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Cicciomessere Roberto - 1 luglio 1982
L'ITALIA ARMATA: Capitolo 16 - Sanità (rubrica 9)

SOMMARIO: Quasi inesistente l'attenzione riservata dall'autorità militare ai suoi malati. - La spesa sanitaria del 1982 per 476.000 militari e 34.000 dipendenti civili è di appena 36 miliardi, pari a circa 70.000 pro capite, contro le oltre 350.000 del servizio sanitario nazionale. - Rappresenta lo 0,3 per cento del bilancio della Difesa, con un incremento, rispetto al 1981, inferiore di sei punti agli incrementi medi complessivi. - Più penalizzati i soldati di leva. - Esistono malattie »specificamente militari , così come i reati. - Il potere clientelare negli ospedali, che si esercita soprattutto attraverso esoneri e convalescenze. - Truccate e inattendibili le tabelle fornite dal ministero della Difesa sugli incidenti che procurano morti o ferimenti. - Il dato certo è che nel 1979, ad esempio, i militari ricoverati sono stati 377.541 su un totale di 470.000".

("L'ITALIA ARMATA" - Rapporto sul ministero della guerra - di Roberto Cicciomessere - Gammalibri, Milano, luglio 1982)

Solo 36 miliardi per la salute di 500.000 militari

L'analisi delle spese per la »sanità militare iscritte nella rubrica 9 del bilancio di previsione per il 1982 consente, almeno in parte, di valutare l'attenzione riservata dalle FF.AA. alla salute dei cittadini in divisa.

Prima di passare alle cifre è necessario fare un rilievo sugli strumenti autorizzativi dei singoli capitoli di bilancio.

Il capitolo 3001, dove sono iscritti i maggiori stanziamenti della Rubrica 9, sarebbe legittimato dalla legge n. 247 del 1976 contenente »Norme sul trattamento economico delle suore addette agli stabilimenti sanitari militari, agli ospedali convenzionati ed alle infermerie e centri medici del corpo delle guardie di pubblica sicurezza .

Appare ben difficile sostenere che circa 30 miliardi siano utilizzati per il mantenimento delle religiose che svolgono mansioni d'infermiere negli ospedali militari. La lettura della »denominazione del capitolo 3001 rimuove ogni dubbio:

»Cura ed assistenza sanitaria diretta ed indiretta - Spese per il funzionamento degli Enti e Stabilimenti del Servizio Sanitario e per la manutenzione dei relativi materiali ed attrezzature, ivi comprese le spese per l'acquisto, la manutenzione, la riparazione degli effetti ed arredi ospedalieri per corredo infermi, spese per i servizi di dispensa, cucina e lavanderia ammalati, spese per disinfettanti, generi di pulizia e risanamento igienico; spese e compensi per suore Miglioramento e sostituzione per il mantenimento della consistenza di materiali ed attrezzature sanitarie Spese per i laboratori, gabinetti scientifici - Spese per studi e ricerche - Profilassi ed igiene per Enti, Corpi e Navi - Spese per il funzionamento degli organi medico-legali - Cure balneo-termali, idropiniche, inalatorie ed altre complementari - Acquisto di medicinali, medicature e materiale sanitario di consumo, ad esclusione delle scorte, anche per uso zooiatrico e per infermerie operai .

Solo la singola voce »spese e compensi per suore è regolata dalla legge, mentre la determinazione della quasi totalità degli stanziamenti iscritti è affidata alla discrezionalità dell'Amministrazione.

Non conforme all'art. 81 della Costituzione appare la »copertura legislativa degli altri capitoli della rubrica 9 che, secondo il Nomenclatore degli atti, sono solo parzialmente legittimati dalla legge o da regolamenti.

Nella tabella n. 45 è riportato lo sviluppo decennale delle previsioni di spesa, per competenza, contenute nei singoli capitoli della rubrica 9.

Appare semplicemente scandaloso che per la salute e la sicurezza di 476 mila militari e 34 mila dipendenti civili l'Amministrazione della difesa preveda di spendere, nel 1982, solo 36 miliardi.

Gli stanziamenti disposti negli anni precedenti testimoniano del resto una cinica e pervicace indifferenza nei confronti del »materiale umano delle FF.AA., con punte ancor più negative negli anni 1978-79, che hanno visto persino la riduzione della spesa sanitaria in termini reali.

Nel 1982 la spesa per la sanità rappresenta lo 0,3% del bilancio della difesa, con un incremento rispetto al 1981 inferiore di 6 punti all'incremento complessivo della previsione di spesa per la difesa.

E' necessario precisare che i militari più penalizzati dai minimi stanziamenti per la salute sono i soldati di leva che, diversamente da graduati, non usufruiscono, se non eccezionalmente dell'assistenza sanitaria prestata dalle strutture civili.

L'ostilità della casta militare ad integrarsi, almeno per quanto riguarda i diritti elementari dei cittadini in divisa, nella società civile è intollerabile. Anche per il diritto alla salute prevale, in ambito militare, il regime di separatezza. E' un regime ingiustificato che purtroppo non è stato intaccato dalla riforma sanitaria che fissando i compiti delle USL prevede espressamente la »esclusione di quelli di competenza dell'organizzazione sanitaria militare .

L'esigenza di una giustizia militare a se stante, »speciale , viene giustificata dall'esistenza di reati »specificamente militari ; lo stesso paradosso applicato in ambito sanitario suona come un'ammissione implicita dell'assistenza di malattie »specificamente militari .

Eppure, quali che siano le circostanze o gli agenti patogeni, la salute - e il diritto ad essa - è un concetto che non ammette distinzioni tra gli individui. Perché, allora, la presenza di una struttura sanitaria parallela, non soltanto d'urgenza ma anche con compiti di cura e riabilitazione?

Una prima risposta va cercata nel considerevole potere clientelare che alberga negli ospedali militari, ovvero la facoltà insindacabile di esentare da servizio, in varie forme, dall'esonero alla licenza di convalescenza, migliaia di giovani l'anno. E' questa, in molti casi, una attività molto redditizia soprattutto quando è praticata nei distretti, per la dichiarazione di »abilità militare.

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TABELLA N. 45

In milioni di lire

CAP. 3001** % CAP. 3002 % CAP. 3003 % CAP. 3004 % RUBRICA 9 %

1973* 7.618 150 - - 7.768

1974* 9.426 23,7 120 - 20 - - 9.546 22,8

1975 10.803 14,8 155 29,1 - - 10.958 14,8

1976 16.618 53,8 160 3,2 - - 16.778 53,1

1977 13.218 - 9,1 360 125 1.890 1.500 16.968 1,1

1978 12.947 - 2,1 360 - 1.779 - 5,8 1.500 - 16.586 - 2,2

1979 16.122 24,5 360 - 1.840 3,4 1.370 - 8,6 19.692 18,7

1980 21.689 34,5 300 - 16 2.049 11,3 1.596 16,5 26.587 35,0

1981 25.165 16,0 300 - 3.261 59,1 1.740 9,0 30.466 14,6

1982 29.675 17,9 300 - 4.164 27,7 2.300 23,1 36.439 19,6

% = percentuale di aumento annuo.

* Negli stati di previsione della spesa degli anni 1973 e 1974 il capitolo di spesa era il 2501.

** Nel capitolo 3001 per gli anni 1973, 1974, 1975 e 1976 è compresa anche la spesa relativa al capitolo 3003.

- La legge di copertura del capitolo 3001 è la legge n. 247 del 1976 »Norme sul trattamento economico delle suore addette

agli stabilimenti sanitari militari, agli ospedali convenzionati ed alle infermerie e centri medici del corpo delle guardie

di pubblica sicurezza ;

- La legge di copertura del capitolo 3002 è il D.P.R. n. 303 del 1956: »Norme per l'igiene del lavoro ;

- Le leggi di copertura del capitolo 3003 sono: R.D.L. n. 2078 del 1926: »Approvazione del regolamento per il servizio

degli ospedali militari ; D.P.R. n. 282 del 1980: »Riordinamento della docenza universitaria, relativa fascia di formazione nonché sperimentazione organizzativa e didattica ;

- La legge di copertura del capitolo 3004 è il R.D.L. n. 2078 del 1926: »Approvazione del regolamento per il servizio degli

ospedali militari .

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Non tornano i conti sugli infortuni in caserma

Il numero monografico di »Sapere del maggio 1980 ci fornisce altri spunti per interpretare la specialità del malato militare: »... l'istituzione militare ha elaborato e consolidato una definizione di `malattia' così poco specifica da permetterle di soddisfare i propri numerosi bisogni: quello di regolare annualmente l'ammontare della forza di leva in base alle disponibilità logistiche e alla necessità di `forza lavoro', quello di controllare i `propri' malati, quello di avere a disposizione un filtro anche politico per eliminare chi non si adatta alla `naia'... .

D'altro canto, il servizio militare è spesso fonte di reale sofferenza, per i guasti che provoca nell'individuo il processo d'adattamento alle regole dell'istituzione totale militare. Ne derivano »tutte quelle sindromi non-obiettive, più o meno psicosomatiche o anche psichiche (dalla gastrite alla depressione), molto rappresentante nei registri delle infermerie di caserma... ma che »... vengono spesso ignorate - quando addirittura non se ne perseguono penalmente i portatori - dell'istituzione sanitaria militare .

La convinzione che i soldati che accusano malattie sono dei »lavativi o dei soggetti imputabili per il reato di »procurata infermità , è prevalente nel personale sanitario militare.

Da questo clima di sospetto sul militare malato traggono origine molto spesso i decessi per ritardata o mancata assistenza ospedaliera.

Ma per verificare la congruità della spesa per la sanità militare, la adeguatezza delle strutture militari esistenti nelle FF.AA. e, più in generale, lo stato di salute dei cittadini in divisa in relazione alle condizioni di »lavoro esistenti negli Enti e reparti militari, e necessario consultare le tabelle fornite dal Ministero della difesa sugli incidenti che hanno procurato il ferimento o la morte di militari (allegato n. 16.1).

A prima vista i dati del Ministero della difesa sugli infortuni militari potrebbero apparire non significativi Confrontati al numero degli incidenti sul lavoro - mortali e non - registrati dall'INAIL, porterebbero a concludere che il fattore di rischio nelle forze armate è più basso di quello della produzione civile. Secondo i rilievi statistici del ministero della difesa, nel 1979 tra i militari di leva si sarebbe verificato un incidente mortale in servizio ogni 16.000 militari circa. L'anno precedente, secondo i dati INAIL e ISTAT, è morta sul lavoro una persona su 8.000 circa. Dallo stesso raffronto per gli incidenti non mortali risulta un rapporto di uno a 116 tra i militari di leva e di uno a 16,7 tra gli occupati. Lo stesso risultato emerge confrontando il tasso dei suicidi tra i militari di leva con quello degli italiani di sesso maschile di età tra i 18 e i 24 anni (allegato n. 16.2).

Eppure i conti non tornano. Legittimi dubbi sulla veridicità delle stime ministeriali relative agli infortuni sorgono quando si analizzano i dati relativi ai militari ricoverati.

Nel 1979, secondo l'Annuario dell'Istrid (un istituto di ricerche militari direttamente finanziato dal Ministero della difesa e dall'industria bellica) i militari ricoverati sono stati 377.541, su un totale di 470.000. In altre parole otto militari su dieci hanno dovuto sottoporsi a cure tali da implicare una degenza che è stata, in media, di 3,0 giorni.

Pur facendo la tara sugli »imboscati , è difficile non nutrire sospetti sull'attendibilità dei dati sugli infortuni che appaiono sproporzionati per difetto se confrontati con i ricoveri.

Come è infatti spiegabile il fatto che, a fronte di 377 mila ricoverati nel 1979, ci siano stati, secondo i dati forniti dal Ministro Lagorio in risposta ad una interrogazione presentata dal relatore di minoranza, solo 3.500 feriti in servizio fra gli appartenenti a tutte le tre armi?

E' poi assolutamente inattendibile il dato contenuto nella tabella relativa all'Aeronautica, secondo il quale nel quinquennio 1975-1979, su 70 mila militari di questa Arma, nessuno si sarebbe ferito in servizio per cause diverse dagli incidenti automobilistici, incidenti di volo e incidenti d'arma da fuoco (»altri incidenti = 0). Teniamo conto che nelle altre due forze armate sono stati registrati, sempre per lo stesso quinquennio, ben 13 mila ferimenti per cause diverse da quelle indicate prima (»altri incidenti = 13.661). Solo questa omissione così patente, che altera completamente i nostri precedenti confronti con i dati INAIL e ISTAT, ci conferma nel sospetto relativo alle manipolazioni operate sulle statistiche consegnate al Parlamento da Lagorio.

Ma la prova definitiva della falsità delle cifre emerge dal confronto di alcune interrogazioni e delle relative risposte, con i dati contenuti in tabella (allegato n. 16.1 C).

Infatti il 30 maggio 1979 moriva, per mancato intervento sanitario, il marinaio Giuseppe Scamardella (allegati nn. 16.4 e 16.5) e il 6 settembre moriva, per cause non ancora definite, il marinaio Bernardo Capuozzo (allegato n. 16.6). Ebbene, nella tabella relativa ai »deceduti in servizio della Marina, nella colonna relativa alla truppa, risulterebbe che nel 1979 non è morto nessuno.

E' questa una gravissima omissione che toglie ogni credibilità ai dati forniti dal Ministro.

Ancora più grave sarebbe la classificazione di uno dei due casi di decesso come suicidio.

 
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