Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
ven 22 nov. 2024
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Archivio Partito radicale
Pannella Marco - 2 agosto 1982
Le corde della continuità
Da Piazza Navona a via Gradoli, dal Tamigi a Palermo

di M. P.

SOMMARIO: Gli elementi di continuità fra un'amministrazione rigorosomanete incapace di trovare il "carcere" di Moro con quella che si preparava ad attribuirsi poteri speciali se fosse scattata appieno la trappola del 13 maggio 1977 quando fu uccisa "solo" Giorgiana Masi, fra chi emanò il contrordine a Junio Valerio Borghese la notte del "golpe" e l'annullamento di informazione dei servizi giunte al Viminale a proposito della strage della Banca dell'Agricoltura. Una continuità fra tutto questo e il perdurante "servizio permanente effettivo" di Stefano Delle Chiaie" nei corpi di polizia dello Stato e il "suicidio" di Calvi. Questa "corda" di continuità è rappresentata dalla complicità, anche del Pci, nell'operazione che con la P2 si è ripetutamente tentata, quella d'imporre, con qualche cadavere eccellente come quello del giudice D'Urso, una svolta "tecnocratica" ed autoritaria in Italia. Da qui una ipotesi per i magistrati: Dalla Chiesa potrebbe aver ragione quando sosteneva che la mafia locale non aveva inte

resse ad assassinarlo; la decisione di ucciderlo potrebbe inquadrarsi in uno scambio di favori con chi era preoccupato che, rivisitando fra gli affari della mafia, avesse anche lui scovato qualcosa che gli facesse meglio d'un tratto comprendere le responsabilità di alti dignitari e protettori della P2

(NOTIZIE RADICALI N. 28, 2 agosto 1982)

Via Gradoli. Via Gradoli. "Gradoli" nelle sedute spiritiche (!) di Romano Prodi.

Via Gradoli, di cui la verità deve essere ad ogni costo taciuta. Mistero eloquente, quanto quello della voce che, un anno prima dal Viminale e dintorni, il 13 maggio 1977, era andata urlando per radio alle truppe ed alle forze dell'ordine, aggredite da altri poliziotti costretti a travestirsi da teppisti "autonomi", di sparare, sulla folla temendo che la strage preparate e tentate non avvenisse. Infatti fu assassinata "solamente" Giorgiana Masi. Voce registrata, udita dai magistrati, che non vollero mai identificarla ufficialmente. C'è una corda, più che un filo, di continuità fra un'amministrazione rigorosamente incapace di trovare gli assassini di via Fani carcerieri di Moro, quella che lasciava arrivare tranquillamente a via Nicosia altri prevedibilissimi assassini, con quella che si direbbe sicuramente attribuita poteri speciali non più solamente a Roma, ma in tutta Italia, se quel 13 maggio 1977 la trappola che scorgemmo in extremis, denunciammo mentre cominciava a scattare, fosse scattata appieno.

C'è una corda, non un semplice filo, di continuità fra l'azione del "grande vecchio" che emanò il contrordine a Junio Valerio Borghese, la notte in cui nelle palestre romane erano ammucchiati gli uomini del golpe, le cui prove avevano visto tranquille invasioni del Viminale da parte di persone al di sopra di qualsiasi sospetto; fra quell'azione - dunque - e tante altre: l'annullamento di informazioni dei servizi giunte al Viminale - sempre al Viminale - a proposito della strage della Banca dell'Agricoltura, per una volta probabilmente esatte; le disgrazie che toccano ancor oggi a chiunque s'intestardisce a comprendere qualcosa sulla strage dell'Italicus; l'impunità per anni ai terrorismi paralleli e convergenti; l'assassinio di Giorgiana Masi; via Gradoli... C'è una corda di continuità fra tutto questo e il perdurante, sempre più prestigioso, finora pienamente indisturbato, servizio permanente effettivo di Stefano Delle Chiaie, cui a questo punto suggeriremmo però una pronta consegna alle autorità italiane (

magari nelle mani del Direttore Generale alle frontiere dr. D'Amato), poiché ci sembra di capire che vite come la sua cominciano a rischiare di non valere più un soldo, nemmeno da soldato. C'è la corda di Calvi, appesa sul Tamigi.

E chi mai ricorda che l'enorme clamore, anche giudiziario, della vicenda "Rosa dei Venti" finì in nulla, quando il generale Miceli - arrestato - mostrò che non intendeva affatto pagare come errore o un crimine quel che invece riteneva esser conseguente al suo dovere ed ai doveri internazionali dello Stato italiano? E si "comprese" così come mai un generale di "sinistra" come Russotti potesse apparirvi pesantemente invischiato. P2 uguale - anche - Rosa dei Venti numero 2? Chi - ma davvero - non s'è accorto che la splendida messe di Capi di Stato maggiore, e di grandi capi dei servizi segreti, affiliati alla P2 fu raccolta fra generali insediati dal Governo di "non sfiducia" e di "unità nazionale"; e che la Commissione Pennacchini-Pecchioli sembrava filare in perfetto amore e accordo con loro? Perché - fra tanti - la Commissione P2 non fa qualche chiacchieratina, magari a porte segretissime, con la Commissione Parlamentare di vigilanza sui nostri così efficienti servizi segreti?

Via Gradoli. Viminale. 13 maggio 1977 (se strage vi fosse stata, si sarebbero probabilmente ottenuti sospensione dei diritti costituzionali non solamente a Roma, stato d'allarme o l'eccezione nell'intero paese).

E ancora, ultimo pensiero di una notte mezzo-autunno: con quel "Corriere della Sera" e quel Banco Ambrosiano catapultati al Governo, se fosse giunto il cadavere eccellente e così atteso di D'Urso, se non ne avessimo strappato a certe brigate di stato ed a quelle rosse la vita, lo "scandalo P2" sarebbe mai scoppiato? O non saremmo scoppiati piuttosto noi? Non saremmo andati alle elezioni anticipate, con riforme istituzionali già assicurate, prima ancora che la Commissione Sindona concludesse la parte essenziale e determinante dei suoi lavori?

E se Dalla Chiesa, in ipotesi, come accadde alla Commissione De Martino, rivistando fra gli affari della mafia (sindoniana e no) avesse anche lui scovato qualcosa che gli facesse meglio d'un tratto comprendere fatti, responsabilità, alti dignitari e protettori della P2, di Licio Gelli? O se "qualcuno", magari a torto, avesse temuto che poteva accadere, che fosse accaduto?

Non varrebbe la pena, per i magistrati che indagano sul suo assassinio, di esplorare anche un'ipotesi subalterna ed improbabile: che Dalla Chiesa avesse ragione nel ritenere che la mafia locale non avesse interesse o comunque non avesse deciso di assassinarlo. Fra ambiente diretto da Gelli e quello servito da Sindona lo scambio di favori erano già esistiti, e accertati. E perché non chiedere chi mai ordinò a Dalla Chiesa di indagare sulla P2, iscrivendosi; e chi, e quando, gli ordinò d'occuparsi d'altro?

 
Argomenti correlati:
delle chiaie stefano
gradoli
p2
rosa dei venti
d'urso giovanni
strage
dalla chiesa carlo alberto
stampa questo documento invia questa pagina per mail