SOMMARIO: Giudichino il Presidente Pertini e quanti digiunano perché "vi sia pane per chi muore di fame" se il discorso pronunciato da Giovanni Paolo II quando, a proposito dello sterminio per fame, ha detto :"E' ormai necessario ed urgente che dalle parole si passi ai fatti", sia o no rivolto anche a loro. Per rendere la proposta dei Nobel più accettabile e facilitarne così il passaggio, accetta di emendarla in tre punti anche importanti.
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(COMUNICATO STAMPA, 25 luglio 1982)
Dal primo degli italiani, raramente così silente e discreto, all'ultimo che digiuna perchè vi sia pane per chi muore di fame, ciascuno giudichi nella sua coscienza se la parola di Giovanni Paolo II - i suoi due discorsi di stamane - gli siano o no anche rivolti; e giudichi se nelle intenzioni di chi ha così parlato si sia potuto prescindere dalla drammatica scadenza che vede impegnato, in queste ore, il Parlamento ad emettere un decreto di vita, o l'ennesima legge-truffa, decreto di sterminio.
Per noi l'appello è chiaro. Dopo gli 80 Nobel, dopo i 184 cardinali e vescovi stranieri, dopo i trenta vescovi italiani che in questi giorni e settimane avevano chiesto l'immediata approvazione della proposta di legge dei Sindaci, dopo i dieci ministri, dopo i segretari del PSDI, del PCI, del P. Rad., dopo la posizione favorevole della Segreteria della DC e del Presidente della Commissione Esteri Andreotti, dopo le iniziative nonviolente di digiuno della sete o della fame di centinaia di cittadini, la mobilitazione di decine di migliaia di loro, come ritenere estraneo il motto, estranea l'invocazione proprio oggi pronunciati dal pontefice: "E' ormai necessario ed urgente che dalle parole si passi ai fatti", e i suoi due discorsi per il Vangelo e per l'Angelus?
La nostra risposta a questo appello è la seguente: perchè tutti coloro che sono in buona fede possano impegnarsi, sin da martedì, per l'immediata approvazione della proposta di legge in discussione (tre milioni di persone da salvare nel 1982 con tremila miliardi di lire in gran parte reperiti fra le spese militari) accettiamo e proponiamo di così emendarla:
1) I tre milioni da salvare lo saranno nell'arco dei prossimi dodici mesi, fino all'agosto 1983 e non il dicembre 1982;
2) I tremila miliardi riguarderanno in tal modo due e non più un anno finanziario dello Stato;
3) Tale somma non sarà più coperta in gran parte da fondi stanziati per spese militari.
Si tratta di un sacrificio doloroso, perchè è sacrificio di vite. Lo facciamo pubblicamente per permettere a ciascun deputato - a questo punto - di assumere le sue responsabilità; a ciascun partito; e anche a ciascun cittadino. Martedì la Commissione Esteri vota; e subito la Commissione Bilancio esprime il parere; l'Assemblea; e poi il Senato. Chi "se ne lava le mani", chi crede di poter omettere o dimettere un preciso esercizio di responsabilità si sbaglia.