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Notizie Radicali - 3 settembre 1982
Per l'affermarsi di nuovi soggetti politici

SOMMARIO: Il Pr accoglie favorevolmente la proposta rivolta dagli Amici della Terra alle organizzazione ecologiste per la presentazione di liste verdi alle alezioni aministrative. La necessità di liberare i municipi dai "lacci della logica rovinosa dei partiti romani".

(NOTIZIE RADICALI n. 33, 3 settembre 1982)

Fuori i partiti dalle università: trent'anni fa con questa parola d'ordine - in apparenza, un'attenuazione della passione politica - si afferma negli atenei la nuova politica dell'Unione Goliardica Italiana. Parola d'ordine difficile, a pochi anni dalla fine violenta del regime fascista, e si cercò infatti di esorcizzarla con l'accusa di qualunquismo. Era invece l'affermazione della pienezza dell'impegno politico nell'università, della sua emancipazione da giochi di schieramenti estranei e paralizzanti. E chi allora portava avanti questo progetto politico - da Roccella a Pannella - e veniva accusato di voler scacciare la politica dalle università, introducendo invece la vera politica diede vita a una delle poche, grandi esperienze di rinnovamento e di alternativa della nostra storia recente.

Nulla come questo ricordo ci appare appropriato per commentare l'iniziativa delle ``liste verdi'' promossa dagli Amici della Terra. Fuori i partiti dai comuni, per assicurare la pienezza della politica nei municipi, liberandoli dall'ipoteca soffocante della partitocrazia, delle lottizzazioni, del sottogoverno. Tornerà di sicuro l'accusa di qualunquismo, ma quanto credibile in questo crepuscolo del regime, con la sua catena di violenze, congiure, fallimenti, miseria? Liberare i municipi dai lacci della logica rovinosa dei partiti ``romani'' è la condizione della libera esplicazione delle autonomie, e quindi della possibilità di affrontare realmente i problemi della gente nelle istituzioni di base della democrazia.

Il segretario del Partito radicale e il Consiglio federale hanno espresso apprezzamento per l'iniziativa degli Amici della Terra, evidenziandone il raccordo ideale con la teoria e la prassi radicali. Gli interventi a Trieste e nel Trentino non sono stati episodi casuali, così come la scelta di non presentarsi alle elezioni amministrative. Abbiamo sempre sostenuto che la politica nei municipi non deve esaurirsi nella rivalità tra logiche estranee, manovrate da una decina di segreterie di partito a Roma, ma può alimentarsi solo con l'alternativa tra due, tre schieramenti che si formino sui problemi reali e siano quindi basati sulle aggregazioni, le tendenze, le opinioni della gente in rapporto alla concretezza e alla specificità del loro municipio. Solo per questa via possono passare, e crescere, le autonomie e il federalismo; e rafforzarsi quindi le basi - nella scala locale, municipale - del rinnovamento e dell'alternativa.

E' ora possibile che, su questo punto, se l'iniziativa degli Amici della Terra avrà buon esito, la politica radicale segni un altro progresso, un'altra acquisizione sostanziale in termini di teoria e di prassi, per il Partito, per il paese. Quando maturano simili processi, si tratta sempre di momenti vincenti.

Quattro anni fa, su questo stesso giornale e quasi negli stessi giorni, il Partito accoglieva la proposta di referendum nazionale sul nucleare avanzata dagli Amici della Terra. Subimmo allora, noi e loro, attacchi concentrici da parte dei filonucleari, com'era ovvio; da parte della sinistra tradizionale, che criticava la "semplificazione" del problema e prediceva sciagure; da parte del "movimento" che predicava i tempi lunghi ma era resto inerte, in realtà, dalla propria pregiudiziale antiradicale. I fatti hanno poi dimostrato che l'iniziativa era necessaria, tempestiva e vincente: anche se il referendum venne poi cancellato dall'arbitrio della Corte costituzionale, esso paralizzò per due anni il fronte dei nucleari provocando un ritardo nei loro piani che non potrà più essere recuperato. Oggi l'Italia è l'unico paese industrializzato in cui un rilevante programma nucleare e non solo inesistente, ma oggettivamente impossibile.

Anche stavolta - è probabile - vi saranno accuse di strumentalizzazione radicale, soprattutto da parte di chi è realmente condizionato dai partiti, piccoli o grossi, di regime. Vi saranno forse proteste per l'"intempestività" dell'iniziativa, ritrosie a "sporcarsi le mani" con la politica. Ma non da questo potrà nascere un nostro ripensamento. Il nostro Partito, che sempre ha denunciato l'invadenza partitica nei comuni, che ha deciso di non presentare liste proprie alle elezioni amministrative, ha nella garanzia delle autonomie un suo punto di forza. Se con le "liste verdi" si affermeranno nuovi, e liberi, soggetti politici, non è nel Partito radicale che ciò potrà far nascere contraddizioni.

 
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