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Bandinelli Angiolo - 1 giugno 1982
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di A. B.

SOMMARIO: Gli esiti della lotta nonviolenta attuata da Giovanni Negri con quasi sessanta giorni di sciopero della fame, sull'obiettivo di una corretta informazione sul problema dello sterminio per fame: per due volte nel giro di una settimana, i dirigenti di Viale Mazzini si mettono in fila per rendere conto alla Commissione Parlamentare di vigilanza del loro operato. Conquistati minuti d'informazione, ma soprattutto una diffusa coscienza della scientificità di un disegno di stritolamento della forza politica radicale. Ma sono i dirigenti Rai, e non Giovanni Negri, ad essere isolati.

(NOTIZIE RADICALI N. 7, 1 giungo 1982)

Mentre scriviamo la vicenda Rai-fame non è ancora chiusa. Per la seconda volta nel giro di una settimana le macchine blu dei dirigenti di Viale Mazzini tornano a mettersi in fila sotto il Parlamento per rendere conto ai Commissari di Vigilanza dell'operato di questi mesi e anni. Più che mai aperta, e non solo non chiusa, è la partita fra i radicali e Rai. Quasi sessanta giorni di digiuno hanno rappresentato certamente minuti e ore di ascolto sullo sterminio per fame, ma anche una diffusa coscienza della scientificità di un disegno di stritolamento della forza politica radicale andato via via crescendo dal dicembre passato. In definitiva, tanto per l'oggetto del "contendere" quanto per il significato di ciò che è accaduto, ci pare che all'attivo della iniziativa nonviolenta vada sin d'ora e senz'altro una considerazione: dopo uno sciopero della fame avviato nel più totale "isolamento" radicale, di fronte ad avversari di non indifferente portata, in presenza di seri dubbi sulla praticabilità di questi strument

i di lotta e sulla loro efficacia, ad essere oggi isolato - pericolosamente isolato - è qualche dirigente della Rai, non Giovanni Negri.

Il cerchio si è stretto sempre più: prima i Commissari di vigilanza con i loro voti e le loro dichiarazioni, poi il Presidente della commissione attraverso due richiami, poi via via sempre più numerosi direttori delle reti e delle testate Rai sino al Consiglio di amministrazione e al Presidente dell'azienda, il fronte del tentativo di far sì che la legge (oltre che la doverosa attenzione giornalistica e politica) fosse rispettata si è quasi incredibilmente allargato.

La conferma definitiva del ribaltamento di una situazione è venuta con le stesse ammissioni del Presidente della Rai, Zavoli. In occasione dell'incontro avuto formalmente con il segretario radicale Pannella, e successivamente dinnanzi alla Commissione di vigilanza riunita, Zavoli apertamente confessava una sorta di imbarazzo, rendendo noto di essere personalmente intervenuto ("ai limiti della prevaricazione") su reti e testate affinché quanto richiesto dai parlamentari si tramutasse finalmente in realtà. Quasi una dichiarazione di impotenza, dai risvolti e dalle conseguenze drammatiche. Il Presidente della Rai ha aggiunto di avere ricevuto - insieme al direttore generale - sollecitazioni e inviti ad operare nella stessa direzione da parte di alcune autorità dello Stato, ed in particolare dal Presidente del Senato. Le domande, per il presente e per il futuro, sono allora d'obbligo.

Essendo, nella sua letterale testualità ancora inattuata la volontà della Commissione parlamentare di vigilanza (poiché non sono state tecnicamente programmate trasmissioni sulla fame nelle ore di massimo ascolto televisivo) quali conseguenze se ne debbono trarre? Chi ha potuto avere ed ha le mani così libere al punto di operare contro ogni deontologia giornalistica, contro la legge di riforma della Rai, contro due delibere parlamentari, contro due sollecitazioni formali del Presidente della Commissione di vigilanza, contro la volontà espressa dal Consiglio di amministrazione, contro le personali iniziative del presidente della Rai, contro gli inviti di "alcune autorità dello Stato", e non solo contro un'iniziativa nonviolenta di un esponente del partito radicale? Come e perché se lo può permettere? Che significato ha tutto questo - indipendentemente dal tema della fame - per un servizio pubblica radiotelevisivo?

L'identikit non appare troppo difficile, visto che una sola persona è nello stesso tempo rimasta del tutto estranea a qualsiasi tentativo di rispettare e di far rispettare la legge, ricoprendo contemporaneamente la massima carica esecutiva nella Rai.

E' dunque il ruolo di Willy De Luca a restare inesplorato e non chiaro, o, se vogliamo, fin troppo chiaro. Certo, non si credeva potesse giungesse a tanto. Per quanto riguarda la lotta alle sterminio per fame, pienamente sua è la responsabilità di non avere consentito quel "recupero di informazione" che (come più volte è stato detto in questi due mesi) avrebbe potuto confortare la classe politica a compiere un passo e un atto di coraggio, quale quello di emettere un decreto di vita per milioni di persone, sperimentando quanto mai tentato con un'operazione che portasse sopravvivenza, vita, incardinamento di autentici meccanismi di sviluppo.

E' "prudenza" attuare uno sciopero della fame, tentando sino all'estremo limite il dialogo, per sessanta giorni. E' "prudenza" sospendere critiche e polemiche su avvenimenti di straordinaria gravità quali un attacco esplicito al dettato della legge, affinché i tentativi di dialogo siano aiutati e cresca una coscienza di ciò che è dovuto e necessario. Ma è anche "prudenza" prendere atto di un pericolo reale per tutti, per il corretto gioco della democrazia, per il semplice e libero manifestarsi delle opinioni, ed operare di conseguenza con analoga tenacia. Speriamo di essere smentiti attraverso comportamenti, ma se non lo saremo certo non ci sottrarremo a quel che crediamo doveroso.

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Apprendiamo, al momento di andare in macchina, della morte improvvisa e drammatica del direttore generale della Rai-Tv, Willy De Luca. E' una notizia che ci riempie di amarezza. Come radicali, abbiamo avuto in De Luca, per anni, un duro avversario politico sui grandi temi dell'informazione. Ma abbiamo sempre rispettato, nell'uomo e nel dirigente, la chiarezza delle posizioni e la tenacia nel difenderle, cosicché il confronto è stato sempre improntato alla massima lealtà negli obiettivi e nei metodi. Ci uniamo pertanto, con sincero rispetto e sgomento, al cordoglio per questa immatura scomparsa.

 
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