di Angiolo BandinelliSOMMARIO: La stampa e le conclusioni del 26· Congresso del Partito radicale: il titolo-cliché "Pannella arriva e vince il Congresso" questa volta non è sufficiente. Malgrado imbarazzi e reticenza, la stampa deve prenderne atto. L'attenzione di Michelangelo Notarianni per "Il Manifesto"; per Salvatore Sechi, i radicali di fronte alla scelta "partito o movimento"; gli altri giornali semplicemente danno il Partito per spacciato, abbandonando il folklore. "Lotta Continua" dà testimonianza di un dibattito di grosso respiro: in nessun altro luogo come qui, scrive, si discute di vita, di pace, di guerra, di sviluppo, di morte anche. Si esplicitano le candidature alla segreteria di Negri, Rippa, Rutelli. Il Congresso accetta come asse portante quella priorità delle priorità" - la lotta contro lo sterminio per fame - assunta non solo grazie agli ultimi tre mesi d'iniziativa militante di Marco Pannella, ma da tre anni di paziente e difficile costruzione. I problemi del dibattito: come collegare questo tema con l'esige
nza di "governare" in Parlamento, nei Comuni, per le strade? Il finanziamento pubblico cavallo di Troia del regime? La crisi dei partiti regionali. Sul "preambolo" c'è solidità e spessore di consensi; su disarmo, pace, confronto Est-Ovest e Nord-Sud, intatta lucidità. La candidatura di Marco Pannella emerge dal confronto serrato di varie posizioni, in piena evidenza e sotto gli occhi di tutti. Il Partito non reclama né un padre padrone né un salvatore della patria: Pannella, accettando la candidatura, mette in chiaro di essere il candidato di tutti, che accetta una responsabilità, un'indicazione politica, il diritto-dovere di sviluppare la sua linea politica.
(NOTIZIE RADICALI N. 42, 15 dicembre 1981)
Marco Pannella nuovamente segretario del Partito radicale, dopo diciotto anni di assenza dagli incarichi del partito, e circa dieci anni persino di non iscrizione. Questo il risultato più clamoroso ed evidente del XXVI congresso, svoltosi a Firenze dal 28 ottobre al 1 dicembre. Un risultato a sorpresa, inaspettato, maturato attraverso un processo di tipo "carismatico", secondo l'ormai consolidata rappresentazione che nei congressi radicali dà la stampa italiana? Da anni ci eravamo abituati a leggere il titolo-cliché: "Pannella arriva e vince il Congresso". E il gioco viene tentato anche questa volta. Il "Messaggero" può titolare: "Pannella segretario con un mare di voti". Ma questa volta c'è dell'altro, e, sia pure con imbarazzo e reticenza, la stampa ne prende atto.
E' il "Manifesto" che il 3 novembre, a congresso appena chiuso grazie all'attenzione di Michelangelo Notarianni, dà una chiave di lettura dei fatti piena di politicità e di spessore. "Attenzione a Pannella", scrive Notarianni. "Il personaggio era dato per morto, pochi mesi fa, assorbito e triturato da un sistema politico che ne ha viste e digerite di ogni sorta. Invece no..." E' vero, le cronache del congresso confermano il giudizio riferito da Notarianni. Non solo Pannella, ma anche il partito.
Salvatore Sechi scrive, il giorno dell'apertura del congresso, un articolo che consente al titolo: "I radicali di fronte a una scelta"; dove la scelta sarebbe nientemeno che tra l'essere "partito" o tornare ad agire come "movimento". E' il giudizio più esplicito, ma il tono di tutta la stampa, nel suo complesso, non consente dubbi. Questa volta non è questione di folklore; questa volta il Partito radicale è dato per spacciato. I dissensi interni, la defezione delle componenti non radicali del gruppo parlamentare, la mancanza di prospettiva, tutto quanto viene registrato sembra contrastare il cammino del partito della rosa. O così viene fatto apparire. Ripetiamo, questa volta il folklore viene accantonato. Il congresso viene presentato come un vistoso, ma pericoloso momento dell'ormai prossima, definitiva eclissi radicale.
Sono in molti ad essere interessati a che questa rappresentazione passi e si affermi. Il "Popolo" è, con i radicali, acido per tradizione, ma non conta la DC. Qui c'è il PSI di Craxi, in primo luogo. E c'è anche il PCI che contende al PSI lo spazio dei "diversi", dell'"emergente", dei "nuovi soggetti" già attribuito ai radicali. C'è infine il PRI di Spadolini, e magari Zanone. Persino nell'area già extraparlamentare lo scetticismo, il riflusso antiradicale è alto.
Le prime corrispondenze della stampa sono di tono basso. Questa volta è di scena la contestazione di Rippa, che si è presentato come candidato. Poi si monta il caso Negri: si candiderà anche lui? E che farà Rutelli? Sarà insomma un fedelissimo di Pannella o un "pannelliano" a vincere? Da dove avrà inizio la diaspora radicale?
Il congresso prende quota. Prende quota attraverso un dibattito di grosso respiro. "Lotta Continua" scrive che in nessun altro posto o congresso, come qui, si discute di vita, di pace, di guerra, di sviluppo; magari di morte. Le tre candidature si esplicitano. Ma si esplicita anche un fatto importante, e cioè che non viene messo in discussione l'assunto centrale del congresso, quello che è stato posto come asse centrale del partito non tanto dai tre mesi di iniziativa militante di Pannella, quanto da tre anni di paziente, difficile costruzione: la "priorità delle priorità" attribuita alla lotta contro lo sterminio per fame nel mondo, il nuovo Olocausto. Certo, restano i dubbi e i problemi. Quale è il ruolo del partito, come potrà sostenere il confronto su questo tema così aspro e nuovo? Come lo collegherà con l'esigenza di "governare" in Parlamento, ma anche nei Comuni e per le strade? E cosa fare del finanziamento pubblico, che tutti, indistintamente temono possa diventare il cavallo di Troia del regime, al
l'interno del partito? Come restituire vigore all'autofinanziamento, alla partecipazione, alle iscrizioni? Come superare positivamente il grave scoglio, che nessuno contesta, della crisi dei partiti regionali, nessuno dei quali ha raggiunto la soglia minima stabilita un anno fa? Il dibattito, in aula e nelle commissioni, mette in luce anche altri dati positivi: sul "preambolo" c'è spessore e solidità di consensi, anche nella diversità di impostazioni e di punti di vista; sul disarmo, la commissione registra un livello di dibattito tra i più elevati e costruttivi degli ultimi anni; il partito ha intatta la lucidità dei suoi riflessi sul tema della pace, delle marce della pace, dello scontro con gli altri partiti sul disarmo, su Comiso, sul confronto est-ovest e sulla priorità da attribuire al dialogo nord-sud.
I panelliani? Gli antipannelliani? Lo svolgersi del congresso logora la montatura. Intanto, Negri avanza la possibilità della candidatura Pannella alla segreteria. L'indicazione acquista, col passare delle ore, in plausibilità, ma non determina sbandate o crisi congressuali. Entra nel novero delle possibilità, ma il partito non mostra di reclamare né un padre né un salvatore della patria. Il dibattito ha messo in luce un partito che ha acquistato definitivamente sicurezza, consapevolezza di sé e responsabilità, e rifiuta soluzioni di emergenza o posticce. Quella definizione, che si è appiccicata su Pannella e sul partito, di essere il primo un portatore di "carisma" e il secondo una creatura inerte nella mani del leader, si affievolisce e diventa sempre meno propria.
Sempre in piena evidenza, dinanzi agli occhi di tutti, Pannella, Negri, Rippa, Rutelli si incontrano, discutono, seduti o passeggiando nei corridoi del congresso. Una giornata intera: mattina, pomeriggio, la notte, ora assieme ad altri militanti del partito, testimoni aperti della ricerca di una soluzione che abbia forza e chiarezza politica. La mattina della domenica, circola tra i congressisti nervosismo e preoccupazione: nelle lotte degli imbrogli si è lottizzato il partito?
L'intervento con il quale Pannella racconterà il lungo iter della discussione metterà fine ad ogni speculazione. Il percorso appare quello che è stato; difficile, ma senza concessioni; rigoroso nel metodo e nelle conclusioni. Rippa, Negri e Rutelli "desistono". Senza contrattazioni, né richieste né offerte nei confronti di nessuno. Il rigore di Negri, la lucidità di Rippa, la responsabilità di Rutelli non lasciano alcun margine di equivoco. E' a questo punto, acquista questa chiarezza che è garanzia per tutto il partito, Pannella può annunciare di accettare la candidatura. E' ora il candidato di Negri, di Rippa e di Rutelli, ma non è il "salvatore della patria, il salvatore del partito". E' un candidato che accetta una responsabilità, un'indicazione politica. Che rivendica la propria politicità e di diritto-dovere di difendere e sviluppare la sua linea politica. Nulla di più, e nulla di meno.
E' il trionfo. Il congresso accoglie e comprende. Saluta il leader politico che indica una strada da percorrere dura e difficile, con l'impegno ad accogliere e risolvere i problemi, tutti i problemi emersi dal congresso, e a tentare di scioglierli nel cammino. Un cammino - si avverte subito - sul quale tutto il partito è chiamato a muoversi. Tutto il partito. Il congresso avverte anche questa indicazione. E si costituisce, con immediata e importante politicità, una unità di consensi e di impegno che conduce in porto questo drammatico, decisivo congresso.
E' Notarianni che coglie ancora una verità essenziale. Certo attraverso Pannella, ma con assunzione propria di proprie responsabilità, il partito radicale è il partito che ha visto lucidamente, nella questione della fame nel mondo, "il tema della nostra crisi".