Una petizione con prime, significative, adesionidi Pierre Carniti, Giorgio Benvenuto, Luciano Lama, Pio Galli, Franco Bentivogli, Silvano Veronese, Enzo Mattina, Diego Novelli, Fulvio Cerofolini, Elio Toaff, Ernesto Balducci, Gianni Baget Bozzo, Umberto Eco, Adriano Buzzati Traverso, Bruno Zevi, Mario Spinella, Antonio Caldoro, Rodolfo Carelli, Giuseppe Costamagna, Falco Accame, Raffaele Rubino, Stefano Rodotà, Giacomo Mancini, Riccardo Lombardi, Giancarla Codrignani, Cecilia Chiovini, Franco Bassanini Magalli, Marte Ferrari, Bruno Stegagnini
SOMMARIO: Il pericolo che anche nella legislatura in corso non si provveda a regolamentare il traffico d'armi. L'obiettivo di sottrarre l'esportazione d'armi agli interessi dei centri di potere. L'esistenza di Paesi senza regolamentazione vanifica gli sforzi di quei Paesi che l'abbiano già adottata. L'Italia uno dei principali esportatori d'armi al mondo. Le inchieste della Magistratura trentina. Appello alla Presidente della Camera perché vigili sui tempi prescritti per il lavoro di esame del progetto di legge, in particolare nelle Commissioni preposte.
(NOTIZIE RADICALI n. 2, 11 gennaio 1983)
("Fra le cinque petizioni che il Partito Radicale ha promosso, e per le quali inizierà nei prossimi giorni la raccolta delle firme, quella per il controllo sul commercio delle armi ha già raccolto alcune autorevoli adesioni che possono agevolare il formarsi di una vasta aggregazione anche del mondo sindacale, della religione, dei comuni. Le pubblichiamo, unitamente al testo. La petizione è rivolta al Presidente della Camera.")
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Da molti anni le maggiori forze politiche e parlamentari hanno presentato proposte di legge per la regolamentazione della esportazione e del commercio delle armi. Dal mese di luglio del 1979 le proposte sono state deferite alle Commissioni Difesa ed Esteri della Camera per l'esame in sede referente. Il Comitato ristretto, nominato dalle due Commissioni per procedere ad audizioni conoscitive e alla formulazione delle proposte relative al testo degli articoli, è completamente inattivo da più di un anno.
E' evidente il pericolo che anche nella legislatura in corso ogni tentativo di regolamentare questa materia sia vanificato.
E' a questo punto inammissibile che il Parlamento non eserciti la sua funzione legislativa, i suoi diritti-doveri e le sue prerogative, lasciando libero campo al dilagare degli interessi di centri internazionali e nazionali di potere che si suol definire "occulti" e che sono invece manifestamente individuabili.
Da molti anni l'ONU, le più prestigiose sedi internazionali, la Commissione Nord-Sud presieduta da Willy Brandt, la Chiesa Cattolica, il concilio Ecumenico delle Chiese, le massime autorità religiose ebraiche e, in Italia, consistenti forze politiche, sindacali, culturali, movimenti pacifisti, richiedono con forza di porre fine al commercio indiscriminato delle armi sempre più dilagante, o, perlomeno, di regolamentarlo per sottrarre l'esportazione di strumenti di morte all'arbitrio e agli interessi dei centri di potere che prosperano sulle guerre, le violenze e gli stermini, promuovendoli o comunque sfruttandoli ovunque.
Molti Paesi, che già hanno da decenni regolamentato, con disciplina spesso ferrea, tale immondo commercio, si accingono ad aggravare ulteriormente norme e vincoli per scoraggiarlo o quanto meno controllarlo. Ma l'esistenza di alcuni Paesi che, come il nostro, continuano ad affidare alle leggi della giungla il governo di tali situazioni, vanifica questo sforzo di obbedire alla legge morale e a numerose delibere del sistema delle Nazioni Unite.
In questo quadro l'Italia è divenuta, nel breve giro di alcuni anni, uno dei primi esportatori d'armi nel mondo. Questo triste primato non ha tardato a tradursi anche in pericolosi inquinamenti della vita civile e produttiva italiana, oltre a profittare cinicamente delle economie ulteriormente impoverite dei Paesi del Terzo e Quarto mondo dove dilaga lo sterminio per fame di decine di milioni di esseri umani ogni anno. Senza dire che questa attività produttiva rischia di minare i rapporti di solidarietà fra classe operaia italiana e i popoli oppressi dalla dittatura e dalla guerra.
La Magistratura trentina si è trovata a dover pubblicamente denunciare l'assenza di ogni azione di vigilanza da parte degli organi dello Stato sulla esportazione, transito e negoziazione di armi, e le interconnessioni fra questa attività e un altro commercio di morte, quello della droga, oltre che con il terrorismo internazionale.
Signora Presidente, con la presente petizione Le chiediamo pertanto di adoperare i Suoi poteri e le Sue prerogative perché il Parlamento compia l'atto dovuto - agli italiani ma anche al mondo civile ed alla vita ed alla pace - di legiferare nel rispetto dei tempi previsti dai suoi stessi regolamenti. Le chiediamo in particolare di operare perché le Commissioni parlamentari, cui è stata assegnata la discussione delle proposte di legge sul controllo delle vendite di armi all'estero, concludano nei termini prescritti, riguardando il tempo perduto, i loro lavori. Sarebbe infatti gravissimo che la fine della legislatura, anticipata o ordinaria, si risolva nell'ennesima vittoria di quanti prosperano sugli stermini e le guerre, sulle distruzioni e sulla morte.