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Melega Gianluigi - 23 ottobre 1982
Per chi vota il radicale?
di Gianluigi Melega

SOMMARIO: In vista del congresso di Bologna del 26 ottobre, l'autore fornisce quattro motivi che dovrebbero indurre il partito radicale alla presentazione di proprie liste: 1) E' sbagliato affermare che, in assenza di una corretta informazione "le elezioni sono un gioco truccato"; 2) I risultati delle amministrative del 1980, alle quali i radicali non si presentarono, mostrano che ad avvantaggiarsi dalla rinuncia fu il partito di Craxi, di Lagorio e Labriola oggetto di tante polemiche radicali; 3) Il partito radicale può offrire un "ricambio" alla classe politica attuale; 4) Non è vero che il meglio delle iniziative radicali sia partito dal "movimento" per poi approdare alle aule parlamentari: moltissime delle battaglie avrebbero avuto "minore udienza se non avessero utilizzato anche il megafono istituzionale". Insomma,"se il gioco è truccato, ci si deve battere per cambiarlo: non lasciare campo libero ai bari"...

(LA REPUBBLICA, 23 ottobre 1982)

E' tradizione che la presentazione di liste elettorali venga decisa, per i radicali, da congressi straordinari convocati con questo specifico punto all'ordine del giorno. Ma anche se il congresso ordinario del Pr, che si terrà a Bologna a partire dal 26 ottobre, non si occuperà formalmente della questione, il dibattito interno ai radicali in questi giorni sta ronzando sempre più insistentemente intorno a questo tema: se ci saranno elezioni politiche anticipate a primavera, il partito deve presentare proprie liste o no?

Poiché ritengo che il panorama politico nazionale sarebbe profondamente modificato da un forfait radicale, e poiché ritengo tale eventuale forfait una iattura, credo possa essere utile indicare qualche argomento in merito.

1) La principale argomentazione portata dai fautori delle non-presentazione (soluzione verso la quale mi sembra si stia orientando Marco Pannella, con tutto il peso che una tale preferenza avrebbe sui militanti, se non sugli elettori) è che, senza una corretta informazione sulle tesi dei partiti di governo e sulle tesi dell'opposizione, "le elezioni sono un gioco truccato e noi dobbiamo denunciare i bari, rifiutandoci di sedere al tavolo da gioco". Alle ultime elezioni amministrative, nel 1980 e nel 1981, l'argomentazione sostenuta per la non-presentazione è stata che, a livello locale, il partito non aveva un proprio progetto politico-amministrativo da portare avanti e che i quadri erano del tutto insufficienti. Rimando la risposta alla conclusione di questo articolo.

2) Proprio i risultati di quelle amministrative, a cui i radicali non si presentarono, dimostrano che chi ha maggiormente beneficiato di tale assenza è stato il Psi di Craxi, di Lagorio e di Labriola, vale a dire il partito che in questo ultimo anno tutti i leader storici del Pr (con l'eccezione di De Cataldo) hanno più duramente attaccato. Vale la pena di ricordare, inoltre, che Boato, Pinto e Ajello, deputati eletti nelle liste radicali senza essere iscritti al partito, sono stati altrettanto duramente attaccati da Pannella e da altri radicali proprio per essersi dissociati in senso filo-socialista, dalle scelte del gruppo radicale. In un Paese dove anche lo spostamento dell'1% delle percentuali viene salutato come un trionfo elettorale (vedi Psi del 1980), il forfait radicale significherebbe automaticamente un rafforzamento del partito che ha portato avanti negli ultimi due anni la politica più deliberatamente anti-radicale, dall'informazione distorta al militarismo, dal soffocamento istituzionale alla co

rruzione pubblica.

3) Uno dei nodi della questione italiana è la mancanza di ricambio nella direzione politica. I leader radicali sostengono che in Italia vige un "regime", in cui i maggiori partiti d'opposizione, Pci e Msi, pressappoco si equivalgono ai partiti della maggioranza. Se così è, al ricambio si può arrivare soltanto o per via violenta (rivoluzione o golpe militare, previo spappolamento delle forme di aggregazione sociale esistenti), oppure per via istituzionale, offrendo a chi vuol cambiare, cioè agli scontenti, un partito di proposta alternativa su cui indirizzare anche il proprio voto di protesta, se non di appoggio. Il Partito radicale è il partito per eccellenza della nonviolenza: non sarebbe un controsenso creare le condizioni pratiche per cui il desiderio di cambiare può solo manifestarsi attraverso la repulsione istituzionale delle forme specifiche di espressione della volontà o la violenza?

4) I valori radicali sono stati portati avanti prima dal "movimento", poi direttamente dal partito attraverso suoi esponenti nelle istituzioni. Per essere stato deputato radicale per quasi tre anni, non posso considerarmi obiettivo: ma ritengo che alla Camera, al Senato, al Parlamento europeo, e nelle sedi locali dove sono presenti, i rappresentanti radicali abbiano fatto un lavoro eccezionale per massimizzare nei risultati le loro proposte. Ci possono benissimo essere stati sbagli operativi: ma temi come la difesa dei diritti civili, la battaglia alla corruzione dei partiti, l'antimilitarismo, la tutela delle minoranze, l'informazione (soprattutto attraverso Radio radicale, tenuta in piedi dal finanziamento pubblico), nonché il tema centrale di tre anni di vita del Partito radicale, la lotta contro lo sterminio per fame nel mondo, avrebbe avuto certamente minore udienza se non avessero utilizzato anche il megafono istituzionale.

Perché mai, allora, i radicali non dovrebbero presentarsi, se non per un gravissimo errore strategico, che farebbe loro preferire l'età dell'oro della "irresponsabilità" del movimento, agli anni di piombo in cui si guadagna consenso se si convince un numero crescente di cittadini alle proprie proposte?

Nel nostro Paese, sia esso democrazia o sia esso "regime", le elezioni e i loro numeri sono ancora fortunatamente, lo strumento attraverso cui si determinano le scelte operative della nazione. Il Partito radicale ha una sua carta di valori e un suo programma, di profonda e significativa proposta alternativa. A livello nazionale ha un numero di quadri limitato ma di qualità media nettamente superiore a quella degli altri partiti (basterebbe confrontare l'attività dei parlamentari).

Se il gioco è truccato, ci si deve battere per cambiarlo: non lasciare campo libero ai bari, perché possano gridare di aver vinto e fare peggio di prima.

 
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