di Jean FabreSOMMARIO: L'azione del 19 aprile 1982 come e' stata seguita dai due centri di coordinamento di Roma e Bruxelles. Da Radio radicale una trasmissione no-stop introdotta dal famoso richiamo di "Radio Londra"; a Bruxelles il lavoro di ufficio stampa internazionale. Interrogazioni parlamentari alla House of Lords, nel Parlamento francese, belga, olandese. La BBC e la radio belga tra le prime a diffondere le notizie.
(NOTIZIE RADICALI N. 6, 28 maggio 1982)
"Il 19 marzo, Paolo Pietrosanti e Guido Votano impostano con Stefano la trasmissione per la manifestazione nei paesi dell'Est: un pezzo autobiografico per ognuno di loro ed una breve tavola rotonda per spiegare il senso ed il prevedibile svolgimento delle azioni. Le registrazioni sarebbero andate il onda il 19 aprile durante una trasmissione condotta in studio da Francesco Rutelli.
Il "D day" raggiungiamo con Guido la radio alle 6 del mattino, prepariamo le registrazioni sin'allora tenute nascoste e Francesco inizia, dalle 11, ad illustrare motivazioni e contenuti dell'iniziativa alternandosi con la messa in onda delle registrazioni. Intanto aspettiamo con ansia crescente le telefonate degli addetti stampa dei vari gruppi: la prima ad arrivare è quella di Bernard: "Qui è primavera"; poi quella di Patricia da Bucarest, che si deve interrompere a più riprese perché è inseguita dalla polizia e quella in "codice" da Bucarest...
Intanto cresce, con la soddisfazione per quella che sembra una buona riuscita dell'azione, il nostro lavoro. Bisogna seguire i collegamenti con la Camera ed il Senato ed il Parlamento Europeo; raccogliere le dichiarazioni di solidarietà che ci giungono dal Segretario della Gioventù Liberale Italiana, da Solidarnosc, da Padre Balducci... Ma soprattutto siamo assediati dall'interesse e dalle telefonate degli ascoltatori che testimoniano una "audience" altissima. Dobbiamo anche mantenere i contatti con il Ministero degli esteri e con le ambasciate italiane nei vari paesi. All'una di notte mancano all'appello solo i compagni di Praga.
Il 20, al resto del lavoro che rimane costante, si aggiunge la necessità di intervistare i "reduci" sparsi in tutt'Europa, fare il collegamento per la rassegna stampa da Bruxelles con Fabre, chiedere agli ascoltatori di telefonare e mandare telegrammi alla RAI perché smetta di censurare le notizie, ed all'ambasciata ceka di Roma.
La mattina dopo, oltre alle telefonate ed ai telegrammi, cominciamo a ricevere anche impegni per contributi alla radio o iscrizioni al Partito (saranno una cinquantina) che testimoniano l'adesione anche politica degli ascoltatori all'iniziativa. In più dobbiamo seguire la manifestazione convocata davanti all'ambasciata cecoslovacca per la liberazione di Stefano, Olivier e Jean-Paul; andiamo, Guido ed io, all'ambasciata dove rimarremo quasi tutta la notte lanciando continui appelli perché non rimanga sguarnita.
Solo alle 9 della mattina successiva apprendiamo della liberazione di Stefano e degli altri; possiamo dire che dopo tre giorni di filo diretto, ancora una volta Radio Radicale, a fronte di una stampa provinciale e di una Rai fascista, si è mostrata un indispensabile strumento di informazione serio ed alternativo; prima ancora che per i radicali per i cittadini; per tutti.
Bruxelles è stata per una settimana il centro dell'informazione internazionale sia per i giornali e le televisioni sia per i vari gruppi coinvolti nell'azione dell'Est.
Nella sede di Food and Disarmament International giungevano giorno e notte notizie sugli arrivi nelle città scelte per le manifestazioni, che andavano comunicati a Roma, Nantes, Madrid, Parigi e in altri luoghi. Particolari preoccupazioni ce le diedero il gruppo di Mosca che ebbe difficoltà a comunicare per il primo giorno, e i compagni di Bucarest bloccati alla frontiera per un problema di visti; alla fine fu tutto sistemato.
Domenica 18, giorno e notte, prepariamo i comunicati stampa e i nastri dei telex in tutte le lingue possibili; a partire dalle 10.30 iniziano a piovere le notizie da ogni capitale; i contatti con la radio e i parlamenti; la notizia imprevista dell'arresto dei compagni di Madrid avvenuto mentre volantinavano davanti all'ufficio di collocamento (per indicare la riconversione delle strutture militari e civili, e per solidarietà con gli spagnoli di Berlino Est).
I telex partivano uno dopo l'altro dando l'aggiornamento generale ogni mezz'ora. Nel primo pomeriggio ci collegavamo con la House of Lords di Londra dove Sir Fenner Brockway presentava un'interrogazione; poi con il Parlamento francese dove si muovevano i radicali di sinistra e con quello belga dove la prima interpellanza fu fatta dal democratico Thys e le altre dai deputati "ecologisti".
Intanto bisognava informare sull'iniziativa al Parlamento Europeo e convocare la conferenza stampa per il gruppo di Mosca mentre si lasciavano le interviste alla BBC inglese ed alla radio belga che, talvolta, dava le notizie anche prima di noi.
"Se siamo andati nelle capitali del Patto di Varsavia è stato per rompere la cortina del silenzio; per informare i popoli del blocco sovietico e dell'occidente che abbiamo solo 50 giorni per salvare 5 milioni di sterminandi; chiediamo informazione su questo"; ecco il senso della conferenza dei reduci di Mosca. Subito dopo la conferenza stampa andarono a manifestare insieme ad una delegazione di parlamentari begli all'ambasciata ceka mentre altri parlamentari chiamavano al telefono il ministero per gli affari esteri direttamente l'ambasciata belga a Praga. Mentre in Olanda intervenivano i parlamentari di "democrazia 66" che si rivolgevano anche loro alle autorità cecoslovacche. Con il rilascio dei compagni di Praga finalmente tornava la calma. Ma già Nicola Cantisani, di ritorno da Budapest, dichiarava: "Sono pronto a ripartire in qualsiasi momento...""