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Pannella Marco - 19 agosto 1982
PANNELLA: DUE RISPOSTE A "L'UNITA'" ED A GIORGIO BOCCA, A PROPOSITO DELLA VICENDA DELL'ALFA DI ARESE. BOCCA IL BULGARO E LAMA IL CORPORATIVISTA.

SOMMARIO: Polemizza con l'"Unità", che ha attribuito a Pannella una "dichiarazione... di sapore antioperaio". Denuncia come "corporativista" la reazione del segretario CGIL, Lama. Ribadisce l'appoggio agli operai che hanno chiesto l'accertamento giudiziario delle violazioni di legge compiute dal datore di lavoro. Ritorce contro il giornalista G.Bocca l'epiteto di "bulgaro" da lui lanciato nei confronti di esponenti di Democrazia Proletaria.

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(COMUNICATO STAMPA, 19 agosto 1982)

1) "L'Unità" mi attribuisce "una dichiarazione a dir poco stupefacente e di sapore antioperaio" a proposito della sentenza sui cassa-integrati dell'Alfa di Arese, e delle reazioni assolutamente convergenti di confindustria, sindacato e partitocrazia.

Vada per la stupefazione. Ma per "il sapore antioperaio" è chiaro che ci si trova dinanzi ad un palato merloniano a dir poco. Comunque sarebbe almeno ora di mutare almeno linguaggio e stile, nel dissenso o nelle polemiche.

Per quanto mi riguarda confermo di ritenere che la reazione del sindacato, ed in modo particolare quella di Lama che è subito corso a chiedere aiuto al Capo del Governo (incaricato ed uscente), è di pretto stile corporativista; e che ci troviamo dinanzi alla dimostrazione della continuità dello Stato post-fascista con quello fascista, in cui l'associazione capitale-lavoro, mediata dal partito e dallo Stato, deve costituire per l'operaio ed il lavoratore la suprema legge.

Come per i codici fascisti, come per la legge Reale, come per la gestione da "unità nazionale" del Parlamento, non siamo d'accordo. E siamo d'accordo con l'iniziativa operaia dell'Alfa-Arese, che democraticamente ha usato del ricorso alla giustizia per accertare la violazione, o meno, della legge da parte dei datori di lavoro, e del sindacato con loro in accordo. Nel metodo e nella sostanza ci troviamo dunque in una situazione esemplare.

2) A Giorgio Bocca, che togliendo al qualunquismo nazionale la sua umanità napoletana ne fa puntualmente una espressione di proterva e fegatosa demagogia tecnocratico-autoritaria, vorremmo far notare che "il bulgaro" è lui. Gli operai che debbono lavorare, credere, obbedire e combattere perfino contro la legge dello Stato per rispondere alle esigenze, vere o presunte, di produttività e concezione che unisce, infatti, nell'ideologia e nel fronte di lotta, Bocca e gli Stati bulgari del mondo. Inoltre, definire bulgari i compagni di Democrazia Proletaria solamente perchè uno che fu con loro ricevette qualche milione dai servizi segreti di quello Stato, equivarrebbe a definire complice di ladri, peculatori, bancarottieri, e magari assassini il Bocca stesso, se è vero, com'è vero, che un tale Alessandrini, autorità indiscussa del gruppo editoriale per il quale Bocca imperversa, andò a chiedere a Calvi finanziamenti per molti miliardi.

E' tutto, per oggi.

 
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