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Negri Giovanni - 10 gennaio 1983
Falsa polemica sul "polo laico"
Il confronto con i cattolici

di Giovanni Negri

SOMMARIO: La politica del cosiddetto "polo laico" altro non è servita che ad ammodernare la Dc. Da sempre i "partiti laici" sono destinati ad essere la ruota di scorta della Democrazia Cristiana nei confronti della quale sono concorrenti non sul terreno culturale e politico ma solo su quello della spartizione del potere. La necessità di far crescere la vera politica laica del Partito radicale .

(NOTIZIE RADICALI N. 1, 10 gennaio 1983)

Una polemica fittizia ha colmato le prime pagine dei giornali nello scorcio di inizio anno. Suonava - ed era - falsa. L'affermazione di De Mita ("il polo laico non esiste, né politicamente, né socialmente, né culturalmente") altro non registrava che una mutata situazione di rapporti di forza tra i partiti di governo.

Un anno fa la situazione era capovolta: tutti scommettevano sui grandi destini terzaforzisti del "polo laico" a egemonia craxiana. Tutti tranne noi, tenaci nel sostenere che quella politica di concorrenza alla DC, completamente giocata in chiave di potere e che trovava nel paludamento laico-garibaldino la sua copertura, non avrebbe avuto respiro. Convinti, e da anni, che ben altre idee e proposte avrebbero potuto assicurare al paese una grande forza socialista alternativa. Convinti, e da anni, che la politica dei due tempi (riequilibrare prima la sinistra, per poi costituire il fronte alternativo) era ed è una illusione da Realpolitik, pericolosa e perdente, capace forse di godere di qualche brillantezza nell'immediato ma destinata ad essere messa alle corde nel giro di pochi mesi.

Ben altra la posta in gioco, ben altra la somma dei problemi, ben altra la lotta politica: non certo sufficienti superficialità, grossolanità che accompagnavano una politica di ulteriore occupazione corporativa dello Stato. Il coraggio mitterandiano fu coraggio delle idee e coraggio della proposta alternativa da parte di una S.F.I.O. ridotta al 5% a un P.C.F. stalinista, che contava elettoralmente sul quadruplo di forze.

Ed oggi giungono le conferme: due anni di questa politica del "polo laico" ad altro non sono serviti che ad ammodernare la Democrazia Cristiana, a meglio adeguarla a questa stagione politica. Nei primi anni '70, era da sinistra, radicali e non radicali, che si diceva a voce alta della subalternità, del ruolo di portatori d'acqua dei cosiddetti "partiti laici", in realtà filoconcordatari, anti "divorzio oggi", anti "aborto oggi".

Ci volevano Spadolini, Craxi, Zanone e Longo (soprattutto i primi due) per consentire ai "Nouveaux Philosophes" di Avellino di sperare sull'insediamento della cultura laica nel nostro paese, mettendo carte chiare sul tavolo: o fate la ruota di scorta nostra o fate la ruota di scorta del PCI. I quattro "laici" paiono poi avere delegato la risposta sul "Giornale" di Montanelli al segretario del PRI. Scelta sfortunata. L'ex Presidente del Consiglio ed ex direttore del Corriere della Sera è stato penoso: il suo argomento forte, a parte il consueto infarcimento di citazioni storiche, è consistito nel ricordare che la DC è l'unico partito che si "aggettiva" in base al proprio credo, definendosi appunto "cristiana". Ci si ricorda poi da uomo che vive ormai di ricordi, o di ricordo, la felice stagione nella quale è stato albergato da Palazzo Chigi. Ma passiamo oltre questo episodio, per ragionare sulle conseguenze che per noi comporta.

E' davvero bene non farsi distrarre da questi giochi di sabotaggio: il che significa far subito crescere la nostra politica laica (senza virgolette) anche nei confronti del mondo della religione.

E' urgente far leva su questo, sulle contraddizioni positive che ha espresso e può esprimere, e non solo nella battaglia per la vita bensì anche nella iniziativa che si sta approntando per far sentire la voce di chi chiede a questo stato una diversa destinazione del denaro pubblico. Un paese dove il clericalismo è stato colpito, non può non produrre positivi fenomeni di ricristallizzazione. Sono questi i nostri primi interlocutori. Non gli affaristi di Comunione e Liberazione, altro volto del Demitismo, obbligati a dare in pasto ai loro giovani il voto di castità del leader Formigoni per meglio aumentare il volume di miliardi delle loro organizzazioni, della nuova edizione de "L'Avvenire" foraggiata dal denaro SIPRA.

Sta a noi, nelle prossime settimane, far sì che davanti alle chiese italiane le spese militari, il commercio delle armi e i suoi risvolti, l'occupazione dello stato da parte dei potentati partitici, la speranza sociale, la pronuncia di un decreto di vita diventino altrettanti punti di riferimento, di raccolta, se necessario di spartiacque.

 
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