Da via Rasella alle Fosse ArdeatineA cura di Angiolo Bandinelli e Valter Vecellio
Alfassio Grimaldi, Baget Bozzo, Bandinelli, Bobbio, Bocca, Del Buono, Galli della Loggia, Guiducci, Lombardo, Manconi, Mughini, Pannella, Ronfani, Roversi, Saltini, Scalia, Sechi, Settembrini, Stame, Tarizzo, Timpanaro
INDICE
Perché questo libro (3843)
A quando la fine dell'olocausto?
di Angiolo Bandinelli (3844)
Organizzare l'alternativa contro l'unità nazionale: il »Mein Kampf di un nonviolento
di Marco Pannella (3845)
Via Rasella, il terrorismo, la sinistra, il fascismo
di Marco Pannella (3846)
A quando, la libertà dagli »spietati doveri ?
di Norberto Bobbio (3847)
Alla violenza fascista corrispose la violenza antifascista
di Gianni Baget-Bozzo (3848)
No, niente fiori per l'obbedienza che è complice
di Roberto Guiducci (3849)
Da Via Rasella al terrorismo, per fondare lo Stato
di Angiolo Bandinelli (3850)
Pannella tra utopismo e ricerca di verità
di Ernesto Galli della Loggia (3851)
La nuova società respinge una mitologia ottocentesca
di Roberto Roversi (3852)
Il cesarismo di un nonviolento...
di Federico Stame (3853)
Giacobinismo, Pci, Stato: una lunga linea storica
di Salvatore Sechi (3854)
La sinistra di fronte a se stessa
di Ugo Ronfani (3855)
Un anno dopo: riflessioni e spunti
di Marco Pannella (3856)
Resistenza: crollano infine le apologie rituali
di Ugoberto Alfassio Grimaldi (3857)
Gesto politicamente inutile, militarmente sbagliato
di Giampiero Mughini (3858)
Ideologia della violenza, ieri, oggi, ideologia del terrorismo
di Giuseppe Saltini (3859)
Legittimazione e parricidio
di Domenico Tarizzo (3860)
Invece sì, la violenza è liberatrice
di Sebastiano Timpanaro (3861)
Questa è la dimensione del mondo moderno
di Gianni Scalia (3862)
Violenza-nonviolenza, una riflessione incompiuta
di Luigi Manconi (3863)
Tra Sartre e Camus: il dilemma è ancora qui
Quattro domande a Giorgio Bocca, Oreste del Buono, Antonio Lombardo, Domenico Settembrini (3864)
SOMMARIO: Nel corso del 21· Congresso del Partito radicale del 1979 (29, 30, 31 marzo e 1, 2 aprile 1979 - Roma) Marco Pannella riprese uno degli argomenti da tempo messi nel mirino della polemica radicale con la sinistra italiana e in particolare col PCI, il tema di Via Rasella, il significato storico dell'episodio resistenziale, le sue connessioni, soprattutto, col terrorismo contemporaneo. Poco meno di un anno prima, la vicenda Moro aveva lacerato la sinistra, collocando il PCI nell'area della »fermezza mentre il PR (e, con altri accenti e sfumature, il PSI) sceglieva una linea di apertura di »dialogo che consentisse di esperire ogni via utile al salvataggio dello statista; rinunciando pregiudizialmente, comunque, ad ogni atteggiamento di omaggio verso uno Stato che venisse ipocritamente a proclamare le proprie intangibili prerogative proprio nel momento in cui più palesi e dolorosi erano i segni della sua impotenza e della sua crisi morale, politica e storica. Come non rilevare, in questo contesto di d
iscussione, che proprio all'inizio della recente storia comunista, oltreché partigiana e antifascista, si collocava in posizione persino centrale l'episodio di Via Rasella, l'attentato di quel lontano marzo 1944, quando un manipolo di partigiani, facendo saltare una carica di esplosivo nel cuore della vecchia Roma allora occupata dai tedeschi, falcidiava una colonna di SS altoatesine in una trappola micidiale? L'attentato - è noto - scatenava la rappresaglia dei tedeschi, che si abbatté su 335 detenuti di Regina Coeli, politici e comuni, massacrati a raffiche di mitragliatrice nel buio di certe cave di pozzolana abbandonate, lungo la allora campestre Via Ardeatina. L'episodio era, o no, un atto di terrorismo, di violenza, inevitabilmente »matrice del terrorismo e della violenza dilagante di nuovo, quaranta anni dopo, nel Paese?
Pannella fu inequivocabile. Se il terrorismo va denunciato e colpito, insieme al terrorismo di oggi dobbiamo denunciare, come corresponsabile, l'intera storia della violenza di »sinistra . Se Curcio è colpevole, l'azione di Via Rasella configura anche essa una forma, da condannare, di violenza omicida.
»Se barbari e assassini sono i ragazzi dell'azione cattolica - ammoniva Pannella - Curcio che, sulla base dell'iconografia dei S. Gabriele e S. Michele, con il piede schiaccia il demonio e diventa giustiziere contro il drago capitalista (...) allora anche Carla Capponi, la nostra Carla, medaglia d'oro della Resistenza per averla messa a Via Rasella, con Antonello, con Amendola e di altri debbono ricordare quella bomba. Dobbiamo dire che se abbiamo un rapporto di »intimità con la storia fascista, abbiamo (...) lo stesso rapporto con i torturatori peggiori, con i miei compagni Togliatti e Curdo... . La reazione comunista alla polemica fu rabbiosa. »L'Unità , il giorno dopo, titolava il resoconto dall'Università: »La linea Pannella: il PCI è il nemico, Curcio un fratello . La strategia radicale veniva definita globalmente »anticomunista . Preceduto da questo resoconto, quella stessa mattina - 1· aprile Pannella si recava al congresso del PCI. L'indignazione e la rabbia dei congressisti comunisti esplodeva, sca
tenata anche da durissimi attacchi di Amendola e Lama. »Il discorso fascista di Pannella è un'ignominia, qui ci sono le medaglie d'oro di Via Rasella era l'invettiva di Amendola; per Lama, »il partito delle brigate Matteotti, di Sandro Pertini e di Riccardo Lombardi non può confondersi con quello di Pannella . La platea fischiava a lungo il leader radicale apparso in sala vestito di scuro e con il loden blu sulle spalle, quasi un »vampiro o un »Nosferatu , come riportava, tra ostile, sbalordita e ironica, la stampa del giorno dopo.
In questo libro sono stati raccolte, oltre alle trascrizioni dei due interventi congressuali di Marco Pannella, le opinioni di coloro che intervennero nel dibattito su Via Rasella, la violenza e il terrorismo.
("UNA »INUTILE STRAGE ?" - Da via Rasella alle Fosse Ardeatine - a cura di Angiolo Bandinelli e Valter Vecellio - Tullio Pironti Editore, 1982, Napoli)
Perché questo libro
Nei giorni 29, 30, 31 marzo e 1, 2 aprile 1979 si tenne a Roma il 21· congresso del partito radicale. Si trattava di un congresso straordinario, indetto in vista di quella scadenza elettorale del 10 giugno che avrebbe visto l'elettorato votare per la prima volta, oltre che per il parlamento nazionale, per quello europeo. Al momento dell'apertura del congresso né la data della consultazione era però ancora sicura, né le modalità delle votazioni ai due livelli, quello nazionale e quello »sovranazionale , erano state fissate, né i partiti avevano messo a punto le rispettive strategie. Una novità sicura però, quelle elezioni la presentavano; era l'emergere del partito radicale come un protagonista nazionale: del cui successo nessuno più dubitava, restando da appurare solo l'entità di tale successo.
Il congresso era stato fissato, deliberatamente, in perfetta concomitanza con il congresso del PCI, 15· della serie. L'assise radicale fu tenuta all'Università, quella comunista si svolse invece all'EUR; questa distanza topografica segnava anche una consistente lontananza sul piano politico. Il PCI cercava di non farsi distanziare eccessivamente da un PSI già marcatamente craxiano; Pannella chiarì subito, in congresso, quale sarebbe stata la sua strategia elettorale, del resto consonante con una linea e una prassi da tempo consolidate nel partito. I radicali, in caso di elezioni, avrebbero fatto appello alle nuove sinistre e ai settori delle vecchie messi in mora ed emarginati dal compromesso storico del PCI e comunque dal »dialogo con la DC, perché cogliessero l'occasione per salire su quello che venne definito l'»omnibus radicale. Senza imporre condizioni né preclusioni, il partito avrebbe accolto e presentato nelle proprie liste chiunque potesse offrire al Paese e al parlamento solide garanzie alternati
viste e una adeguata rappresentatività dell'universo di quanti erano stati fino a quel momento esclusi dal Potere e dal Palazzo.
Pannella prese la parola il 31 marzo, con un lungo intervento nel quale illustrò le ragioni, prossime e lontane, di queste scelte. Ma insieme colse l'occasione per indicazioni, messe a punto, sottolineature di varia importanza. Spiccò, per sottile calcolo o per altrui strumentalismi, la ripresa di uno degli argomenti da tempo messi nel mirino della polemica radicale con la sinistra italiana e in particolare col PCI: il tema, vale a dire, di Via Rasella: il significato storico dell'episodio resistenziale, le sue connessioni, soprattutto, col terrorismo contemporaneo. Poco meno di un anno prima, la vicenda Moro aveva lacerato la sinistra, collocando il PCI nell'area della »fermezza mentre il PR (e, con altri accenti e sfumature, il PSI) sceglieva una linea di apertura di »dialogo che consentisse di esperire ogni via utile al salvataggio dello statista; rinunciando pregiudizialmente, comunque, ad ogni atteggiamento di omaggio verso uno Stato che venisse ipocritamente a proclamare le proprie intangibili prerog
ative proprio nel momento in cui più palesi e dolorosi erano i segni della sua impotenza e della sua crisi morale, politica e storica.
Già nel vivo di quella drammatica vicenda era scoppiata la polemica tra le forze politiche e culturali circa le responsabilità di fondo per la nascita e il dilagare del fenomeno terroristico. Furono allora in molti a indicare, nella più lontana tradizione di certa cultura »rivoluzionaria (oltreché in quella di certo cattolicesimo tridentino, o »trentino ) lo scheletro nascosto negli armadi della sinistra anche storica, ivi compreso il PCI: era la tesi dell'»albero di famiglia , dai cui rami appariva discendere la violenza dei Curdo e delle BR, la quale riesumava e proclamava di voler realizzare sulla canna del fucile la »rivoluzione infangata e tradita dai revisionisti e dagli opportunisti.
Come non rilevare, in questo contesto di discussione, che proprio all'inizio della recente storia comunista, oltreché partigiana e antifascista, si collocava in posizione persino centrale l'episodio di Via Rasella, l'attentato di quel lontano marzo 1944, quando un manipolo di partigiani, facendo saltare una carica di esplosivo nel cuore della vecchia Roma allora occupata dai tedeschi, falcidiava una colonna di SS altoatesine in una trappola micidiale? L'attentato - è noto - scatenava la rappresaglia dei tedeschi, che si abbatté su 335 detenuti di Regina Coeli, politici e comuni, massacrati a raffiche di mitragliatrice nel buio di certe cave di pozzolana abbandonate, lungo la allora campestre Via Ardeatina. L'episodio era, o no, un atto di terrorismo, di violenza, inevitabilmente »matrice del terrorismo e della violenza dilagante di nuovo, quaranta anni dopo, nel Paese?
Pannella fu inequivocabile. Se il terrorismo va denunciato e colpito, insieme al terrorismo di oggi dobbiamo denunciare, come corresponsabile, l'intera storia della violenza di »sinistra . Se Curcio è colpevole, l'azione di Via Rasella configura anche essa una forma, da condannare, di violenza omicida.
»Se barbari e assassini sono i ragazzi dell'azione cattolica - ammoniva Pannella - Curcio che, sulla base dell'iconografia dei S. Gabriele e S. Michele, con il piede schiaccia il demonio e diventa giustiziere contro il drago capitalista (...) allora anche Carla Capponi, la nostra Carla, medaglia d'oro della Resistenza per averla messa a Via Rasella, con Antonello, con Amendola e di altri debbono ricordare quella bomba. Dobbiamo dire che se abbiamo un rapporto di »intimità con la storia fascista, abbiamo (...) lo stesso rapporto con i torturatori peggiori, con i miei compagni Togliatti e Curdo... .
La reazione comunista alla polemica fu rabbiosa. »L'Unità , il giorno dopo, titolava il resoconto dall'Università: »La linea Pannella: il PCI è il nemico, Curcio un fratello . La strategia radicale veniva definita globalmente »anticomunista .
Preceduto da questo resoconto, quella stessa mattina - 1· aprile Pannella si recava al congresso del PCI. L'indignazione e la rabbia dei congressisti comunisti esplodeva, scatenata anche da durissimi attacchi di Amendola e Lama. »Il discorso fascista di Pannella è un'ignominia, qui ci sono le medaglie d'oro di Via Rasella era l'invettiva di Amendola; per Lama, »il partito delle brigate Matteotti, di Sandro Pertini e di Riccardo Lombardi non può confondersi con quello di Pannella . La platea fischiava a lungo il leader radicale apparso in sala vestito di scuro e con il loden blu sulle spalle, quasi un »vampiro o un »Nosferatu , come riportava, tra ostile, sbalordita e ironica, la stampa del giorno dopo.
In un suo secondo intervento congressuale tenuto quello stesso primo aprile, Pannella rincalzava il suo giudizio su Via Rasella e chiedeva, per soprammercato, una revisione nel trattamento giudiziario dei Reder e degli Hess, reclusi e condannati ad un ergastolo che i radicali volevano fosse abolito per tutti. La polemica a distanza tra le due forze politiche era insomma asperrima: e non solo per opportunismo elettorale. Le divergenze erano di fondo.
»Quaderni Radicali pubblicava nel suo numero del giugno 1979 i due interventi di Pannella, aprendo quindi un dibattito su Via Rasella, sulla violenza, il terrorismo. La documentazione veniva raccolta e preparata da Valter Vecellio e pubblicata, mano a mano, sui numeri successivi della rivista.
Presentiamo oggi, nelle collane di QR, questi interventi. Lo scopo è di sviluppare ancora, se possibile, il dibattito, e verificarne le conclusioni raggiunte. Angiolo Bandinelli ha riordinato e revisionato i testi, aggiungendo loro una premessa per estrarne una possibile indicazione teorica. I due curatori sono convinti di aver in questo modo assolto anche ad un debito cui il partito non ha invece potuto dar seguito: quello di organizzare - secondo un suggerimento di Pannella - un convegno su Via Rasella e il terrorismo.