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Notizie Radicali - 28 maggio 1982
Est dossier (2): RICHIAMARE I GOVERNI ALLA SPERANZA DELLA VITA

SOMMARIO: A 200 giorni dallo scadere del termine ultimo indicato dai Premi Nobel per la salvezza di almeno 5 milioni di persone dallo sterminio per fame, i carri di Jaruzelski in Polonia contro la vita, la pace, la speranza. Un colpo di stato all'interno della ogica di Yalta. I radicali lottano fianco a fianco di uomini di scienza e di sapere, per informare i popoli del mondo e i potenti della terra. Nell'Europa dell'Est chiediamo le stesso cose che abbiamo chiesto ai governio dell'Occidente: vita, anziche' sterminio per fame. Il Parlamento Europeo vota all'unanimita' una mozione di conferma degli impegni presi contro lo sterminio per fame: l'azione diretta nonviolenta del 19 aprile smaschera l'alibi della spaccatura tra Est e Ovest, tra blocchi militari che si armano l'uno contro l'altro mentre si scambiano il grano, per meglio dividersi i popoli da opprimere.

(NOTIZIE RADICALI N. 6, 28 maggio 1982)

Mancavano duecento giorni al termine ultimo indicato dai 72 premi Nobel per salvare almeno 5 milioni di uomini fra i trenta che anche quest'anno verranno sterminati, per fame, dalle logiche dei Governi del Nord del mondo quando in Polonia, la Via, la Pace e la Speranza di un futuro venivano massacrate dai carri armati di Jaruzelski. Era un'ulteriore prova che la logica di spartizione Est e Ovest così come tra Nord e Sud del globo in blocchi politici, economici, militari può produrre solo strage di Vita e di Diritto.

Di fronte a tutto questo, ormai, un Movimento creatosi a partire dal manifesto-appello dei premi Nobel, forte delle adesioni degli esponenti più prestigiosi, della politica, della cultura, della religione e della scienza di ogni Stato, si oppone in tutte le più importanti sedi internazionali, dall'Onu al Parlamento Europeo, allo sterminio. Ogni giorno i radicali si battono, nel nostro e in ogni paese dell'occidente, con le armi del diritto e della nonviolenza, con la forza della ragione e della speranza, nelle strade e dei Parlamenti, per dare corpo, il loro corpo, alla unica, reale possibilità di invertire il corso degli eventi. Lo fanno coscienti che operando per strappare milioni di vite all'olocausto si crea e si governa l'unica alternativa capace di far sì che il nostro tempo non sia destinato alla catastrofe che incombe e sembra segnata per tutti.

Siamo noi, quei radicali. Combattiamo insieme a uomini di sapere, di fede, di scienza; con essi non dubitiamo che se i popoli sapranno, se sapremo informarli, se sapremo farci ascoltare dai potenti della terra, si potrà dare corso ad una nuova politica internazionale che sia salvezza per i milioni di sterminandi, e per tutti.

Per il diritto di ognuno a conoscere, giudicare e sperare, ci battiamo contro l'abitudine alla rassegnazione e contro la disperazione, imposte dalla censura e dalla disinformazione.

Questi anni in cui il Partito Radicale si è impegnato in Europa nella lotta contro lo sterminio per fame nel mondo sono stati anni in cui si è conquistato un generale riconoscimento dell'importanza dei nostri impegni congressuali, così come un aumento della capacità di iniziativa del Partito. I nostri interlocutori sono i governi di tutta Europa, così come il maggiore degli ostacoli è la censura e la disinformazione di Stato; in tutt'Europa, all'Ovest come all'Est. E nei paesi dell'Est, abbiamo in particolare portato la nostra iniziativa, per reagire alla sistematica violazione del trattato di Helsinki e dei diritti umani, così come del diritto alla Vita vilipeso da chi non versa neanche quel simbolico obolo che le nazioni dell'Occidente, riservano ai popoli del Terzo Mondo, facendosi scudo di un socialismo che è orai socialismo di morte, in Polonia come a Khabul come nel Sahel. Siamo andati, con l'umiltà e la forza della nonviolenza, a chiedere in primo luogo il rispetto di ciò in cui questi paesi con il lo

ro "socialismo", professano di credere: e abbiamo chiesto 5 milioni di vivi allo sviluppo. Subito. Siamo andati a presentare le stesse proposte che abbiamo presentato ai Governi dell'Europa occidentale perché i nostri stessi governanti sappiano, siano ammoniti, che è ormai ora di trasformare in sostanza e dunque in vita gli impegni di principio e i riconoscimenti che sinora hanno dovuto professare, non a noi ma alle vittime dell'olocausto ed ai 72 premi Nobel. Abbiamo ottenuto, ancora una volta, un po' più di chiarezza, 3 giorni dopo, infatti, il parlamento Europeo votava all'unanimità una mozione in cui riconfermava gli impegni presi contro lo sterminio per fame nel mondo, ponendo il problema fra quelli da sviluppare nei propri rapporti con i Paesi dell'Est. Ora sappiamo che dal 19 aprile, per giustificare il rifiuto d'impegnarsi nella lotta contro lo sterminio per fame, non si potrà più utilizzare l'alibi della spaccatura tra l'Est e l'Ovest dell'Europa; tra blocchi politico-militari che si armano l'uno co

ntro l'altro mentre si scambiano il grano di cui si nutrono per meglio dividersi i popoli da opprimere. A partire da questa data è confermato che la divisione essenziale è quella che separa il Nord dal Sud del mondo, la divisione tra chi affama e che è affamato. E' il senso della risoluzione approvata il 23 aprile dal Parlamento Europeo in sostegno alla nostra azione: richiamare i paesi ed i governi dell'Est e dell'Ovest al rispetto, all'urgenza alla speranza della vita.

 
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