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Notizie Radicali - 20 agosto 1982
DIMISSIONI DI DE CATALDO DALLA COMMISSIONE P2

SOMMARIO: De Cataldo presenta le proprie dimissioni da membro della Commissione d'inchiesta sulla loggia massonica p2 proprio alla vigilia degli interrogatori dell'ex capo dell'Ufficio Affari riservati del Sid d'Amato e del Presidente del Consiglio Andreotti: il gruppo parlamentare radicale nota dunque che essi non subiscono le stesse contestazioni che altri personaggi minori hanno subito. "Assenze e riguardi in questa situazione hanno un preciso significato politico". Nei testi che seguono, il comunicato del Gruppo parlamentare radicale, la lettera di dimissioni di De Cataldo, il testo di una dichiarzione in risposta di Marco Pannella.

(NOTIZIE RADICALI N. 31, 5 agosto 1982)

La sera dell'11 novembre il Gruppo parlamentare radicale, in un comunicato, sottolinea che "nel polverone sollevato dalla crisi, stanno passando inosservati in Commissione P2 comportamenti che determinano una scandalosa situazione di favore nei confronti di personaggi chiave dei più discussi avvenimenti recenti e meno recenti della vita del Paese. D'Amato e Andreotti sono stati interrogati senza aver subito le contestazioni che altri personaggi meno cospicui hanno subito".

"Assenze e riguardi - conclude il comunicato - in questa situazione hanno un preciso significato politico. In questo giudizio il Gruppo radicale non fa certo distinzioni di responsabilità a seconda della parte politica alla quale sono addebitabili".

Il 12 novembre Franco De Cataldo invia alla Presidenza della Camera, Nilde Jotti, una lettera di dimissioni dalla commissione parlamentare sulla P2. Eccone il testo:

"Da tempo il Segretario del Partito Radicale esprime sul mio comportamento quale componente della Commissione Parlamentare di Inchiesta sulla Loggia P2. Le accuse che egli mi rivolge, peraltro confuse e generiche, investono il mio modo di concepire le funzioni di membro della Commissione Parlamentare di inchiesta, i doveri dello stesso di fronte alla medesima Commissione, al Parlamento ed alla opinione pubblica nell'esercizio di funzioni tanto delicate.

Al recente Congresso del Partito Radicale, anche la Presidente del Gruppo Parlamentare, a quanto mi dicono, svolgendo una relazione a nome del Gruppo, ha ritenuto di rivolgere anch'essa critiche al modo con il quale intendo e pratico la funzione di membro della Commissione.

Poiché la mia nomina a componente di quella Commissione è dipesa esclusivamente dalla designazione del gruppo, senza essere seguita da un voto di Aula, e poiché ritengo di versare nel giusto nell'essermi comportato così come fino ad oggi ho fatto, non intendendo modificare i miei divisamenti, che derivano dalla concezione che ho della Costituzione e dei principi dello Stato di diritto, La prego signor Presidente di accogliere le mie dimissioni da membro della suddetta Commissione".

Lo stesso giorno il Segretario del PR rilascia la seguente dichiarazione:

"De Cataldo non ha ce da rispondere alla propria coscienza e al Paese. Per quanto mi riguarda non ho d'altra parte domanda da porgli.

Quale che ne sia il pretesto, la sua assenza nel momento in cui la Commissione P2 interrogava l'ex capo dell'Ufficio Affari Riservati d'Amato e il presidente Andreotti costituisce quanto meno, dico quanto meno, una prova di scorrettezza e di irresponsabilità.

Se le critiche e le sollecitazioni rivoltegli da molti, per molti mesi, lo inducono ora a dimettersi, poteva farlo prima di essere assente, già in passato a interrogatori come quello del Presidente del gruppo del PSI, e ora a quello di d'Amato, che sin dai tepi della strage del Banco dell'Agricoltura a Milano abbiamo sempre indicato come personaggio pericoloso ed equivoco, e a quello di Andreotti al quale per mio conto avevo rivolto le domande rivoltegli ora dalla Commissione sin dal gennaio 1977 con interrogazioni e interpellanze parlamentari restate naturalmente senza risposta.

De Cataldo sa perfettamente che la sua mancanza di iniziativa politica adeguata oltre che nella commissione P2, nella Giunta per il Regolamento, nell'ufficio di Presidenza, nella stessa Commissione giustizia è stata un leit-motiv in questi anni sia negli incontri privati che in quelli del Gruppo almeno da parte mia.

Bene ha fatto Mauro Mellini in congresso a fargli notare come ci volesse molta temerarietà per accusare pretestuosamente il Congresso radicale di antidemocraticità, solo per tentare in tal modo di mascherare il vuoto politico nel quale Egli si è cacciato; tanto più temerario se si tiene presente che, tranne eccezioni, De Cataldo è rimasto inerte nell'Ufficio di Presidenza della Camera, mentre la presidenza travolgeva il Regolamento e sistematicamente espelleva parlamentari radicali o ne violava i diritti.

 
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