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Pannella Marco - 22 settembre 1982
La guerra è la guerra
di Marco Pannella

SOMMARIO: Una guerra umanamente possibile e politicamente accettabile: è il sottinteso plumbeo delle maggioranze politiche che votano bilanci di riarmo. Il trionfo del nazismo è lo sterminio per fame di trenta milioni di persone ogni anno nel mondo: un ordine economico internazionale pacificamente accettato e istituzionalizzato nel Nord del mondo, capitalista o comunista. Le guerre sono utili al nazismo d'oggi perché assicurano profitti alle industrie d'armi. Chiunque vive e lotta per la vita sa che gli appartiene un dovere d'ingerenza contro la menzogna delle indipendenze nazionali e degli Stati. Occorre stabilire contatti in Libano, in Israele, con chi vuol dare alla lotta contro lo sterminio per fame priorità, come lotta contro l'olocausto neo-nazista.

(IL MANIFESTO, 22 settembre 1982)

("Marco Pannella, segretario del partito radicale, ci ha inviato questo articolo in cui vengono espresse le valutazioni del Pr sulle vicende libanesi.")

L'infame guerra del Libano è guerra. Infame come ogni guerra, senza eccezioni. Bambini, donne, inermi massacrati? E' la regola, non l'eccezione: non solamente a Hiroshima o Nagasaki, ma a Milano o Dresda, a Mosca o Stalingrado, a Londra o Manchester, ad Hanoi o nel Corno d'Africa.

Una guerra pulita? La conoscono solo mentitori, irresponsabili imbecilli. Solo coloro che hanno in riserva nella mente o nel cuore, nelle viscere o negli istinti, la propria »guerra giusta , la propria guerra »pulita , »di difesa e non »di offesa . Una guerra umanamente possibile, politicamente accettabile, è implicito, infame plumbeo sottinteso di coloro che continuano a votare o far passare bilanci di riarmo, a destinare le risorse

del paese ad armamenti ed esercito togliendolo alla qualità ed alla dignità della vita di disoccupati, pensionati, senza casa, lavoratori. Oltre agli esportatori di armi che in Italia sono di stato o tutti di regime.

Il nazismo non ha le sue proprie caratteristiche in guerra, ma in pace. Finora, anzi, di guerra il nazismo è morto. Non pochi degli ufficiali francesi che torturarono, assassinarono, fecero massacrare uomini, donne, bambini in Indocina e poi in Algeria venivano dalla guerra »antifascista o erano scampati di Buchenwald come il capitano Yves de Saint-Marc. L'esercito russo compì massacri immensi, quantitativamente incommensurabili con quelli di Boves o Marzabotto. Fra i repubblicani spagnoli che lottavano contro il golpe fascista di Franco le atrocità non furono sempre minori di quelle dei loro nemici...

Le atrocità sono tali, che vengano dagli aggressori o dagli aggrediti (e chi mai si ritiene sostanzialmente l'aggressore?).

In genere sono »atrocità quelle di coloro che si ritiene di poter ancora battere e sono nemici; o che sono stati battuti. La guerra non conosce che assassinati e assassini. I popoli, sono sempre perdenti, massacrati: solo gli Stati, cioè coloro che li dominano, possono essere vincitori o sconfitti.

Per molti la colpa di Israele è principalmente, oggi, quella di essere assassina, anziché assassinata. Il merito del'Olp è di essere assassinata, anziché assassina. Che sia uno scontro fra nazisti e antinazisti, prima ancora che un'infamia è un errore capitale. Affermare che Israele è nazista è un modo di assolverla dalla responsabilità della guerra (lo ripeto: necessariamente, costituzionalmente infame e atroce) che conduce d'intesa con i suoi nemici, ma è anche un modo di »assolvere il nazismo, degradandolo e negandolo nella sua effettiva, mostruosa specificità.

Nazista, trionfo del nazismo, è invece lo sterminio per fame di trenta milioni di persone l'anno ad opera di una ideologia e di una politica che unisce il Nord, sia esso occidentale o orientale, del capitalismo reale o del comunismo reale.

E' »pacifico . E' un certo »ordine internazionale, economico, politico, culturale. E' effettivamente razzista e classista: le sue vittime sono "inermi", deboli, misere, "disarmate", non di rado "nemmeno ostili", così come non erano necessariamente ostili gli ebrei sterminati negli anni trenta.

Ci si mostrano ogni tanto gli scampati, raramente gli sterminati, come per Buchenwald o Mathausen. Come per Hitler, così anche per i »potenti che evoca continuamente Pertini come responsabili di oggi, l'olocausto non è che un epifenomeno, non quello che si vuole di per sé, non un obiettivo che si rivendica e sul quale ci si chiede consenso e forza. Ma anzi qualcosa che allora si teneva celato, che oggi si finge di deprecare mentre lo si decide e potenzia. Spadolini e Craxi docent.

Per quanto atroce sia il bilancio dei massacrati o assassinati in Libano esso non raggiunge in totale quello di un solo giorno dello sterminio per fame. E con il costo delle armi usate da Israele, Olp, libanesi delle varie fazioni in questo periodo, si è speso da una parte e dall'altra quanto sarebbe stato sufficiente per salvare la vita di almeno trecentomila persone che invece sono morte di fame. Ma ha assicurato alla nostra industria militare esportatrice d'armi guadagni immensi.

Ecco un'altra cratteristica del "nazismo" attuale: le guerre gli sono utili e necessarie perché forniscono ai suoi Stati ed alle sue industrie profitti immensi, così come lo sfascio economico, culturale, politico, statuale del Terzo e Quarto mondo è assicurato con l'olocausto di 30 milioni di persone almeno in un solo anno.

Per più motivi, fortunamente, i mass media del mondo intero (con il sistema di potere che servono ed esprimono, ma anche concorrono a formare e sostenere) hanno deciso che occorre muoverci e commuoverci »informandoci sul Medio Oriente, ed in modo particolare sulle responsabilità e sui misfatti israeliani. Così, anche su questo fronte, si può sperare di operare non isolati, né unicamente da mosche cocchiere se si sanno »leggere le informazioni e colmare le censure o le manipolazioni che le falsano.

Nasce così la possibilità e la necessità di un impegno del partito radicale o di molti di noi, su questo fronte.

La nostra formale denuncia penale contro il »maggiore Saad Haddad e i suoi complici (israeliani e libanesi). La decisione di organizzare azioni militanti radicali in Libano ed in Israele nelle prossime settimane.

La richiesta di dimissioni a Sharon. Questo stesso spazio della vita del Partito radicale dedicato a questa realtà costituiscono una prima assunzione di responsabilità secondo il nostro metodo, quello della puntualità e della consistenza delle responsabilità e delle iniziative sempre a misura di persona. Non di potenti.

Lo faremo, lo facciamo: nel quadro della nostra guerra alla guerra contro l'olocausto neo-nazista, della campagna per l'approvazione dal Parlamento italiano delle proposte di legge dei Nobel e dei sindaci più limpida, più convincente. Andremo anche lì, testimoniando la nostra fiducia nella richezza umana e politica della gente israeliana, di quella palestinese, di quella libanese. Rivolgendoci anche a loro come a chi può dare, può creare felicità e vita. Contro l'olocausto, contro la paura e l'odio, contro la morte del nemico come massimo orizzonte umano, individuale, popolare, nazionale.

Sarà anche azione lunga, difficile, complessa, come ogni azione che valga, che non sia gesto o narcisistica speculazione di partito o di individuo. Dovremo combattere - una volta di più - contro la politica della nostra partitocrazia, squallida, cieca, sporca, come a Roma, in Sicilia o a Bruxelles.

Gli uni, i più e vincenti per ora, hanno colto l'occasione quasi con felicità, con orgasmo, delle »vittorie di Israele e del massacro che ha permesso e causato, per far passare l'apologia dell'Olp, la pretesa di decidere in luogo del popolo palestinese sulla propria politica, sul proprio Stato. Per liquidare conti di altra natura con Israele, per riproporre gli Usa come gli unici e massimi responsabili della guerra del Medio oriente e delle atrocità che non può non comportare, per evitare una riflessione sugli »assassini siriani, sud-yemeniti, irakeni, iraniani e sui regimi degli sceicchi del golfo, sulla politica russa. Tutti guarda caso (tranne noi) disinteressati ad una qualsiasi seria analisi democratica e anche di classe, ad una qualsiasi lettura in termini di pace, di giustizia, di libertà, di progresso, di civiltà di questa vicenda che è unica, da Teheran a Tel Aviv, dalle montagne dove si sterminano i curdi, ai deserti del Sinai, dalla Siria al Libano.

I quindicimila-ventimila morti di quest'anno in Libano, per la maggior parte palestinesi, devono essere gli ultimi. Se Israele non converte immediatamente la sua offensiva militare e bellicista in offensiva di pace e di giustizia (e la democrazia israeliana non sembra esserne oggi capace da sola), dobbiamo tener fede al dovere di ingerenza che chiunque vive e lotta per la vita sa esser il suo, contro la menzogna delle indipendenze nazionali e degli Stati. Occorrerà quindi stabilire contatti con le forze israeliane, libanesi, palestinesi "di pace", che facciano la scelta della lotta contro l'olocausto nazista come prioritaria a quella della nonviolenza e della democrazia.

Occorrerà in ogni modo aiutarne a sostenere la lotta.

 
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