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Quagliariello Gaetano - 1 dicembre 1982
1982: Avetrana e la battaglia antinucleare del Pr
a cura di Gaetano Quagliarello

SOMMARIO: Un mese dopo il congresso di Firenze, il primo Consiglio Federale di quest'anno approva all'unanimità una mozione che pone l'iniziativa antinucleare tra gli obiettivi perseguiti dal Partito Radicale del 1982.

In questo dossier è racchiusa gran parte del lavoro svolto, che ha segnato significativi successi, e che ha riportato come prima, parziale vittoria lo svolgimento ed il risultato della consultazione di Avetrana.

Ora, dopo aver preso atto di ciò che è emerso dalla consultazione, possiamo forse più facilmente comprendere perché, su questo tema, hanno davvero cercato di evitare in ogni modo che si conoscesse l'opinione della gente e che, di conseguenza, il problema fosse sottratto ai chierici ed ai loro strumenti scientifici di dominio.

Questa verità emerge anche dalla seconda parte del dossier, che si occupa del ruolo svolto dall'informazione in queste vicenda.

Abbiamo così voluto individuare l'ostacolo principale da affrontare nei prossimi mesi per far sì che quanto è nato ad Avetrana possa crescere e dilagare nel Paese.

Ce la faremo? Come al solito, è improbabile, ma non impossibile. Avetrana ci ha insegnato che il ruggito del topolino fa ancora paura alle lobbies e al regime dei partiti.

IL NUCLEARE MINUTO PER MINUTO

DICEMBRE 1981

Il dibattito sugli impianti nucleari, esistenti o in via di costruzione, nel nostro Paese, non si è mai esaurito, ma certamente un grande motivo di rilancio si è avuto con la delibera della Regione Puglia del 7 dicembre 1981 (all. 1.1), che propone all'Enel, quali aree ottimali per la installazione di centrali, la zona costiera del comune di Avetrana, comprendente anche i comuni di Manduria e Porto Cesareo, e il comune di Carovigno (in via subordinata, quale terza area, quella di Gallipoli sud), accogliendo le risultanze dello studio svolto dal Comitato misto Regione-Cnen-Enel.

Per quanto concerne l'impianto già esistente a Caorso, il Ministro dell'Industria Marcora ha firmato il 1· dicembre la licenza d'esercizio per l'entrata in funzione della centrale. Quattro giorni dopo, la notizia di una nuova interruzione, questa volta di una settimana, a causa di un guasto alla pompa di circolazione del refrigerante primario del reattore. A quattro anni dall'entrata in funzione dell'impianto, costellati da lunghi periodi di inattività dovuti ad una serie di inconvenienti tecnici, e a ripetuti periodi di prova, il bilancio è davvero fallimentare, considerato che si calcola in mille miliardi, in termini di mancata produzione di energia elettrica, il costo del ritardo con cui la centrale entrerà in funzione. L'Enel si è addirittura vista costretta a chiedere a tutti i dipendenti un impegno a rimanere a Caorso per due o tre anni offrendo come contropartita una speciale indennità.

A Montalto di Castro, il sindaco comunista Sante Nardi, nella conferenza stampa di presentazione della convenzione aggiuntiva fra l'Ente locale e l'Enel, cui spetta materialmente la realizzazione dell'impianto, ha illustrato una serie di proposte quali la costituzione di una Commissione tecnica con funzioni di controllo, il compimento da parte dell'Enel degli accertamenti sollecitati dai periti nominati dalla pretura sulla sismicità del suolo, e la installazione di un terminale collegato con il comune e con l'Enel per misurare la radioattività nel territorio circostante la centrale. Bastano però due particolari per rendersi conto della serietà di tali proposte: dalla Commissione di controllo vengono esclusi i due fisici graditi agli antinucleari; il committente delle indagini peritali sarà proprio l'Enel, l'ente cioè accusato dalla pretura di superficialità nello svolgimento degli accertamenti dovuti. Tutto ciò viene denunciato con un telegramma al Consiglio comunale dal Comitato cittadino, mentre i radicali

indicono una manifestazione chiedendo il blocco dei lavori per la costruzioni della centrale.

Un ultimo episodio, emblematico dell'attenzione dedicata ai problemi della sicurezza delle centrali, si verifica presso il piccolo impianto di Borgo Sabotino, in provincia di Latina, dove un gruppo di dimostranti di una industria pontina forzano il cancello d'ingresso e occupano la centrale, che viene quindi bloccata. Emerge dalla vicenda che un impianto di quel tipo, in funzione, è affidato alla sorveglianza di 2 guardiani e 3 metronotte, e che una protesta di operai può condurre al blocco di un reattore che alimenta, a livello di energia elettrica, quasi l'intera Italia centrale.

GENNAIO 1982

Avetrana, 7000 abitanti di cui quasi la metà emigrati all'estero, democristiana da sempre eccetto una breve parentesi con una giunta di sinistra, economia a forte connotazione piccolo-contadina, è insorta contro la Regione Puglia che l'ha indicata come uno dei due siti regionali per la centrale. Nel documento approvato alla unanimità dal Consiglio comunale, si legge che è proprio la scelta nucleare che si rifiuta come "forma di energia pericolosissima, la cui padronanza da parte della scienza è tutta da dimostrare". Una posizione analoga è stata assunta anche dal comune di Carovigno, l'altro sito regionale, in provincia di Brindisi: "Questa zona - dicono i consiglieri comunali - è a vocazione turistica, coltivata intensivamente, e si trova a soli 30 chilometri da Brindisi, nelle cui vicinanze è prevista la costruzione di una centrale elettrica a carbone". In tutti e due i comuni si è avuta, inoltre, la costituzione spontanea di due Comitati che assumeranno iniziative antinucleari, ai quali hanno aderito imme

diatamente i sindacati confederali, le associazioni per la difesa dell'ambiente, ma soprattutto la stragrande maggioranza dei cittadini elettori. I due Comitati, che si sono in seguito gemellati, indicono uno sciopero generale ed una manifestazione il giorno 6 gennaio, alla quale partecipano dalle 7 alle 10 mila persone provenienti anche dai comuni di Manduria e Porto Cesareo. Aderiscono alla iniziativa il Partito Radicale pugliese, le organizzazioni sindacali (ad eccezione della Cgil), le organizzazioni dei contadini, associazioni culturali e cattoliche. "C'è una contraddizione comica" dice nel corso del suo intervento l'assessore alla sanità del comune di Taranto, Mario Guadagnolo, "tra piano regionale di sviluppo e piano energetico regionale. Il primo afferma che le future prospettive di sviluppo per il Salento sono costituite dall'agricoltura e dal turismo; il secondo ipotizza in queste stesse zone la centrale nucleare!", si parla anche della possibilità di affidare ad un geologo l'incarico di effettuare

una controperizia tecnica sull'opportunità dell'insediamento, da contrapporre a quella del prof. Cotecchia, sulla quale si è basata la decisione della Giunta regionale.

E' di questo mese, altresì, la notizia, non ancora confermata, della possibilità che si giunga alla decisione di smantellare la centrale nucleare del Garigliano, entrata in esercizio nel 1964, inattiva per avaria dal 1978 e nella quale, nel novembre 1980, lo straripamento del fiume fece penetrare e poi uscire dell'acqua delle piscine contenente fango solido radioattivo, con grave rischio di inquinamento, episodio questo in occasione del quale il comune di Sessa Aurunca si era costituito parte civile contro l'Enel. Secondo il Piano Energetico Nazionale, inoltre, in Campania dovrebbe essere installata una seconda centrale elettronucleare da mille megawatt, la cui zona di insediamento sarebbe la stessa della precedente. Non c'è comunque alcuna certezza, tanto meno per quel che riguarda la possibilità dello smantellamento, trattandosi di una operazione assolutamente senza precedenti.

Il 15 gennaio, la Giunta della Regione Piemonte approva un documento sull'insediamento nucleare (all. 2.1) in cui vengono delineate le linee generali di attuazione del programma nucleare piemontese e vengono individuate le due aree in cui è giudicato possibile un insediamento, definite Po1 e Po2, rispettivamente nei pressi di Torino Vercellese e di Filippona nell'Alessandrino.

FEBBRAIO 1982

Il 2 febbraio il Consiglio comunale di Trino Vercellese approva alla unanimità un ordine del giorno (all. 3.1) in cui, pur non opponendosi alla installazione di una centrale nucleare, si chiede che la "Regione si faccia garante, nei confronti degli enti locali interessati, per la soluzione di tutti i problemi inerenti la sicurezza e lo sviluppo socio-economico del territorio". Il progetto trova invece decisamente contrarie le associazioni professionali dei produttori agricoli delle provincie di Vercelli, Novara e Pavia aderenti alle Unioni provinciali agricoltori e Federazioni provinciali coltivatori diretti, l'Associazione d'irrigazione Ovest Sesia di Vercelli ed Est Sesia di Novara, la coutenza dei Canali Lanza, Mellana e Roggia Fuga di Casale Monferrato e l'Ente Nazionale Risi. Queste organizzazioni, rappresentanti decine di migliaia di produttori agricoli, si sono costruite in Comitato di difesa ed hanno deciso di agire prontamente presso Ministeri, Regioni e altre Autorità competenti affinché tale proge

tto, di nocumento per le plaghe agricole interessate, sia respinto.

A Roma, l'Assemblea nazionale dei Comitati antinucleari fissa in una mozione le scadenze della battaglia che in tutta Italia, nelle regioni interessate, si va conducendo contro la installazione di impianti nucleari. L'Associazione Radicale Ecologista avanza la proposta, fatta propria dall'Assemblea, di realizzare, accanto alla costruenda centrale di Montalto, un "Ecocentro", risposta antinucleare ai "centri di informazione" che l'Enel ha creato accanto ai suoi grandi impianti energetici. L'Ecocentro comprenderà mostre fotografiche e dimostrazioni pratiche con impianti di energie "dolci" e non inquinanti. Dovrebbe funzionare con l'utilizzazione del vento e presentare alternative al nucleare, di tipo diverso, sperimentate in Italia e all'estero.

Nel frattempo, per iniziativa dei legali del Comitato cittadino di Montalto, l'Enel e il Cnen vengono denunciati per omissione ed abuso di atti d'ufficio, a seguito della mancata effettuazione della ricerca "high resolution", secondo quanto sollecitato dai periti nominati dal pretore Amendola.

Gli stessi legali annunciano l'inoltro di una formale richiesta alla Corte Internazionale dell'Aja e all'Euratom, affinché venga impedita all'Italia la costruzione della Centrale di Montalto fino a quando non saranno stati effettuati gli accertamenti sismici, e resi noti i risultati degli stessi.

MARZO 1982

La situazione si evolve e va sempre più assumendo carattere nazionale con una serie di iniziative che, pur se ancora assunte a livello locale, mettono in evidenza il comune obiettivo di una riflessione, la più seria, informata, critica e aperta a prospettive diverse, sul problema dell'insediamento delle centrali nucleari. Una grande manifestazione regionale si svolge il 20 di questo mese ad Avetrana. Aderiscono alla iniziativa, promossa dai sindaci e dagli amministratori comunali pugliesi, il Partito ed i Gruppi parlamentari radicali, Italia Nostra, il Fondo Mondiale per la Natura, Nuova Ecologia, Democrazia Proletaria, i Comitati antinucleari delle province salentine e della Puglia, gruppi ecologici e antinucleari giunti da tutta Italia. La manifestazione, secondo quanto riportato dalla stampa, vede la presenza di oltre 15 mila persone, e costituisce un momento decisivo dell'impegno antinucleare in quanto è occasione per il lancio della proposta di un referendum consultivo comunale. Intervento di particolar

e rilievo è quello del vescovo di Oria, mons. Armando Franco, che nel corso della manifestazione rende noto un messaggio (all. 4.1) in cui prende posizione in merito alla mobilitazione in corso, sottolineando che "si tratta di una agitazione ragionata estesa all'intera popolazione che non può lasciare indifferente l'autorità costituita". E aggiunge: "In una situazione di tanta importanza e gravità, può essere politicamente corretto ed opportuno non avventurarsi in decisioni di vertice, ma dare voce e modo di esprimersi e farsi sentire alla gente stessa. Se si vuole giudicare insufficiente la voce del Consigli comunali, espressione democratica e di partecipazione, i quali si sono dichiarati contro l'installazione della centrale nucleare, si allarghi la partecipazione popolare all'esame e alle decisioni del problema. Di fronte ad un conflitto di opinioni fra il potere legale, significato dalla decisione del governo regionale, ed il potere reale, significato dal popolo che si esprime con l'opposizione e le mani

festazioni di protesta, si dovrebbe far spazio ad una consultazione diretta dei singoli cittadini, per coglierne la volontà più che per interpretarla". Tale intervento, che offre il primo spunto alla possibilità della effettuazione di un referendum comunale consultivo, apre una polemica sul problema dell'informazione, che si svolge sulle pagine della "Gazzetta del Mezzogiorno". Il quotidiano pugliese, che in un primo momento ha censurato la notizia dell'intervento del vescovo, una volta costretto dalla pressione della opinione pubblica e da un intervento del vice segretario radicale Quagliariello (all. 4.2) a fare marcia indietro, adotta metodi più subdoli, tentando di incentrare il dibattito sulla "paura del nucleare". La manovra non solo non riesce, ma provoca dure reazioni da parte, fra gli altri, del sindaco democristiano di Avetrana, prof. Scarciglia (all. 4.3), del presidente diocesano dell'Azione Cattolica di Brindisi, Di Schiena (all. 4.4), e dello stesso mons. Franco (all. 4.5).

Ancora, nell'ambito delle iniziative che si inquadrano nella manifestazione di Avetrana, è da segnalare un documento (all. 4.6) della sezione democristiana comunale in cui vengono motivate le critiche alla scelta dei siti proposti, e si dichiara, netta e precisa, la opposizione alla "prepotenza regionale" che l'ha operata, in assoluto contrasto con il rispetto della volontà popolare.

In Piemonte, intanto, il Consiglio regionale, riunitosi il 5 marzo, ha approvato un ordine del giorno (all. 4.7) in cui se da una parte si richiede agli enti centrali di "aggiornare il quadro giuridico relativo alla sicurezza nucleare ed alla radioprotezione, di garantire la partecipazione permanente degli enti locali alla formulazione, alla gestione ed ai controlli dei piani di emergenza, di diffondere sul territorio adeguati strumenti di informazione finalizzati alla conoscenza delle tecnologie energetiche", dall'altra si scoprono le carte, si sollecita "l'approvazione del disegno di legge 2383 sull'incentivazione e sul risparmio energetico", si assiste cioè al vero e proprio patteggiamento: la sicurezza e la salute dei cittadini in cambio di finanziamenti e cioè di interessi di parte. Per il momento, però, l'operazione non riesce: grazie alla dura e intransigente opposizione radicale in Commissione Industria alla Camera, in corso ormai da circa un anno, il 18 marzo il Governo decide di stralciare dal cont

esto della legge sul risparmio energetico l'art. 17 (all. 4.8), quello che prevede il finanziamento da parte dell'Enel dai comuni che ospiteranno le centrali.

Sempre con riferimento alle iniziative parlamentari, il Gruppo radicale presenta una interpellanza (all. 4.9) in vista della scadenza della convenzione stipulata nel marzo 1981 fra Regione Puglia e Cnen (all. 4.10). Nella interpellanza, i radicali chiedono ragguagli circa i fondi stanziati per gli interventi del Cnen e l'impiego degli stessi. Ma il dibattito sul nucleare l'Assemblea di Montecitorio non l'ha mai aperto.

Dalla Campania, la notizia ufficiale che l'Enel ha deciso, nel corso di una riunione del consiglio di amministrazione, di smantellare la centrale nucleare del Garigliano. Resta una centrale che non si sa come smantellare; restano gli interrogativi senza risposta circa le malformazioni genetiche verificatesi nella zona, di cui il presidio ospedaliero di Formia ha fornito i dati; resta, soprattutto, la testimonianza della inefficienza o, forse, della malafede.

A Milano, il 27 e 28 marzo, gli Amici della Terra e il Partito Radicale organizzano una conferenza nazionale sul tema: "Nucleare a carte scoperte - Rapporto sui piani di emergenza". Vi prendono parte personalità del mondo politico, economico, scientifico.

APRILE 1982

Ad un mese dalla grande manifestazione regionale di Avetrana, sono più di mille i firmatari della petizione popolare promossa dal Partito Radicale in quella occasione per richiedere il referendum consultivo comunale. Nel corso di una conferenza stampa di presentazione della petizione, a cui prendono parte il sindaco e tutti i consiglieri comunali di Avetrana, viene dato l'annuncio della prossima riunione del Consiglio comunale che indirà il referendum richiesto. Durante l'incontro, emergono altresì alcuni sputi dai quali è possibile evincere ormai sempre più chiaramente che il "no" di Avetrana al nucleare esige delle risposte: una seria politica informativa da parte della RAI, contro la quale vengono preannunciate iniziative; una eco dai comuni egualmente interessati al problema, che potrebbe essere, come propongono i radicali, la indicazione, sull'esempio di Avetrana, di analoghi referendum comunali. La prima di queste risposte sembra giungere immediata: il 23 aprile la RAI manda in onda, nel corso della tr

asmissione TAM-TAM, un servizio sulla eventuale costruzione, nel territorio del comune di Avetrana, di una centrale nucleare. Purtroppo, neppure questa volta si tratta di correttezza e di tempismo da parte dell'Ente radiotelevisivo: il problema della scelta nucleare viene calato in una realtà, quella meridionale, presentata, gretta, ignorante, piena di paure ed emotività. Il consigliere comunale indipendente di Avetrana, Antonio Nigro, dichiara: "Se la RAI non ripara e non promuove un reale e serio dibattito sulla scelta nucleare, noi ci uniremo in una iniziativa che porti a disdire l'abbonamento RAI, per protestare e soprattutto far conoscere all'opinione pubblica qual è l'ingiusto torto che ci è stato arrecato ed è stato arrecato al Paese. Tutta la popolazione di Avetrana è pronta ad unirsi a questa iniziativa, 7500 persone, 3000 apparecchi televisivi".

In Commissione Industria, alla Camera dei Deputati, il 1· aprile il Governo presenta il disegno di legge 2383-bis, recante "Norme per l'erogazione di contributi a favore dei comuni e delle regioni sedi di centrali elettriche alimentate con combustibili diversi dagli idrocarburi" (all. 5.1), il cui contenuto è costituito dal testo dell'art. 17 stralciato dal precedente disegno di legge n. 2383 che, come si è visto, non era passato. Viene nominato un Comitato ristretto che elaborerà un testo, sul quale la discussione è tuttora in corso (all. 5.2), e che trova la decisa opposizione ostruzionistica dei radicali.

MAGGIO 1982

Continua l'accesa polemica con la RAI. Il Comitato antinucleare ionico-salentino invia ai direttori delle testate radiotelevisive di Stato una lettera nella quale si esprime "sbigottimento e indignazione per la faziosità con la quale è stato condotto il servizio televisivo sulla centrale nucleare in Puglia" e assume l'iniziativa della raccolta di adesioni dei cittadini di Avetrana ad una eventuale disdetta in massa del canone, che trova pienamente consenzienti 2500 abbonati su 3000. Al tempo stesso, il Consiglio comunale decide di approvare un documento di protesta contro la RAI (all. 6.1). Nel corso della stessa riunione, il 19 maggio, il Consiglio approva ala unanimità una delibera (all. 6.2.) con la quale viene indetto il referendum consultivo. Nel verbale della seduta si legge che il sindaco democristiano, prof. Scarciglia, ha proposto che la consultazione popolare si svolga anche nel caso in cui la delibera venga giudicata illegittima dal Comitato di controllo regionale e annunzia che i dipendenti comun

ali hanno assicurato la prestazione gratuita del loro lavoro al fine di consentire lo svolgimento del referendum. Siamo dunque di fronte ad una durissima accusa ai metodi autoritari, centralistici e prevaricatori attraverso i quali l'Enel e il Cnen pensavano di poter imporre una scelta tanto importante, ed è altresì la dimostrazione della volontà dei cittadini di essere considerati come tali e non dei sudditi. Questa l'esigenza emergente, questi i valori sui quali si fonda una battaglia civile, e di per ciò stesso non localistica ed emotiva come si vorrebbe far credere. La prova di ciò non tarda a giungere: in Piemonte, nel Comune di Sale, prescelto quale sito di una delle centrali nucleari previste dal PEN, nella zona denominata Po2, con lo slogan "SALE COME AVETRANA" il Comitato popolare per il controllo sulle scelte energetiche della Bassa Valle Scrivia e il Partito Radicale lanciano la campagna referendaria, iniziando la raccolta di firme su una petizione da presentare al Comune, così come è stato fatto

in Puglia. Ben presto la raccolta viene allargata ad altri comuni interessati (Isola S. Antonio, Guazzora, Alluvioni Cambiò), nei quali in due giorni si raccolgono firme in percentuale variabile fra il 25 ed il 30 per cento dell'elettorato, mentre a Sale le firme raccolte sono 1000 su 3300 elettori, con l'adesione di 18 consiglieri comunali su 20. Il 16 maggio, nel corso di una riunione di tutti i sindaci dei comuni dell'area Po2, 8 comuni su 9 raggiungono l'accordo su una delibera nella quale si esprime il "no" motivato all'inizio dei sondaggi tecnici per l'installazione.

Sono, queste congiunte del Piemonte e della Puglia, le risposte più efficaci, fornite da due regioni lontane geograficamente e culturalmente, alle pratiche anticostituzionali attraverso le quali l'Enel e il Cnen vorrebbero imporre, contro la volontà popolare, l'"idolo nucleare".

Intanto, il dibattito sull'energia è tenuto vivo nel Paese da quanti sono interessati ad una corretta informazione: a Civitavecchia, si svolgono due conferenze sulla politica energetica e sui rapporti tra enti locali ed Enel, nell'ottica qualitativamente nuova dei comuni come controparte unitaria dell'Enel; a Roma, l'Associazione Radicale Ecologista, l'Associazione Energia Dolce, il Comitato di controllo sulle scelte energetiche, il WWF Lazio, la Lega per l'ambiente, aderiscono alla iniziativa di una Consulta regionale promossa dai gruppi consiliari del PCI e del PDUP su "Uso delle risorse energetiche rinnovabili e contenimento dei consumi energetici della Regione Lazio". L'associazione radicale ecologista annuncia che nel mese di giugno inizierà una raccolta di firme per una proposta di legge regionale sull'uso delle energie rinnovabili (all. 6.3). L'ARE è anche impegnata in una mobilitazione tesa ad impedire l'ampliamento del poligono di tiro di Nettuno, che si vorrebbe estendere fino a Torre Astura, cioè

ad un passo dalla centrale nucleare di Borgo Sabotino.

Infine, ancora dal Piemonte, una marcia antinucleare si svolge il 30 maggio, da Spinetta ad Alessandria.

GIUGNO 1982

Come preannunciato, inizia presso le segreterie comunali e presso i tavoli allestiti appositamente, la raccolta di firme per la proposta di legge di iniziativa popolare sul risparmio energetico, promossa dall'Associazione radicale ecologista, dal WWF Lazio, da Italia Nostra, dalla LAC e dalla Lega Ambiente regionale dell'Arci. Scopo della legge è il corretto utilizzo delle fonti di energia, privilegiando quelle rinnovabili con conseguente beneficio per il territorio. "Individuando e sfruttando al massimo le risorse energetiche presenti nella regione, si elimineranno innanzitutto i consumi non giustificati e la produzione indiscriminata di energia elettrica - dichiara Primo Mastrantoni, dell'ARE - Questa legge tende appunto a dare ai cittadini gli strumenti per utilizzare fonti energetiche locali, come ad esempio, per il Lazio, le sorgenti geotermiche o le acque". Va da sé che la Regione dovrà farsi carico di rendere agibile tale possibilità, innanzitutto informando i cittadini e poi erogando finanziamenti ag

evolati a chi usa energia rinnovabile. La legge proposta dalle associazioni ecologiste si propone, quindi, di far sì che la Regione applichi la normativa nazionale in materia di risparmio energetico.

Sempre per quanto riguarda il Lazio, vanno avanti le iniziative concernenti il problema connesso alla centrale di Montalto di Castro. Il Partito Radicale, il Comitato cittadino di Montalto e gli Amici della Terra tengono una conferenza stampa per presentare i risultati di una ricerca fatta eseguire sul sito della centrale nucleare. La ricerca, effettuata dalla società milanese Idromin e dall'Istituto di Fisica dell'università di Milano, ha accertato l'esistenza nell'area di Pian dei Gangani di grandi quantità di gas radon, sintomo inequivocabile della sismicità della zona. La clamorosa smentita delle rassicuranti dichiarazioni dell'Enel e dell'Enea-Disp giunge in un momento particolarmente importante, pochi giorni prima cioè del processo che si svolgerà avanti al TAR, relativo alla impugnativa della delibera regionale di localizzazione della centrale e al ricorso contro l'autorizzazione del Ministro dell'Industria sulla ripresa dei lavori dopo l'ordinanza del Consiglio di Stato del 1981. Il processo si concl

ude, però, con una sentenza del TAR che respinge i ricorsi presentati.

In Piemonte, a Sale, l'Associazione radicale per i problemi energetici (ARPE) organizza un incontro pubblico sul tema "Perché un referendum comunale sul nucleare". Vi prendono parte amministratori comunali delle regioni interessate, parlamentari e rappresentanti delle associazioni antinucleari. Oltre che produrre una sintesi delle diverse situazioni locali, il dibattito si incentra sulla necessità di portare avanti iniziative che non siano sporadiche e di costituire un Comitato che raccolga tutti i comuni italiani contrari alla installazione di impianti nucleari e decisi ad affermare le autonomie locali. E' stato anche sottolineato il silenzio del Parlamento: sono quasi 100, infatti, le interrogazioni e interpellanze, presentate da tutte la forze politiche sull'argomento, che non hanno trovato risposta.

In Puglia, il 14 giugno il segretario dell'Associazione cittadina di Bari, Michele Somma, inizia un digiuno con il quale chiede che il Consiglio Regionale si riunisca per decidere sulle scelte nucleari. La Puglia, infatti, è stata tre anni fa la prima Regione ad approvare ufficiosamente il nucleare, ma il problema non è mai stato dibattuto in sede di Consiglio regionale. "Credo - dichiara Michele Somma in un lettera che compare il 16 giugno sulla "Gazzetta del Mezzogiorno" (all. 7.1) - che il modo con il quale si è fatta passare la scelta nucleare in Puglia sia un esempio di scorrettezza amministrativa, di confusione colpevole fra il ruolo di amministratori pubblici, a tanto delegati dagli elettori, e quello di appartenenti a partiti politici. La deliberazione del Consiglio regionale era un atto dovuto, e questo non solo per applicare il dettato della legge 393/75, ma, soprattutto, per rispetto verso i cittadini pugliesi e verso i più elementari principi di democrazia rappresentativa. Nono conosco i motivi p

er i quali il consiglio non si è riunito... So, però, dell'opposizione manifestata alla installazione della centrale nucleare da parte dei comuni interessati, che si sono espressi tutti in senso negativo; so dell'opposizione popolare, so dell'esasperazione dei cittadini di Avetrana; so dei contrasti, delle lacerazioni che il problema della centrale ha provocato nei partiti fra rappresentanze centrali e periferiche. Come cittadino chiedo agli amministratori regionali di compiere un atto riparatore, indicendo la convocazione di una seduta consiliare monotematica sulla scelta nucleare per consentire l'aprirsi di un dialogo serio, di un reale dibattito".

Nei giorni successivi, l'obiettivo del digiuno viene ulteriormente precisato: l'apertura immediata di una istruttoria pubblica sul nucleare in Puglia, al termine della quale vi sia una riunione apposita, monotematica, del Consiglio regionale, la effettuazione di dibattiti, incontri, conferenze pubbliche che il Consiglio regionale stesso deve impegnarsi ad organizzare. Il programma di conferenze regionali sull'energia dovrà gravitare su quattro punti principali: a) come si inserisce il nucleare in Puglia nel contesto del Piano Energetico Nazionale; 2) i costi del nucleare per la Puglia; 3) la sicurezza degli impianti ed i piani d'emergenza; 4) le conseguenze politiche, economiche, sociali che il nucleare avrebbe sulla vita della popolazione pugliese. Solo se su questi punti verrà aperto il dibattito, in maniera pubblica e non clandestina, vi potrà essere una decisione nel merito che abbia i caratteri della serietà e della democraticità. La Regione, del resto, si era già impegnata su questo problema, e quindi,

con l'azione nonviolenta di Michele Somma, viene richiesto il rispetto degli impegni assunti.

Al 12· giorno di digiuno, un primo risultato: la convocazione del consiglio regionale per il 2 luglio con, all'ordine del giorno, la "Localizzazione delle centrali nucleari in Puglia". La "vittoria" è però ancora soltanto parziale, essendo necessario non tanto un dibattito sulla localizzazione dei siti, dal momento che i termini indicati dalla legge sono trascorsi, quanto su un discorso più ampio sul problema del nucleare. I radicali pugliesi costituiscono un Comitato, che raccoglie, fra le altre, le adesioni di Pratesi, Nebbia e Mattioli, che formalizzi la richiesta di una istruttoria pubblica sul nucleare. La stessa richiesta viene esplicitata il 29 giugno, 17· giorno di digiuno, dal segretario dell'Associazione radicale, Michele Somma, il quale invia ai consiglieri regionali un appello perché gli stessi lo sottoscrivano trasformandolo in una mozione in sede di riunione del Consiglio regionale.

Un'altra iniziativa, questa volta assunta dal sindaco e dagli amministratori comunali di Avetrana, consiste in un appello (all. 72), che gli stessi consegnano alla stampa al fine di raccogliere quante più sottoscrizioni possibili da parte di amministratori comunali di tutta Italia, nel quale si ribadisce la più netta opposizione dei comuni alla approvazione dell'art. 17 della legge sul risparmio energetico, ripresentato dal Governo, come abbiamo visto, come disegno di legge recante "Norme per la erogazione di contributi a favore dei comuni e delle regioni sedi di centrali elettriche alimentate con combustibili diversi dagli idrocarburi", in discussione alla Commissione Industria della Camera.

Per quanto riguarda la situazione in Piemonte, il Consiglio regionale, riunitosi l'8 giugno, ai sensi della legge 393/75, delibera (all. 73) di ribadire l'indicazione delle aree Po1 e Po2 nella superficie indicata dalla carta dei siti del PEN, quali aree suscettibili di insediamento di centrali nucleari, nonostante che i comuni indicati nelle aree suddette abbiano assunto posizioni diversificate e in molti casi non rispondenti alla intesa cui la legge fa esplicito riferimento.

Negli stessi giorni ha luogo il Consiglio regionale della Lombardia, che conferma, quali possibili siti, quelli individuati dal PEN, e cioè l'area dei comuni di Viadana e S. Benedetto Po.

SETTEMBRE 1982

Dopo la "tappa" del referendum di Avetrana, quale percorso dovrà seguire l'iniziativa del Partito Radicale contro il nucleare e per una diversa politica energetica?

Proviamo qui a schematizzare le conclusioni di un incontro, svoltosi a Roma nella seconda metà di settembre, fra i compagni radicali che operano nelle regioni (Campagna, Lombardia, Piemonte, Puglia, Lazio) interessante dall'installazione delle nuove centrali previste dal Piano Energetico Nazionale.

Una premessa. L'incontro nasce da una riflessione e, quindi, da una esigenza: nel PR la lotta antinucleare ha avuto, fino ad oggi, una dimensione al più regionale e, in questa sede, è stato possibile registrare anche più di un successo. Ma se questa delimitazione ha avuto sinora ragion d'essere in quanto, per il meccanismo previsto dalla legge 393/75 sulla localizzazione delle centrali nucleari, alle Regioni veniva concessa la possibilità di esprimersi sulla scelta e di ricercare l'intesa con i comuni che avrebbero dovuto poi ospitare l'impianto, entro il termine fissato, oggi questo quadro di riferimento appare superato: tutte le Regioni si sono, ufficialmente o ufficiosamente, espresse e l'intesa con i Comuni non si è realizzata in nessun caso. A questo punto, secondo quanto stabilito dalla 393, la decisione definitiva spetta al Parlamento e, in previsione di questa scadenza, appare urgente riunire sotto un unico segno le iniziative che si sono sviluppate nei diversi ambiti regionali, per far emergere a li

vello nazionale le contraddizioni che le stesse hanno localmente aperto in seno a partiti e schieramenti.

L'informazione. Affrontare il nodo dell'informazione costituisce la prima iniziativa unificante. Sul tema nucleare, infatti, il comportamento della RAI è scandaloso anche se confrontato con l'approccio abituale alle notizie ed ai temi che caratterizzano l'azione del PR. In questa sede ci limitiamo ad alcune anticipazioni, che possono ben rendere l'idea di come, in particolare sui temi e sui problemi energetici, ci si muova a senso unico, in chiave monopolistica e di regime, a difesa degli interessi corporativi dei grandi potentati politico-affaristici. Durante tutto il 1982, l'anno che avrebbe dovuto vedere la definitiva acquisizione della scelta energetica, al TG1 non si è mai parlato di centrali nucleari, né delle iniziative che venivano assunte, mentre due soltanto sono state le trasmissioni mandate in onda su questo tema, di discutibile qualità e di nessuna obiettività. La prima è consistita nel servizio per la rubrica "Tam-Tam", che, come è noto, ha portato alla durissima presa di posizione da parte dei

cittadini e del Consiglio comunale di Avetrana. La seconda, in un dibattito a tre tra Umberto Colombo e Bruno Vespa (che solo ufficialmente fungeva da moderatore) da una parte, e il povero Giorgio Nebbia dall'altra, il quale, forse per l'ingenuità o per buona fede, ha deciso di prendere parte ad un gioco chiaramente truccato.

Una trattazione più completa del comportamento dei servizi per l'informazione è svolta nella seconda sezione di questo dossier.

Smantellamento. Le centrali della prima generazione hanno fatto il loro tempo. Per la centrale del Garigliano si pone ufficialmente già da un anno il problema dello smantellamento, e presto la medesima prospettiva investirà anche le centrali di Borgo Sabotino e di Trino Vercellese. In tutte queste situazioni locali i radicali sono intervenuti, ma risulta ormai urgente una riflessione ed una iniziativa su questo aspetto del problema da parte del Partito Federale. L'ENEA, infatti, non ha alcuna certezza in merito allo smantellamento: non esistono precedenti e la volontà di "coprire" il problema fingendo che non esiste appare sempre più evidente. Anche in questo caso, quindi, il nemico è il silenzio, perché se il problema verrà posto allo scoperto apparirà in tutta la sua evidenza ciò che i fatti già dimostrano: l'inefficienza e la scelleratezza di chi continua a proporre la costruzione di nuove centrali mentre non è in grado di smantellare quelle che non hanno mai funzionato e che, comunque, ormai costituiscon

o soltanto un serio pericolo.

Referendum comunali. Sull'esempio dell'esperienza di Avetrana, a Sessa Aurunca, a Borgo Sabotino ed a Sale sono attualmente in corso iniziative radicali tendenti ad ottenere la convocazione di referendum consultivi comunali. Questa esperienza, quindi, è entrata in maniera stabile tra gli strumenti della lotta politica radicale. Urge una riflessione sul come è stata utilizzata, sui suoi effetti politici e, soprattutto, sulle possibilità di un suo utilizzo anche in contesti diversi da quelli delle lotte antinucleari e per le energie alternative.

L'associazionismo. L'Associazione Ecologista con sede in Roma è quanto di meglio (o forse unico) è rimasto in vita della esperienza del Partito Regionale del Lazio. Associazioni ecologiste regolarmente costituite esistono anche a Bari, Napoli, Torino, e, in molte altre situazioni locali, vi sono compagni che si occupano di questi temi. Si può quindi studiare la possibilità di dare vita, nei prossimi mesi, ad un dato associativo non limitato, nelle sue strutture e soprattutto nelle sue iniziative, ad un preciso referente territoriale.

Su questo aspetto, che costituisce una indispensabile ed urgente sperimentazione, è soltanto iniziato un discorso ancora tutto da svolgere...

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15 MINUTI DI INFORMAZIONE

Lungo la strada delle nostre iniziative, incontriamo sempre l'ostacolo dell'informazione. In questo caso, però, ci troviamo di fronte ad una situazione farsesca, ai limiti dell'incredibile, ad una vera e propria "strategia del silenzio". Un'occhiata rapida ai dati che seguono conferma che di nucleare, di politica energetica, delle scelte fondamentali per il futuro del nostro Paese non si deve parlare e, di conseguenza, non si deve sapere.

L'informazione sulla materia è pressoché nulla, inesistente: in un anno, nonostante le numerose iniziative assunte, il TG1, il TG2, il GR1 e il GR2 hanno, nel loro insieme - nel periodo considerato - dedicato meno di quindici minuti a questo tema. Abbiamo suddiviso questo tempo prendendo in considerazione l'informazione ``governativa'', favorevole all'assunzione della scelta nucleare, e quella antinuclearista. Scopriamo così che, secondo il TG1, nessuna iniziativa ostile alla scelta del nucleare è stata assunta in quest'anno, che a Avetrana non si è mai svolta una consultazione, che l'unico in Italia ad occuparsi di questi problemi è il Ministro Marcora.

E' impossibile, dunque, condurre un'analisi, a meno di non voler considerare dati che non esistono: 15 minuti, in un arco di tempo che va dal novembre 1981 al settembre 1982, per informare il Paese sui problemi connessi al nucleare, sono la dimostrazione più evidente del fatto che la RAI, ancor prima di discriminare, erige un ``muro di silenzio'' contro il quale si schiantano tutte le iniziative che possono suscitare dibattito e promuovere informazione.

15 minuti sono ... dell'informazione diffusa dai TG, ma rappresentano solo la punta dell'iceberg della ``strategia del silenzio'': Perché, in questa legislatura, il Parlamento non ha mai risposto alle interrogazioni presentate sul tema? Perché il dibattito sull'art. 17 della legge sul risparmio energetico, che prevede uno stanziamento di 1000 miliardi da destinare ai comuni favorevoli alle installazioni, è stato confinato nel chiuso della Commissione Industria e non è invece stato affrontato in Aula? Perché, su questo tema, tutti i referendum promossi, sia a livello nazionale che regionale, sono sempre stati respinti dall'organo deputato a verificarne i requisiti per l'ammissibilità? Si potrebbe continuare a lungo, ma ciò è sufficiente a dimostrare il disegno politico di relegare all'interno della stretta cerchia dei ``chierici'' e dei vertici scientifici un dibattito che dovrebbe invece coinvolgere tutti. In conformità a tale disegno viene condotta, come abbiamo visto, la politica dell'informazione, element

o portante della prevaricazione in atto.

Tabella n. 1

Notizie di carattere antinucleare

TG1 h 20.00 -

TG2 h 19.45 3'35"

GR1

GR2 1'53"

Notizie di carattere filonucleare (Enel, Governo)

TG1 h 20.00 2'47"

TG2 h 19.45 2'25"

GR1

GR2 -

Notizie estere relative al nucleare

TG1 h 20.00 -

TG2 h 19.45 52" (41" per incidenti)

GR1 -

GR2 -

Durata complessiva delle notizie relative al nucleare ad uso civile

TG1 h 20.00 2'47"

TG2 h 19.45 6'56"

GR1 4'24"

GR2 1'53"

Nota: Periodo considerato: 1· novembre 1981/15 settembre 1982

GR1 considerati: 7.00; 8.00; 13.00; 19.00.

GR2 considerati: 7.30; 8.30; 12.30; 19.30.

La tabella che segue discende direttamente dalla precedente. Essa permette di rilevare quanto del tempo già minimo dedicato dalla RAI al nucleare è stato riservato ad un argomento di particolare importanza, quale il referendum comunale ad Avetrana, quanto a notizie sulle iniziative radicali e quanto a interviste incentrate su questo tema.

Tabella n. 2

Referendum Avetrana

TG1 h 20.00 -

TG2 h 19.45 13"

GR1 2'57"

GR2 1'53"

Iniziative radicali

TG1 h 20.00 -

TG2 h 19.45 1'01"

GR1 29"

GR2 1'11"

Interviste

TG1 h 20.00 1'09" (Marcora)

TG2 h 19.45 -

GR1 -

GR2 1'11" (Quagliariello)

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I GRANDI SERVIZI DELLA RAI

TAM-TAM: ANCORA LA SOLITA MUSICA

Non sempre il calcolo dei tempi può fornirci un quadro preciso del ruolo svolto dall'informazione. Altre tecniche e strumenti possono distorcere la realtà e fornire comunque una immagine che si discosta dalla verità.

Il servizio realizzato per la trasmissione "Tam-Tam" di cui riportiamo il testo, rappresenta un esempio concreto di come nulla è lasciato al caso: la scelta delle immagini, la musica di sottofondo, i contrasti ed i giochi di figure ottenuti con la macchina da presa. L'obbiettivo è quello di fornire la idea di un paese arretrato, dove paura, credulità, pregiudizio regnano sovrani ed indisturbati. Bisogna distruggere l'immagine di Avetrana, il piccolo paese pugliese che da qualche tempo è assurto a capitale dell'opposizione alla scelta nucleare.

Questa premessa può servirci a capire perché la trasmissione non trova nella distribuzione dei tempi (peraltro nettamente favorevole ai difensori della scelta) il maggiore motivo di scandalo.

Lasciamo ai lettori, ed alla testimonianza che segue, il commento sul servizio. Vogliamo però qui riportare una frase che ritroveremo nella presentazione di Arrigo Levi: "La materia è grave, ma proprio per questo è più che mai importante far parlare coloro che sanno di che cosa parlano e anche quelli che non lo sanno". Lo scopo della trasmissione è stato dunque subito confessato: dimostrare che questa materia deve essere riservata a quanti ``sanno'', ai chierici. E' questo che viene ricercato con scientificità e faziosità.

TAM-TAM 23 APRILE 1982 a cura di Arrigo Levi

(Presentazione di Arrigo Levi al servizio)

(omissis)... Un po' di nostalgia... torniamo al presente, anzi al futuro. Enrico Rondoni ha fatto un'inchiesta in Puglia sul progetto di costruzione in quella regione di una centrale nucleare. Ha registrato le inquietudini e i timori della popolazione e le risposte degli esperti, dei tecnici, dei politici. La materia è grave, ma proprio per questo è più che mai importante far parlare coloro che sanno di che cosa parlano, e anche quelli che non lo sanno.

(inizio del servizio con interviste ad abitanti del luogo)

(omissis)

(musica folkloristica popolare)

... In questi mesi gli abitanti del Salento vivono con preoccupazione la notizia che ha portato loro il 1982: in una zona compresa tra la provincia di Taranto e quella di Lecce, tra i comuni di Manduria, Avetrana e Porto Cesareo, potrebbe sorgere una delle nuove centrali nucleari previste dal Piano Energetico Nazionale. Siamo ancora in una fase preliminare durante la quale l'ex Cnen, l'organo preposto alla scelta dei siti per l'installazione delle centrali nucleari dovrebbe verificare con accurate indagini la validità e la sicurezza della zona ipotizzata, ma dopo aver ottenuto l'assenso dei comuni e della Regione.

(omissis su una trasmissione TV privata di divulgazione del problema)

... I quarantamila abitanti della zona interessata sono già in allarme, tanto che seguono fino a tarda notte i dibattiti promossi dalle televisioni locali tra gli amministratori comunali e i rappresentanti dell'Ente Energetico Nazione. (...) Molti gli interrogativi, i grossi dubbi, le incertezze, i rifiuti, la paura per la salute e l'economia locale.

(urla, slogans)

Ad Avetrana la primavera è cominciata sotto la bandiera dell'antinucleare. Più di 10000 persone hanno partecipato alla manifestazione organizzata dai movimenti antinucleari ionico-salentini, e dai gruppi ecologici italiani.

``In quanto rappresentante del comitato antinucleare, posso dire che abbiamo una serie enorme di ragioni per dire no alle centrali nucleari, di carattere morale, di carattere ecologico ambientale, di carattere economico, nel senso che noi vediamo della antieconomicità nelle centrali nucleari, di carattere democratico e sociale, e di carattere... così... uhm... intorno alla salute, cioè il problema che riguarda la salute, perché la radioattività è un fatto oggettivo, che esiste, che è attestato, che si è verificato nel senso della nocività per molte popolazioni ove esistono centrali nucleari'' (Antonio Nigro, consigliere indipendente del comune di Avetrana).

``Occorre dire peraltro che con le norme di sicurezza oggi imposte alle centrali elettronucleari i rilasci di radioattività dell'ambiente (e quindi la dose alle popolazioni circostanti) sono estremamente piccoli, dell'ordine di qualche per cento del fondo di radiazioni dovuto alla radioattività naturale'' (Piero Metalli, direttore dell'Enea).

E l'agricoltura di queste zone potrebbe subire qualche danno da parte delle radiazioni e dei composti radioattivi eventualmente rilasciati?

``Certamente no. Non c'è nessuna ragione che ci possano essere degli squilibri di carattere ecologico dovuti a queste concentrazioni, che sono estremamente basse, talvolta neanche misurabile'' (P. Metalli).

(omissis: musichetta popolare)

Oltre ad essere influenzata da chi cavalca la tigre dell'antinucleare, la gente di queste zone ha paura per la propria terra. Con un'agricoltura poco incentivata con le grosse industrie in crisi, i salentini temono che la centrale danneggi le loro coltivazioni, il loro mare, non porti occupazione, e allontani il turismo.

(omissis: musichetta popolare)

I previsti finanziamenti alla Regione, e quelli che potrebbero arrivare ai comuni se passasse un disegno di legge per incrementare un piano di sviluppo integrato, là dove sorga una nuova centrale nucleare, non distolgono la popolazione da timori spesso irrazionali.

Ma i motivi che spingono il 90% (*) degli amministratori comunali ad essere per il NO, non sono sempre chiari e scientificamente motivati.

``Ma oltre gli interessi politici, ci sono degli interessi economici; credo che sia qui la base della contestazione. Ritengo che alcuni agrari, vecchi e nuovi, da tempo delusi dal risultato della agricoltura pura, oggi avessero fatto un pensierino alla trasformazione del territorio da agrario in agro-turistico, nella migliore delle ipotesi, però, diciamo la verità così com'è, in territorio da lottizzare selvaggiamente per fini speculativi'' (Valente, ex Sindaco del Pri di Manduria).

Il Piano Energetico Nazionale è stato approvato da quasi tutti i partiti. Perché qui nel Salento voi amministratori locali siete invece contrari?

``Noi non è che, cioè in linea di principio potremmo anche essere d'accordo sul nucleare. Però si devono creare le condizioni per poterlo fare. Cioè queste centrali nucleari non possono sorgere a ridosso dei centri abitati, quale ad esempio questa prevista ad Avetrana, che si trova a circa 2 km dal centro abitato. Ma, dico, le centrali nucleari possono sorgere lì dove ad un certo momento esistono le distanze (15-20 km) da un centro abitato. Allora può anche sorgere''

(omissis: voce in lontananza da altoparlante)

L'associazione ecologica pugliese ha intanto promosso un referendum popolare. I comitati locali hanno raccolto già 6000 firme per il NO al nucleare. Per il momento c'è il SI della Giunta regionale. Il Consiglio si dovrà esprimere entro giugno. I comuni invitati per legge ad esprimere il loro parere, vivono ormai n un clima di dura polemica.

``Per quanto riguarda le centrali nucleari, lei sa che è difficile avere il consenso da parte dei comuni. E' difficile averlo perché si innestano problemi di carattere emotivo e di carattere psicologico. C'è una forte dose di propagandismo, dovuto in buona parte ad una errata informazione, in buona parte anche a spinte di carattere demagogico che vengono ad inserirsi. Non è che c'è una posizione `contro' la scelta del nucleare: c'è una posizione che viene soltanto a modificare, a trasferire altrove l'insediamento della centrale, non si hanno motivazioni di fondo contro le centrali. Si dice soltanto: `anziché farle a casa mia, le facciamo in casa tua'... tutto qui'' (Nicola Quarta, Presidente democristiano della Regione Puglia).

(omissis: interviste a contadini contrari)

Ma il progetto energetico della Puglia prevede anche una centrale a carbone a sud di Brindisi, ed una solare, a cellule fotovoltaiche nel comune di Manfredonia.

``La soluzione della crisi energetica è certamente un fatto positivo, non soltanto in termini nazionali, ma soprattutto per il Mezzogiorno. Se c'è la crisi economica nel Paese, c'è chi paga la crisi ed è il Mezzogiorno, trattandosi di una zona con economia fragile. Le economie fragili, deboli, sono quelle che pagano di più; quindi il superamento della crisi energetica nazionale è un fatto positivo soprattutto per il Mezzogiorno d'Italia'' (N. Quarta).

``Siamo contro il nucleare per motivi innanzitutto economici. Non crediamo e non accettiamo di essere confinati nell'angolino della paura, ma chi gioca sulla paura sono loro, è chi vuole il nucleare ricattando la gente, e dicendo che se il nucleare non vi sarà non vi sarà il riscaldamento, si tornerà alla candela, vi sarà il buco energetico, motivazioni che sono false. Dobbiamo dire che vi è anche un sentimento di paura in Puglia che è dovuto solamente ad una posizione ed a una politica sconsiderata, da parte della Regione, che non ha informato le popolazioni, che non ha prodotto nemmeno un minuto di dibattito all'interno dei Consigli comunali e del Consiglio regionale'' (Gaetano Quagliariello, vice segretario del Partito Radicale).

(omissis: musichetta elettronica)

L'Enel e l'ex Cnen stanno cercando di sfatare una diffusa paura alimentata peraltro dallo stesso rallentamento del programma nucleare americano per ulteriori studi sulla sicurezza. Gli amministratori salentini sono stati invitati a visitare la centrale di Caorso. Dovevano partire in 67, ne sono arrivati solo 18. Gli altri erano stati bloccati alla partenza dagli oppositori locali alla centrale nucleare (**).

``Io ho ricevuto questa delegazione di Manduria, Porto Cesareo, i comuni interessati alla localizzazione delle centrali nucleari come ospite per conto dell'Enel della centrale di Caorso. E ho avuto la netta sensazione che fossero del tutto spaventati da una drammatizzazione eccessiva del problema. Quello che mi ha colpito è che questi rappresentanti delle organizzazioni locali - c'è anche il sindaco e l'assessore di Manduria e di Porto Cesareo - girassero per il paese di Caorso scoprendo con grande loro sorpresa che il mercato era aperto, che la frutta era esposta, che la gente comprava, che i contadini aravano intorno alla centrale, che i pesci nuotavano nello scarico della centrale, che il farmacista non vendeva nulla contro le radiazioni della centrale. Per loro è stata una grande scoperta, e per noi è servito anche a capire che se si riesce a non drammatizzare i problemi e ad affrontarli in tutta la loro razionalità, forse si riesce anche a creare il consenso attorno alle centrali nucleari'' (Valerio Bit

etto, rappresentante dell'Enel).

Dal 6 aprile il Cnen si chiama Enea, comitato nazionale per la ricerca e lo sviluppo dell'energia nucleare e dell'energia alternativa. Tra i suoi compiti c'è ora anche quello di diffondere e divulgare le conoscenze sui problemi dell'energia. Con la nuova legislazione, l'Enea è particolarmente in grado di collaborare con le Regioni e gli enti locali per svolgere il suo ruolo di informatore atto a dissipare equivoci ed incomprensioni.

Ma come farà ad affrontare la disinformazione e la paura che oggi in Puglia fanno quadrato contro l'installazione della centrale nucleare? E nell'ambito del PEN, riusciranno, l'Enel e l'Enea, a realizzare sul territorio italiano entro i termini stabiliti le quattro centrali da 1000 megawat l'una, previste? ``Io penso che le centrali si faranno, e sono di questo convinto intimamente, perché mi vado rendendo conto che l'opinione pubblica italiana (interruzione nella registrazione)... indipendenti dalla nostra volontà venirci a mancare. Quindi noi sappiamo che dobbiamo uscire dall'era del petrolio, sappiamo che dobbiamo fare ricorso a fonti alternative fra cui il carbone, ma anche il nucleare. Vediamo, e tutti ormai lo vedono, che gli altri Paesi europei adottano tutti le centrali nucleari; non vedo perché in Italia non si dovrebbe realizzare il programma. Certo, lei diceva prima che l'opinione pubblica è disorientata e disinformata, forse ha anche paura: noi cerchiamo di diffondere la sensazione che gli addett

i ai lavori sono assolutamente all'altezza della situazione, che non esiste incompetenza, in Italia. Poi pensiamo che sia molto utile che gli amministratori pubblici, onesti a livello locale, non so, gli amministratori dei comuni della Puglia interessati alle centrali, possano essere accompagnati da noi, dall'Enel, dalle industrie costruttrici, ad andare a visitare... non so, le centrali francesi, in un... Prossimamente è programmata la visita di 120 amministratori locali a Tricasten e a Marcul. Nel giro di 70 km, una distanza inferiore a quella che c'è fra Nizza e Marsiglia, ci sono otto centrali nucleari, tutte circondate da paesi che vivono in uno stato economico ottimo e in un'ottima armonia sociale e che hanno tratto il vantaggio dall'esistenza di quest'insediamento energetico e non hanno invece avuto nessuna conseguenza negativa'' (Umberto Colombo, Presidente dell'Enea).

Se comunque si decidesse di farla, questa centrale nucleare, cosa potrebbe succedere da queste parti?

``Io credo che sia i nostri rappresentanti regionali che anche i rappresentanti governativi prima di decidere, di fronte ad un No secco e netto che ha dato la cittadinanza italiana, debbano pensarci parecchio. Perché rischiano di dover rovinare la popolazione Avetrana, in quanto è decisa fermamente a non far costruire la centrale nucleare'' (Franco Scarciglia, Sindaco democristiano di Avetrana).

NOTE

(*) Questo 10% di amministratori favorevoli alla scelta nucleare li conoscono solo i giornalisti della RAI: il Comune di Avetrana, infatti, si è pronunciato alla unanimità contro il nucleare.

(**) Siamo di fronte ad una vera e propria menzogna. La violenza è sempre stata estranea al movimento antinucleare di Avetrana, che ha utilizzato tecniche e strategie non violente. In realtà, 49 amministratori si sono rifiutati di prendere parte ad una iniziativa che hanno considerato mera manifestazione di propaganda, priva dell'approfondimento e del rigore necessario a conferirgli un pur minimo valore scientifico.

PING-PONG LA PARTITA E' TRUCCATA

Ad agosto, quando la pubblica opinione è abbagliata dal solleone, il nucleare... fa capolino. E' una delle regole fisse della ``strategia del silenzio'', che ha inizio nel 1975, quando la legge 393, che prevede le norme per la localizzazione dei siti, è stata approvata: per l'appunto, il 3 agosto.

Quest'anno, sempre ad agosto, ci è stato proposto un PING-PING-PONG (e non si tratta di un errore di stampa, ma del programma televisivo trasformato, per l'occasione, in un dibattito a tre) fra Umberto colombo, il neo-promosso presidente dell'Eni ed allora ancora presidente dell'Enea, e Bruno Vespa, sotto le mentite spoglie di moderatore, da una parte, e, dall'altra, in rappresentanza del fronte antinucleare, il solito Giorgio Nebbia che, anche questa volta, per eccesso di ingenuità e buona fede, si è fatto coinvolgere in un gioco palesemente truccato.

Come si può constatare dal testo della trasmissione, il tutto è consistito in una sorta di sceneggiata nella quale il "tandem alato" Colombo-Vespa, novelli fratelli Derege, preparavano battute e tiravano conclusioni indisturbati: Nebbia, suo malgrado, faceva solo da spettatore.

Il gioco è smaccato ma efficace, ed inoltre la RAI potrà anche affermare di avere promosso un dibattito.

Se questa è l'informazione, che se la tengano, non ci interessa: si deve giocare a carte scoperte, senza trucchi né prestigiatore.

 
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