SOMMARIO: Il 27· Congresso del Partito radicale si apre a Bologna il 28 ottobre 1982: e' annunciato lo scontro tra Pannella, Segretario uscente, da una parte, e Rippa e De Cataldo, dall'altra: questi ultimi, sostenitori dell'abbandono della "monotematicita'" del Partito radicale sul problema dello sterminio per fame, contestano la proposta di ordine dei lavori incardinata su sette commissioni, tutte legate con diverse angolazioni al problema "sterminio per fame". Ove questa proposta fosse approvata, dichiara De Cataldo, il Congresso sarebbe gia' chiuso con l'espulsione violenta di coloro che non sono d'accordo su questa impostazione. Rippa e De Cataldo propongono ordini dei lavori diversi, che vengono bocciati in successione, a maggioranza: 63% contro, 37% a favore su 300 votanti. Subito dopo la votazione, Rippa e De Cataldo annunciano l'abbandono del Congresso, accusato di prevaricare i diritti del 40% del Partito, e si riuniscono in una adiacente "Sala Blu" per un "controcongresso" che manda in visibilio
la stampa: scissionisti e "scasso" radicale saranno il giorno dopo i temi centrali degli articoli. Secondo giorno: lavori delle Commissioni. Partiti Rippa e De Cataldo con una quarantina di congressisti, arrivano i "contestatori" Pinto e Boato, eletti nelle liste radicali nel 1979, non iscritti al Partito: secondo le regole del Congresso, possono intervenire comunque per 10'. Quanto basta per essere al centro delle cronache giornalistiche del giorno dopo. Nei giorni successvi, dibattito generale e sulle "risoluzioni" di Mellini, Melega, Signorino, Teodori, Roccella. Lunedi', ultimo giorno, il Congresso (815 votanti) si esprime sulla mozione unitaria, a firma Jean Fabre, che raccoglie il 93.5% dei voti; 29 NO, 24 astenuti. L'elezione delle cariche statutarie: Pannella segretario, Crivellini tesoriere, sono eletti quasi all'unainimita'.
(NOTIZIE RADICALI N. 31, 5 agosto 1982)
IL DRAMMA INIZIALE
Giovedì 28 ottobre: Poche battute ed è già lo scontro. De Cataldo e poi Rippa attaccano sia sulla lista di presidenza sia sulle commissioni, proposte dal Consiglio federale. Pannella le difende.
Con vari incidenti procedurali, la fase preliminare dei lavori si dilata così per ore. Se l'atmosfera di tensione è subito imposta al Congresso sui nomi dei candidati alla presidenza e su altri incidenti minori (presunti errori del primo presidente di turno, Stanzani), non appena si arriva al punto della proposta di ordine del giorno relativo alle commissioni, De Cataldo e Rippa dichiarano che ove le proposte del Consiglio federale fossero approvate, il Congresso sarebbe già chiuso, con l'esclusione violenta dei diritti di coloro che non sono d'accordo con tale impostazione.
Da notare che, poche ora prima, il Consiglio federale aveva approvato l'ordine del giorno quasi all'unanimità, con la sola astensione di 3 consiglieri e il voto contrario di Griffo. Ma sull'ordine dei lavori l'unanimità non aveva visto limiti, poiché non una sola parola era stata spesa in dissenso né sulla lista delle commissioni, né sul momento di prenderla in esame.
Contro le commissioni proposte dal Consiglio federale (sette, tutte legate con diverse angolazioni alla battaglia contro lo sterminio per fame nel mondo) Rippa propone una modifica che ne preveda quattro: una sullo sterminio e le rimanenti su altri temi di politica radicale. La proposta è votata e respinta. De Cataldo rilancia allora lo scontro sulla "monotematicità" con una proposta aggiuntiva di altre tre commissioni a quelle del CF. Anche la sua proposta è respinta. Sulla votazione, De Cataldo chiede la contro prova, pur essendo evidente l'esito del voto. Con la contro prova infatti si accerta in 63 per cento di voti contro l'emendamento e un 37 per cento a favore, su un totale di 300 votanti.
Le prime ore del Congresso passano così tra emendamenti e votazioni in serie. Ma subito dopo l'esito negativo delle prime schermaglie, De Cataldo Rippa annunciano l'abbandono del Congresso, accusandolo di prevaricare e violare i diritti fondamentali dei congressisti. Immediatamente convocano una riunione parallela al Congresso, con il lancio di comunicati e dichiarazioni, rivendicando la rappresentanza, o la difesa, dei diritti del 40 per cento del Congresso stesso.
Inizia così un tentativo di contro congresso nella sala Blu adiacente a quella congressuale, nello stesso palazzo. La stampa, va da sé, impazzisce di gioia. Il congresso intanto continua con le relazioni di Bandinelli, di Crivellini, di Pannella. Ma il risultato è raggiunto: gli eroi della giornata saranno, sulla stampa, due: gli "scissionisti", e il comprovato e agognato "scasso" radicale.
LA CRISI RADICALE VA IN CRISI: ANCHE LO SCASSO SI SCASSA. IL CONGRESSO LAVORA. E SI AFFERMA.
Venerdì mattina il Congresso riprende con le relazioni di Emma Bonino e Gianfranco Spadaccia, a nome dei deputati e dei senatori radicali. Iniziano i lavori delle commissioni, così articolate e coordinate per i rispettivi temi:
1) Azione ed azioni del Partito Federale, internazionali, transnazionali, nazionali, altro che italiane; Food and Disarmement, Parlamento europeo, Onu; nel quadro dell'attuazione del Preambolo e della proposta di conferma del carattere prioritario della lotta contro lo sterminio per fame nel mondo.
2) Azioni nei confronti delle istituzioni: Stato, Chiesa, Parlamenti, Sindaci, Regioni, Sindacato, mass-media; nel quadro dell'attuazione del Preambolo e della proposta di conferma del carattere prioritario della lotta contro lo sterminio per fame nel mondo.
3) Iniziativa e iniziative nei confronti del mondo comunista; nel quadro dell'attuazione del preambolo e della proposta di conferma del carattere prioritario della lotta contro lo sterminio per fame nel mondo.
4) Iniziativa ed iniziative nei confronti del mondo cattolico; nel quadro dell'attuazione del Preambolo e della proposta di conferma del carattere prioritario della lotta contro lo sterminio per fame nel mondo.
5) Iniziativa ed iniziative nei confronti del PSI, del PCI, e degli altri partiti; nel quadro dell'attuazione del Preambolo e della proposta di conferma del carattere prioritario della lotta contro lo stermini per fame nel mondo.
6) Azione ed azioni di attuazione del Preambolo, azioni non violente, crescita e propaganda delle teorie non violente; nel quadro dell'attuazione del Preambolo della proposta di conferma del carattere prioritario della lotta contro lo stermino per fame nel mondo.
7) Proposta di conversione per settemila miliardi di lire 86 sempre in diretta connessione con l'azione generale per la sopravvivenza, contro l'olocausto.
La mattina di sabato si apre il dibattito generale. Cominciano ad essere depositate in presidenza le risoluzioni o mozioni anomale previste nel regolamento dei lavori proposto dal Consiglio federale e approvato dal Congresso. Le risoluzioni che siano firmate dal 10 per cento dei congressisti possono essere illustrate per 45 minuti, e saranno votate al termine del dibattito generale; non possono essere emendate né ritirate. Le prime ad essere depositate sono di Melega e di Mellini.
Ma il polverone della "crisi radicale" continua a montare: partiti Rippa, De Cataldo con una quarantina di congressisti, arrivano Pinto e Boato. La regola congressuale gli dà la possibilità di intervenire, nella loro qualità di non iscritti al Partito, 10 minuti nel corso del dibattito generale. Ma è un particolare secondario: sono già sull'agenda dei mass-media.
Pinto interviene in mattinata, annunciando che scende dall'omnibus radicale per continuare l'autostop con altri veicoli e in altre direzioni. "Molti di noi - dice - qui, a Napoli, a Barcellona, nel Camerun o nel Salvador, si occupano di pallone più che della guerra e della fame...".
Boato, meno tempestivo, interviene in nottata, ma ha già diffuso da tempo il testo dell'intervento. Non è esplicito come Pinto: "Sto riflettendo da alcuni mesi se nel PR non sia avvenuta una sorta di mutazione genetica"; "Non so ancora darmi una risposta definitiva"; "Dopo i referendum dell'81... avevo allora maturato la decisione di una mia uscita silenziosa"; "Mi pare possibile... tentare di realizzare quotidianamente un impegno politico e culturale per così dire `trasversale'"; "Qualunque cosa sia successa o succederà... il mio non sarà un addio, ma un arrivederci"...
Venti minuti in due: quanto basta per occupare le cronache giornalistiche del giorno dopo.
Melega e Mellini illustrano le loro risoluzioni. Quella di Mellini, centrata sulla questione istituzionale e lo sfascio della partitocrazia, rivolge un appello al Presidente della Repubblica perché eserciti i poteri che gli sono propri per porre fine all'attentato in corso contro la Costituzione e restituire ai cittadini la certezza del diritto.
La risoluzione Melega, riaffermando l'impegno prioritario della lotta contro lo sterminio per fame, contiene alcune proposte che animano il dibattito congressuale: elezione per acclamazione del segretario uscente, per rilanciare la lotta contro lo sterminio, ed elezione di un cosegretario con competenza di "politica interna". Occorre rilanciare l'immagine radicale, dice Melega.
Domenica, quarto giorno del congresso, si conclude il dibattito generale. In mattinata, Signorino, Teodori e Roccella illustrano altre tre risoluzioni. La risoluzione Signorino invita gli organi statutari a tutti i militanti a definire un progetto complessivo per recuperare, dal riarmo, dal parassitismo e dagli sprechi, dall'evasione fiscale e dall'economia sommersa, almeno 100 mila miliardi da destinare invece ai problemi della vita e della qualità della vita.
La risoluzione Roccella definisce necessario e urgente lo scioglimento delle Camere perché il corpo elettorale possa scegliere tra chiare e responsabili alternative; anch'essa ribadisce la necessità di una nuova politica delle risorse. La risoluzione Teodori, infine, indica un complesso di iniziative contro la partitocrazia, e in particolare una campagna popolare per una commissione d'indagine sui bilanci, lo stato patrimoniale e le posizioni di potere dei partiti nella società.
Le risoluzioni vengono dopo la replica di Marco Pannella, che chiude la fase del dibattito. Respinta la risoluzione Melega con il 73 per cento di no, le altre quattro vengono approvate a maggioranza semplice.
Intanto, come stabilito, sono state presentate le mozioni generali e quelle particolari. La prima mozione generale è di Melega, la seconda a firma Jean Fabre. Crivellini presenta una proposta di regolamento finanziario. Cominciano le dichiarazioni di voto, mentre Melega, riconoscendosi nella mozione Fabre, ritira la propria.
La mattina di lunedì, ultimo giorno, si vota la mozione generale. Votano 815 congressisti, numero mai toccato prima nei congressi radicali. I sì sono 762, pari al 93.5 per cento; 29 i no, 24 gli astenuti. La mozione è vincolante. Il Congresso dello scasso e della scissione è dunque il più numeroso della storia radicale. Analoga maggioranza per l'approvazione del bilancio e del regolamento finanziario.
Si entra adesso nella fase finale dell'elezione delle cariche statutarie. Già dal giorno prima sono state avanzate alcune candidature alla segreteria del Partito: quella di Melega, e, in relazione ad essa, quella di Gianfranco Spadaccia. Per suo conto, Sergio Stanzani avanza 10 nomi di compagni a suo giudizio candidabili allo stesso incarico. Tutte le candidature sono però come chiariscono gli stessi Melega e Spadaccia nei loro interventi, sub condicione: verranno cioè ritirate nel caso auspicato di una ricandidatura di Marco Pannella.
E' questo infatti il punto rimasto fino ad ora incerto. Solo a fine mattinata, a conclusione del suo ultimo intervento, Marco presente la sua candidatura. Il congresso lo vota all'unanimità, con 13 tra contrari e astenuti; ratifica altresì la Giunta da lui proposta: sette nomi, più due "sedie vuote" - dice Marco - non per Rippa o De Cataldo, ma per Griffo o Quagliariello se lo riterranno opportuno.
Quasi all'unanimità, viene eletto tesoriere Marcello Crivellini. Nel primo pomeriggio, dopo le votazioni per il Consiglio federale, si chiudono i lavori del XXVII Congresso del Parlamento radicale.