di Gianfranco Dell'AlbaSOMMARIO: Il 20 aprile 1982, presentata a Strasburgo con procedura d'urgenza una proposta di risoluzione che stigmatizza il comportamento dei paesi di "socialismo reale" e esprime solidarieta' ai manifestanti. Firmano deputati di tutti i gruppi, ad eccezione dei comunisti. Il dibattito si svolge in aula con la massiccia presenza di eurodeputati. Il comunista Veronesi interviene a motivare il non - voto del suo gruppo: queste manifestazioni vanno fatte prima a Comiso che altrove. In realta', i comunisti sono ben lungi dall'abbandonare
il criterio della "non ingerenza" nelle questioni "interne" sovietiche. Il testo integrale della Risoluzione approvata dal Parlamento europeo, n· 1 - 143 / 82.
(NOTIZIE RADICALI N. 6, 28 maggio 1982)
Il giorno stesso della manifestazione, poco dopo che si era diffusa la notizia degli arresti nelle varie capitali, un gruppo di deputati ha preso l'iniziativa di presentare, con la procedura d'urgenza, una proposta di risoluzione che stigmatizzasse il comportamento delle autorità dei Paesi del "comunismo reale" e esprimesse solidarietà agli autori del gesto dimostrativo.
Deputati di quasi tutti gruppi politici, ad eccezione dei comunisti, hanno dunque introdotto un testo di questo tenore alla presidenza del P.E. affinché fosse innanzitutto stampato e distribuito.
Marco Pannella, che ha partecipato alla stesura definitiva della risoluzione, ha chiesto ed ottenuto di inserire altresì un punto che condannando l'attitudine della commissione della Comunità Europea, si rifiuta ancora di fornire quel piano d'urgenza che doveva produrre entro trenta giorni e li invitava ad ottemperare al più presto preciso obbligo politico-istituzionale.
Nel frattempo cresceva, con la successione dei comunicati di agenzia, l'attenzione dei membri del P.E. per le finalità dell'azione e per le diverse reazioni riscontrare.
2) Nei giorni seguenti ci si è occupati soprattutto a far sì che il dibattito parlamentare avvenisse in un'atmosfera di massiccia presenza in aula di deputati, ed anche questo è tato ottenuto con la garanzia che la discussione sulle manifestazioni nell'Est Europeo fosse quella immediatamente successiva al dibattito sulla crisi delle isole Falkland-Malvine.
Da dovunque sono giunte attestazioni di stima e di simpatia, oltre ad una certa legittima preoccupazione per la sorte dei "praghesi", ultimi a rimanere nelle mani della polizia.
Giovedì mattina ha avuto luogo il breve dibattito nel quale la sola voce di scordante è stata quella dell'on. Veronesi del gruppo comunista, che ha motivato la non partecipazione al voto del suo partito con la blanda affermazione che queste cose vanno fatte prima a Comiso e poi altrove.
Egli ha in realtà ribadito un vecchio pudore del quale la dirigenza comunista è lungi dall'essersi staccata quello della "non-ingerenza" nelle questioni interne sovietiche, come se la politica di forsennata corsa agli armamenti del regime di Mosca non fosse la concausa delle installazioni nucleari di casa nostra. Occorre avere il coraggio di opporsi contestualmente ad entrambe, non certo di demonizzare Reagan e più in generale il Patto atlantico con grandi manifestazioni anti-Pershing e Cruise alla fine delle quali i missili sbocciano più fiorenti che mai.
La risoluzione è stata quindi messa ai voti e, con la non partecipazione dei comunisti, è passata alla unanimità. E' un fatto importante, che dimostra come il Parlamento Europeo disponga talvolta di una immediatezza di decisioni che fa difetto alle altre istanze parlamentari.
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Risoluzione n. 1-143/82
Il Parlamento Europeo:
Considerando che lunedì 19 aprile, in numerose capitali dei Paesi aderenti al Patto di Varsavia, e in particolare a Mosca, a Praga, a Berlino est, a Budapest e a Sofia, decine di giovani europei non violenti sono stati fermati o arrestati perché distribuivano informazioni ai Capi di Stato e ai segretari del Partito Comunista, per sostenere gli obbiettivi del Manifesto dei 73 Premi Nobel e della risoluzione 1-375/81 del Parlamento Europeo, manifestando a favore dell'applicazione e del rispetto nel mondo, dei diritti della persona garantiti della Carta dei Diritti dell'Uomo e dagli accordi di Helsinki;
Considerando che queste manifestazioni pacifiche sono state interrotte, nonostante avessero un carattere rigorosamente non violento e fossero totalmente conformi allo spirito e alla lettera di numerose risoluzioni delle Nazioni Unite;
Considerando che le finalità e gli obiettivi delle manifestazioni pacifiche impedite dei regimi orientati coincidono con le posizioni adottate dal Parlamento Europeo a seguito della pubblicazione del manifesto dei premi Nobel contro lo sterminio per fame nel mondo e a favore dello sviluppo;
Considerando che, con il loro gesto simbolico, i giovani manifestanti hanno inteso sottolineare il rifiuto, da parte dei Paesi industrializzati del blocco sovietico, di partecipare alla cooperazione coi Paesi in via di sviluppo e in particolare il loro rifiuto di corrispondere lo 0.7% del PNL quale aiuto allo sviluppo e di partecipare al salvataggio, nel 1982, di almeno 5 milioni di esseri umani nel quadro dello sviluppo:
1) Protesta formalmente contro gli arresti che hanno avuto luogo e che testimoniano del disprezzo del blocco sovietico per il rispetto dei diritti dell'uomo e per il problema dello sterminio per fame;
2) Domanda che siano immediatamente liberati i giovani manifestanti tenuti in stato di arresto in violazione dei principi figuranti nell'atto finale di Helsinki, che garantisce in particolare la libertà di espressione e di informazione;
3) Chiede alla Commissione e al Consiglio di ricordare formalmente ai Paesi del Patto di Varsavia il rispetto della vita e della pace, in modo particolare per vincere la lotta contro l'attuale olocausto per fame e denutrizione riducendo lo sterminio fino dal 1982;
4) Ricorda alla Commissione il rispetto delle risoluzioni del Parlamento Europeo e le chiede in particolare di eseguire immediatamente gli atti cui è tenuta nei confronti del Consiglio e del Parlamento a seguito della risoluzione 1-375/81;
5) Incarica il suo Presidente, di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione e al Consiglio ai Governi degli Stati in cui si sono svolte le manifestazioni.