SOMMARIO: Con riferimento ad una intervista, pubblicata da "La Repubblica", ad un "innominato investigatore" della polizia che ha ammesso la pratica della tortura, interroga il Ministro se non intenda promuovere una inchiesta in merito, per verificare i casi di tortura "che possano essersi verificati".
(Atti Parlamentari - Camera dei Deputati - VIII LEGISLATURA - DISCUSSIONI - SEDUTA DEL 22 MARZO 1982)
SCIASCIA. - Al Ministro dell'Interno. - Per sapere:
se è a conoscenza dell'intervista a un innominato »investigatore della polizia italiana pubblicata da La Repubblica del 18 marzo a firma di Luca Villoresi in cui, con sconcertante sincerità, il detto »investigatore ammetteva la pratica della tortura, descrivendola professionalmente e dandone carattere, necessità e limiti appunto professionali;
se ha disposto un'inchiesta - che non dovrebbe essere difficile svolgere internamente alla polizia, senza cioè chiedere al giornalista di venir meno al segreto professionale e senza richiedere provvedimenti giudiziari a suo carico - per identificare l'»investigatore intervistato;
se, alla luce di queste rivelazioni non ritiene alquanto avventata la sua espressione di »non programmate violenze a definire i casi di tortura che a sua insaputa possono essersi verificati (e ricordando, a questo proposito, uno scritto di Piero Calamandrei in cui si affermava il cittadino essere più garantito dalla tortura istituzionalizzata, e quindi programmata, che non dal fermo di polizia in cui torture, non programmate possono aver luogo).
(3-05873).