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Cicciomessere Roberto - 1 luglio 1982
L'ITALIA ARMATA: Capitolo 14 - Commissariato (rubrica 7)

SOMMARIO: Lo strumento più »chiacchierato della struttura militare, che gestisce, sfuggendo ovviamente ai controlli parlamentari, centinaia di miliardi all'anno per vitto, vestiario e attrezzature. - Negli ultimi dieci anni ha speso circa 4000 miliardi. - Le spese per il rancio, nonostante questo non sia migliorato e sia distribuito sempre allo stesso numero di militari, aumentando in un anno di 40 miliardi, molto più dello stesso tasso di inflazione. - Gli aumenti proposti sempre »in relazione alle esigenze , senza che mai tali esigenze siano specificate. - Aumenti notevoli anche per il casermaggio e l'igiene personale. - Il traffico delle »divise . - Rimessi alla magistratura, in quanto comprovanti possibili reati, i primi risultati di un'indagine parlamentare. - Le gare per l'approvvigionamento delle confezioni delle divise vinte sempre da concorrenti preventivamente informati sui prezzi d'asta. - I vincitori possono praticare prezzi notevolmente più bassi in quanto subappaltano i lavori di confezioni a

ditte »sommerse che non rispettano la trattativa nazionale ed evadono i versamenti assicurativi. - Il Commissariato, in altri termini, alimenta il lavoro nero. - Gravi inadempienze anche relativamente alle quote di assegnazione dei lavori per aree territoriali: a, farne le spese, ed in misura grave, è ovviamente il Sud. - Le informazioni relative ai capitoli del bilancio della Difesa sono consegnate solo ai relatori di maggioranza della Camera; per le opposizioni sono top secret".

("L'ITALIA ARMATA" - Rapporto sul ministero della guerra - di Roberto Cicciomessere - Gammalibri, Milano, luglio 1982)

Le spese più »chiacchierate : rancio, divise e attrezzature

Le spese per il Commissariato militare hanno sempre provocato »riserve in ordine agli sprechi e abusi che caratterizzano la gestione delle molte centinaia di miliardi che dovrebbero essere utilizzati per il vitto, il vestiario e le attrezzature per i militari.

La frammentazione della spesa nei vari Enti militari ha di fatto impedito ogni forma di controllo efficace su uno dei settori più »chiacchierati della struttura militare.

Per cercare di aprire dei varchi di luce su un settore dell'amministrazione che negli ultimi dieci anni ha gestito una massa monetaria di circa 4 mila miliardi, analizziamo lo sviluppo della spesa di questa rubrica dal 1973 al 1982 e di alcuni capitoli particolarmente significativi, e cioè:

capitolo 2501 - acquisto ed approvvigionamento di viveri per esigenze di vita ed addestramento di enti, reparti ed unità - spese per assegni vitto - spese per la preparazione del vitto;

capitolo 2502 - acquisto ed approvvigionamento per esigenze di vita ed addestramento di Enti, reparti ed unità di vestiario ed equipaggiamento; indumenti speciali; materiali ed attrezzature di campagna; divise ed indumenti di lavoro per gli operai - spese di riparazione, manutenzione e lavatura - spese per la codificazione dei materiali;

capitolo 2503 - acquisto ed approvvigionamento per esigenze di vita ed addestramento di Enti, reparti ed unità di: casermaggio, equipaggiamento per il servizio generale e comune di cucina, attrezzature e materiali di caserma, dotazioni mense di servizio, arredamento uffici, locali ed alloggi, macchine da scrivere, da calcolo elettromeccaniche ed elettroniche, macchine elettrocontabili ed elettronico contabili, per gli uffici, duplicatori e materiali speciali per gli uffici - attrezzature, arredi e paramenti per il servizio religioso - spese per corpi militari e fanfare - spese di riparazione, manutenzione e pulizia - compensi per gli alloggi forniti dai comuni alle truppe in esercitazione - spese per la codificazione dei materiali;

capitolo 2507 - spese per l'igiene del personale.

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TABELLA N. 43

In milioni di lire

CAP. 2501 % CAP. 2502 % CAP. 2503 % CAP. 2507 % RUBRICA 7 %

1973 * 89.068 54.488 10.020 2.670 159.830

1974 * 91.737 2.9 71.331 30,9 11.596 15,7 3.000 12,3 181.688 13,6

1975 144.326 57,3 88.626 24,2 10.629 - 8,3 2.876 - 4,1 251.283 38,3

1976 158.158 9,5 125.137 41,2 11.688 9,9 4.603 60 304.778 21,9

1977 167.045 5,6 129.275 3,3 13.039 11,5 6.154 33,6 318.986 4,6

1978 210.432 25,9 177.815 37,5 14.658 12,4 7.351 19,4 416.692 30,6

1979 246.688 17,2 183.467 3,1 20.993 43,2 7.982 8,5 466.252 11,8

1980 235.702 - 4,4 184.315 0,4 29.808 41,2 8.461 6 466.169 - 0,1

1981 314.661 33,4 224.302 21,6 38.703 29,8 9.869 16,6 598.192 28,3

1982 395.737 25,7 263.788 17,6 57.077 47,4 14.834 50,3 743.808 24,3

% = percentuale d'incremento annuo.

* Negli stati di previsione della spesa degli anni 1973 e 1974 le stesse denominazioni di spesa erano indicate rispettivamente dai capitoli 2301, 2302, 2303, 2307.

Nota:

la somma delle spese iscritte nei capitoli indicati in tabella non corrisponde alla spesa totale della rubrica 7 poiché nella stessa sono compresi altri capitoli e cioè 2505 (spese per magazzini, stabilimenti e laboratori di Commissariato, ...) 2508 (bandiere, insegne di comando...), 2509 (acquisto quadrupedi...), 2510 (spese per il mantenimento e cura dei quadrupedi...), 2511 (spese per la conduzione agraria e paracintati dei posti di raccolta quadrupedi...), e 2512 (acquisto, manutenzione e noleggio di macchine meccanografiche...).

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La prima »stranezza delle cifre contenute nella tabella n. 43 è costituita dalla rilevante riduzione di spesa, in termini reali, del 1980. Poche spiegazioni emergono dalla lettura del bilancio del 1980 che giustifica in modo sibillino il congelamento della spesa corrente rispetto al 1979: »in relazione alle esigenze .

La verifica del rendiconto della spesa per il 1980 ridimensiona la »stranezza poiché in effetti, in quell'anno, sono stati spesi 508.702 milioni, e cioè circa 90 miliardi in più delle previsioni di competenza.

Negli anni 1981 e 1982 assistiamo ad un incremento costante della spesa con valori particolarmente significativi negli stanziamenti per i viveri, casermaggio e igiene personale. Per quanto riguarda i viveri è difficile comprendere la ragione di un aumento che, nel biennio, supera di molti punti il tasso di inflazione pur rimanendo sostanzialmente invariati sia il numero dei militari che la quantità delle razioni. Non risulta del resto che la »qualità del rancio sia particolarmente migliorata. Nessuna giustificazione di un aumento di ben 80 miliardi viene fornita dalla legge di bilancio che se da una parte ci informa che nella spesa iscritta nel capitolo 2501 si è verificata una riduzione di 9 miliardi »in applicazione della legge 31 Maggio 1975 n. 191 recante nuove norme per il servizio di leva , dall'altra afferma perentoriamente che l'incremento di 80.293 milioni è proposto »in relazione alle esigenze . Quali siano queste nuove esigenze è, naturalmente, un segreto militare.

A questo proposito sarà nostra cura proporre, con apposito emendamento, che questa formulazione offensiva nei confronti del Parlamento sia abolita e che il Ministero della Difesa precisi nella legge di bilancio quali sono le »esigenze che autorizzano le variazioni di spesa proposte.

Per quanto riguarda l'aumento del 50 per cento delle spese per il casermaggio e l'igiene personale è indispensabile che il bilancio precisi, almeno nella sua relazione, quali miglioramenti effettivi delle strutture militari hanno provocato l'aumento di 19 miliardi sul capitolo 2503 e di 5 miliardi nel capitolo 2507. E' a questo proposito necessario precisare che sicuramente queste poste di bilancio dovrebbero subire incrementi ben maggiori in relazione alle incivili condizioni di vita di alcuni reparti militari, ma il Parlamento deve essere posto nelle condizioni di verificare se queste risorse finanziarie vengono effettivamente utilizzate per il benessere dei militari o invece »sprecate da una gestione non certamente limpida.

Indagando sulle divise vengono fuori gli imbrogli

Le modalità letteralmente scandalose con le quali viene gestito, dal Commissariato militare, il capitolo 2502 relativo alle divise del personale non ci consentono di escludere che le stesse gravissime irregolarità siano poste in essere nelle gare, appalti per l'acquisto delle derrate alimentari, delle attrezzature, etc.

A questo proposito è bene ricordare che, in seguito ad una esplicita richiesta avanzata dal relatore di minoranza (allegato n. 14.1) la Commissione parlamentare di inchiesta e di studio sulle commesse di armi e mezzi ad uso militare e sugli approvvigionamenti ha trasmesso i primi risultati delle sue indagini sulle »divise alla Magistratura, avendo rilevato la presenza di una »notitia criminis sicuramente non manifestamente infondata.

In più occasioni è stato denunciato pubblicamente che le gare per l'approvvigionamento delle divise sarebbero truccate e che le ditte aggiudicatarie sarebbero informate preventivamente dai funzionari del Commissariato sui prezzi d'asta. E' del resto indiscutibilmente acquisito che le ditte fornitrici sono in grado di battere la concorrenza, praticando prezzi notevolmente più bassi di quelli del mercato, solo perché a subappaltano i lavori di confezione delle divise a piccole aziende che evadono le disposizioni di legge sul lavoro e sui contributi assicurativi. E particolarmente grave a questo proposito che il Ministero della Difesa si sia dichiarato incompetente in ordine al »lavoro nero praticato da ditte regolarmente iscritte negli Albi del Ministero che si aggiudicano altrettanto regolarmente le aste indette dagli Uffici di Commissariato militare.

Sempre senza smentite da parte degli a accusati la stampa ha più volte affermato che queste ditte, spesso create ad hoc per la fornitura delle divise, consegnerebbero alle Forze Armate un numero di divise inferiore a quello pattuito con la complicità di funzionari dell'amministrazione della Difesa, così come non è contestabile che molte ditte, registrate per minime capacità produttive, si sarebbero aggiudicate forniture di molto eccedenti le proprie possibilità.

La riprova definitiva di quanto affermato emerge dalla lettura del »programma finalizzato - sistema della moda - subsistema tessile - abbigliamento presentato dal Ministro dell'Industria nel 1979. A pag. 53 del documento si afferma infatti che »l'attuale intervento dello Stato è tale da creare di fatto situazioni che alimentano il lavoro nero e distorcono quindi il mercato sia della produzione sia del lavoro .

E' dunque necessario applicare rigorosamente e rivedere la normativa esistente al fine di:

a) controllare l'iscrizione all'albo delle imprese appaltatrici in modo da evitare che siano ammesse alle aste imprese puramente intermediarie e verificare che la struttura produttiva delle aziende che concorrono alle stesse sia adeguata alla qualità e quantità delle commesse acquisite;

b) rapportare il prezzo di asta agli effettivi costi derivanti dal pieno rispetto delle leggi e dei contratti;

c) poter disporre di norme di qualità per le commesse di uniformi di alcuni Ministeri (es. Difesa);

d) programmare il flusso delle commesse pubbliche in modo continuo, come strumento di politica anticongiunturale;

e) aver cura di aumentare o quanto meno di rispettare le quote riservate alle aziende del Mezzogiorno.

Al fine di formulare proposte operative in materia, si avanza la proposta di costituire una Commissione ad hoc della quale facciano parte i Ministeri interessati i sindacati dei lavoratori e dei datori di lavoro .

Per sanare questa situazione il Comitato interministeriale per il coordinamento della politica industriale istituì, con delibera del 21 dicembre 1978, una Commissione mista con il compito di »proporre le soluzioni più adeguate per una corretta politica delle commesse pubbliche .

Ma vediamo adesso le specifiche responsabilità del Ministro della Difesa Lagorio:

l) il Ministro della Difesa non ha mai fornito alla citata Commissione i dati richiesti sui volumi delle aggiudicazioni, ripartite per tipo di prodotto; sui nominativi degli aggiudicatari e dei relativi »partners ; sui quantitativi rispettivamente assegnati; sui prezzi di aggiudicazioni.

E' questo un comportamento inammissibile che denuncia la »coda di paglia dell'amministrazione della Difesa in questa vicenda;

2) il Ministro non ha mai adottato alcun regolamento per la fissazione della normativa di controllo della qualità delle divise, così come era stato espressamente richiesto dal programma finalizzato e dal Comitato. Più volte è stato infatti rilevato che la qualità delle divise, e in particolare delle tute da combattimento, era decisamente scadente. Nulla è cambiato dal periodo fascista, quando i soldati venivano inviati al fronte con le scarpe di cartone;

3) il Ministro, nonostante la pubblicazione di numerosi articoli di denuncia, non ha mai provveduto ad aprire una inchiesta approfondita per accertare ed individuare le responsabilità in ordine ai citati abusi e irregolarità.

Ancora una volta, probabilmente solo l'intervento della Magistratura costringerà il Ministro a far pulizia in un settore dell'amministrazione che non sembra, dai dati in nostro possesso, gestire in modo esemplare i denari del contribuente. Sarebbe questa però una grave sconfitta del Parlamento che rinuncerebbe ad esercitare le sue prerogative di controllo profondo sull'attività dell'amministrazione.

Come al solito è il sud ad essere penalizzato

Infine alcune considerazioni sui riflessi delle spese della Difesa sull'economia nazionale. A questo proposito utilizziamo una base informativa contenuta in un misterioso documento, predisposto dal Ministero della Difesa, che reca il seguente titolo: »Elementi per le relazioni parlamentari sullo stato di previsione per l'anno finanziario 1981 . E' una analisi dettagliata dei singoli capitoli del bilancio della Difesa che viene consegnato solo ai relatori di maggioranza, probabilmente perché nel documento citato sono contenute informazioni che il Governo non intende fornire ai deputati di opposizione. Per esempio anche i famosi foglietti che il Sottosegretario Bandiera consegnò sottobanco, con grande compiacenza, ad alcuni deputati (erano gli elenchi dettagliati dei programmi di riarmo »ordinari mai conosciuti dai deputati) sono contenuti nel documento.

Non possiamo non rilevare la grave scorrettezza del Ministero della difesa che così dimostra, in modo plateale, che le ragioni del rifiuto sempre opposto alle richieste di maggiori informazioni avanzate dai deputati di opposizione non risiedono nella riservatezza o segretezza dei dati ma solo nella ostinata volontà di impedire al Parlamento un esame approfondito dei documenti di bilancio.

Riportiamo quindi in allegato n. 14.2 le tabelle contenenti la ripartizione delle spese della Difesa per rami di attività economica e »per settori industriali maggiormente interessati riguardanti, la prima, l'intero 1979, la seconda, le spese effettuate entro il 30 giugno 1980.

L'analisi delle tabelle ci consente di comprendere ancor meglio le ragioni per le quali queste cifre vengono consegnate solo ai relatori di maggioranza. Sono infatti dati assolutamente parziali, che sono stati utilizzati dal relatore di maggioranza per produrre davanti alla Commissione cifre e percentuali non verificabili da chi non dispone della base informativa.

Si vuole infatti dimostrare nel documento, che l'Amministrazione della difesa rispetta la legge 26 giugno 1965 n. 717 (Disciplina degli interventi per lo sviluppo del Mezzogiorno) che impone, all'art. 16, una riserva del 30 per cento delle forniture e lavorazioni delle Amministrazioni pubbliche a favore delle imprese artigiane e industriali ubicate nel centro-sud.

Ma balza subito agli occhi il fatto che le commesse indicate nel documento rappresentano solo una parte di quelle spese della Difesa che comportano un trasferimento di fondi all'industria e commercio. Infatti per l'intero 1979 sono riportate commesse per un totale di 1.025 miliardi, che rappresentano solo una minima parte degli stanziamenti realmente effettuati. Per i soli armamenti, per esempio, sono stati effettivamente spesi, nel 1979, 1.382 miliardi (Rendiconto) mentre per il Commissariato (previsioni di competenza), nello stesso anno finanziario, erano previsti 466 miliardi.

Ancora: se sommiamo il valore delle commesse raggruppate sotto la voce »industrie alimentari e affini , risulta la cifra di circa 52 miliardi che è decisamente inferiore ai 246 miliardi stanziati nel 1979 per »acquisto ed approvvigionamento per esigenze di vita e addestramento di enti, reparti ed unità... con il capitolo 2501.

E' quindi chiaro che si tratta di una volgare manipolazione dei dati per tentare di dimostrare che l'Amministrazione della difesa rispetta la riserva del 30% per i trasferimenti nelle aziende del Mezzogiorno.

Alle stesse conclusioni si giunge se si analizzano gli stanziamenti per le leggi promozionali: per l'esercito le quote per il Sud, sempre nel 1979, hanno raggiunto il 23% del totale, per poi decrescere nel 1980 e nel 1981 rispettivamente al 7% e 0,1%; per la Marina la quota Iper il Sud, sempre nel 1979, è stata del 10,7% sull'ammontare dei contratti stipulati (dal 1975 al 1981 la percentuale delle commesse riservate al Sud sul totale di 1709 miliardi di contratti stipulati, è stata del 5,8%.

Bisogna aggiungere a questo proposito che con legge 6 ottobre 1971, n. 853, la riserva è stata portata al 40% della somma stanziata per le spese di investimento delle Amministrazioni dello Stato.

Inseriamo infine alcune considerazioni sul capitolo n. 1077 concernente »Spese per riviste, conferenze e cerimonia a carattere militare. Spese di rappresentanza . Per il 1982 sono stati iscritti 609,5 milioni, con un aumento di circa cento milioni sulle previsioni di spesa del 1981. Queste previsioni sono però assolutamente fittizie poiché l'Amministrazione è solita, in sede di definizione delle previsioni assestate, raddoppiare le stime iniziali. E' accaduto per esempio nel 1981 che a fronte di una previsione iniziale di 512 milioni, l'assestamento del bilancio abbia poi previsto uno stanziamento di un miliardo e dieci milioni.

Secondo l'allegato n. 3 dello stato di previsione del 1982 i 609,5 milioni sarebbero così ripartiti: 50 milioni per le »riviste a carattere militare ; 249,5 milioni per »conferenze e cerimonie a carattere militare ; 310 milioni per le »spese di rappresentanza .

Per quanto riguarda la prima voce è rimasta ancora inevasa una interrogazione del relatore di minoranza sui contributi erogati dal Ministero della difesa all'Istrid sotto forma di abbonamenti.

Ma la voce più interessante è quella relativa alle spese di rappresentanza che, nel 1981, ha quasi triplicato gli stanziamenti passando da 312 milioni riportati dal documento di previsione, a 810 milioni dell'assestamento del bilancio.

Su questa voce si sono concentrati gli strali della Corte dei Conti che in più occasioni ha denunciato l'illegittimità delle spese effettuate praticamente per organizzare lauti banchetti fra militari.

Nella deliberazione n. 1191 del 15 ottobre 1981 la Corte dei Conti ha, per esempio, ricusato il visto e la conseguente dichiarazione di regolarità ai rendiconti amministrativi relativi alla Direzione di commissariato della Marina Militare di Taranto (esercizio finanziario, 1976), alla Direzione di commissariato della seconda Regione Aerea di Roma (esercizio finanziario 1977) e all'Ufficio Amministrazioni speciali di Roma (esercizio finanziario 1978), per le irregolarità riscontrate nelle singole gestioni.

La Corte dei Conti si riferiva ad una serie di mandati di pagamento assolutamente ingiustificati come i seguenti: 547.500 lire per una serie di colazioni alle quali hanno partecipato ufficiali e appartenenti alla Amministrazione della difesa (mandato di pagamento n. 10155); 700 mila lire erogate a favore del generale Cesare Fazzino »per pranzi, colazioni bibite e caffè offerti in occasione di una serie di riunioni mensili in rate di 100.000 lire assimilabili »ad una sorta di indennità ad personam, fissa e periodica, non consentita dalle vigenti disposizioni ; un milione e duecentomila lire erogate in quote mensili di 200.000 lire ad un ammiraglio a titolo di generico rimborso di spese di rappresentanza; nel mese di aprile del 1978 i militari che si sono riuniti presso il segretariato generale della difesa hanno consumato ben 365.250 lire per »bibite ed altri generi di consumo mentre per le analoghe riunioni svoltesi nei mesi di gennaio, febbraio, marzo e maggio 1978 è stato speso per bibite più di un milio

ne (1.206.900); i pranzi offerti dal Segretario generale della difesa presso »vari ristoranti della capitale ad alte cariche dell'Amministrazione militare sono costati al contribuente ben 1.708.000 lire.

I rilievi della Corte dei Conti, come abbiamo visto negli incrementi di bilancio, non sono stati tenuti in nessun conto dall'Amministrazione della difesa che, anche per queste spese, relativamente modeste, difende arrogantemente il suo potere discrezionale nello sperpero del denaro dei cittadini.

Sempre a proposito dello sperpero del denaro dei contribuenti dobbiamo segnalare la spesa di L. 86.847.000 per il programma propagandistico »Caserme aperte 1981 . E' difficile sostenere che gli 8 milioni spesi per un concerto eseguito dai »Pooh a Remanzacco (UD), i 20 milioni per il concerto di musica leggera di Bari, i 17 milioni e 250 mila lire per un concerto a Roma, i 13 milioni e 597 mila lire per una manifestazione di supermotocross di Firenze, i 28 milioni per la gara fra F 104 e automobili di formula 1 di Istrana siano giustificabili dai compiti d'istituto delle FF.AA. Questi oneri sarebbero legittimi solo se si modificasse la »ragione sociale dell'esercito: da strumento per addestrare uomini ad uccidere altri uomini ad organismo preposto all'organizzazione di feste e divertimenti vari. Pur auspicando questa conversione delle strutture militari non ci sembra possibile, nello stato attuale, consentire che il Ministro della difesa tenti di rendere accettabile la follia del riarmo con qualche festicci

ola, naturalmente pagata dal contribuente.

 
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