamo avere il coraggio di dire queste cose, anche se impopolari. Altrimenti rischiamo di falsificare la realtà, come fa per esempio Carla Ravaioli, quando sostiene che se passasse il referendum radicale la legge resterebbe zoppa, senza indicazioni concrete di attuazione, il che è proprio un errore di fatto. O come altre giornaliste che addirittura hanno scritto, sull'"Unità", che i due referendum, se passassero, avrebbero identici risultati. Questa è disinformazione pura che non serve a nessuno, tanto meno alla sinistra.

"a cura di" Chiara Valentini

Di Laura Conti leggi anche l'intervento su "Sapere" (Marzo 1981, pagg. 7/11)

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LORIS FORTUNA, socialista vicepresidente della Camera dei Deputati, primo firmatario della legge sul divorzio, promotore del referendum radicale.

DAL SUO INTERVENTO ALL'ADRIANO (MARZO 1981)

"... per una vittoria del NO al referendum clericale ci vuole l'unità di tutti: questa non è possibile se si pretende di liquidare la posizione culturale e politica dei promotori del referendum per il miglioramento della legge. Ai miei compagni socialisti chiedo: come farete domani a migliorare la legge in Parlamento secondo le proposte contenute nel d.d.l. Lagorio - Magnani Noya se il 17 maggio voterete NO al miglioramento proposto dal nostro referendum?"

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FRANCESCO D'AMBROSIO, socialista, ginecologo della Mangiagalli, che ha eseguito gli aborti alle donne di Seveso.

DA UN ARTICOLO SU IL TEMPO (28 APRILE 1981)

"... è evidente la necessità di cambiare e di migliorare la situazione e non di lasciare le cose come stanno per chissà quanto tempo. Attuare la Riforma Sanitaria per migliorare le strutture sanitarie, agire attraverso provvedimenti amministrativi per vincere l'obiezione di massa dei medici, e migliorare la legge 194 attraverso il referendum radicale, sembrano a me le proposte più opportune per la lotta all'aborto clandestino. L'adesione acritica o opportunistica alla proposta di neutralità (votare il "doppio no") è sicuramente la peggiore e la più pericolosa delle scelte".

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2/3 DEGLI ABORTI ANCORA CLANDESTINI!

UNO SOLO MODO PER DIFENDERE LA 194: MIGLIORARLA SUBITO

Per mesi e mesi i mezzi di informazione e i partiti hanno condotto una campagna di menzogne e falsificazioni contro il referendum radicale sull'aborto: "Abroga interamente la 194..., elimina la gratuità e l'assistenza..., "privatizza" l'aborto..., ricaccia le donne nella clandestinità...".

E' falso. Con il referendum radicale non viene minimamente a cadere l'obbligo delle strutture sanitarie pubbliche di praticare l'aborto e la gratuità degli interventi. Quello che è invece la condanna per chi non riesca ad abortire nelle strutture pubbliche. Il referendum radicale - lungi dall'essere espressione di una "cultura abortista" - non elimina la 194 ma la migliora.

Lo dicono Laura Conti, comunista, già consigliere regionale del Pci, Loris Fortuna, socialista, vicepresidente della Camera dei deputati, primo firmatario della legge sul divorzio, Francesco D'Ambrosio, socialista, ginecologo della clinica Mangiagalli, che ha eseguito gli aborti alle donne di Seveso.

MA ADDIRITTURA ADESSO E' LA MAGISTRATURA, E' IL PRETORE DI ROMA A DIRE CHE PAESE SERA, L'UDI, IL COMITATO PER LA DIFESA DELLA 194 HANNO MENTITO E HA IMPOSTO LORO DI PUBBLICARE A LORO SPESE LE RETTIFICHE SU ALCUNI QUOTIDIANI NAZIONALI.

Gli stessi organi di informazione e gli stessi partiti hanno invece taciuto sul fatto reale e drammatico che, a tre anni dall'approvazione della 194, la clandestinità è l'unico sbocco per almeno due terzi degli aborti. 400 o 600 mila donne ogni anno, respinte dalle strutture ospedaliere, sono ancora costrette a ricorrere a mammane e cucchiai d'oro.

Chi ha condotto una campagna impostata sulla presunta convergenza del referendum radicale e di quello del "movimento della vita" ha imboccato una strada che favorisce l'offensiva clericale e può portare alla sconfitta

Non è con questa campagna che si realizza l'unità dei laici

Non è come le menzogne che si può vincere

Solo con un preciso, non generico, impegno a migliorare la legge, si può ricostituire l'unità delle forze laiche e costruire una nuova grande vittoria di libertà

Contro l'aborto clandestino

Per migliorare la 194

vota SI'

AL REFERENDUM RADICALE (scheda arancione)

 
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