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Bandinelli Angiolo - 1 dicembre 1982
Nonviolenza è diritto
di Angiolo Bandinelli

SOMMARIO. Violenza e diritto nascono assieme, in un intreccio che fonda lo Stato. Dunque la nonviolenza (che di per sé, senza oggetto, non è nulla) è vitale e fondante solo in quanto è affermazione, nel dialogo, del diritto.

(DIRITTO DI RESISTENZA E NONVIOLENZA, Giornate di studio di "Critica Liberale", Lavinio, dicembre 1982, Atti - Ripubblicato in "IL RADICALE IMPUNITO - Diritti civili, Nonviolenza, Europa", Stampa Alternativa, 1990)

Quel che si contrappone alla violenza non è la nonviolenza. La violenza è - storicamente - al centro della fondazione e della costituzione degli Stati. La nonviolenza è un concetto negativo, privativo; è assenza di violenza. Ma nel positivo della storia ciò che si affaccia e si percepisce come la forza che si oppone all'istituzionalizzazione della violenza è altro: è il diritto. Sacrificio della violenza e patto sociale nascono assieme, sono i due volti necessari della struttura statuale storica. Vichianamente - se ci è lecito - diciamo che l'uomo accetta il sacrificio violento di una parte di sé nella certezza che questo patto darà vita ad una legge di giustizia, atta a mutare la violenza originaria prima in coercizione, poi in rispetto e diritto di libertà.

Se così è, l'opposizione alla violenza la si fa restaurando il diritto ogniqualvolta esso sia violato. Non c'è altra via, per esorcizzare e ridurre la sfera della violenza, se non l'esercizio strenuo del diritto, attraverso la scommessa processuale della giurisprudenza. Allo stesso scopo non arriva invece la violenza, nemmeno la violenza rivoluzionaria. Ma neanche la nonviolenza senza oggetto, la nonviolenza quale stile e pratica autosufficiente; che non a caso appare essere caricatura della vita reale, della quale la violenza è parte ineliminabile, e non solo e sempre come volto negativo.

La nonviolenza - al positivo - è dunque il rigoroso richiamo al valore e alla prassi continua del diritto; e dell'etica, che sulla certezza del diritto deve poter fare il suo riferimento costante se non vuole essere astratto appello a quella falsa infinità che Hegel giustamente dileggiava.

 
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