di M.P.SOMMARIO: Un gruppo di radicali, fra cui Franco De Cataldo, Giuseppe Rippa, Gaetano Quagliarello, escono dal Pr per fare quelle "battaglie radicali" che il partito avrebbe abbandonato. Replica Pannella: "I fatti, solamente i fatti, diranno la verità sulle scelte, le ragioni, la moralità di ciascuno".
(NOTIZIE RADICALI N. 31, 5 agosto 1982)
Siamo al 9 novembre, un giorno come un altro. Quagliariello annuncia che ovunque in Italia saranno costituite associazioni per fare battaglie radicali: quelle che il Partito - notoriamente - non vuole e non sa fare. De Cataldo indaga sulla vicenda di Democrazia Nazionale: Gruppo autonomo, finanziamento pubblico, e tutto il resto; alla fine, a riflessione fatta, Rippa e Ajello lo dissuadono. Rippa, su "Il Paese Sera", denuncia questa volta il pericolo che il PR si affermi come "un partito demagogico" (il tono cala, complimenti!) e che Pannella, "come Almirante" cali a Napoli a far propaganda da qualche televisione privata.
Almeno hanno di che occuparsi, i compagni! Il disegno è chiaro, e se non è chiaro vale la pena di chiarirglielo, visto che in certi casi è la logica delle cose a governare certe persone, anziché l'inverso.
Parallelamente alla campagna di iscrizione del PR, con le sue quote quotidiane, se ne fa un'altra, magari un po' meno costosa e più allettante sul piano della facilità delle lotte politiche da fare, collaudate in questi anni. Si mettono in piedi diverse decine di associazioni, le si organizzano e coordinano a livello nazionale; ci si dedica ad una intensa attività convegnistica su droga, nucleare, canone radiotelevisivo, questione morale; si fa un bollettino più o meno quindicinale di "vittorie", di adesioni polemiche nei confronti del PR e dei suoi limiti; si denuncia il carattere settario della Radio Radicale che tratta con due pesi e due misure i due soggetti radicali... Come dubitare che l'obiettività democratica dei partiti concorrenti e avversari del PR, delle loro organizzazioni parallele a diversi livelli, non saranno sensibili a tanta iniziativa ed alla linea autoritaria impressa da Pannella al PR?
Per il resto si vedrà. Ci saranno elezioni anticipate? Si vedrà un po' in giro, e poi ciascuno - in questi casi - fa da sé. D'altra parte, c'è sempre il Congresso straordinario del Partito, cui ci si può anche iscrivere, potendolo in tantissimi. E se non si è abbastanza, Pannella sa bene che se scoppia un casino alla vigilia delle elezioni, il partito sarà fatto a pezzi.
Non ci saranno elezioni politiche? ci saranno allora quelle amministrative. E De Cataldo non ha detto sempre che bisogna presentarsi? E non ci saranno, fra i radicali iscritti del 1983, tanti - e autorevoli - che vorranno presentarsi? Allora delle sue l'una: o il Partito decide di presentarsi, e in tal modo il conto è chiuso. Sarà solo affare di uno o di due anni; dovrà necessariamente divenire come Ercolessi prima, De Cataldo poi, ora magari anche Rippa, vogliono: un bel partitino meglio degli altri nell'esser come loro. O il Partito non si presenta e allora, dopo le elezioni amministrative, ci sarà l'altro soggetto radicale a rappresentare consiglieri comunali a decine, e forse centinaia di associazioni... Di per sé, tutto legittimo e innocente, ripeto.
Ciascuno a suo modo, De Cataldo, Rippa, in quest'anno, hanno spesso detto d'esser stanchi, di non farcela più, per svariati motivi. Geppi, prima del Congresso, a Trevi, mi comunicava la sua ormai definitiva ("questa volta") decisione di dimettersi da deputato, e affidandomi "in piena sincerità e lealtà", come Segretario e come persona, di suggerirgli le modalità più convenienti o meno dannoso per il Partito di dimettersi. Franco nell'"accettare" l'incarico di Commissario alla P2 preavvisava il Gruppo della stessa provvisorietà della sua presenza e del suo lavoro. Repetita juvant! D'un tratto, i due compagni si sono ??? Hanno combattuto per la libertà, il diritto, la democrazia come leoni, finalmente: nel Partito Radicale ed ora contro le sue violenze e i suoi errori.
Verrebbe quasi voglia di dire: chissà che non ne siano capaci anche a Napoli, o alla Camera, o nell'Ufficio di Presidenza cui si è così aggrappati in Commissione Giustizia? O negli incontri con Bettino, così normali, così usuali, così tranquilli. E con quanti e quali altri?
Faccio a questi due compagni rianimati e coraggiosi disinteressato e capaci, i miei migliori auguri. Ne hanno bisogno. Ho anche un consiglio, se permettono. Si guardino bene l'uno dall'altro, e ciascuno da se stesso. La prudenza non sarà mai troppa e il Partito non c'è più: è altrove. Dov'è sempre stato. A far la sua battaglia del 1983, dopo quella del 1982 o del '72 del '62. I fatti, solamente i fatti, diranno la verità sulle scelte, le ragioni, la moralità di ciascuno. Posso sbagliarmi, certo: ma come da 27 anni, con tutto il Partito. Sbaglierò: ma se questo non è - come non è - un arrivederci, ancora una volta non sarà il Partito Radicale a esser colpito da questo addio, che non ha voluto e che gli è stato imposto. Ora, al nostro lavoro, compagni del Partito. La lotta sarà durissima. Ma certo non a causa loro.